PER UN PUGNO DI GAGH

INVESTIGAZIONE TEMPORALE

Accademia della Flotta Stellare
Stanza n. 6 Dipartimento per le Investigazioni Temporali

C'era nebbia nella tempesta. Una tempesta di parole che si univa alle circonvoluzioni del fumo del raktagino bollente. Stavo infatti ripetendo a raffica davanti agli agenti per le investigazioni temporatli e per l'ennesima volta, la nostra avventura nella Sacramento del 1979. Quando finii, l'agente Dulmer assunse un'aria meditabonda e iniziò a passeggiare intorno al tavolo, comprendendo, nel suo pensieroso pellegrinare, l'intero perimetro della stanza.

"E' sicuro che questo sia tutto, signor Renko?"

"Sì, signore" risposi il più concisamente possibile, l'esperienza delle poche ore passate con loro aveva portato alla luce: uno, che quel giorno avevano dimenticato il loro senso dell'umorismo sul tavolo di cucina di casa loro; due, che non erano inclini nel farsi illuminare dalla rinomata saggezza dei proverbi.

L'agente Lucsly si chinò sul tavolo, stendendo il suo busto nella mia direzione, poi, sfoderando un sorriso sghembo, sicuro, quasi complice, disse: "Sappia che abbiamo già interrogato i suoi compagni e ci hanno detto tutto."

"Posso immaginare, signore, non abbiamo nulla da nascondere, infatti." Lo interruppi subito, sapevo già dove voleva andare a parare. Lui continuò imperterrito, sebbene ora il suo sorriso fosse tirato, come se una bocca gli avesse impattato il volto lasciandogli impresso in faccia una specie di bassorilievo raffigurante un sorriso.

"Se lei volesse aggiungere qualcosa alla sua deposizione... siamo ancora in tempo."

"Ho già fatto la mia deposizione e più di una volta. Ci avete interrogati tutti ormai, non so cosa abbiano detto gli altri, se la mia versione ha qualcosa di diverso... non so che dire, io l'ho raccontata secondo il mio punto di vista, interpretando i fatti a modo mio."

L'agente Dulmer riemerse dalla sua circumnavigazione della stanza e si stagliò davanti a me, una sagoma scura controluce. Con fare solenne appoggiò sul tavolo un oggetto rettangolare, sottile e dalla forma piuttosto famigliare.

"Il suo padd, signor Renko" disse lentamente, in modo che le parole avessero il tempo di venire assorbite nella loro interezza. "Serie 55C9, se non erro."

Raccolsi il mio DiPAD dal tavolo e lo soppesai, me lo avevano requisito il giorno dopo il nostro ritorno. Non avrei mai immaginato mi sarebbe mancato così tanto, continuavo a muovermi come se l'avessi ancora in mano prima di rendermi conto che quella che stavo stringendo era soltanto atmosfera terrestre. Ed ora rieccolo qui, dopo un'entrata in scena ad effetto.

"Curioso," continuò Dalmer "gli ultimi appunti da lei presi hanno uno stile differente da quello solito, come se... diciamo, come se mancasse qualcosa in mezzo."

"I viaggi temporali non sono roba da tutti i giorni, evidentemente ne ho risentito."

I due agenti restarono imperturbabili, per loro i paradossi temporali erano roba da tutti i giorni.

"Conosce il cadetto Ripley?" sparò improvvisamente Lucsley, come se una domanda a bruciapelo potesse cogliermi in fallo.

***

"Grande Giove, questo è un treno non un'astronave, io posso portarvi in un punto qualsiasi della Terra in un punto qualsiasi del tempo, non volare chissà dove."

"A quanto pare non possiamo tornare al punto di partenza, il Guardiano" sospirò Luke. "Secondo voi dov'è andato Fraser, quando ha azionato la sua cronovela?"

Consultai il mio Padd: "Da quello che leggo le cronovele da polso hanno un'autonomia limitata, permettono spostamenti nel tempo non superiori ai cinque secoli standard che corrispondono ad uno spostamento nello spazio molto limitato."

"Allora neanche Fraser è tornato sul Pianeta del Sempre" cogitò Foster

"La sua meta più probabile sarebbe l'Accademia della Flotta Stellare" si intromise Vaarik, "ma secondo i miei calcoli, tenendo conto che la cronovela, dopo la fusione con il proiettore non poteva essere operativa al cento per cento, probabilmente Fraser si è limitato a spostarsi nel tempo e non nello spazio. Probabilmente nella Sacramento del futuro."

"Secondo i tuoi calcoli? E su cosa si baserebbero questi calcoli?"

"Su metodi scientifici, ovviamente" tagliò corto il Vulcaniano, alzando un sopracciglio. "Ah, e poi ho guardato attentamente mentre la programmava."

"Vulcaniani," mormorò Foster con gli occhi al cielo. "Beh, andiamo a recuperarlo, al pensiero di quel guastatore temporale a piede libero mi vengono i brividi."

"Ripley a Foster."

Il suono della voce di Ripley, improvviso, inaspettato, ci fece ammutolire tutti. Foster, con aria incredula diede il classico colpetto al suo comunicatore come se volesse aprire le frequenze e, nello stesso tempo, mettere a posto qualcosa di non funzionante col vecchio metodo 'se non funziona dagli un colpo'. "Qui Foster, Ripley... sei tu?"

"Mi trovo in un parco, sto tentando di raggiungervi, qual è la vostra posizione?"

***

"Sì, ovviamente conosco Ripley, è la nuova compagna di stanza di Paul Foster, ho avuto modo di frequentarla."

