Descrizione delle attività svolte:
Come già si è accennato, i temi su menzionati sono
stati affrontati nelle classi prime e seconde in due incontri di quattro ore
ciascuno. La metodologia scelta per l’intervento è stata teorico-
esperienziale. Si è lavorato utilizzando uno schema generale di lavoro. Questo
ha avuto una funzione simile a quella del canovaccio utilizzato nella commedia
dell’arte ovvero di una traccia che viene modificata e reinventata a seconda
del clima emotivo e delle esigenze specifiche della classe.
Descrizione del primo incontro:
Come si diceva, in questo incontro si affronta il
bisogno che abbiamo di incontrare ed accogliere l’Altro.
Preparazione del contesto:
anzitutto si
sono disposti i banchi sul fondo dell’aula e si son fatti sedere i ragazzi in
circolo in modo da favorire la
comunicazione faccia a faccia.
Presentazioni: Dopo aver disposto la classe, in genere noi ci presentiamo dicendo chi siamo, la nostra professione, i nostri hobbies ecc. e presentiamo il progetto motivando il metodo utilizzato.
I
ragazzi si presentano:
Obiettivi:
·
Dare la
possibilità ai ragazzi e a noi di conoscersi meglio
·
Affinare
modalità empatiche di ascolto
Tempo: 45 minuti
Attività:Si chiede ai ragazzi di presentarsi dicendo p.e. il
loro nome, la loro provenienza, i loro hobbies, le loro preferenze a
livello di materie scolastiche, letture, musica, attività sportive o giochi,
alcune caratteristiche della loro personalità e qualsiasi altra notizia per
loro importante al fine di farsi conoscere. In questo frangente risulta
fondamentale lasciar parlare i ragazzi spontaneamente. Eventualmente, al fine di
agevolare chi dimostrai difficoltà, è consigliato porre domande in modo da non
risultare invasivi, e riformulare il contenuto ed il vissuto di quanto il
ragazzo stava dicendo. A tal proposito, un esempio può essere di aiuto:
La domanda non invasiva non pone mai come possibile
risposta un si/no ma dà la possibilità di rispondere in qualsiasi direzione.
es: ”Come ti trovi in questa classe?” Anziché dire: “Ti trovi bene in
classe?” o ancor peggio: ”Perché non ti trovi bene in questa classe?” La
prima domanda è aperta, lascia cioè spazio ad una qualsiasi risposta; la
seconda implica che se non si trova bene significa che si trova male, si entra
cioè nel meccanismo degli opposti, o è bianco o è sicuramente nero; la terza
richiede addirittura una risposta di causa-effetto per cui può far scaturire
una reazione emotiva di rabbia improntata sulla colpa verso qualcosa o qualcuno
che provoca il suo non star bene a scuola.
Per ciò che riguarda la riformulazione, il discorso
sarebbe molto lungo ma, riprendendo l’esempio di prima, si può dire:
“Come ti trovi a scuola?” (risposta): “bene”
(riformulazione): “Dunque ti trovi bene…” pausa di silenzio (risposta):
“si mi piace perché quest’anno sono riuscito a farmi nuovi amici mentre
invece alle elementari i compagni mi prendevano in giro”. A volte di fronte ad
una domanda tipo “come ti trovi a scuola?”, il ragazzo potrebbe rispondere
bene ma nel contempo abbassare gli occhi o chiudere le braccia mandando un
messaggio non verbale di globale malessere. Di fronte ad una tale situazione la
riformulazione del vissuto, ovvero dell’emozione espressa in modo non verbale,
potrebbe aiutare alla comprensione di ciò che il ragazzo realmente vuole
esprimere. In tal caso si potrebbe p.e. dire: ”Mentre mi stai dicendo che ti
trovi bene abbassi gli occhi e chiudi le braccia, questo mi fa pensare che
tuttavia qualcosa non vada…mi sbaglio?” E’ importante iniziare o chiudere
questa nostra affermazione ad esempio con un mi sbaglio? Oppure “ho capito
bene?” In modo da lasciare sempre aperta la porta per un eventuale “sì ti
stai sbagliando… io sto proprio bene, sono contento.”
