“La vie en rose”

Pianeta donna – Ass. “Agnini” – 01.03.2008

 

Ci poniamo molti interrogativi sulla condizione e sulla autonomia femminile; parliamo spesso di donne in carriera, qualche volta di donne impegnate nell’arte e nella politica, molte altre volte di donne frivole: argomento preferito da certi uomini.

 

Poi  parliamo di donna pubblicità, della donna giornalista e della colta presentatrice. Talvolta parliamo della donna oggetto, così si dice, ma  chiamiamo diva persino la indecente (col rispetto delle donne perbene), ma senza verificarne l’efficacia dell’oggetto e la regia occulta dell’azione. E poi, si sussurra molto e si fanno apprezzamenti quando passa una bella donna, quando passa una donna leggera, quando passa una donna  attraente e incantevole, esprimendo, a seconda dei casi, atteggiamenti distinti: di ammirazione, di commento o di attacco. Quasi sempre si ferma tutto! Se si osservano i volti dei maschi, appaiono subito stravolti e già impegnati in pensieri altri. Siamo all’interno di un pianeta altro, quella della donna appunto!

 

La passione è per l’uomo l’origine della sua vita, del suo essere diverso, della sua arte, del suo agire eroico, così come l’enigma femminile è un motore essenziale nella vita di ognuno. La cosa più semplice che l’uomo compie è dimostrare la forza distruttrice che si oppone alla forza generatrice della donna, ma di certo l’agire nel pianeta donna è un agire, fatte le dovute eccezioni, più complesso, ma anche più regolare, più disciplinato, più organizzato di quello dell’uomo, ma anche più distaccato e certamente più consapevole.

 

Già Leonardo non aveva paura del libero pensiero della donna e affermava che l’impulso della passione non si può domare, ritenendolo un istinto innato e non prevedibile, un nemico sempre in guardia. Allo stesso tempo va sottolineato il fatto che lo scatenarsi della passione dona capacità creativa, o anche distruttiva, che si domostra, ancora una volta, simile alla forza generatrice della donna.

 

L’arte è un settore in cui meglio si manifesta questa creatività! L’ideale femminile serve speso per confrontare le difficoltà interiori, oppure tutto se stesso, come per identificarsi e ispirarsi.

 

Intrigante enigma, la donna rimane nell’arte la figurazione di tutti i tempi; un universo nel quale colori, forme, musica e poesia si incontrano per esaltarne il mito che rimane essenza di vita e fonte inesauribile di ispirazione e quindi di creatività. Questo accade da sempre.

 

Nel mondo greco e romano la donna-dea (Afrodite, Era, Demetra, Gaia e quindi Atena, Venere, Diana, dea della caccia; l'istinto virile di una donna, dona fascino e la rende altamente competitiva. Un travaso di potere che una donna regge. Un uomo con una forte componente femminile perde tutto il suo fascino.) possedeva una dimensione impareggiabile e inarrivabile; nel medioevo ha ispirato la letteratura cavalleresca; nel seicento ha prodotto la letteratura cortese ed ha creato la femme précieuse alla quale era dedicata la gloria dell’uomo e nei cui salotti venivano lette le opere prima di essere pubblicate. La donna colta era riferimento preciso di esami e di critica, di ascolto e di  influenza.

Leonardo,  Diderot e Freud (scorrendo il tempo), comprendendo l’importanza della psicologia e le reazioni delle emozioni razionali e irrazionali, hanno sostenuto che la fatalità femminile è rivolta al singolo individuo, determinando quella vie en rose che è cosa ben diversa da quella tracciata dalla donna fatale. La donna riesce a sollevare l’uomo o ad affossarlo; ad esaltarlo e a deprimerlo; a renderlo giocattolo o uomo.

 

Nella storia dell’arte ha sempre avuto un ruolo determinante e di forte creatività. Non soggetto, ma oggetto e motivo del progresso. La sua presenza, proprio perchè pianeta, è variegata e multiforme, così come è l’agire in genere dell’uomo. Comprendere la donna, significa comprendere l’uomo steso e la umanità intera. Dall’unione duomo-donna si sprigiona la civiltà, come dalla donna ha origine la vita. Sono persone speculari che si completano, ciò che conta è introdurre la sapienza, la comprensione, il rispetto e la consapevolezza che in due si avvia la rivoluzione.