"Il cadetto Ripley, al tempo del vostro viaggio al Pianeta del Sempre con l'istruttore Fraser (Dulmer pronunciò il nome come se avesse appena ingerito un limone circassiano senza sbucciarlo) si trovava in Accademia per un esame di ingegneria... (rapida consultazione degli appunti) ...sugli invertitori subsequenziali."

"E' vero," confermai, "avrebbe voluto venire con noi, ma non poteva saltare questo esame, penso avesse comunque intenzione di raggiungerci dopo."

"In effetti abbiamo trovato una prenotazione a suo nome sul successivo trasporto dell'Accademia diretto al Pianeta del Sempre."

"Scusate ma... non capisco dove volete arrivare. Se sapete già che Ripley dopo aver dato l'esame si è imbarcata con il secondo turno di cadetti per la lezione al Pianeta del Sempre... qual è il problema? Perché stiamo qui a girarci intorno?"

"Perché a noi risulta come Ripley sia arrivata sul Pianeta del Sempre, ma non riusciamo a capire bene come sia tornata sulla Terra, visto che nessuno dei cadetti con cui era partita si ricorda di averla più vista durante il viaggio di ritorno."

***

"Non capisco la vostra espressione di stupore, vi avevo avvertito che vi avrei raggiunto appena finito l'esame."

"Si, ma non pensavamo di mancarti così tanto da indurti a fare un viaggio nel tempo di tre secoli pur di ritrovarci!"

"Neanche ti dovessimo dei soldi" aggiunse Luke, scherzando.

"Quando sono giunta sul Pianeta del Sempre mi sono staccata dal mio gruppo e sono venuta subito al Guardiano, appena in tempo per notare la costernazione e la confusione sul volto dei cadetti presenti e vedere voi che saltavate attraverso le Nebbie del Tempo. Non sapevo cosa aveste combinato per fuggire in quel modo..."

"Noi non abbiamo combinato niente! Siamo la squadra di salvataggio!" esclamammo in tre.

"Non adesso, lasciatela continuare" sentenziò Vaarik, estremamente interessato al racconto.

"...ma ho agito d'impulso e ho deciso di seguirvi, sono scattata e ho attraversato il Guardiano, poi mi sono ritrovata in un parco e vi ho subito contattato."

"Interessante" continuò Vaarik, visto che sei saltata qualche secondo dopo di noi, sei giunta solo adesso, cioè dopo due giorni il nostro arrivo nel 1979. Hai rischiato di non trovarci affatto, stavamo giusto partendo."

***

"Non vorrei essere cinico nei confronti di un'amica ma... non si può dire che Ripley sia l'anima della festa in quanto a socializzazione. E poi pensi che c'è della gente che non nota neppure me!"

I volti di Dulmer e Lucsley diventarono imperscrutabili ma non dissero niente al riguardo.

"E comunque Ripley è tornata insieme ai cadetti del nostro corso."

"Già" si limitò a dire Dulmer qualche secondo più tardi, "bene, cadetto, per ora è tutto, può andare ma si tenga a disposizione per altri eventuali chiarimenti."

"S'signore" dissi, agganciandomi il ritrovato 55C9 in vita ed uscendo dalla stanza numero sei.

A questo punto credo si possa capire perché Fraser ci aveva scongiurato di non parlare della seconda avventura temporale, la sua immagine, nonché carriera, ne risultava già abbastanza devastata anche senza che andassimo a rivelare il vero macello che avevamo scoperto sarebbe nato da quella sua piccola svista sul Pianeta del Sempre.

Quello che è meno chiaro, forse, è perché cinque cadetti possano rischiare di omettere alcune piccole insignificanti informazioni al dipartimento di investigazione temporale. Forse perché nel corso di quell'avventura abbiamo solo... truffato, rubato, imbrogliato, ignorato l'ordine di un diretto superiore, ma era Fraser, non conta. Sicuramente non è per la navetta angosiana con gli interni in latinuum imprimiano che in questo momento giace in una gola remota del Pianeta del Sempre e di cui solo noi sappiamo la posizione... e l'esistenza. Come ci è arrivata è una lunga storia.

IL PRESENTE ALTERNATIVO NON È UN TEMPO VERBALE

Tutto cominciò quando Doc, con il suo treno temporale, ci riportò a Sacramento nel momento in cui Fraser si materializzava con la sua cronovela da polso, dopodiché raggiungemmo l'Accademia a San Francisco tramite una navetta e lì facemmo una non piacevole scoperta. Il futuro nel quali ci eravamo materializzati, ossia quello che doveva essere il nostro presente, era completamente stravolto. Il primo contatto e l'alleanza del pianteta Terra non era avvenuto con i vulcaniani ma bensì con i ferenghi ed ora, tutto sulla Terra veniva stabilito in base alle leggi del mercato ed il valore morale più apprezzato in un individuo era un'insanabile sete di guadagno economico.

"Ragazzi! Siamo capitati in una linea temporale alternativa!" esclamai, costernato.

"E allora?" sospirò Dalton, abbassando le spalle come a dire: 'di nuovo'?

"Ma come, non lo trovate incredibile?"

"Dunque, fammi pensare... mhmm... no" rispose Paul, facendo intendere che non parlava solo per sé.

"Dunque, avete sentito Fraser, mentre tenterà di contattare il Cobledick di questo universo ed insieme cercheranno di mettere le cose a posto, a noi, per ora, non resta che dare il meno possibile nell'occhio" continuò Foster.

"Non sarà pericoloso coinvolgere Cobledick? Quello di adesso non è lo stesso 'nostro' Cobledick."