impostazione
delle regole comuni:
Obiettivi:
·
Aumentare
il senso di gruppo e di comunità all’interno della classe;
·
dare
contenimento e sicurezza;
·
esplicitare
il valore dell’Altro
Tempo: 20 minuti
La fase seguente mira ad impostare delle regole
comuni. In effetti, la classe non è solo un insieme di individui ma è anche
una piccola comunità. Una comunità acquista coscienza di sé anzitutto
attraverso la formulazione esplicita di regole condivise. Rousseau ne Il
contratto sociale afferma a tal
proposito: “Io rinuncio alla mia parte di libertà assoluta, in modo che la
mia libertà sia limitata dalla tua libertà, che è limitata dalla mia libertà”.
Non avendo moltissimo tempo a disposizione per soffermarci più a lungo su
questa fase, chiediamo semplicemente ai ragazzi di esprimere le regole
che per loro possono risultare fondamentali per lavorare in un clima
disteso e poter conoscere meglio sé e gli altri. Ne risulta in genere un elenco
dal quale, poi assieme, si scelgono almeno tre regole tra quelle che ottengono
il maggior consenso. Queste, solitamente vertono p.e. su:
·
prestare
ascolto ed attenzione quando qualcuno parla in quanto ognuno è importante e
degno di attenzione,
·
non
giudicare i propri compagni lasciandoli liberi di esprimersi,
·
parlare
uno per volta .
Introduzione
dell’argomento attraverso una metafora:
Obiettivo: utilizzo del linguaggio simbolico al fine di
trasmettere determinati significati.
Attività:Il tema centrale viene poi introdotto attraverso il
racconto di una storia o meglio di una metafora. Come ad esempio la storia de
“i tre fratelli” descritta a pag. 16 della relazione dell’anno scorso.
Brainstorming
sul significato del racconto:
Obiettivo: esplicitare assieme alcuni significati del racconto
in modo da fissarli a livello cognitivo.
Attività: Alla fine del racconto, si chiede ai ragazzi cosa
secondo loro ha portato lo straniero. In questa fase è d’obbligo non dare
alcun giudizio sulle idee proposte. Queste, vengono tutte elencate per iscritto
su un foglio grande e, in un secondo momento, assieme ai ragazzi, si sceglie
quelle più rispondenti al quesito posto inizialmente. Attraverso questa
tecnica, che solitamente viene utilizzata in ambito pubblicitario, si riesce non
solo a coinvolgere la classe, ma anche ad attivare l’elemento creativo.
Inoltre la risposta che ne scaturisce è una risposta condivisa e dunque
maggiormente accettata e compresa. In questo caso generalmente si giunge
all’idea che lo straniero ha portato al villaggio una soluzione ovvero
una nuova via d’uscita rispetto al problema.
Definizione
di punto di vista, mappa rappresentaizonale, territorio:
L’intento diviene poi quello di comprendere in che
modo lo straniero sia riuscito a vedere una nuova soluzione che altri non sono
riusciti a scorgere. Vengono così introdotti i concetti di mappa
rappresentazionale e territorio (pag. 15 epag.16 della relazione dell’anno
scorso). A sottolineare tali tematiche, spesso abbiamo proiettato il lucido che
riporto in allegato; in esso sono rappresentati degli omini che si differenziano
per una diversa visione del mondo ovvero della realtà. Ogni visione dipende
dalle diverse esperienze. Così c’è chi vede la realtà “blu”, o
“gialla” o “rossa”… Dentro queste fasce di colore ci sono le sue
credenze, i suoi valori, opinioni, emozioni, canali rappresentazionali (c’è
chi è più auditivo, chi visivo, chi cenestesico) ecc. il proiettare questo
tipo di immagini diviene importante al fine di utilizzare il maggior numero di
canali recettivi.
