LA COMMEDIA SEXY ALL'ITALIANA 

 PARTE3:   Infermiere, dottoresse e ginecologi


Filmografia:

"L'infermiera"(1975); di N. Rosati, con U.Andress, D.Del Prete.

"L'infermiera di mio padre"(1975); di M. Bianchi,con D.Giordano.

"Il ginecologa della mutua"(1977);di J. D'Amato, con R.Montagnani.

"L'infermiera di notte"(1979); di M. Laurenti, con G.Guida, L.Banfi.

"L'infermiera nella corsia dei militari"; (1979) di M.Laurenti; 

"La dottoressa ci sta col colonnello"; (1980) di Michele Massimo Tarantini 


Commenti :Un altro ambito che diede molti spunti  fu sicuramente quello medico. Infermiere, dottoresse e paramediche diventavano così le protagoniste di pellicole pronte a riprendere tutti i sogni erotici degli italiani. Chiunque sia stato in ospedale almeno una volta non può non aver fantasticato su qualche bella infermiera o su qualche giovane dottoressa. Ed ecco che, celeri ed operosi come sempre, i cineasti italici subito hanno approfittato ed hanno sfruttato tali "depravazioni".

In questo sottogenere, a differenza di altri, non vengono creati personaggi alla Eva Marini, protagonista di un ciclo di più film, ma le attrici ed i personaggi cambiano da pellicola a pellicola. Questo anche perché, pur avendo come protagoniste figure accomunabili per una professione simile, gli ambiti in cui le trame sono ambientate sono svariati. Per rimanere vicini all'argomento , inizio parlando di due film legati all'ambiente militare. Il primo è un lavoro di Mariano Laurenti, del 1979, "L'infermiera nella corsia dei militari", con Lino Banfi e Nadia Cassini. Qui Banfi è lo psichiatra Amedeo La Russa, direttore di una clinica per malati di mente, costretto ad assecondare le follie dei suoi pazienti; oltre a ciò deve anche affrontare il problema della frigidità della moglie che, incurante delle sue avance erotiche, preferisce leggere riviste. Ad un certo punto entra in scena Nadia Cassini, finta infermiera, che deve recuperare due dipinti del Caravaggio nascosti nella clinica. Così… (non posso mica raccontarvi tutto il film, no?). Il film viene allietato dai molti caratteristi, tra cui segnaliamo: il buon Vitali nel ruolo di un pittore pazzo tormentato da una zanzara immaginaria, pretesto per una serie di schiaffoni tra lui e Banfi (ripresa di una vecchi gag di Totò); Susan Scott, la moglie fredda di Banfi; Jimmy il fenomeno (altro che Ronaldo!) che impersona il portiere della clinica che continua a ripetere di non essere uno dei matti (ma con quella faccia chi gli crede!); per ultima Karin Shuber, non ancora dedita ai film porno (eh, si sa, la carriera si fa a piccoli passi!). Scena memorabile rimane quella in cui il nostro Banfi, guardando da vicini il simpatico fondoschiena della Cassini (sua dote recitativa migliore) implora estasiato:<<Perché non parli?>>. La stessa coppia di protagonisti è presente nel film dell'anno successivo (1980) di Michele Massimo Tarantini, "La dottoressa ci sta col colonnello", in cui Banfi è, appunto, un colonnello microdotato che vorrebbe sfruttare le conoscenze tecniche della dottoressa (la Cassini) proveniente del Sud Africa (novella Barnard), specializzata in trapianti di organi sessuali. A tal fine sceglie il povero Mazzancolla (e chi se non Alvaro Vitali, che già aveva recitato il ruolo del superdotato Quattromani!) come donatore. Purtroppo l'intervento non riesce del tutto e l'ormai eunuco Banfi finisce nel coro delle voci bianche, mentre la moglie si trastulla il buon Mazzancolla. La Cassini qui da sfoggio delle sue doti canore (meglio le chiappe! ndr), restando memorabile per la sua pronuncia della lingua italiana, che riuscì a produrre neologismi originali (così tramandano gli storici del cinema) come il termine "coglionello" con cui chiama continuamente Banfi. 

Ultimato così il sottogenere militare possiamo passare a quello prettamente "medico"; come dicevo molte le attrici che ci dilettarono nelle vesti di buone crocerossine, pronte a curare ed a soddisfare ogni bisogno dei poveri malati. Pur cambiando gli attori protagonisti queste pellicole hanno, in ogni modo, una trama molto simile. Infatti, solitamente la brava infermiera non è che l'inconsapevole mezzo per raggiungere i loschi scopi dei coprotagonisti, implicati in affari di famiglia poco simpatici.

                                                               Pamela Prati
                                                                 Pamela Prati

Il primo film di questo tipo è opera di Nello Rosati del 1975 "L'infermiera", con Ursula Andress e Duilio Del Prete, dove la Andress viene chiamata per "eccitare a morte" il patriarca di una famiglia di viticoltori, che sperano così di dividersi il patrimonio familiare. Sfortunatamente però…Nel cast ottimi caratteristi che danno al film un buon ritmo, come Lino Toffolo, ed il prossimo premio Oscar Jack Palance. Sulla stessa linea sta l'opera di Mario Bianchi, sempre dello stesso anno, "L'infermiera di mio padre" con protagonista Daniela Giordano, che cerca di ricalcare lontanamente la trama dell'"Enrico IV". Pellicola del 1979 dello stesso sottogenere è "L'infermiera di notte", di Mariano Laurenti, con Gloria Guida, Lino Banfi e Mario Carotenuto, in cui la Guida deve badare al vecchio (e finto) zio Carotenuto, il tutto alle spese del povero Banfi, generoso solo al fine di accaparrarsi l'eredità del vecchiardo, anche se… (lo so non insultatemi, ma se vi svelo il finale non c'è più divertimento).

Come ultimo titolo voglio citare un lavoro dell'esimio maestro Joe D'Amato, che nel 1977 dirige un grande Montagnani nel film "Il ginecologo della mutua", storia semiseria delle beghe mediche dell'Italia anni 70. Il protagonista Franco Giovanardi (Montagnani) è un bravo, ma povero, ginecologo romano, genero di un barone della medicina, interpretato nientemeno che da Aldo Fabrizzi. Il nostro Giovanardi viene preso come sostituto temporaneo da un medico di fama implicato in loschi affari, che si trova costretto ad un breve esilio forzato, impossibilitato, appunto, a seguire il suo studio ginecologico in un quartiere bene di Roma. Qui Giovanardi comincia a diventare famoso tra le aristocratiche pazienti grazie oltre che alle sue doti "professionali", anche per quelle amatorie. Così pian piano prende coscienza dell'occasione che gli si è presentata, ed arriva a sfruttarla appieno… L'opera di D'Amato vuole in qualche modo essere una satira sia della situazione politica italiana, sia dell'ambiente della Roma "bene", con i suoi pochi pregi ed i molti difetti. In particolare ben riuscito è, appunto, il contrasto tra le clienti dello studio di Montagnani e quelle del suo più illustre collega. Di contorno sono le interpretazioni dei molti caratteristi che svolgono il loro onesto lavoro, a partire da Carotenuto nei panni dell'avvocato imbroglione; continuando con Isabella Biagini, la segretaria di Montagnani; per finire con Paola Senatore, collaboratrice del nuovo studio di Giovanardi. Come già accennato prima, c'è anche un cammeo di Aldo Fabrizzi, suocero di Giovanardi, impegnato in una scena a respingere i tentativi erotici di una giovane paziente. 


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