Informazioni sul territorio.
Il torrente cosa ha origine da numerose sorgenti del complesso
calcareo dolomitico della montagna di rossa, che chiude il bacino, con le sue
cime maggiori dei monti Taiet, Dagn, Cecon.
Altra alimentazione idrica viene da nord-est, dal monte pala.
Nei periodi di piena la portata massima del torrente è di circa 350m³/sec.
Il bacino imbrifero montano misura circa 51 kmq. Questa zona è
ampiamente interessata dalla grande faglia periadriatica Barcis - Starasella.
La zona, da un punto di vista geomorfologico,
si distingue dalle altre, infatti, nell'area della Val d'Arzino e della Val
meduna prevalgono rocce calcareo - dolomitiche mentre nel territorio di
Castelnovo vi è la prevalenza di arenarie e argille (roccia fraida). Durante la
camminata probabilmente si noterà la diversità morfologica delle due zone;
all'altezza di gerchia il cosa ha scavato nei calcari mesozoici la forra
omonima.
Per quanto riguarda la
situazione faunistica si è registrata una positiva inversione di tendenza; per
numerose specie si è arrestato il declino e in alcuni casi si sta verificando
un espansione grazie anche ad un’introduzione operata dall'uomo.
Gli animali che comunemente si possono incontrare sono il
capriolo, la lepre, il camoscio (più a nord), la faina, la donnola, in alcuni
casi la martora ed il tasso, la volpe e, recentemente introdotto, il cinghiale;
occhio poi all'orso Franz.
Da segnalare inoltre la viva tradizione enogastronomica con la
presenza di numerosi vini autoctoni (come l'Ucelut e lo Sciaglin) degustabili
presso la trattoria vigna, non molto distante dall'itinerario scelto dove
inoltre si può mangiare dell'ottimo formaggio salato, dei buonissimi primi alla
selvaggina e dei soavi affettati.
Per non oscurare gli altri locali castellani, ricordiamo poi
l’albergo “la Piccola”, la “ostaria dal Cjco”, l’osteria con cucina “Madonna
dello Zucco”, il bar “da Mario”, la locanda “Al Borgo”, il salumificio “Rossi
s.n.c.”, il ristorantino “L’Ucelut”, il bar-ristorante di Gerchia, il bar della
grotta di Pradis, il chiosco “ai pioppi” e l’osteria “da vera”. Tra gli altri
locali presenti nei dintorni citiamo il cooper’s beach, con la sua birra e i
suoi galletti.
Degne di menzione sono le ottime grappe e i digestivi
degustabili inogniddove, anche nelle case dei paesani scout.
itinerari
possibili
Risalita del torrente
cosa.
(dal lago del Tul a
Pradis e ritorno).
Difficoltà:
escursionistica con alcuni brevi tratti attrezzati.
Dislivello: 200m.
Equipaggiamento: media
montagna.
Interesse:
paesaggistico, geologico, floristico.
Tempi:
3,5h
Riferimenti:
cartina
tabacco n. 28, sentiero non ben segnati sulla carta.
itinerario.
Dalla borgata di Raunia, dove lasceremo i nostri mezzi si segue
un sentierino con segnavia giallo rosso che conduce alla palestra di roccia dei
Cuargnoi (vedi foglio allegato).
Dopo un
centinaio di metri si abbandona il sentiero per la palestra imboccando sulla
sinistra una traccia che porta verso il torrente Cosa (segnavia rosso). Dopo
pochi minuti dal bivio il sentiero si biforca nuovamente, seguire la traccia di
sinistra. Da qui il sentiero percorre a mezza costa la riva sinistra orografica
del Cosa.
Dopo circa trenta minuti si incrocia una traccia che scende da
destra, si prosegue dritti alla stessa quota, con qualche saliscendi. In due
occasioni, in prossimità del fondo del torrente si è costretti a risalire per
qualche decina di metri un bosco con qualche grosso faggio.
Proseguendo verso nord, superiamo una lunga cengia alberata per
poi scendere nel fondo del torrente ingombro di grossi massi provenienti dalla
vecchia cava di marmo.