"Gli el-auriani hanno una percezione differente dello spazio-tempo, speriamo che valga anche per Cobledick, ora suggerisco di recarci nei nostri alloggi e scoprire il più possibile sui noi stessi di questo universo. In questo modo potremo tenere una condotta che non rechi sospetti" suggerì Vaarik.

"Non mi sembra una gran tattica, e se ci troviamo di fronte ai nostri doppi? Il luogo più probabile dove trovarli è proprio il nostro alloggio" protestai.

"E' un rischio calcolato" mi rispose serio Vaarik.

"Tranquillo," disse Luke mettendomi una mano sulla spalla, "ti insegno io un trucco che si chiama 'vecchia gag dello specchio', sai, funziona ancora."

"Propendo per la linea d'azione di raggruppare il numero maggiore di informazioni su questo universo" sentenziò Ripley "dopo quello che mi avete raccontato non mi fido di lasciare nelle mani di Fraser il destino della Federazione."

"D'accordo, allora," mi arresi, "accettiamo il rischio e diamoci alle investigazioni."

***

E così, dopo aver preso parte ad un esame allucinante, ognuno di noi si recò nel proprio alloggio a scopo spionistico. Dal canto mio, se mi servivano informazioni sul questo universo o sull'Accademia Terrestre del Commercio, avevo un'idea precisa di dove cercare. La mia compagna di stanza era un'ospite a cui era stato impiantato il simbionte alla fine del terzo anno di accademia.

Nella mia realtà questo aveva comportato un problema burocratico riguardo l'assegnazione del diploma. Secondo la burocrazia risultavano infatti due persone differenti e a Iris Bi Coren (il nome della trill) non erano stati riconosciuti validi gli esami dei tre anni sostenuti come essere singolo. Per questo, sebbene si fosse già diplomata, sostenendo la Kobayashi Maru e tutto il resto, era bloccata ancora in accademia. Nella sua lotta contro la burocrazia era riuscita praticamente ad infiltrarsi in tutte le banche dati dell'Accademia, ormai era diventata un'haker ai limiti della legalità.

Purtroppo lo stress di questa sua lotta contro i mulini a vento e la rabbia derivante dalla situazione l'avevano resa parecchio irascibile, quando la collera di sedici personalità differenti le montava dentro Iris Bi non aveva modo di affrontarla, così si 'ritirava' e lasciava che Biukal, il suo precedente ospite nonché camionista spaziale, prendesse il sopravvento. Biukal non andava molto per le spicce, con i suoi modi da camionista spaziale, quando qualcosa lo irritava prendeva a calci la prima cosa che aveva a tiro (tutto tranne il suo amatissimo cargo spaziale, che era intoccabile). Metodo rozzo ma efficace per liberarsi della rabbia e tornare lucido senza perdere tempo o lasciarsi incastrare in gorghi emotivi.

Tuttavia Biukal non era un selvaggio senza controllo, sebbene amasse le seratine alcoliche a base di scazzottate insieme agli altri camionisti, non andava certo in giro ad aggredire le persone appena gli saltava la mosca al naso, al contrario, aveva un carattere piuttosto aperto e schietto. Credo che l'abitudine che aveva preso Iris Bi di lanciare me contro la parete invece di altri oggetti inanimati non derivasse da Biukal ma fosse tutta sua. Anche se lei negava categoricamente.

Comunque, digressione a parte, se in questa realtà le cose non erano cambiate, lei era la persona più indicata a cui chiedere informazioni per farsi un quadro completo di questa nuova Accademia distorta, ne conosceva sicuramente tutti i meandri. Arrivai davanti alla porta del mio alloggio, la targhetta diceva Coren/Renko, bene, fin qui tutto coincideva. Feci un passo e la porta si aprì, entrai, la parete con la mia fisionomia impressa si trovava ancora di fronte alla porta del bagno. Si trattava di una parete divisoria di materiale non eccelso, usata per dividere un alloggio da quattro persone in due alloggi da due persone, era la parete contro cui Iris Bi mi scagliava per sfogarsi e che ormai aveva i miei connotati incisi. Bene, questo voleva dire che le cose non erano cambiate e che potevo contare sulla trill per avere informazioni. Nell'alloggio c'era più disordine del solito, il ronzio della doccia sonica trapelava dalla porta del bagno, evidentemente la mia compagna di stanza si stava rinfrescando e... indossava biancheria maschile? Mentre avanzavo nella confusione di vestiario sparso per terra ero inciampato in un paio di mutande decisamente da uomo e decisamente non mie.

-Ops, vuoi vedere che non è sola la dentro?- pensai -strano, prima non aveva mai portato nessuno in alloggio.-

Sapevo che aveva una storia con un certo Socrate Holmes, avevano fatto l'accademia insieme ma poi lui era stato imbarcato mentre lei era rimasta incastrata qui. Tuttavia, un'analisi più dettagliata del pavimento portò subito alla luce la completa mancanza di qualsiasi indumento femminile. Sto fiutando qualcosa che non va, non per niente, sono nella sicurezza.

Improvvisamente la porta del bagno si spalancò e ne uscì un umanoide a macchie. Una montagna semovente in accappatoio e dalla fisionomia decisamente maschile.

"Renko! Ragazzo!" esclamò, dandomi una tale pacca sulla spalla da mandarmi letteralmente a sbattere contro la parete di fronte e facendomi incastrare nel basso rilievo lasciato dagli urti precedenti. "Non ti ho sentito entrare, strano! Di solito sei sempre così rumoroso quando ti muovi!" Stava continuando intanto il colosso.

