Body-Art

 

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CORPO, SANGUE E BODY-ART

Corpi radicali e identità mutanti (2)

Nel 1969 viene usato per la prima volta il termine body-art per segnalare gli interventi newyorkesi di Vito Acconci e Jan Wilson. Il corpo come "materia espressiva" era stato utilizzato già da Bruce Nauman e Dennis Oppenheim, ma Acconci raggiunge un certo livello di estremismo. In Trademarks (1970) si morde in tutte le parti del corpo raggiungibili con la bocca, lasciando profondi segni che, colorati con inchiostro, vengono stampati come marchi su carta o altre superfici. In Conversion (1970) l'artista si brucia i peli del petto, si tira i capezzoli e si nasconde il pene fra le gambe, sperimentando la possibilità di passare dal maschile al femminile, mentre in Opening (1970) trasforma l'ombelico in una vagina e in Seedbad (1971) addirittura si masturba in continuazione sotto una rampa su cui camminano i visitatori.

Ma già qualche anno prima (1965/9) un gruppo di austriaci, gli Azionisti Viennesi, adoperando pittura, oggetti, escrementi e materiali umani, si riappropriano del loro corpo, liberando tutti gli istinti repressi ed esibendo le loro nevrosi. Gli interventi sono diversi fra loro, a carattere politico (Otto Muehl, eventi con mescolanze di corpi, oggetti e materiali), rituale (Herman Nitsch, riti con animali sgozzati e squartati e persone nude ricoperte di sangue e visceri), sessuale (Rudolf Schwarzkogler, che arriverà fino alla castrazione e morirà suicida nel 1968 durante una sua performance), o che integrano defecazione e ingestione di urina (Gunter Brus). Il ricorso alla crudeltà e al sangue, con l'utilizzo di rasoi, bende, lame e pinze, è una costante, mettendo in scena cerimoniali pagani, riti tribali e simbologie di trasformazione.

Anche il californiano Chris Burden mette a dura prova la sua resistenza fisica e psicologica. Nel 1971 si chiude forzatamente per cinque giorni in un armadietto di ferro chiuso a chiave, bevendo soltanto acqua. Nello stesso anno, in Shooting Piece, Burden si fa sparare un colpo di pistola su un braccio da una certa distanza, restando lievemente ferito. Nel 1972 (Deadman) si chiude in un sacco di tela, collocandosi in mezzo ad una strada trafficata.

La francese Gina Pane comincia a lavorare col proprio corpo nel 1968, ma è del 1971 la sua prima azione in cui si ferisce (Escalade). In Sang/lait Chaud (1972) si taglia le labbra con una lametta e fà gargarismi con sangue e latte, in altre performance si mostra cosparsa di vermi, rotola sul pavimento cosparso di pezzi di vetro, sale a piedi nudi una scala con chiodi nei pioli, spegne il fuoco con i piedi, o mangia carne avariata fino al vomito, rappresentando con incredibile calma e compostezza la sua rivolta corporale autopunitiva che ha come scopo quello di produrre un forte shock nello spettatore per farlo riflettere sul significato delle sofferenze personali e collettive che attraverso i media sono invece ridotte a informazioni asettiche (telegiornali) e spettacolarizzazioni strumentali (horrormovies).

Gilbert & George rappresentano l'aspetto meno traumatico, ironico, paradossale: invece di identificare l'arte con la vita, essi identificano la vita con l'arte: tutta la loro esistenza viene infatti proposta come "scultura vivente". In Own new sculpture (1969), i due artisti si propongono per la prima volta come living-sculptures: con la faccia dipinta d'oro, si muovono come due automi su un tavolo al suono di una vecchia canzone inglese.

Kunstmuseum di Luzern (1974), realizza una performance con la sua fidanzata, mettendosi in pose tali da apparire, con l'aiuto del trucco, intercambiabile a lei.

Annette Messager rappresenta la ribellione femminista, preferendo un attacco psicologico laterale, operando una serie di travestimenti su clichè di un'iperfemminilità da rotocalco rosa legata ad un erotismo noir. Nel 1972 in Les tortures volontaires raccoglie fotografie di trattamenti estetici di donne.