 

A seguire Enzo Falcone sembra che la donna influenzi e definisca la vita di ogni uomo, forse perché entra in gioco il sentimento che è all’origine della stessa passione; passione anche per l’arte. Qualcuno si chiede: “Se la donna avesse vissuto liberamente, come l’uomo, il rapporto non  sarebbe stato diverso, magari superato?” Intanto uno dei soggetti prediletti dall’arte rimane la donna.

 

Nelle opere di Enzo Falcone è latente e sviluppata la sintesi della concezione della donna, ma anche il suo comportamento e la sua essenza diffusa nelle diverse elaborazioni e nei diversi aspetti della vita. Falcone entra nel pianeta donna con fare oggettivo, quasi esplorativo, ma soltanto per verificare una certa condizione. Accetta tutto, considera tutto e ritrae la donna nei suoi vari aspetti comportamentali e spirituali, quasi senza lasciare commento, ma da cronista, pensando al suo lettore. Ognuno potrà poi esprimere la propria idea, tanto il suo compito è narrare la donna nel suo tempo e poterla confrontare con il ruolo del passato. Ma Falcone riesce pure ad esprimere dei commenti, con discrezione e con rispetto.

 

Nelle raccolta “Pianeta donna” di Enzo Falcone domina il rosso, tipico colore dello scorrere  e del rinnovarsi della vita, del dolore e dell’ira, ma domina anche il bianco e l’azzurro che sono i colori tipici della natura. Si passa in rassegna la donna, nei suoi vari aspetti e si scopre un mondo interminabile, dai mille volti e molto sfaccettato. Si parte con  la Casa rossa, che si oppone  all’afflato d’amore; e c’è la donna padrone della vita e quindi la donna del mistero, dell’attesa, della gioia e della fruibilità. La “Crocifissione”, una scena sconcertante per far emergere pesantemente quello che l’uomo è di fronte all’attrazione fatale.

 

La donna di Falcone investe tutti i campi, “Mistero donna” e “Ritratto multiplo”  appunto, perfino quello dell’addolorata, ma l’espressione forte e semanticamente valoriale, se volete di commento, ( i grandi campi semantici della donna possono essere lo sguardo, il sorriso, il movimento, il portamento) rimane il suo viso che raccoglie e determina le fasi del dolore, del piacere, del divenire, della solitudine, dell’educazione, della determinazione della vita degli altri, del figlio in particolare e dell’uomo in generale.

 

Ecco, allora, passare in rassegna la fatalità dell’attrazione, la spinta alla ricerca altra, la delusione, la partecipazione, la diversità, la simbologia sessuale, l’amore vero e quello completo, la solitudine pur in forte compagnia.

Enzo Falcone disegna un iter che è frutto della sua consapevolezza, della sua conoscenza, della sua esperienza, della sua ricerca artistica che va in profondità e determina l’atteggiamento maschile, da un lato, ma soprattutto quello femminile, dall’altro, mettendo a nudo due mondi che, in apparenza contrastanti, si ricercano per ri-determinare la consapevolezza della vita, ma ancor di più, la vera dimensione convergente dell’essere uomo e dell’essere donna.
Quando questo non avviene si entra nel buio e si brancola alla meno peggio, quasi sempre alla maniera peggiore, con le conseguenze visibili di un vivere che procura tristezza, perdizione, drammi, crolli continui di uomini e di figli che perdono tutta la loro serenità, la loro guida, la loro speranza del domani.

 

Credo di poter affermare che questa divergenza che produce terribili diversità sia anche all’origine di tanto degrado diffuso e di tanta difficoltà di vivere, ma anche di crescere nella consapevolezza del domani. E’ questa la strage silenziosa della nostra contemporaneità, potenziata dalla tecnologia che trasmette e diffonde immagini che dilaniano, devastano, saccheggiano la coscienza dei ragazzi e non solo.

