Karate:
una questione di stile!
di Sergio
Roedner
Che cos’è uno
stile di karate?
Una delle domande
più frequenti che mi rivolgono gli allievi più intelligenti e interessati agli
aspetti storici e culturali della disciplina che hanno intrapreso, riguarda gli
stili. “Che stile insegnate in questa palestra?” “Quanti stili esistono?” e
naturalmente “Qual è lo stile migliore?” con relative varianti (qual è lo stile
più forte, più efficace, più micidiale, ecc.).
Se è
relativamente facile rispondere “Shotokan” alla prima domanda (nessun
principiante è infatti interessato alle faide interne che hanno dilaniato lo
Shotokan dalla morte del Maestro Nakayama (o del Maestro Funakoshi?) in poi,
non è altrettanto semplice rispondere alle altre. Bisognerebbe prima chiedersi
che cosa si intende per uno “stile” di karate: io credo che questa parola
definisca una interpretazione particolare di quest’arte marziale che si
distingua da altre per alcune caratteristiche:
1.
La
personalità del fondatore (capo-scuola);
2.
La
predilezione per certe tecniche, posizioni, esercizi caratteristici di quella
scuola e non di altre;
3.
L’esistenza
di alcuni kata (o versioni particolari di altri kata) caratteristici di quella
scuola;
4.
Un
riconoscimento internazionale da parte di altre scuole od organizzazioni.
Quanti stili
di karate esistono oggi nel mondo?
Questa è una
domanda alla quale non si può dare una risposta esatta ma, come vedremo, poco
importa. Ci sono centinaia di “stili” diversi, ed in questo stesso momento
probabilmente l’allievo prediletto di un maestro più o meno famoso, stanco del
lungo apprendistato e desideroso di emanciparsi, sta per dare vita a una nuova
scuola, per la quale troverà un nome più o meno fantasioso, si attribuirà o si
farà attribuire il decimo, il nono, o se è modesto solo il sesto dan. E’ così
che sono nati la maggior parte degli “stili” moderni: per problemi di incompatibilità,
di concorrenza, di visibilità. Senza tema di essere smentito, posso
tranquillamente affermare che di questi pseudo-stili possiamo trascurare di
parlare.
Quali sono gli
stili storici del karate?
Questa è una
domanda più seria, alla quale si può cercare di dare una risposta meno
approssimativa. Se si accetta (come io credo che si debba fare) l’idea che ciò
che noi definiamo karate sia nato a Okinawa su influsso cinese, allora si può
partire dall’identificazione di quattro “modi diversi di far karate” esistenti
a Okinawa prima dell’esportazione del karate in Giappone. Queste quattro scuole
sono:
1)
Lo Shuri-te
2) Il Naha-te
3) Il Tomari-te
4)
Lo Uechi-Ryu.
Questa
distinzione, sebbene non scientifica, ha almeno il vantaggio di identificare i
primi tre ‘stili’ col nome della città (o villaggio) in cui erano praticati. Il
quarto si identifica invece col nome del suo fondatore, Kanbun Uechi, ed è la più
giovane delle quattro scuole di Okinawa.
Una
classificazione alternativa (in parte dovuta al Maestro Funakoshi) distingue lo
Shorin-ryu (praticato a Shuri) dallo Shorei-ryu (il karate di Naha) ma è
secondo me più imprecisa e fuorviante.
Lo Shuri-te.
La fondazione dello
Shuri-te viene tradizionalmente
attribuita a Sokon Matsumura (1809?-1899), il primo dei tre grandi maestri
collettivamente indicati come Chuko no so (i rifondatori). Matsumura
ebbe una lunga serie di allievi, tra i quali emersero Anko Asato (1828-1914) e Yasutsune
Anko Itosu (1831-1915), noti entrambi per essere stati a loro volta i maestri
di Gichin Funakoshi. Nel 1908, grazie all’infaticabile opera di Itosu, il
karate entrò nel curriculum scolastico degli studenti di Okinawa, perdendo così
le precedenti caratteristiche di segretezza note col principio di Isshi-soden
(la trasmissione completa delle tecniche di uno stile avveniva solo tra il
maestro e un allievo).