Seguendo il fondo del torrente per circa duecento metri, in
funzione dell’alta portata d’acqua potrebbe essere necessario guadare il corso
del torrente.
Arrivati alla confluenza del torrente Aichies, a destra di una
stupenda cascata scavata sulla roccia, si rimonta la riva sinistra (destra
orografica) aiutati da un cavo d’acciaio, si prosegue per una cengia a picco
sul torrente, che in questo tratto assume aspetti fantastici, nei punti più
stretti ci conforta un altro cavo d’acciaio, poi per bosco di faggi si
ridiscende il greto per guadarlo nuovamente tra grossi massi, si risale a
destra (sinistra orografica) fino alle stalle Ominuts.
Ritorno: all'uscita
della forra, nei pressi delle stalle Ominuts, invece di attraversare il grande
prato, si guada il torrente Aichies, prima che questo con tre grandi salti
precipita nel cosa, si segue un vecchio sentiero che costeggia sul crinale la
riva sinistra del cosa, senza scendere nel fondo, passando attraverso il bosco
con grossi massi che obbligano a zigzagare, si attraversa un lungo pendio
erboso, giungendo su un canalone che taglia il crinale, poco prima sulla
sinistra c'è una stalla, si supera il canalone aggirandolo verso sinistra (est)
per poi ritornare sul crinale.
Qui il panorama si apre sul lago del Tul e sulla pianura.
Seguire il crinale per vecchie tracce fino all'altezza della stalla delle
valli.
Scendere per bosco e ripido prato fino ad incrociare il sentiero
che ridiscende dalla palestra di roccia, in pochi minuti si ritornerà al
parcheggio.
LA PALESTRA
DELLE GUARDIE.
La palestra delle guardie si trova lungo la strada tra Paludea e
Clauzetto, subito dopo la diga artificiale sul Lago del Tul.
Il primo a scoprire questa parete sembra sia stato l'ex Parroco di Pielungo. In
seguito alcuni soci del CAI Spilimbergo (Enrico Artini, Renato Camilotti,
Sandro Cancian e Giorgio Zanet) avevano nei primi anni 80 ripulito una parte
della parete e chiodato due vie (a chiodi normali dal basso). Abbandonata per
un certo periodo, la parete è stata riscoperta da alcuni soci dei Ragni del
Masarach (Nico Valla, Giorgio Quaranta, Stefano Valentinis, Raoul Francesconi,
Solero Rossi, Renato Coiuli, Luigino Turri) che hanno attrezzato le attuali vie
a spit.
Elenco
delle vie e delle difficoltà:
1 |
Elena (5c) |
14 |
Il Caiano (5b) |
2 |
Nathalie (5b) |
15 |
Svual (6a) |
3 |
Anna (6b) |
16 |
Paola (5a) |
4 |
Maria (5a) |
17 |
Catetere (5c) |
5 |
Lisa (4c) |
18 |
Pannolone (5c) |
6 |
Chiara di notte (5b) |
19 |
Pompozzo (6b; var. 7a) |
7 |
Jolanda (5c) |
20 |
Riccardo cuor di leone (6c) |
8 |
Miriam (4b) |
21 |
I motars (5a) |
9 |
Tu non mi basti mai (5b) |
22 |
Sesto senso (5c) |
10 |
Spittami tutta (5b) |
23 |
Cir (6b) |
11 |
La maiala (6a+) |
24 |
Libers di scugni là(6c+) |
12 |
Bonsai (6a) |
25 |
Tromblob (5c) |
13 |
Mongolino d'oro (5b) |
26 |
Cazzuta (6a) |
Siamo nel lontano 1978 ed un gruppo di baldi giovani, Enrico Artini, Giorgio Zanet e Sandro Cancian, freschi freschi di Corso Roccia ed un certo Renato Camilotti di origine sacilese, già Istruttore di Roccia a Pordenone, ma trasferitosi da poco a Spilimbergo per mettere su famiglia, formano la prima timida avanguardia di quello che diventerà, dopo l'incontro con un certo Marcello Foscato, da poco divenuto Istruttore Nazionale, una realtà nel CAI di Spilimbergo: la nascita del Gruppo Roccia e la fondazione della Scuola di Alpinismo e Scialpinismo.