 

Penso che questa mostra abbia permesso di pensare  e di riflettere su alcune cose della vita che riguarda il rapporto uomo-donna; nozioni che non sono codificate e che nessuno riesce a determinare per ricercare un ordine morale possibile, ma soprattutto penso che la donna, che non vogliamo festeggiare in tutti i suoi lati, ma nella parte migliore di sé per non offrire quella possibilità di accontentare certe aspettative, possa conferire alla nostra società quel maquillage, quel tocco di abbellimento del quale, sono convinto, nessuno può farne a meno.

 

Stasera iniziamo a festeggiare quella parte migliore della donna, grande, molto più grande di quanto si possa pensare o abbiamo mai pensato con l’auspicio che quella forza generatrice della donna continui in ogni fase della vita e persista a riprodursi per dare un senso alla vita stessa, in ogni momento, confermando quella forza divina e naturale della creatività.

 

Percorrere quella vie en rose consapevoli del fatto che per attraversarla non occorrono grandi cose, ma occorre soltanto pensare di andare a vedere la persona amata. Faut simplement que je suppose que tu viens ici pour me voir. Tant’è!

 

 

 

 


Memorial

 Myriam

 

Nascere è realizzare il mistero della natura  e dell’uomo;

nascere  è già morire,

e la brevità della vita è un lungo periodo

in cui puoi segnare la storia

e abbracciare l’eternità.

 

Il dolore ti divora

quando la fatalità ti leva l’affetto più caro,

quando non puoi realizzare nulla in suo aiuto,

quando non rimane che  attendere il compimento del sacrificio.

 

Ma la vita non è mai inutile!

 

Momenti terribili

in cui  verifichi un movenza di ombre

che prendono forma dentro di te

e ti ordinano un  nuovo patto,

lasciandoti senza parole

perchè va compiendosi un  miracolo nuovo:

la tua ri-nascita!

 

I corpi  si  ri-fondono, i pensieri  si irrobustiscono,

il dolore diviene magnifico  riferimento di vita

e.. le sue parole e il suo sguardo rimangono indelebili nella tua eternità per  essere ormai disuguale dagli altri,

perché il dolore demolisce, ma  eleva luminose cattedrali.

 

 

 

 


Falcone – Mozart

Associazione culturale “Agnini” – San Giorgio 14.10.2006

 

1. Da bambini vogliamo tutto quello che vediamo; da adolescenti giochiamo ad essere adulti, imitandoli; da adulti pensiamo di vivere la normalità, ci sforziamo di farlo, ci sentiamo maturi quando abbiamo realizzato di vivere secondo morale ed etica, ma fino a quando non scopriamo l’espressione divina ed eterna dell’arte.

 

L’arte è quella forza interiore specifica di una ispirazione che coinvolge e si diffonde in altre campi dell’ispirazione.

L’arte è la diversità per molti; la verità per il mondo!

 

L’arte dello scrivere, della pittura, della musica, della creatività, l’arte dell’operare scientificamente nell’agire quotidiano, ci conducono per mano in un mondo altro che appare essere quello eterno e che continua a trasmettere sensazioni sublimi della capacità dell’uomo, in un percorso continuo del miglioramento dell’anima e dello spirito.

 

Si l’uomo, certi artisti, sono simili a degli dei viventi che ci indicano il percorso eterno del divenire dell’uomo, reso fecondo e bello dalla loro ispirazione. Senza il loro passaggio terreno non avremmo mai potuto segnare le tappe di  un possibile avvicinamento a Dio ed all’eternità. Sono loro i soli a creare la sensazione che le arti sono gli abbellimenti del mondo e sono un tutt’uno che ti avvolge nella visione del bello, nell’ascolto del sublime, nella formazione  dell’uomo, nella espressione interiore della verità tramite la parola ed il suo ermetismo che si adegua ai tempi custodendo slealtà, menzogne, odi, paure ed orrori. L’arte intesa come la verità del mondo!

 

 

2. Pittura e musica! Enzo Falcone e W. Amadeus Mozart in occasione del suo 250 della nascita, per onorare un grande di tutti i tempi e per presentare un grande della contemporaneità a noi vicino.