Le
interpretazioni non univoche:
Obittivo:
dimostrare in modo esperienziale come ognuno di noi possa percepire la realtà
in modo differente a seconda della sua personale esperienza, e dei suoi canali
preferenziali,
Attività: Si fanno vedere dei lucidi con raffigurate delle
immagini con interpretazioni non univoche, (allego alla fine alcuni esempi).
Concretamente, l’immagine viene proiettata per la durata di circa
trenta secondi poi si chiede ai ragazzi cosa sono riusciti a scorgere da
quell’immagine; alcuni vedono una sola figura altri un’altra altri entrambe
o infine altre figure non originariamente contemplate. Si spiega poi ai ragazzi
come non esiste una risposta giusta o sbagliata ma che questo rappresenta solo
un modo per conoscere di più il proprio modo di percepire la realtà e quello
degli altri.
Il
lavoro di gruppo:
Obiettivi:
·
Far
esprimere i ragazzi sull’argomento della diversità
·
Migliorare
la loro capacità di lavorare in gruppo
·
Far
prendere dimestichezza con la formula del brainstorming
Tempo: 1 ora
Attività: In questo ambito, i ragazzi lavorano in gruppo su un
unico tema dal titolo: “Partendo dalla tua esperienza personale, descrivi
quando ti è capitato di scoprire qualcosa di nuovo e per te importante
nell’incontro con chi è diverso da te per opinioni, cultura, punti di
vista ecc.” Gli studenti
vengono divisi in gruppi di quattro-cinque; uno per ogni gruppo ha il compito di
scrivere le varie opinioni sull’argomento. Il lavoro, anche in questo caso,
segue la logica del brainstorming e cioè si compone di due fasi (nel
nostro caso è stata inserita anche la terza fase che riguarda la condivisione
di gruppo):
I.
chi ha il compito di scrivere, annota tutto, assolutamente tutto quanto
gli viene riferito dai compagni, e quanto lui stesso pensa sull’argomento.
Questa fase è fondamentale al fine di entrare in contatto con quello che E.
Bono definisce il pensiero laterale ovvero la nostra creatività. Sono esclusi
da questa fase qualsiasi giudizio o critica sulle idee espresse; si ricerca più
la quantità che la qualità o l’attinenza delle idee
con il tema iniziale; la “corsa in folle” è qui ben accetta.
II.
Il gruppo sceglie le idee o le esperienze che considera più attinenti
con il tema iniziale e significative al fine dell’esposizione finale davanti
al resto della classe. In questo
caso è invece importante una valutazione di tipo logico ed è importante la
qualità di ciò che viene scelto.
III.
Ogni gruppo condivide il suo lavoro con il resto della classe, si discute
su quanto emerso e si conclude con un applauso di ringraziamento ad ogni gruppo
(sovente anche con qualche lancio
di caramelle).
Somministrazione
del questionario ‘la caccia al tesoro’:
il primo
incontro delle classi prime si conclude con la somministrazione del
questionarioriportato in allegato, le cui analisi rimando al capitolo specifico.
Descrizione del secondo incontro:
Il tema centrale del secondo incontro verte sul
bisogno che abbiamo di entrare in contatto con gli altri ovvero di essere
riconosciuti, stimati, amati.
Presentazione
delle sensazioni ed emozioni:
Obiettivi:
·
individuare
le proprie emozioni
·
allenarsi
all’introspezione
·
facilitare
lo sviluppo di competenze empatiche
Materiale: Non è richiesto nessun materiale
Tempo: 45 minuti, un’ora.
Attività: Si propone ai ragazzi di presentarsi per primi al
fine di non influenzare le loro risposte. In particolare si chiede loro di dire
il proprio nome e di cercare di esprimere come si sentono in quel momento, la
sensazione fisica o l’emozione. Es: “mi chiamo Francesco e questa mattina mi
sento stanco però sono anche allegro perché oggi saltiamo la lezione.” Si
suggerisce poi di identificare l’allegria e la stanchezza con un numero da uno
a dieci, dove uno era il massimo disagio e dieci il massimo benessere, ed una
zona del proprio corpo in cui egli stesso può identificare la sensazione. Se
l’alunno non esprime da sé il motivo dell’autovalutazione, si cerca di
aiutarlo a ricordare. Quando tutti hanno espresso le loro sensazioni ed emozioni
noi facciamo altrettanto.
