IL DITTATORE

 

TITOLO ORIGINALE:        The Great Dictator

REGIA:                                  Charlie Chaplin

SCENEGGIATURA:            Charlie Chaplin

MUSICHE:                            Charlie Chaplin ; Meredith Wilson

ORIGINE E ANNO:             U.S.A. ; 1940

DURATA:                             126 minuti

 

INTERPRETI:   Charlie Chaplin, Paulette Goddard, Jack Oakie, Henry Daiell, Reginald    Gardiner,

                               Grace Hale, Leo White, Billy Gilbert,

                             Carter de Haven, Chester Conklin, Hank   Mann

 

Siamo in un periodo imprecisato tra le due Guerre Mondiali: il Dittatore Hynkel prende il potere nello Stato di Tomania, invadendo poi la vicina Ostria. Un barbiere ebreo gli assomiglia incredibilmente. Il caso vuole che si sostituisca a lui e, quando forse tutti si aspettavano un discorso di odio razzista e di guerra, egli pronunci invece un discorso inneggiante all' amore ed all' eguaglianza, che apre le porte alla Speranza.

 

Un film ai confini dell' incredibile. Incredibile per molti motivi: per l' ambientazione, per i contenuti, per il modo con cui è costruito.

Ma soprattutto appare incredibile in relazione al periodo storico in cui il film è uscito: 1940. Vale a dire un periodo in cui i personaggi descritti sono ancora perfettamente in posizione di comando, ed in cui la piaga della guerra sta distruggendo il Mondo.

I riferimenti ai personaggi sono molto evidenti: Hinkel, dittatore di Tomania, in primis. Il suo nome assomiglia moltissimo a quello di "Hitler", e lo stesso saluto "Heil Hinkel" è ovviamente vicinissimo a "Heil Hitler". Il nome Tomania non è poi così lontano da quello di Germania. In più, la parola "Impero Tomano" o "Tomanico" ricorda molto quella di "Impero Ottomano". Forse una forma di ironia. Un caso? Ironia? Probabile. Ma ci torneremo tra poco.

Proseguiamo nei nomi: Ostria sta per Austria (ovvio), e ne richiama il nome tedesco Osterreich.

Benito Mussolini diventa Bonito Napoloni. Un gioco di parole notevole. Riecheggia il nome di Napoleone, della "Napola", combinazione vincente del gioco della Scopa (vuole indicare Mussolini come una specie di Asso Pigliatutto? O come una persona che lavora come fosse "un terno al lotto"? Può essere!). Anche Bonito ironizza sul nome ((Il buono o il bello? Forse l' ironia è su entrambe le condizioni!). Anche il suo gusto per la Senape Forte (che non riesce a amngiare!) sa di comico.

Vediamo poi le "Camicie Grigie", che sono le "Camicie nere".

Abbiamo introdotto il discorso dell' Ironia. Questa è presente in ogni circostanza. A cominciare da chi rappresenta Hynkel: Chaplin, Ebreo. Questo fatto è decisamente molto "gustoso", e trova diretto collegamento nel fatto che Hynkel appaia con una forte componente comica. In effetti il personaggio fa sorridere, appare maldestro, insicuro. Il suo stesso parlare appare senza senso (il suo linguaggio "assomiglia" solo al Tedesco, ma non lo è! Si tratta di suoni privi di significato!) Che Chaplin, con questo, voglia dirci che la volontà distruttiva è il contraltare dell' insicurezza? Può essere benissimo! In fondo, anche la Psicologia afferma la stessa cosa! Appare decisamente chiaro come la volontà distruttiva sia davvero "priva di senso".

Un' ironia che arriva al culmine quando il barbiere ebreo (interpretato anch'esso dallo stesso Chaplin, e anche questo non è un caso!) viene scambiato per Hynkel (ma, in fondo, sono già la stessa persona!) e, aspettandosi da lui un discorso di odio della Razza non ariana, pronuncia un discorso, invece, di amore ed uguaglianza.