Molto affini agli artisti che usano il proprio corpo, troviamo una serie di fotografi e scultori che esprimono la molteplicità degli incontri amorosi (Robert Mapplethorpe), o la dualità tra interiore ed esteriore del corpo e tra piacere e dolore (Louise Bourgeois), o il corpo come traccia, scoria, residuo (Andres Serrano, dove in una serie di fotografie rappresenta la morte, la violenza, il sesso, i senzatetto, i membri del KKK, ecc.), o l'erotismo oltre la sensualità organica (Nabuyoshi Araki). Un'artista che invece utilizza il proprio corpo per le sue fotografie è Cindy Sherman. Dal 1975 al 1995 ha prodotto più di dieci serie di lavori, tra i quali le rappresentazioni dei ruoli femminili più tipici dei film anni cinquanta-sessanta (Untitled film stills, 1977-80), fino alle ferite, al sangue, al vomito (Fairy tales, 1985) e ai corpi feriti, freddi e morti (Disasters,1988).

Pierre et Giles sono una coppia di artisti francesi che lavorano insieme dal 1976, fotografando giovani amici, modelli, superstar del porno, cantanti e stilisti, proponendo un'immagine da bordello patinato, dagli estremismi transessuali al grottesco hollywoodiano.

E veniamo ai giorni nostri.

Speciale menzione va al gruppo teatrale di contaminazione La Fura dels Baus, che comincia le sue rappresentazioni nell'1984 con Accions in cui utilizza macchine meccanico-cibernetiche trattate come componenti del corpo umano ibridato. In Suz/o/Suz (1985) le macchine cominciano ad essere autonome, macchine ibride con tecnologie riciclate, motori di lavatrice, ruote dentate, bracci meccanici. Ma lo spettacolo si completa soltanto con la presenza dello spettatore, il quale ne fà parte integrante: non vi è alcuna separazione (palco, scenografia) che separa macchine, attori e spettatori, ma il pubblico si muove dentro la musica e le immagini. Con M.T.M. (1994) la macchina è quella del "potere", che manipola l'informazione, una manipolazione visibile negli schermi che producono immagini non vere. Il prossimo spettacolo della Fura dels Baus è BOM, programmato per l'ora zero dell'anno 2000, ed è pensato come spettacolo che coinvolgerà tutto il mondo perché si svolgerà in ventiquattro ore, ad ogni ora delle quali corrisponde una fascia oraria del pianeta in cui ogni paese appartenente è collegato in telepresenza.

Il fondatore della Fura dels Baus, Marcel.lì Antunez Roca, dal 1990 ha proseguito da solo ed ha realizzato Epizoo, metafora del contagio (epizoozia) dei supporti tecnici, la nascita di un nuovo corpo "contaminato" dalla tecnologia. Marcel.lì si presenta immobile su una piattaforma rotante, rivestito di fili, ganci e pinze che rispondono, per mezzo di leve ad aria compressa, alle stimolazioni digitate dal pubblico sulla tastiera di un computer, modificando le sue espressioni e muovendo e deformando alcune sue parti del corpo. Quella di Marcel.lì è la performance che meglio evidenzia la complessità dei rapporti biomeccanici contemporanei, ma anche medievali (la tortura inflitta con mezzo meccanico per la volontà di un pubblico).

Al 1990 risale la prima azione sulla pelle di Franko B. al Torture Garden di Londra, un fetish club dove i rituali sono ammessi perché nascosti, come risposta a un'operazione antioscenità in cui la squadra del buoncostume londinese arrestò un gruppo di gay che realizzavano video e azioni sadomaso. Franko B. presenta il suo corpo completamente spoglio, si taglia le vene da dove sgorga il sangue (non tutto fresco, ma in parte proveniente da prelievi periodici precedenti e riutilizzato nella performance) che si sparge sul suo corpo come in una tela. Un liquido interno esce alla vista di tutti, il tabù del proprio corpo viene disciolto. Le sue azioni provocano un'intensità viscerale, una risposta emotiva, paura, panico, fastidio, agiscono il limite del sopportabile. Il suo corpo si presenta a terra, nudo, schiaffeggiato, coperto di sangue e liquidi corporali, un corpo violentato, privato dell'identità.

Ancora sul corpo lavora Jenny Holzer, che realizza messaggi tatuati con inchiostro rosso sulla propria pelle in inglese e tedesco, i cui temi sono la guerra e i corpi violati (Jenny ha vissuto nell'ex Jugoslavia): "sono sveglia nel luogo dove la donna muore", "L'umanità è obsoleta". Il titolo della serie di scritture sul corpo è Lustmord (1993).