Questi nostri baldi giovani avendo entusiasmo tanto, coraggio
così così e tecnica poca, per migliorare, iniziano a frequentare delle palestre
naturali di roccia così da affinare la sottile arte dell' arrampicata;
trovandosi queste palestre lontane da Spilimbergo, decidono di ricercare una
più vicina a casa. Inizia così una sistematica ricerca di ogni pezzo di roccia
affiorante sui colli e prealpi delle nostre valli: VaI Cosa, Val Tramontina,
VaI d'Arzino; ricerca ostacolata dalla qualità delle rocce incontrate (o troppo
friabili o, per l'epoca inaccessibili), dagli onnipresenti rovi e dai brontolamenti
di mamme, mogli, nonne e morose. Ecco però che, un giorno, dopo una lunga e
faticosa risalita del Torrente Cosa dal laghetto del Tul, l'incontro fatale
avviene: un bel gruppo di rocce calcaree, lavorate dall'acqua, immerse nel
verde dei lecci e dei cornioli, dominanti la pianura sottostante! E' amore a
prima vista.
Immediatamente iniziano i lavori di pulizia della roccia da rovi
ed erbacce e di sistemazione del sentiero di accesso; si individuano i primi
itinerari che si chiodano per renderli sicuri ed accessibili a tutti; subito la
palestra viene chiamata "del Cuargnui" in onore a queste piante
presenti lungo il sentiero e sulle pareti, ma anche per rievocare il detto
"Dur come un cuargnul", per noi di auspicio ed autoironia La palestra
ha ora una ventina di itinerari, tutti lunghi sui 20-30 m., vari come tipo di
arrampicata e come difficoltà di tipo classica, essa è ideale per chi, dopo
aver frequentato un Corso Roccia, inizia a cimentarsi da solo. Viene usata da
molti alpinisti della nostra provincia e dai Corsi di Roccia della nostra
Sezione; periodicamente si risistemano le chiodature delle vie, le soste e si
ripulisce il sentiero dai rovi.
In anni successivi l'alpinismo ha subito notevoli
trasformazioni; l'avvento dell'arrampicata sportiva ha portato ad una nuova
concezione di palestra di arrampicata dove ora contano soprattutto le
difficoltà, la chiodatura a spit sicurissima, la preparazione fisico-atletica e
la performance individuale. La palestra dei Cuargnui però mantiene ancora il
suo fascino antico: si deve camminare per circa venti minuti nel bosco per
accedervi, sta in un luogo isolato dalla confusione di paesi e strade, ma
domina con lo sguardo la Valle del Cosa, la pianura sottostante ed il colle con
la chiesa di Vigna. Arrampicando si possono dimenticare eroismi e competizioni
e ci si può godere l'armonia della natura e dei propri gesti, l'amicizia e gli
scherzi dei compagni di cordata, il rumore del bosco e del torrente.
Vie d'accesso alla "Parete": da Spilimbergo si giunge
a Travesio, qui si prende la strada per Clauzetto, si superano Paludea, Almadis
e Mulinars (diga del Tul), quindi si passa il ponte sul Rio Cevrid che si
lascia sulla propria destra salendo; 500 metri dopo il ponte si trova il bivio
per Raunia: svolta sinistra prima di un nuovo ponte sul Rio Cevrid (cartello).
Si segue la strada stretta e asfaltata e, dopo una serie di
curve si giunge a Raunia; qui la strada diventa bianca. Al bivio si prende la
stradina di destra (salita) che termina in uno spiazzo ove si lascia la
macchina. Da qui parte il sentiero che porta al lago del Tul; lo si percorre
per una decina di metri, poi si gira a destra e si entra nel bosco (passaggio
in mezzo agli alberi) e si segue sempre il sentiero segnato fino ad un bivio
segnalato ove si svolta a sinistra e si taglia in costa fino alla palestra.