Improvvisamente un lumino di luce, forse a causa dell'urto, si accese nel mio cervello. "B... B... Biukal?" esclamai.

Il trill intanto stava iniziando a rivestirsi. "Si? Dimmi pure, ragazzo!"

"Non sei morto?!" mi scappò, prima di realizzare che non era la cosa più delicata da chiedere.

Il trill si immobilizzò per due secondi, poi iniziò a venire verso di me con aria seria. Stavo già preparandomi a qualche colpo da scagliargli contro quando usò quel suo vocione cavernoso per dire: "No, i maledetti istruttori non avranno mai la mia pellaccia, ah! Ah! Ah!" Iniziò a ridere sguaiatamente della sua battuta dandomi delle pacche sulle spalle. Evidentemente l'aveva inteso come modo di dire, non aveva la minima idea che io venissi da una realtà in cui lui era morto da cinque anni e una ragazza aveva preso il suo posto. E adesso mi trovavo nella condizione di non poter far domande per capire cosa esattamente fosse successo, sarei stato troppo sospetto, si supponeva che io conoscessi già il mio compagno di stanza. Beh, in fondo lo conoscevo, sotto una forma 'leggermente' diversa forse, ma perché stare troppo a sottilizzare? L'unica cosa certa era che se Coren non era Iris Bi, sicuramente non aveva passato l'ultimo anno intrufolandosi in tutte le banche dati che poteva nel tentativo di risolvere la sua magagna burocratica e non aveva perciò tutte quelle informazioni che potevano darci il quadro completo di ciò che stava succedendo in questa Accademia del Commercio, nè del comportamento che ci si aspettava da noi.

"Ti sono venuti a cercare dei clienti, sai? Gli ho detto di aspettarti di là" mi stava intanto dicendo Biukal.

"Chi?!" chiesi.

"Due della Fratellanza Klingon, hanno detto che dovevano parlare di affari con te. Tienimi informato, non vorrai mica lasciare fuori da una contrattazione il tuo compagno di stanza eh?!"

Se questo tizio mi da un'altra pacca sulla spalla sarò io, ad avere problemi con la mia irascibilità. "Ma certo, Biukal, non ti lascerei mai fuori da un buon affare."

Mi diressi, non so per quale masochistica curiosità, verso l'altro ambiente dove due klingon, abbigliati nella maniera più inusuale che potessi immaginare mi stavano aspettando con aria di sfida. Uno dei due aveva, sulla caratteristica fascia che portano sul petto, una curiosa fantasia a fiori.

L'altro sfoggiava una bandana sopra una pettinatura rasta e una curiosa scritta sulla maglia che diceva: 'Pace a costo dello sterminio'.

"Ohhh, finalmente il tuo destino ti ha ricondotto sui tuoi passi" mi apostrofò il primo. Voleva solo evidenziare che ero tornato nel mio alloggio.

"Si, ehm... desiderate qualcosa?"

"Sì, fratello, l'Armonia Cosmica, ma più specificatamente, nel tuo caso, desidereremmo la fornitura di gagh che ti sei fatto pagare in anticipo e che ancora non ci è stata consegnata."

"Ehm... intendevo se desideravate qualcosa da bere, non volevo essere un ospite sgarbato."

"Non fare il furbo, amico! Fuori il gagh, subito, se non vuoi che le vibrazioni del tuo ki si riducano ad una linea piatta."

Restai interdetto. Nessuno mi aveva mai minacciato così pesantemente da quando avevo lasciato il castello di Kyoki. All'Accademia i bulletti di solito parlavano di cose vaghe come ossa rotte o contusioni facciali, ma questi klingon erano veramente tosti quando si trattava di parlare sul serio.

"Beh... il gagh non si trova qui in questo momento..." tentai di prendere tempo e mi guardai intorno in cerca di qualche appiglio finché il mio sguardo non si fermò su di un Pad appoggiato sul piano della scrivania. "Dunque... fatemi controllare qui in agenda..." continuavo a prendere tempo mentre mi dirigevo verso il padd, chiedendomi come avevo potuto andarmene lasciandolo lì, cioè no, come aveva potuto l'altro Renko, uscire senza il suo padd, quando io non mi separavo mai dal mio 55C9. Raggiunsi il DiPAD ed iniziai a leggerlo con aria professionale, o almeno questa era l'impressione che speravo di dare.

<Menù principale: scegliere un'opzione>

--Visualizza tutti i file commerciali.--

<Fanno cinque crediti per ogni file, sono presenti 6120 file, continuare?>

--Eh? Ma che razza... non ti do un bel niente, visualizza i file, ho detto.--

<Spiacente, chiunque non sia in possesso del codice attestante i diritti sulla licenza per questo programma deve pagare cinque crediti per ogni file visualizzato, dieci per ogni inserimento di file, tre per ogni cancellazione più un 10% di tasse sull'immondizia elettronica per lo svuotamento del cestino>

--Sono Renko, sono il tuo Proprietario e adesso visualizza i file che ti richiedo.--

<Inserire il codice>

"Allora?" chiese uno dei due klingon, iniziando a perdere la pazienza.

Sfoderai il mio miglior sguardo da yuppie sul genere 'ho proprio una gran pazienza a stare dietro a questi nuovi arrivati, so come si conduce un affare, il mio tempo costa' e continuai a dedicarmi al padd.

Fu allora che arrivò la chiamata, annunciava un carico in arrivo per me.

"Vedete? Deve essere il vostro gagh" dissi con nonchalanche.

Mentre ci dirigevamo tutti e tre verso l'esterno continuai a litigare con il padd tentando di capire quale oscura parola d'ordine il mio doppio potesse avere inserito a protezione del suo 55C99.