Sarebbe stato
sempre Itosu ad estrapolare da alcuni kata superiori i 5 Pinan (poi ribattezzati Heian
da Funakoshi all’epoca delle tensioni tra Cina e Giappone).
Un altro allievo
di Itosu, Kenwa Mabuni, avrebbe successivamente fuso i principi dello Shuri-te con le tecniche del Naha-te dando vita ad un nuovo stile, lo
Shito Ryu, il cui nome deriva dalla prima sillaba dei nomi dei maestri (S)higaonna
e Itosu.
Lo Shuri-te (e gli stili da esso derivati)
è caratterizzato da posizioni lunghe, tecniche ampie e veloci, respirazione naturale. Un kata tipico dello
Shuri-te è Kushanku (il Kanku-dai dello Shotokan).
Il Naha-te.
Fondatore del Naha-te è Kanryo Higaonna (1853-1915),
il secondo dei tre grandi Chuko no so. Tra i suoi allievi più importanti,
Chojun Miyagi, che modificò sensibilmente l’insegnamento del suo maestro e
diede un nuovo nome allo stile, Goju-ryu (scuola della forza e della
cedevolezza). Miyagi modificò anche il kata respiratorio insegnato da Higaonna, Sanchin, abbreviandolo e inserendo i passi
all’indietro. Miyagi seguì Funakoshi sul continente nipponico contribuendo
all’espansione della propria scuola, ma anche alla sua diaspora: il goju di
Okinawa è oggi sensibilmente diverso dal goju continentale, a sua volta diviso
in varie scuole.
Caratteristiche
fondamentali del naha-te sono le
posizioni di sanchindachi e shikodachi e la respirazione ibuki, rumorosa simile a quella dello
yoga. Grande enfasi è attribuita alla forza fisica e all’esecuzione di kata
isometrici (Sanchin, Tensho).
Il Tomari-te.
La fondazione di
questa terza scuola è attribuita a due maestri poco noti in Occidente, Karyu Uku
e Kishin Teruya, entrambi insegnanti di Kosaku Matsumora soprannominato Bushi (guerriero), che diede il maggior
impulso alla scuola, e che la tradizione considera di dignità uguale a quella
dei due “saggi” nominati in precedenza. Il Tomari-te
non conobbe tuttavia un’espansione simile a quella delle prime due scuole, non
venne esportato nel Giappone continentale, e la sua influenza è riconoscibile
soprattutto nell’opera di Choki Motobu e del suo allievo Shoshin Nagamine,
fondatore del Matsubayashi-ryu. Il tomari-te è caratterizzato da movimenti
e respirazione naturali, mentre i suoi kata (Rohai, Wankan e Wanshu)
spiccano per originalità ed escono da schemi ripetitivi e prevedibili.
Lo Uechi-ryu.
Kanbun Uechi, il
fondatore dello stile omonimo (1877-1948) apprese quest’arte in Cina all’età di
20 anni quando divenne allievo di Shushiwa, caposcuola del Nanpa Shorin-ken cinese. Ritornato in patria, Uechi si stabilì a
Wakayama, in Giappone, dove fondò Il Tode-jitsu,
che nel 1940 fu ribattezzato Uechi-ryu.
Il suo
insegnamento era basato sul principio della durezza; era proibito assistere
agli allenamenti, riservati comunque a pochi allievi selezionati e presentati
al maestro da un garante. Lo stile tecnico dello Uechi-ryu è basato sui tre kata insegnanti direttamente da
Shushiwa: sanchin, seisan e sanseiru.
Dopo la guerra furono introdotti cinque nuovi kata per completare il repertorio
dello stile. Lo stile è basato sui principi offensivi e difensivi di tre
creature: il drago, la tigre e la gru.
Nella pratica lo uechi-ryu e’ strettamente imparentato
con il naha-te e col goju-ryu.
Stili nati in
Giappone e nel mondo.