Dall'articolo "La Palestra dei Cuargnui in Vai Cosa"
di Enrico Artini
Pur non facendo parte della Val Cosa (come pure le prossime),
abbiamo ritenuto opportuno aprire una parentesi su questa palestra, poiché si
adatta perfettamente alle esigenze di tutti coloro che sono alle prime armi, e
vogliono sperimentare l’arrampicata sportiva, senza esagerare, “nel massimo
comfort”.
“…Nel 1985, Adriano Bianco piantava il primo chiodo in quella che in pochi anni diventerà la palestra del Masarach, ad Anduins, lungo la provinciale Regina Margherita. Contemporaneamente il gruppo roccia del C.A.I. di Spilimbergo, iniziava i lavori di sbancamento lungo l'intero settore, incominciando a spittare le varie vie. Le collaborazioni del Comune di Vito d'Asio e della Azienda Fischer e Hilti, hanno reso possibile, nel giro di alcuni anni, la realizzazione di oltre 100 vie, tutte della massima sicurezza, attrezzate con catene. In questa palestra, dichiarata ufficialmente "La Palestra più comoda d'Italia", possono cimentarsi non solo i climbers più esigenti, con difficoltà che superano il 10o, ma anche i meno esigenti sul 6o e i neofiti sul 3o e 4o. L'area è stata attrezzata con panchine, un gazebo e un parcheggio, oltre che essere dotata di acqua corrente e di un efficiente impianto di illuminazione che consente le arrampicate in notturna…”
SETTORE PARCHEGGIO:
SETTORE CENTRALE:
SETTORE TRANQUILLITA’:
Purtroppo non abbiamo potuto fare un sopralluogo in questa palestra, riporteremo quindi soltanto le indicazioni per raggiungerla, contando di visitarla a breve.
Dal centro abitato di Vito D'Asio, seguire la strada che conduce al monumento degli alpini.
50m sulla destra prendere una stradina che conduce
brevemente in un ampio parcheggio.
A piedi si supera una catenella che sbarra la stradina e in breve si raggiunge,
tenendosi sulla destra, una casupola di sassi; aggirarla a sinistra e seguire
gli ometti all'interno di un bosco, fino a raggiungere la parte alta della
palestra. Scendere brevemente per verdi fino a raggiungere la ferrata che corre
lungo gli attacchi delle vie (15 min).
Arrampicata divertente, in aderenza, su placca; una palestra per principianti.
1 - Petronia (3c)
2 - I madrachs L1 (4a)
L2 (5b)
3 - Baby (3b)
4 - Junior (3b)
5 - Pensionati (4a)
6 - Lis Aganis (5a)
7 - Mai Vecjus (5a)
8 - Rimbamba (4a)
9 - Sclopitt (5a)
10 - La Sveltina (5c)
Dal centro abitato di Travesio, prendiamo la strada che porta al
poligono militare. Al primo bivio, giriamo a sinistra in direzione di Toppo.
Dopo poche centinaia di metri vi e' un evidente parcheggio a sinistra; di fronte,
a trenta metri, scorgiamo la palestra sulla destra.
Una bella palestra, forse alcuni tratti troppo ombrosi, facilmente raggiungibile ma non adatta ai principianti, nelle vicinanze c’è un ottimo agriturismo, “le Genziane”, ottimo per l’affaticato scalatore.
1 - Prima Prova (4a)
2 - Senza spit (4b)
3 - Logica matius (5c)
4 - Se ti perdi tuo danno (5a)
5 - Rinditi cont (4a)
6 - Il muro del pianto (6a+)
7 - Yosemite (6b)
8 - Super Franco (6a)
9 - Ciao pep! (6a+)
10 - Orzo bimbo (6a) 18 - La pancia del drago (6a+) 25 - La sporcacciona (6b) |
26 -
Borghesia (6b) 37 - Verde speranza (7a)
|