***

Un tellarite con 42 quintali di zuppa ploomek liofilizzata? E che me ne faccio? Certo che la mia controparte ha combinato proprio un bel casino! I due klingon si fanno sempre più impazienti, mentre il tellarite continua a sbraitare che vuole i suoi soldi. Come faccio ora a togliermi da questa situazione senza dare nell'occhio? E senza provocare feriti? "Sentite, perché non ne parliamo tutti domattina dopo una bella dormita?" provo a buttare lì, tanto ormai la situazione non può di certo peggiorare.

"Il mattino ha l'oro in bocca" sentenzia solennemente uno dei due klingon "ma noi vogliamo la nostra merce ADESSO."

E ti pareva che potesse andarmi bene. Tuttavia, l'oscura affermazione del klingon ha il potere di sbloccare il mio DiPAD.

<Il mattino ha l'oro in bocca. Codice accettato, potete procedere alla visionatura dei file in archivio.>

"Va bene, lasciatemi prima completare le operazioni di accredito tramite il mio padd."

Il più in fretta possibile visiono il file riguardante la transazione, scoprendo che il Renko dall'animo ferenghi si è fatto pagare in anticipo una partita inesistente di gagh da dei klingon per poter pagare a sua volta una partita di zuppa ploomek da rivendere ad una catena di fast food vulcaniana, la McSurak, e con il ricavato comprare il gagh da consegnare ai klingon. Abbastanza lineare come ragionamento. Peccato che i tempi non siano coincisi e il mio doppio abbia deciso di rendersi irreperibile. Disgraziatamente, i soldi per pagare la zuppa ploomek li ha con sé.

Stavo rimurginando su tutto questo quando vidi Luke e Vaarik avvicinarsi e chiedere cosa stesse succedendo. Lanciai il padd verso Dalton, era più facile leggerla che spiegarla, questa situazione. Nel frattempo arrivarono anche Paul e Ripley, li notai appena con la coda dell'occhio mentre, tramite la Meditazione del Cuculo con le Spalle al Muro tentavo di tenere a bada il tellarite e i klingon prima che attirassero veramente troppa gente a cui sarebbe stato difficile dare spiegazioni.

All'improvviso sentii uno schianto dietro di me, mi voltai appena in tempo per vedere il tronco di un albero enorme accartocciarsi, dopo un colpo dato da Ripley.

"Abbiamo la soluzione," disse poi la xenomorfa avvicinandosi al gruppo, "ci vorrà un po' di tempo per recuperare i soldi, ma nel giro di poco il tellarite verrà pagato poi penseremo al vostro gagh." I tre stavano per abbozzare una protesta ma Ripley si voltò lentamente verso il tronco in un silenzio più che esplicito. Tuttavia un klingon, per quanto pseudo pacifista, non poteva farsi intimorire così senza perdere la faccia. "Chi ci assicura che avremo il nostro gagh e non scapperete di nuovo?" chiese.

"Avete la mia parola" disse Ripley, alzando entrambe le mani all'altezza delle spalle con l'indice e il medio disposti a V: "La pace per mezzo di una potenza di fuoco superiore".

Il klingon con la scritta sulla maglietta sgranò gli occhi in segno di ammirazione e rispose al saluto cosmico in uso nella Fratellanza: "Cosmico, sorella. Ci fidiamo della tua parola."

Mentre tornavamo verso gli alloggi, Foster non poté fare a meno di sbottare: "Insomma, Ripley, si può sapere come fai? Un momento prima sembra tu non abbia la minima idea di come interagire con la gente il momento dopo riesci a commerciare con degli hippie!"

"Non so spiegarmelo nemmeno io con esattezza" rispose Ripley "ma la scritta sulla maglietta del klingon mi ha ricordato un'altra scritta, su un'altra maglietta... ricordi che affiorano, di un passato che non ho vissuto."

"Santo cielo" mormorò Luke, "dobbiamo tenerla lontana da Renko."

"Perché?" sbottai, "a me sembra stia migliorando notevolmente, adesso parla anche in maniera molto più chiara."

Il piano era piuttosto semplice, sul DiPAD dell'altro Renko c'era una dettagliata lista delle proprietà di un svariato numero di altre persone. Svendendo al miglior offerente tutti i beni dei nostri alter ego avremmo dovuto racimolare abbastanza denaro per pagare il tellarite. Dopodiché si trattava solo di recuperare un trasporto per portare la zuppa ploomek da McSurak e reperire il gagh. Mentre gli altri si occupavano dell'asta io avrei pensato al mezzo di trasporto, avevo una chiara idea di dove trovarne uno.

"Biukal, ragazzone!" esclamai raggiungendo Biukal in biblioteca e tentando di fare più rumore possibile mentre camminavo (per non dare nell'occhio e far credere di essere la mia controparte ferenghizzata).

"Renko! Già di ritorno? Com'è andata con i tuoi clienti?"

"Benissimo, ti ricordi di stamattina, quando mi hai rimproverato di lasciarti fuori dagli affari?

Beh, sono venuto qui a riscattarmi, basta una tua parola e sarai dentro a questo affare veramente eccellente."

"Quello di cui tutti parlano?" chiese Biukal con gli occhi che già gli scintillavano.

"Certo, e di cui tutti si congratulavano con me."

"E cosa devo fare per entrare?"

"Hai presente il tuo cargo? E' sufficiente che me lo presti." A queste parole la fisionomia del camionista spaziale cambiò improvvisamente. Accidenti, io non sono un commerciante, non sono bravo a concludere trattative.