Nel 1922 il
Maestro Funakoshi si trasferì da Okinawa nel continente e cominciò a insegnare
agli studenti universitari. Fu soprattutto per influenza di suo figlio Yoshitaka
e dell’istruttore capo Masatoshi Nakayama che il suo karate si evolse
profondamente rispetto agli insegnamenti ricevuti in giovinezza da Itosu e da
Asato e divenne quello che oggi è universalmente noto come Shotokan
(letteralmente: casa di Shoto, dal
nome della palestra che gli allievi gli offrirono dopo anni di insegnamento in
luoghi modesti e provvisori). Le posizioni vennero abbassate, il nekoashidachi divenne kokutsudachi, lo shutouke venne portato a livello chudan, i kata vennero trasformati nel nome (giapponesizzato) e
nella sostanza.
Alla morte del
Maestro Funakoshi, diversi allievi che non condividevano l’evoluzione più
recente e l’enfasi data all’aspetto sportivo-agonistico della disciplina, si
separarono da Nakayama e sotto la guida di Shigeru Egami diedero vita allo
stile Shotokai. Lo shotokai ci
appare come uno shotokan un po’ retro,
lo zuki è portato con la spalla avanti nella forma di ippon-ken, si dà molta importanza all’anticipo mentale dell’attacco
avversario (irimi) e nessun risalto
alle competizioni. Lasciando alla
fonte la responsabilità delle sue affermazioni, un adepto asserisce che “Nel
1963, all'età di 50 anni, il Maestro Egami ha finito per scoprire che le onde
magnetiche penetrano nel corpo umano a partire dal lato destro. Da quel giorno,
nello spazio di due o tre anni, è riuscito a fondare il karate a distanza, il
karate con il toate (dare un colpo senza toccare il corpo dell'avversario)...
Così ha avuto un nuovo inizio, a 50 anni, perché è riuscito a fare una fusione
del corpo e dello spirito fondendo la sua fiacchezza, la sua debolezza e la sua
agilità con le scoperte del ki, del toate e delle onde magnetiche del corpo
umano.”
Nel 1930 un altro
allievo di Funakoshi, Hironori Otsuka, si staccò dal maestro e fondò un nuovo
stile nel quale traspose anche le sue conoscenza di ju-jitsu e degli spostamenti circolari: il Wado-ryu, oggi
uno dei quattro stili più importanti del Giappone. Il wado-ryu si rivelò presto molto efficace nel combattimento libero,
mentre i kata ricordano quelli shotokan
prima maniera (shuto jodan,
nekoashi-dachi, maegeri invece che yokogeri,
ecc.).
In tutt’altra
direzione si volse Masutatsu Oyama, un altro allievo di Funakoshi che, entrato in conflitto con il maestro, riuscì ad uscire
dalla crisi con l'aiuto di So Nei Chu, un grande maestro coreano che era stato
allievo di Chojun Miyagi, il fondatore del Goju-Ryu. So era famoso per la sua
forza fisica e la sua spiritualità, ed ebbe una profonda influenza su di lui,
insegnandogli l'inseparabilità del budo dai fondamenti spirituali del Buddismo.
Dopo un paio d'anni di allenamento, il maestro So consigliò a Mas Oyama di
dedicare la sua vita alle Arti Marziali e di ritirarsi nelle montagne per
addestrare la sua mente e il suo corpo, fino a raggiungere la Via Marziale.
Oyama ritornò e creò il suo metodo, il Kyokushinkai, una scuola basata
sull’efficacia e la forza fisica.
Conclusioni.
Il
discorso sugli stili non finirebbe affatto qui: altre scuole sono state fondate
in epoche più recenti (lo Shokukai,
il Sankukai di Nambu, lo stesso Goshindo del Maestro Shirai...) ma spero
di aver dato ai lettori una chiave di lettura efficace per capire il senso
dell’esistenza di differenti stili di karate. Quanto alla disputa su quale sia
il migliore...tutto dipende da ciò che uno cerca nel karate! Il rigore tecnico
e didattico? Lo shotokan. L’efficacia?
Il kyokushinkai. La spiritualità? Lo shotokai. L’abilità nel kumite sportivo?
Il wado-ryu. La comodità? La palestra
sotto casa.