 

Enzo Falcone è persona poliedrica, eclettico, un vero artista nel senso lato e intimo della parola, però la sua abilità consiste nel far convergere ogni sua conoscenza, profonda, alla pittura nella quale eccelle il suo talento, ma proprio perché talento, esso riesce ad essere protagonista in ogni espressione che lo vede partecipe. Dovrebbe essere una norma, invece è una eccezione perché non sempre i talenti riescono ad esprimersi contemporaneamente i più domini.

 

La musica è l’arte che certamente occupa la seconda posizione nei suoi interessi, forse perché lui stesso è un baritono, oppure perché è attratto dalla forma espressiva e romanzata del dramma musicale che rappresenta la mobilizzazione della storia cantata e quindi attiene alla realtà, ai fatti veri, agli eventi che hanno segnato un momento storico particolare o ai fatti che hanno segnato la vita spirituale della persona. La musica classica rappresenta un ulteriore passaggio nell’ambito artistico, più elevato per sensibilità, più ermetico per messaggio, tanto che si è detto che la musica di Mozart ti porta a pensare, a riflettere, ti induce a ricercare la serenità passando per i moti dell’animo che vengono espressi da strumenti particolari come il clarinetto, il corno, il clavicembalo e l’organo che sono delle divine corde vocali.

 

Il melodramma, la musica classica, il teatro, e Mozart in particolare, rappresentano per Enzo Falcone la società vera, quella in cui lui vive e dalla quale è ispirato per cantare, anche lui, fatti ed eventi che interessano la vita dell’uomo. Non le parole, ma le note e poi il colore. Enzo Falcone riesce ad offrirci una visione tutta sua, personale e d autentica, di eventi che l’uomo è continuamente obbligato a subire.

 

Qui ritroviamo il Falcone pittore, vero testimone del proprio tempo; un tempo che lui riesce a fermare ed a segnare sulla tela che diviene una autentica opera d’arte, appunto, perché ci permette di leggere gli eventi, le condizioni diverse dell’uomo, la natura, ma il tutto intriso di una ispirazione che è spirituale prima ancora di essere personale. 

 

 

3. “Requiem” - Pensava che quella richiesta gli fosse venuto dall’alto per annunciargli la sua fine. Non riusciva a credere che uno sconosciuto potesse pagare 50 e poi altri 50 ducati per una composizione musicale. Questo fu l’ultimo gesto intriso di miseria umana da parte di un dilettante della musica  che voleva acquistare per se  il Requiem per poi spacciarlo come sua opera. Quella musica era creazione troppo preziosa per essere posseduta da uno qualsiasi; quella musica appartenne da subito al mondo ed all’eternità. Il giorno dopo,  Mozart  terminò la sua vita terrena e quelle note si trasformarono in gloria eterna. Pioveva a dirotto quel giorno e nessuno riuscì ad accompagnare il carro al cimitero, tranne il suo cane. Allontanandosi, dal suo corpo si rianimava la luce che avrebbe continuato ad illuminare il mondo e lo avrebbe elevato agli altari della eternità.

 

Che bella quella opera di Enzo Falcone: è parole e musica insieme; è simbolo e amore, ma è soprattutto il sepolcro bianco che non c’è mai stato per la profanità e che si staglia nell’infinito, lasciando per terra soltanto un paio d’occhiali, uno spartito, e poi la spada e la pietra lavorata: simboli di una appartenenza forte per la ricerca della perfezione umana.

 

In questa opera c’è l’angoscia della dipartita, unito al suo amore, ma c’è la nuova vita che Falcone sembra rinchiudere in un tabernacolo: il tabernacolo del Dio vero; un’opera che è già elevazione ed è intrisa di musica, di poesia, di ricerca dell’inconnu. “Requiem” è un legame tra futuro e passato, tra come si dovrebbe essere e il nulla della materia: un concerto per orchestra in do min. con una sola voce solista: l’eccezionalità della persona umana. L’emozione dell’estetica e il mistero della morte ci facilitano il cammino verso l’assoluto, ma anche verso la verità che si sfronda di falsità e di opportunismi  per riconquistare la purezza dello spirito…”