"Dovrei... prestare? Prestare? Renko, cosa ti è successo? Non ti avevo mai sentito bestemmiare prima d'ora." Biukal sembrava seriamente preoccupato per la mia sorte. "Tuttavia, per una congrua percentuale sul guadagno e un affitto decente, proprio perché sei tu... se ne può riparlare..."

 

ALTERNATIVA NON ACCETTABILE

Concluso l'affare mi recai nell'alloggio di Dalton, dove erano riuniti anche gli altri.

"Allora? Com'è andata, abbiamo il cargo?"

"Sì, per una 'modica' percentuale del 20% sul nostro guadagno Biukal ci permetterà di utilizzare la Sedicesima Reincarnazione. Non voleva assolutamente che lo guidassero altri che lui ma poi si è reso conto che non può lasciare l'Accademia a causa di un esame che deve dare a breve: Corruzione e Usura applicata."

"Ah, lo passerà senz'altro con laudem."

"E voi? Siete riusciti a vendere tutto?" chiesi.

"Si, tranne questo macabro disco di carne che ho trovato nel tuo alloggio" rispose Luke.

"Disco di carne? Ma che è?"

"Boh, hai presente l'usanza che hanno i ferenghi di vendere pezzi di morti? Ho trovato questo dentro al cassetto del tuo comodino, non c'è nessun nome, solo un numero 512318."

Credo di essere sbiancato, per quanto io sia solitamente imperturbabile. Sentivo la mia voce come se uscisse da altre laringi che non fossero le mie. "Co... come...?"

"Luke, santo cielo!" sentì l'esclamazione di Foster giungermi da lontano.

"Perché, che c'è?" stava ribattendo Dalton "anche a me fa schifo se è per questo."

Foster si avvicinò a Dalton e gli prese il disco dalle mani per venire a porgermelo. "Luke, ti ricordo che il vero nome di Renko è 512.451."

"Oh...!" esclamò Luke, realizzando il collegamento. "Tutto bene, Renko?"

Presi il disco fra le mani, sentii solo la sensazione del vetro liscio che racchiudeva una parte di quella che un tempo era stata una delle mie madri, la più giovane, forse troppo. "Ma... no... non preoccupatevi, in fondo... in fondo è inutile che la pianura si rammarichi per la montagna quando il fiume porta a valle dei residui."

Misi il disco nella tasca interna della giacca dell'uniforme quando il campanello della porta suonò ed entrò Lam che, completamente nuda, si buttò subito fra le braccia di Paul.

Nave cargo la Sedicesima Reincarnazione
Rotta: verso lo spazio Imprimiano

"Ragazzi, dobbiamo assolutamente mettere le cose a posto, io non posso vivere in questo universo." Avevo deciso di sfruttare il tempo del viaggio sul cargo di Biukal, la Sedicesima Reincarnazione, per studiare a fondo il padd della mia controparte. Volevo sapere qualcosa di più sull'altro Renko e su questo universo in generale.

"Renko, nessuno di noi ha intenzione di continuare a vivere in questo universo."

"Lo sapete perché 318 è morta?" chiesi, sventolando il padd. "Il mio pianeta, in questa realtà è entrato a far parte della Coorporazione Unita dei Pianeti, vendono il prodotto dei papaveri blu a prezzi altissimi, la vendono come droga, senza preoccuparsi degli effetti devastanti che possono avere le spore se non vengono usate con le dovute precauzioni. E in quanto ai bambini, non viene considerato un buon investimento tentare di stabilizzare quelli con dei problemi di stabilità genetica.

Non ci hanno neanche provato, non ci hanno neanche provato a stabilizzarla, l'hanno lasciata morire e hanno venduto i suoi pezzi."

Vaarik alzò un sopracciglio e mi squadrò con aria cogitabonda: "Non ti avevo mai visto arrabbiato."

"Non sono arrabbiato, voglio solo andarmene da qui."

"Perché non ti concentri ulteriormente sul Padd e cerchi altre informazioni? Forse questo ti distrarrà da certi pensieri."

"Ah, bella cosa, ma se ho passato una buona mezz'ora tentando di decifrare una pagina scritta in codice prima di capire che non era affatto scritta in codice ma che si trattava di proverbi. Proverbi che ha collezionato il mio doppio, oscuri, incomprensibili, sentite: 'Chi va con lo zoppo impara a zoppicare - l'acqua cheta rompe i ponti - non esistono più le mezze stagioni - non mettere il carro davanti ai buoi' e via così! Ma che razza di persona sono mai, in questo universo..."

<Attenzione, rilevata nave in avvicinamento. Attenzione rilevata nave in avvicinamento...>

"Ragazzi i sensori hanno rilevato una nave e... merda, è lunga più di 18 km e... caccia lanciati, rotta di intercettazione..."

La cella era buia, scomoda, studiata appositamente per mettere gli occupanti nello stato d'animo più cupo. All'angolo di una parete era appeso un cartello su cui era disegnata la pianta della nostra cella, ossia un piccolo quadrato, con un puntino rosso ed una freccia con l'indicazione VOI SIETE QUI. Sotto, più in piccolo, la frase: Attenzione, in conformità alle leggi vigenti informiamo che il contenuto del presente cartello può risultare dannoso alla salute.

Riconobbi la mano di Gozar, l'angosiano primo ufficiale di questa nave, e il suo distorto senso dell'umorismo. Eravamo infatti reduci da un allucinante interrogatorio a base di scariche elettriche impostato come fosse un quiz a premi. Un quiz dove potevi vincere l'occasione di restare vivo e, sinceramente, visto che non avevamo le informazioni che ci richiedeva, nessuno di noi capiva perché non ci avesse già uccisi tutti. Del resto Gozar era psicopatico, forse voleva divertirsi ancora un po' a giocare con le sue prede.

