LA LAPIDE DI LEODEGAR
Testo originale in latino:
"Non curandosi delle sicurezze della vita
Qui spezzò i vari idoli dei pagani
Mutò con la fede i riti di chi era in errore
Donando ai pellegrini bisognosi il suo cibo
Ogni anno tirando a sorte distribuì le decime
Fondò l'ospizio di San Benedetto
Protettore Cristo costruì la chiesa di San Martino
Con animo pio volle qui esser sepolto
Offrì le risorse di tutte le sue mense
Il suo corpo consegnato alla terra, l'anima innalzata ai cieli
Dodici olimpiadi e un primo e un secondo
Lustro aggiunse ai due che visse qui
Morì nel quarto anno di Astolfo"
La lapide era originariamente posta nella chiesa di Santo Stefano a Sorano
(vedi scheda) e fu traslata in San Giorgio solo in epoca moderna. L'iscrizione
è in metrica e il nome dell'intestatario è scomparso dalla
lapide ma è stata attribuita a tale Leodegar, vescovo di cui si è
conservata la tradizione.
Tuttavia il riferimento alle Olimpiadi come metodo di datazione rimanda
senza dubbio all'ambito greco-bizantino: potrebbe trattarsi di un personaggio
d'estrazione militare orientale - tuttavia anche un vescovo o comunque un
personaggio più immediatamente collegato a Roma non è escluso
dato che all'epoca Roma era sotto la diretta influenza costantinopolitana
e può darsi che negli epitafi importanti non fosse disdegnato il
sistema calendariale orientale.
Visse 68 anni (dodici olimpiadi + 4 lustri) dei quali gli ultimi dieci
a Filattiera (anzi, a Santo Stefano) e morì nel 752 d.C. (quarto
anno del re longobardo Astolfo).
La chiesa citata di San Martino andrebbe forse identificata in quella del
paesino di Mulazzo mentre l'ospizio di San Benedetto è forse da rionoscere
in quello in località Montelungo(ossia Mons Langobardorum) località
antichissima, dov'era presente un monastero di San Benedetto, dipendenza
dell'abbazia benedettina di Bobbio, fornito di un ospizio per i romei.
Sarebbe interessante se proprio a questo monastero si riferisse un misterioso
passo delle Cronache Anglosassoni che recita: "Hoc tempore (596) monasterium
sancti Benedicti a Longobardis desctructum est" . Peraltro, dovrebbe
indubbiamente trattarsi della MANSIO XXXII SCE BENEDICTE di Sigerico.
|