Pittura d’autunno, ovvero, interpretare la
natura nella stagione della maturità
Taranto – Palazzo della cultura
09.11.2010
Il 23 settembre, in concomitanza con l’equinozio, inizia
l’autunno che dura 89 giorni e 18 ore (94 e 12 ore dura l’estate, la primavera 93
circa e l’inverno 89 giorni e 1 ora). Si tratta di dati dell’astronomia.
Notiamo subito che la primavera e l’estate hanno una durata maggiore, circa 5
giorni in più, per un totale di 10 di differenza tra la prima parte dell’anno e
la seconda parte, cioé tra primavera-estate e autunno-inverno.
Se osserviamo la natura possiamo dedurre che il ciclo
vitale è sempre uguale per ogni creatura dell’universo. La sua immensità è ben
regolata dalle leggi fisiche, dalla terra, dall’acqua, dal vento e dal fuoco.
Accade così per ogni tipo di pianta che, a sua volta, vive
e vegeta in rapporto con gli elementi prima menzionati e, soprattutto, in
rapporto con la vicinanza di una pianta all’altra e poi all’ambiente. Si determina così la meraviglia
del creato, riscaldata, animata, concepita dal sole-luce per risplendere in
eterno nella gloria dei Dio.
L’uomo, il nostro sapiens, ha la fortuna di avere un
intelletto e la possibilità di muoversi, ma è fortemente soggetto alle
stagioni. Ogni cosa in lui si forma e si determina attraverso il tempo, la
nutrizione, la formazione. E’ eletto
l’uomo, in quanto gode della possibilità di fruire della istruzione,
dell’apprendimento, per tutto l’arco della vita. Oggi non è più il tempo del
corso di studi, del conseguimento della laurea, dell’esame finale per dirsi
qualcuno; oggi è il tempo della educazione permanente, fino all’ultimo giorno
di vita, tanto la società e la ricerca sono diventate complesse e
scientificamente in vigore. La lettura del curriculum e l’esame attitudinale
creano il resto per sopperire alla necessità che istituzioni e società hanno
nel corso dei tempi.
Si parla, infatti, sempre con maggiore insistenza di
credito formativo della persona, di curriculum della persona, di esame del
carattere e ricerca delle attitudini necessarie in una persona.
L’autunno, in riferimento all’uomo, rappresenta la sua
stessa determinazione e diviene centrale nell’arco della vita e nel tempo
presente che viviamo, che tutti vivono. L’arte ha lo stesso valore: ritrarre la
contemporaneità e le emozioni del presente in quanto in continuo divenire.
L'idea base di George
Inness in Early autumn, è quella
di rappresentare la natura come un organismo vivente e in perenne movimento.
L'albero, secolare e sofferente, troneggia in mezzo al quadro ed è esposto alla
violenza delle tempeste. I colori scuri accentuano il senso di inquietudine e
di mistero.
Abbiamo bisogno di poterci rapportare serenamente con i
nostri simili, ma la storia contemporanea ci mette fortemente in guardia da
falsi sapiens, da uomini che hanno perso il senso delle stagioni, da persone
che vivono, fin dalla loro nascita, l’inverno più cupo e più gelido; da persone
in cui è venuto meno il dovere di ringraziare Dio per il dono della vita,
sempre; l’orgoglio della mamma nel vedere crescere il proprio bambino e
diventare uomo; la serenità dei genitori di aver dato alla società una persona
degna di vivere la collettività e di sostenere
al meglio la vita di chi è vicino; la certezza del riferimento in
termini di onestà, abilità, professionalità che si forma nell’estate e permane
per tutto l’autunno, pronto a preparare, dopo il letargo che è permanenza nella
riflessione, la nuova primavera della vita, ritenendo l’inverno una stagione di
gestazione.
Si rincorrono così padri e figli e poi figli e padri:
questo è l’alto valore aggiunto alla semplice vita: essere di servizio alla
società tutta, alla grande famiglia di Dio e degli uomini. Allora, per noi
mortali, l’autunno è una estate allungata, prolungata fino al giorno in cui il
sole splende al punto più alto, e potrebbe essere sia il primo giorno
dell’estate che l’ultimo dell’autunno. Prolungare l’estate, dunque, è il vero
segreto dell’autunno. Come è possibile prolungare l’estate e riflettere in
autunno? Il problema non è riflettere in autunno, ma prolungare l’estate e noi,
per prolungare l’estate, parleremo dell’autunno.
Che cosa significa autunno? Il periodo in cui la natura
comincia a riposarsi, a rinvigorirsi, a colmarsi delle acque perdute durante
l’estate; l’autunno è il periodo del cambio di vestito della natura, per l’uomo
è il periodo della riflessione e dell’inizio ad essere riferimento.
Non manca chi accosta l’autunno alla nostalgia,
specialmente quando la foschia sfuma le case - come afferma una gentile
poetessa dell’anima - offrendo il suo
profilo triste e melanconico, fino a stabilirsi dentro. Occorre che l’autunno
sia sempre illuminato dall’estate.
Riscontriamo la convinzione che il vero presente è il
futuro, per cui potremmo affermare che l’estate prepara l’autunno nei termini
che richiedono riguardo e raziocinio.
Come fare a dividere l’uomo dalla natura; essi, se non interagiscono non hanno alcuna
possibilità di sopravvivere. Pensate all’ira della natura: rovina tutto e
tracima via ogni cosa. Pensate quando l’uomo perde la testa: rovina tutto e
tracima tutto, abituandoci a pensare l’orrendo e non il bene, riuscendo ad
inventare persino il turismo dell’orrore.