Rimuginavo su tutto questo mentre ero immerso in uno stato di trance per riprendermi dalle torture appena subite, la Meditazione del Domatore di Anguille si stava rivelando provvidenziale.

Alcune scariche che Gozar ci aveva propinato erano veramente forti, non mi ero sentito così da quando ero adolescente ed i medici stavano tentando di stabilizzare il mio metabolismo. In confronto a quegli anni di dolore, sei ore di torture potevano sembrare brevi ma quando stai soffrendo il tempo si distorce e si allunga a sproporzione fino a congelarsi, come se la tua intera esistenza fosse concentrata in un unico attimo di dolore, senza niente prima, senza più nulla dopo.

Avevo però una consolazione non indifferente: mentre in passato non potevo prendermela con nessuno se non con il mio stesso DNA, in questo caso potevo rivolgere la mia frustrazione verso un bersaglio esterno: Gozar. Questo mi aveva aiutato a restare concentrato e superare quella prova con il minimo dei danni.

Quando anche gli altri si furono ripresi quel minimo necessario da poter sostenere una conversazione iniziammo a parlare della nostra situazione tentando di sdrammatizzare il più possibile, per quanto fosse possibile sdrammatizzare una situazione del genere. Parlammo anche di come (ma soprattutto di perché) Luke Dalton fosse stato requisito dall'Intendente Ossydianne appena ci avevano catturati e di quale terribile sforzo fisico veniva sottoposto in questo momento.

Fino a che non successe.

Era prevedibile, forse inevitabile, ma mai sottovalutare il potere di negazione, così fui colto di sorpresa. Improvvisamente Foster e Vaarik iniziarono ad attaccarsi verbalmente e probabilmente solo un forte autocontrollo gli impedì ai due di saltarsi alla gola a vicenda.

La frustrazione, il dolore, il senso di momentanea impotenza ci stavano portando ad accapigliarci fra di noi invece di dirigere le nostre energie contro il vero nemico. Praticamente un caso da manuale ma nessuno ci obbligava a seguire passivamente la ricetta cucinataci da Gozar se non noi stessi. Così decisi di agire.

Sapevo esattamente cosa dovevo fare, o così speravo. Mi avvicinai alle sbarre ed inizia ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola. "Aprite! Santa Pazienza! Aprite! Non posso stare un minuto di più in questa maledetta cella! Aprite, ho detto!"

Gli altri si ammutolirono per un istante e mi guardarono con aria interrogativa. Nessuna guardia venne alla porta ma io ero deciso a continuare. "Gozar! Lo so che ci stai osservando, dove sei? Ho deciso di parlare, mi hai sentito?" mi guardai intorno nella cella ma non vidi apparati di osservazione, fino a che il mio sguardo non si posò su quel cartello surreale ed allora ebbi un illuminazione. Mi avvicinai e lo strappai dalla parete, dietro era celata una telecamera, mi avvicinai per urlarci dentro fino quasi ad inghiottirla. "Posso darti un potere, un potere illimitato a patto che tu mi tiri fuori da qui. Voglio uscire!"

Sentii una mano posarmisi sul braccio, gli altri avevano fatto gruppo intorno a me. "Renko, accidenti! Calmati! Calmati!" più loro tentavano di afferrarmi più io mi divincolavo. Un colpo di faser interruppe la scena madre. Gozar era in piedi davanti alle sbarre della cella. "Lasciatelo" ordinò con il tono di voce di chi è abituato ad essere obbedito. "Voglio sentire quello che ha da dire, e spero per tutti voi che sia qualcosa di interessante, di veramente interessante."

Guardai i miei compagni sperando che capissero: "L'orso che si avvicina troppo alla ciambella rischia di precipitare dentro al buco." Vidi per un attimo l'irritazione sul viso di Foster, evidentemente non era dell'umore giusto per sentire un'altra perla di saggezza, ma poi una scintilla di comprensione gli illuminò gli occhi. Anche Vaarik e Ripley annuirono impercettibilmente.

"Oh, no, Renko! Non puoi svelargli il nostro piano per conquistare l'universo!" iniziò a dire Ripley, ma Vaarik le diede di gomito sussurrando: "Stai esagerando, così non ci casca." Poi, a voce alta, disse: "Renko, come puoi tradirci così! Non puoi consegnarglielo! Non puoi consegnargli il Guardiano!"

"Cosa sapete, voi, del Guardiano?" si informò Gozar, mentre lo sguardo si incupiva, combattuto fra il desiderio di potere ed il sospetto.

"Sappiamo come attivarlo e come attingere al suo potere" dissi, avvicinandomi alle sbarre e parandomi direttamente in fronte a lui.

"Mentite!" rispose Gozar facendo ondeggiare la punta del fucile faser con aria minacciosa.

"No, non mentiamo e tu lo sai fin troppo bene. Hai trovato i miei DiPAD quando hai fatto perquisire il cargo vero? I miei due DiPAD, uno di questo universo mentre l'altro... l'altro viene da una diversa linea temporale. E' per questo che non ci hai ucciso vero? Perché sospettavi... e avevi ragione, noi conosciamo la chiave per un potere immenso e possiamo dividerlo con te, se ci lasci vivere."

"E se invece tu mi dicessi tutto adesso altrimenti ti disintegro la testa?" Gozar mi puntò il fucile dritto in fronte, vidi il suo dito sul grilletto mentre si contraeva, ansioso di premere il comando di fuoco.

