<


Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo, cosi in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male.

Amen”


Eminentissimo Padre.

Già dalle prime sillabe della madre di tutte le preghiere scopro quanto sia lontana da me la verità.


Nel vangelo di Matteo 6,9-15 i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare ed Egli risponde “…quando pregate, pregate così…”.

L’ho ripetuta molte volte nell’arco della mia vita senza coglierne la verità assoluta.

Come Le dicevo, Padre, come una folgorazione alle sole parole “Padre nostro” un nuovo mondo, una nuova chiave di lettura mi si apre d’innanzi:

Il Cristo che parla ai suoi discepoli non dice “Padre Mio”, ma in un gesto di immane Carità, dona a me, a tutto in genere umano, oltre che se stesso il proprio Padre: l’altissimo Signore di tutte le genti, mai come oggi così dimenticato, mai così come oggi tanto vicino.

Rivela ai discepoli, e quindi anche a noi, il modo nel quale, attraverso di lui, arrivare a quel Dio tanto misterioso per coloro che, come dice S. Paolo, “sono sotto la Legge piuttosto che la Grazia”: porsi a Lui come si farebbe verso un Padre.


Il Signore mi ha benedetto nella mia vita con due figli, ed una moglie, meravigliosi, ma la mia meraviglia è ancora più grande se penso che l’amore che io provo per i miei figli, ogni giorno più offuscato dal timore del domani, non è niente se paragonato a quello che Dio prova per noi.


Il Cristo, quasi in tono di rimprovero, spiega “non ricevete quello che chiedete perché chiedete male”.

Attenzione io credo che qui non si tratti di una questione di Rispetto, o di “buona educazione”, questa è, e sempre lo sarà, una questione di

Riconoscenza.

Il Signore si rivela immediatamente a Mosè dicendo: “…Io sono il Signore Dio tuo, il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe…”.

Egli era il Prescelto, l’uomo che Egli aveva scelto per la liberazione del suo popolo, eppure non Dice di Se “…io sono tuo padre…”: quale grande grazia ci viene allora concessa se permette a noi, in Cristo, di chiamarlo Padre.

Quante volte, recitando il Santo Rosario, le parole “Padre nostro” sono già dimenticate al verso successivo.

Eppure quello è il momento in cui a noi viene concessa la grazia di riconoscere, lo ripeto riconoscere, che Egli è nostro Padre, il momento in cui, “…come bimbi svezzati tra le breccia della propria madre…”, dovremmo mostrare la nostra nudità interiore più estrema svestendoci di tutte quelle esteriorità di uomini che la durezza della vita a maturato.


Vorrei, ma non mi dilungo oltre. Anche perché sarebbe contrario al principio stesso di questa preghiera.

Analizziamo infatti la struttura di quanto dice il Cristo.

Subito dopo aver compiuto l’atto di Riconoscenza verso il Padre indicando, per così dire, anche dove cercarlo con lo sguardo (…che sei nei cieli…), Egli ci mostra una serie di priorità peculiari di quella che dovrebbe essere la vita dei figli di Dio.


Al primo posto vi è il Signore “…sia santificato il Tuo nome…”.

Questo passo del Padre Nostro è la sintesi dell’amore del Cristo verso Padre: La lode al Suo Santo Nome è quella del Verbo Incarnato verso il Padre ispirata dallo Spirito Santo. Non parlo di astrattezze. Non parlo di un Dio che fa le lodi a se stesso ma piuttosto, di un monito da prendere in grande considerazione: Nessuno, ripeto nessuno, può dire “…lode a Dio…” se non attraverso l’ispirazione dello Spirito Santo. Per questo l’attenzione a questo passo non è inferiore a quello precedente: E’ come dire “…Signore, attraverso la luce del tuo Santo Spirito finalmente riconosco che tu sei mio Padre e ti ringrazio di questa grazia lodando il Tuo nome,,,”.


Subito dopo la cosa che più dovrebbe importare ad ogni uomo è l’ottenimento della vita eterna in Lui e con Lui “…venga il Tuo Regno…”.


La richiesta del Cristo in questo passo ha il sapore amaro della sua Passione. Quasi volesse affrettare i tempi di quel “calice” che solo lui doveva bere.

Guardo al Cristo, una vita passata interamente a dispensare Carità al solo scopo di insegnarci che non c’è altra via se non un cuore puro e caritatevole, fino alla morte di croce, per ottenere la vita eterna.