Un possibile doppio, quindi. Un doppio ironico, che anticipa i drammi che verranno ma, al contempo, lancia una prospettiva verso il Futuro, verso la speranza di un Mondo migliore, che è enfatizzato dal sole, che comincia a sorgere quando il finto Hynkel lo dice. Anche questo è un monito: il sole è in noi, e sorge se noi lo facciamo emergere dai terrori e dalle angosce del nostro Essere, dalle "nebbie" che avvolgono il nostro cuore.

Probabilmente è proprio per questa scena che, negli Stati Uniti, il film fu accusato di comunismo (ad un certo punto Chaplin dirà: "Il Potere deve essere nelle mani di tutti, non di pochi").

Da quanto si può vedere, non ho ravvisato una situazione di questo genere, tenuto conto anche delle "Ineguaglianze" che il Comunismo aveva già allora prodotto.

Vi ravviso invece un forte contenuto spirituale, una reale proiezione verso il "sole" di un Mondo migliore. Un canto alla democrazia (appena prima il Ministro della Cultura aveva parlato di negazione della Democrazia). Un' eguaglianza tra tutti che, invece, è sancita dalla Costituzione Americana.

Appare, invece, decisa, una condanna alla Guerra. L' ironia, la "gag" Chapliniana, è una condanna alla follia bellica.

Anche all' inizio, il grande proiettile che, puntato a 100 Km. di distanza, cade a pochi centimetri esplodendo poi, mostra l' "implosione" della guerra. La guerra fa solo "Implodere" le strutture, distrugge sempre chi la propone. La Guerra che "implode" dentro l' uomo, distruggendolo. La Guerra che "abbruttisce" oltre che Annientare. Bellissimo davvero, questo parallelo tra Interiore ed Esteriore!

Un' altra scena mostra quanto questa visione di Chaplin  sia "lungimirante":  Hynkel gioca con una palla raffigurante il Mondo, ma questa gli esplode tra le mani. In quale senso splendido, qui, Chaplin anticipa quanto accadrà!  E con quale forza esprime come le manie scellerate di dominio sul Mondo siano destinate a franare in modo, spesso, drammatico!

Un film sonoro. Qui, Chaplin abbandona, forse a malincuore, il muto. Ma le movenze del Muto rimangono. Già dall' inizio, Chaplin quasi "inseguito" dal proiettile ci riporta ad un gusto da Gag, dove il gioco di parole, la battuta, il ridere basato sul linguaggio, appaiono ancora echi lontani.

Chaplin si esprime al meglio proprio nel momento in cui è mimico, in cui la sua gestualità fa ridere, dove il suo "danzare la Vita" assume qui il valore di danza per dirottare la tensione ma, al contempo, per simboleggiare l' unione che dovrebbe legare tutti. Una danza che assume il valore del gusto per la Vita, e mostra come la Vita sia sempre al di sopra di tutto.

Alla fine, comunque, esplode il Chaplin "sonoro", ma con le movenze del muto, con il sentire la preminenza del gesto sulla parola.

Ma anche la parola prorompe con forza, e lascia il segno. Oltre che nel discorso finale, anche nelle frasi senza senso che Hinkel pronuncia.

A dimostrazione che, l'abilità, quando c' è, cambia veste ma rimane tale. Così come il passaggio al sonoro non annienta Paulette Goddard, Anna nel film, che avevamo già visto, nel ruolo della "Monella", in "Tempi Moderni". Anche qui segno che l' abilità non danneggia il cambio di struttura, e non ne è danneggiata.

Qui, infatti, il Progresso è visto come un motore importante della Civiltà. Un Progresso che può aiutare l' uomo, se ben usato.

Il riferimento al Cinema può apparire chiaro: ora il sonoro non spaventa più; Chaplin lo sa affrontare, lo può affrontare con l' abilità del grande Regista ed Interprete. Anche il progresso del Cinema va affrontato, non temuto, potendone egualmente avere grandi soddisfazioni ed avere, ed offrire a chi guarda, grandi emozioni.

E, quindi, anche in questo, vedere sorgere il sole di un qualcosa di nuovo in cui, naturalmente, il Grande Cinema possa avere un ruolo importante e, di certo, continuare a far sognare.

 

Sergio Ragaini