"Non sono così stupido, se ti dicessi tutto ora mi uccideresti comunque."

"Puoi scommetterci" sorrise Gozar, poi abbassò l'arma e scrollò le spalle come dire 'vabbè, il tentativo dovevo farlo'. "Esci, ci attende una fruttuosa collaborazione. E in quanto a voi..." disse, rivolto agli altri del gruppo " ...piacere di avervi conosciuto" concluse, puntando il fucile.

"Aspetta!" Lo fermai "Ho, bisogno di loro per attivare il Guardiano. Ognuno di noi conosce solo una parte della procedura di attivazione. E' una contromisura per fare in modo che nessuno avesse il potere assoluto e potesse farsi venire in testa strane idee come... liberarsi degli altri, capisci?"

"Perfettamente" rispose Gozar, che probabilmente stava già pensando a dei piani su come liberarsi di noi una volta messe le mani sul guardiano.

***

La navetta che Ossydianne aveva scelto per giungere al Pianeta del Sempre aveva alloggi per dodici persone sebbene fossimo solo in sette. La nave era particolarmente lussuosa, molte delle rifiniture, per non parlare dei numerosi soprammobili, erano di latinuum purissimo. La classica nave il cui scopo era quello di mostrare la ricchezza e la potenza del proprietario, in questo caso l'Intendente Ossydianne.

Se c'era anche lei con noi era perché Luke aveva avuto la nostra stessa idea e l'aveva convinta a portarci sul Pianeta del Sempre dove avremmo potuto pensare a qualche piano per rimettere le cose a posto. Ora la navetta era ben nascosta in una gola del pianeta, mentre Gozar e Ossydianne erano ai piedi del Guardiano... entrambi morti. Come era prevedibile entrambi volevano il potere assoluto solo per sé stessi. Così non si erano fatti accompagnare da guardie ma ci avevano scortati in due.

Due contro cinque, sicuri della loro superiorità. Sebbene loro fossero armati e noi no, le probabilità di riuscire a sopraffare due persone, per noi, erano alte, ma non ce ne fu bisogno. Una volta giunti sul pianeta ed attivato il Guardiano, infatti, era stata la stessa Ossydianne ad uccidere Gozar ed avrebbe ucciso anche noi, se non fosse stato per Luke. Luke, che con la scusa di baciare l'Intendente le aveva sfilato il faser di scorta che lei teneva sempre dietro la schiena e l'aveva usato.

Una volta fatti sparire il cadaveri non era rimasto altro da fare che il salto a ritroso nel tempo attraverso il Guardiano.

Ci ritrovammo nel medesimo punto in cui sbucammo la prima volta. In un parco nella Sacramento del 1979. La prima cosa che sentimmo fu l'esclamazione di stupore di un bambino. Ci ritrovammo a fissare lo stesso bambino che avevamo spaventato la prima volta e che sarebbe diventato un terrorista antiufologo. Il bambino ci guardava con gli occhi sgranati e ci disse "'ncora!?" Il volto mostrava ancora un leggero rossore di pianto, evidentemente gli altri noi stessi erano sbucati qualche attimo prima e lo avevano già spaventato. Poi il bambino guardò Ripley che nella prima occasione non era con noi e, per un breve istante, i lineamenti del suo volto furono scossi da un breve istante di riconoscimento. Foster colse al balzo l'occasione: "L'hai riconosciuta vero?" disse, chinandosi e guardando il bambino negli occhi. "E' una famosa attrice," continuò Paul, "sai, stiamo girando un film, qui, ma non dirlo a nessuno altrimenti i curiosi arrivano e ci rovinano le immagini."

"Si, si," rincarò Luke "vedi queste orecchie? Finte, sono una maschera," disse l'umano, indicando Vaarik e iniziando a tirargli un orecchio. "Vedi, sono finte, non sente nessun male, altrimenti urlerebbe."

Insistendo, Foster riuscì a convincere il bambino che non eravamo alieni ma professionisti del mondo della celluloide ed improvvisamente ci ritrovammo di nuovo nel nostro tempo, sul Pianeta del Guardiano del Sempre, la linea temporale era stata ripristinata.

"Che cosa è successo esattamente?" chiesi.

"Non ricordi?" mi rispose Foster "la copertura della S.H.A.D.O. era il cinema. Avendo più o meno frequentato l'ambiente mi sono ricordato che Ripley è la copia sputata di un'attrice di quel tempo, certa Siguorney Weaver che aveva appena girato un film di grande successo ed era molto conosciuta. Infatti anche il bambino l'aveva già vista ed è stato facile convincerlo che stavamo girando un film invece di essere dei veri alieni."

Controllai sul mio Padd: "Infatti quel bambino non diventò mai un terrorista antiufologo" confermai "divenne invece uno dei più grandi promotori per l'eliminazione della violenza dai film, scrisse anche un saggio contro gli effetti speciali nei film e di come la fantascienza potesse deviare le giovani menti. Cose del genere, attività che non impedirono il Primo Contatto, comunque."

"Già, e tutto quello che abbiamo passato è come non fosse mai successo. Essendo stata la linea temporale veramente risanata, stavolta, siamo tornati automaticamente al punto di partenza. Verrà sicuramente aperta un'inchiesta per tutto questo, cosa diremo?" chiese Dalton.

A tutti e cinque venne naturale dare uno sguardo nella direzione dove sapevamo essere nascosta la nave piena di latinuum.

"Beh... dal mio modesto punto di vista credo che ci meritiamo una ricompensa per aver salvato la Federazione."

FINE CAPITOLO