Sono spacciato. Siamo spacciati. Conduciamo, non mi riferisco a Lei Eminentissimo, una vita alla ricerca continua del benessere, della soddisfazione personale, del potere terreno, dimenticando che la via che conduce al regno di Dio è dalla parte opposta. Quel “…venga il tuo regno…” recitato tante volte affrettatamente, con il timore che ci rubino l’automobile parcheggiata fuori dalla chiesa, è quello pronunciato con incoscienza da uomini che non fanno nulla per guadagnarlo.

Una condotta tale è come dire “…che venga pure il Tuo regno, io intanto cerco di godermi questo…”.

Questo passo dovrebbe essere per tutti, ed in effetti per molti lo è, una promessa, un “Atto di Dolore”, uno stato di contrizione: Invertirò la rotta, cercherò il tuo regno!


Appena dopo, vi è l’atto di affidamento incondizionato della propria vita al Padre “…sia fatta la tua volontà, come in cielo cosi in terra…”


Lo stesso Cristo che poco prima aveva invocato presto il regno di Dio, ora si sottomette alla volontà imperscrutabile del Padre, a cui tutto l’universo si sottomette: “…come in cielo cosi in terra…”. Quante lotte inutili perpetrate ai danni dei fratelli per salire un gradino più in alto: il Signore ne ricolmerà le otri di notte durante il sonno, a chi lo teme.


Al terzo posto la sopravvivenza del corpo “…dacci oggi il nostro pane quotidiano…”


Il Cristo non parla ne di salute ne di longevità ne tanto meno di ricchezza ma di piccoli bocconi di pane da accettare come la manna dal cielo nel deserto della vita quotidiana. In pratica nulla di più di quello che basta per arrivare alle benedizioni del giorno successivo. Nulla che possa aumentare la nostra vanità. Come dire “…a che serve alzarsi sazi dalla tavola se non vi è rendimento di grazia, se il nostro animo non è stato nutrito da quello Spirito che tutto sa e che tutto ha previsto…”.


Al quarto posto la debolezza di quel corpo che abbiamo appena nutrito e nel quale vive volontariamente prigioniero lo Spirito di salvezza “…rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori…”.


Credo fermamente che il Cristo abbia voluto, mi si lasci passare il termine, suggerire al Padre di non tenere in alcun conto la nostra incapacità di perdonare, la nostra caparbietà usata al solo scopo di portare rancore, ma di usare a noi, nella sua infinita magnanimità, quella clemenza che tutto copre, tutto perdona, tutto dimentica.


In fine l’epilogo rende giustizia allo scopo della venuta del Cristo, già scritto dagli inizi dei tempi quando il Verbo era Dio ed era presso Dio: “…non indurci in tentazione, ma liberaci dal male”.


La consapevolezza delle povertà della nostra umanità chiede un ulteriore atto di Carità assoluta. Consapevole del fatto che non può, ripeto non vi può essere nessuna salvezza senza l’aiuto di Dio, Egli chiede per noi di proteggerci allontanandoci da quella caducità d’animo insita, non già nello Spirito che riceviamo con il battesimo, ma nella corporeità alla quale dobbiamo essere pronti a rinunciare.


Mi perdoni Lei Eminenza.

E mi perdoni il Signore Padre Nostro, se solo ho osato addentrarmi tra le sacre parole della madre di tutte le preghiere.

Ma alle volte ho la sensazione di essere come quelli che corrono in autostrada superando il limite imposto di velocità: La morte non è una cosa che mi riguarda e soprattutto non mi riguarda quella degli altri. Quegli altri per i quali il Cristo è morto, umiliato, tre volte inchiodato sul legno di quella croce che grida perdono piuttosto che vendetta.

Eminentissimo buon pastore mi benedica e preghi per me e per la famiglia che Dio mi ha dato. Sono certo che in un momento di pace lo farà, e quel Dio infinitamente buono le darà ascolto. Prometto di pregare per Lei rubando un po di tempo qua e la.

Nella Pace del Cristo la bacio con il Bacio Santo e le auguro buon lavoro.

Mariano Binetti


Pater noster, qui es in cælis

sanctificétur nomen tuum

advéniat regnum tuum

fiat volúntas tua

sicut in cælo, et in terra

Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie,

et dimítte nobis débita nostra

sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris.

Et ne nos indúcas in tentatiónem

Sed líbera nos a malo

Amen