Allora, in autunno la natura cambia i colori, mostra il suo
aspetto meno ridente ed offre all’uomo il meglio di se per vivere bene il
freddo inverno. Quanti frutti in autunno: l’uva inebriante che, trasformata in
vino, allieta le giornate dell’anno e ci offre il meglio che la terra possa
produrre durante la calda estate. L’autunno viene rappresentato, in pittura,
con il trionfo di Bacco, dio del vino, accompagnato dalla sposa Arianna.
Intorno ai due protagonisti, graziosi amorini recanti ghirlande e fiaccole
movimentano la scena. A completare l’allegoria sono dipinte altre figure
mitologiche, come Sileno, Baccanti e Satiri.
Mi diceva un mio nobile amico, Comandante di una stazione
di Carabinieri, che il pregiato Recioto viene ricavato da una paziente custodia
dell’uva durante le giornate d’autunno per poi essere pigiata in dicembre, dopo
aver permesso ai gustosi chicchi di maturare e rielaborare l’essenza della
natura per allietare, bagnandola, la sempre pregiata dieta locale che madre
natura dona agli uomini tutti da sempre.
L’autunno è la stagione della definizione, della
protezione, forse potremmo definirla la stagione della continuità, del
passaggio di esperienza, della trasmissione della fertilità che rinnova la vita
in una maestosità di colori.
I tartufi e i funghi; le castagne energetiche, preparate in
vari modi pronte a restare disponibili per mesi interi; i fichi che, smettendo
la loro fragranza, diventato pezzi prelibati congiunti a mandorle e a
cioccolate, dopo essere passate dal fuoco che da loro una seconda vita per
vivere a lungo; i cachi, da acerbi a maturi, accompagnati dalle mele sembrano
farti compagnia per tutto l’autunno; gli agrumi, pronti a durare per tutto
l’autunno ed oltre, ormai apirene e croccanti che si sfogliano su se stessi; il
melograno; simbolo onnivalente della
natura e dell’intelletto dell’uomo.
L’uomo dovrebbe somigliare alla natura per orgoglioso di
vivere. Bella quell’opera di Giuseppe De Nittis “Che freddo, 1874 “ in cui “Quattro figure, tre donne e una bambina, si
stagliano scure su un gelido paesaggio tardo-autunnale, investito da una folata
di vento. I colori sono smorzati dal freddo; le prime due donne si oppongono
con forza alla violenza del vento, mentre la bambina pare rifiutarsi di
proseguire. La madre, unica figura ferma, bilancia le forze centrifughe del
dipinto” Sembrano rappresentare le stagioni.
Bello anche il dipinto di
Ury Lesser,, Siegessallee mit Siegesaule im Herbst in cui “Una delle più
famose strade di Berlino, il viale della Vittoria, ritratto in veste autunnale
in prospettiva profonda, con la Colonna della Vittoria che si staglia sullo
sfondo. Le vetture di inizio secolo procedono ordinate nelle due direzioni; il
tono monocromatico del dipinto rende bene l'idea della stagione e magari anche
del momento storico. Come anche “Fiume
d’autunno” di Vasily Kandinskij.
L’opera, che è precedente alla più famosa produzione astratta del pittore, fa
parte di un’ampia serie di paesaggi. Il quadro appare costruito attraverso una
forse semplificazione formale con campiture piatte accostate a creare un netto
contrasto cromatico. Nonostante il tema, i toni dominanti sono freddi: l’azzurro
del fiume che si snoda a zig-zag e il verde dei prati che lo costeggiano e
degli alberi che vi si riflettono. Solo alcune macchie rosse richiamano i
colori caldi tipici dell’autunno.
I colori marrone, arancione, giallo, senape, rosso
fiammante, ocra, rubino, rendono l’autunno un sapiente pittore che usa tutti i
colori pastello della natura, quasi ad esprimere la meravigliosa composizione
infinita del bello. Diceva un poeta che l’autunno “ trasforma in regina la
foglia che muore, apparendo alla gente stupenda e truccata, poi lascia il suo
ramo e con mossa studiata volteggia nell’aria, farfalla morente, uscendo di
scena nel vento pungente.”, per poi ritornare verde e rigogliosa ad abbracciare
il ramo rinvigorito e pronto a proseguire l’opera magna della natura.
Tutto questo accade da sempre, con la differenza che,
disponendo di un numero più limitato di mezzi, si cercava di affrontare
l'inverno con i frutti della propria terra. In ricordo delle antiche
tradizioni, quindi, molte sagre continuano a rallegrare l'autunno e preparano
fisico e spirito all'arrivo dell'inverno nel modo migliore, si spera sempre in
allegria.
Se l’arte, come la scrittura, deve mirare a segnare sulla
tela il momento presente con le sue sensazioni e le particolari interpretazioni
e quindi deve poter raccontare, in questo caso artisticamente, l’autunno in
termini di presente preparatorio, allora
si deve richiedere ad essa la maturità dovuta, per cui il compito della pittura
diviene difficile in quanto non resa più semplice da colori nitidi, ma da
colori pastello, definiti e non lucenti, determinanti un oggetto e non
caratterizzanti l’oggetto stesso per effetto della crescita vitale. I colori
d’autunno sono i colori dell’intero anno, potremmo dire della maturità, ma sono
anche i colori della terra, anche fangosa come il melo cotogno, multicolore
come i funghi, imprecisi come l’atmosfera tipica del clima di stagione; sono i
colori della trasformazione il cui sforzo continuo tende solo al bello, o
meglio alla espressione più bella e più complessa del colore base in grado di
rappresentare, esso stesso, la caratteristica della stagione, tipica autunnale,
della definizione della natura e dell’uomo per poter continuare, mentre alla
pittura il compito di poterla raccontare e custodire nel tempo, come nel tempo
è custodita ogni azione umana.