Anthony Aziz, statunitense, e Sammy Cucher, peruviano, in arte Aziz + Cucher, lavorano insieme dal 1990, creando immagini digitali create al computer (cybachrome) che preannunciano una trasformazione corporale. Unnatural selection è il titolo che raccoglie le loro tre serie di lavori, in cui rappresentano corpi che perdono gli organi espressivi, corpi sigillati ermeticamente, privi d'ogni orifizio, o corpi perfetti, superaccessoriati con optional come una pelliccia di visone, una personal computer o una videocamera.

Corpi territorializzati, ricombinati, ibridi come nelle immagini digitali di Yasumasa Morimura, che si rappresenta in alcune celebri opere d'arte occidentali, stravolgendo le categorie contrapposte Oriente/Occidente, maschile/femminile, importante/ insignificante. L'artista giapponese si appropria ad esempio dell'Olympia di Manet (che già a suo tempo aveva scandalizzato i borghesi parigini) e ne stravolge il significato.

Jana Sterback esplora i limiti, le contraddizioni, le metamorfosi della vita e della cultura dell'uomo attraverso il vestito, il corpo, gli ornamenti e le estensioni. Divan de séduction è un vestito-trappola; La robe si tratta di un abito in filo elettrico che si riscalda appena l'occhio elettronico avverte l'avvicinarsi di una presenza umana; Flesh dress è un vestito che rappresenta il corpo nudo; infine Télécommande, una performance in cui l'artista chiude e sospende il proprio corpo in un abito-gabbia che si può muovere sulle ruote soltanto con un telecomando. Il corpo è così indipendente ma non autonomo, non può toccare il suolo o avere propri movimenti.

L'artista francese Orlan comincia nel 1990 le performance chirurgiche che andranno man mano trasformando il suo volto secondo un preciso progetto (la fronte di Monnalisa, gli occhi di Psiche di Gérard, il naso di Diana a Fontainbleau, la bocca di Europa di Moreau, il mento della Venere di Botticelli): ogni singolo pezzo è stato mixato al computer e trasferito sul volto di Orlan. L'artista insiste sulla decostruzione di un'identità unica agendo sulla propria carne, plasmandola e modificandola. Ogni suo intervento chirugico viene documentato con filmati e video, esso si apre con la sua lettura di alcuni testi (Serres, Artaud, ecc.), a volte durante l'operazione, mentre il bisturi penetra, taglia, e modifica la struttura del suo volto.

Vi sono infine degli artisti che indagano le tecnomutazioni vere e proprie. Il corpo che diventa macchina, la macchina che diventa uomo. Potremmo citare gli esempi dei due film Tetsuo (The iron-man) del giapponese Shinja Tsukamoto, dove il protagonista subisce una mutazione fino a divenire metallo e cavi, o Crash di David Cronenberg - tratto dall'omonimo romanzo di James G. Ballard -, dove l'uomo sogna l'accoppiamento con (e per mezzo) della macchina. Ma vi sono gruppi che hanno lavorato direttamente sulle macchine in modo da rendere loro la vita: i Survival Research Laboratory dal 1978 a San Francisco hanno progettato e costruito macchine di leggendaria distruttività e orrore, integrandole a volte con rifiuti cadaverici d'animali. Draghi sputafuoco, macchine esplosive, grosse catapulte, combattimenti incendiari, macchine che emettono suoni assordanti, spettacoli pericolosi per il pubblico: il loro lavoro viene definito "arte della distruzione". Ad Amsterdam hanno collaborato con gli squatters, mettendo in fuga la polizia con delle macchine sputafumo.

In Europa dagli anni ottanta vi sono i Mutoid Waste Company, i cui lavori si avvicinano più a delle sculture: essi sono dei veri e propri travellers, che vivono in roulottes e macabri bus, girando per il sud Europa con improbabili automobili da loro costruite che possono circolare solo con uno speciale permesso.

Il Robot Group sorge nel 1989 ed è composto da artisti, ingegneri e tecnici che realizzano macchine più "umane" di quelle meccaniche. Shrinking robot heads è un'orchestra di robot che suona industrial e trash, producendo musica caotica. Il gruppo prende in giro i robot dei film di fantascienza, ironizzando le missioni spaziali e le cosiddette armi intelligenti.

Ma l'artista che preferisco è, se mi permettete, l'australiano di origini cipriote Stelarc. A partire dalla fine degli anni sessanta si cimentò nelle Sospensioni, una serie di azioni in cui il suo corpo veniva sollevato e lasciato fluttuare all'interno di spazi e gallerie, guidato da strutture telecomandate. Successivamente, ispirandosi alla cerimonia O-Kee-Pa degli indiani d'America, con ganci inseriti nella carne collegati a corde, si faceva issare nel vuoto con una gru, anche per venti minuti. Dopo 27 sospensioni (in tutti i luoghi del pianeta, dal grattacielo alla scogliera desolata) Stelarc, in collaborazione con un'èquipe di ricercatori universitari specializzati in robotica, ha realizzato Third hand: si è fatto innestare sul braccio destro una terza mano artificiale, comandata dai muscoli addominali e dalle gambe. Una teorizzazione estrema: il corpo umano mostra i limiti del suo sistema evolutivo, il suo progetto è quello di ridefinire il corpo umano.

E di Stelarc vi regalo anche l'URL di rete: http://www.stelarc.va.com.au/.

Il corpo è divenuto ormai obsoleto, e ha bisogno d'innesti tecnologici!

Quindi: violenza o intelligenza?

La questione non è così semplice. Ci sono casi in cui l'intelligenza può essere il mezzo per la violenza (l'intelligenza delle armi e delle macchine belliche) e allora per noi non è vera "intelligenza". D'altra parte ci possono essere violenze intelligenti, quelle cioè rappresentate dai suddetti artisti, dove la violenza non ha come fine il danno o l'annichilamento dell'"altro".

Il nostro è un interrogativo, e come tale deve far pensare, riflettere.

Quanto a questi "folli", per me sono nient'altro che artisti estremi, e vorrei ricordare a chi non fosse d'accordo quante volte, nella storia dell'arte, alcuni artisti meritevolissimi sono stati additati come "maledetti" e tacciati d'eresia.

Ecco alcuni esempi molto convincenti: le tele di Caravaggio erano spesso rifiutate per mancanza di decoro (oggi è considerato uno dei più grandi artisti del Seicento). Nel famossissimo affresco del Giudizio Universale della cappella Sistina di Michelangelo sono stati successivamente (nel corso del Cinquecento) "censurate" alcune parti ignude delle persone (culi e pubi, per intenterci) con dei drappi. Nell'Ottocento Manet con la "Colazione sull'erba" aveva dato scandalo rappresentando una donna nuda insieme a due uomini. E cosa pensare di Van Gogh, morto in miseria, senza sapere che ora le sue tele hanno raggiunto valori da capogiro? E Modigliani, l'Impressionismo, il cubismo, e poi l'Espressionismo, che era stato escluso dalle Accademie e per questo erano sorte le secessioni (monacese, berlinese e viennese)?, tutte correnti e artisti che nessuno, oggigiorno, se la sentirebbe di negare che si tratti di arte. Infine il Dada, che dissacrava lo stesso significato di arte: ricordate la "ruota su sgabello" e la "fontana" (un orinatoio rovesciato) di Duchamps? Per non parlare di Pop Art e Warhol, dell'arte concettuale e minimale. In Italia Piero Manzoni proseguiva la provocazione con la "merda d'artista" venduta a peso d'oro, mentre Christo andava per il mondo ad impacchettare opere d'arte, monumenti, persino intere isole. E molta gente è ancora qui a scandalizzarsi, a ragione o meno, ma ciò in fondo non interessa gli artisti.

Quello che tengo ad evidenziare è che questa extreme body-art ha una grande e profonda tradizione proprio in quegli artisti che noi apprezziamo (e più torniamo indietro negli anni e più apprezziamo, soltanto perché è passato più tempo per "assimilarli" e comprenderli fino in fondo). Non a caso basta sfogliare un buon manuale di storia dell'arte del liceo, per trovare menzionata (magari all'ultima pagina) la body-art e l'azionismo e i nomi di Vito Acconci e Gina Pane, dai quali questo mio articolo prende avvio.

È molto più semplice, però, che varchiate la soglia del portale di una chiesa e guardiate attentamente le decorazioni: vi troverete morti sanguinanti, crocifissioni, teste tagliate, gente torturata e martirizzata. Se la rappresentazione del martirio era accettato secoli fa in una chiesa, perché non accettare oggi un artista che si taglia?