Differenza
tra sensazioni, emozioni e sentimenti:
In
questa maniera si inserisce l’argomento centrale dell’incontro: la capacità
di conoscere, esprime ed ascoltare, sensazioni, emozioni e sentimenti. Volendo
accennare in modo molto sintetico e schematico a tali argomenti, si può dire
che:
le
sensazioni: riguardano ciò che noi proviamo a livello fisico come la
sensazione di fame, sete, freddo, caldo, tremore, bruciore, piacere, dolore
ecc.;
le
emozioni riguardano sia il corpo che la mente ovvero ciò che noi pensiamo
di una data cosa o evento; La sensazione + il nostro pensiero sulla cosa o
evento, generano allegria, tristezza, rabbia ecc. Più il nostro pensiero sarà
negativo, più l’emozione sarà spiacevole e dolorosa.
i sentimenti rappresentano delle emozioni verso qualcosa o
qualcuno che noi proviamo per un certo periodo di tempo.
Tra questi concetti, le emozioni, che includono sia
aspetti di sensazioni fisiche che aspetti di tipo cognitivo, sono state il
centro del nostro lavoro.
I
nostri principali bisogni:
Conoscere il linguaggio delle emozioni rappresenta
l’elemento indispensabile al fine di soddisfare il bisogno che abbiamo degli
altri. Per far meglio comprendere ai ragazzi l’importanza di tale profonda
necessità, ci siamo spesso soffermati su questo argomento in modo da fornire
inoltre un quadro di quelli che si possono definire come i principali bisogni
dell’uomo (bis. materiali, psicologici,spirituali). Tale spiegazione veniva
supportata anche a livello visivo attraverso un lucido che allego alla fine e
dal racconto dei Lamed waw riportato nella relazione dell’anno scorso.
Il
gioco dei colori:
La metafora è utile al fine di comprendere la
fondamentale importanza delle emozioni e introduce la successiva attività di
gruppo denominata “gioco dei colori”.
Obiettivi:
·
Esprimere
le emozioni attraverso l’uso simbolico del colore
·
Far
prendere coscienza dei vari colori che si possono vedere in ognuno e poterli così
integrare allargando al percezione di sé stesso
·
Far
sperimentare agli altri due componenti del gruppo l’eventuale diversità del
modo di vedere la stessa cosa.
Materiale: cartoncini colorati
Tempo: 40 minuti
Attività: Si chiede ai ragazzi di concentrarsi su come si
sentono questa mattina e di visualizzare il colore corrispondente. La classe
viene poi suddivisa in sottogruppi da tre. Fuori dell’aula viene posizionato
un cestino contenente i cartoncini colorati. Di seguito, una persona per gruppo
sceglie segretamente il cartoncino del colore con il quale si identifica e su di
esso scrive i motivi di tale scelta. L’operazione si ripete per tre volte,
fino ad esaurire i tre componenti del gruppo.
All’interno di ogni gruppo, un componente alla
volta chiede poi agli altri due con quale colore lo identificano e perché. Dopo
6 minuti di ascolto (3 minuti per ciascuno), il candidato espone la propria
scelta per tre minuti.
Feedback: A fine esercizio si chiedono le loro opinioni
sull’esercizio stesso con domande del tipo: “Come vi è sembrato questo
esercizio? E’ stato facile conoscere il colore dell’Altro? Quando
indovinavate il colore eravate anche riusciti a comprenderne l’emozione? Come
vi siete sentiti quando un vostro compagno è riuscito a capire il colore e
l’emozione che avevate scelto? E quando non ci riusciva?…”
Le
emozioni hanno nomi, facce e movimenti:
Il nostro lavoro si muove poi nella direzione di una
migliore conoscenza e dimestichezza con il linguaggio delle emozioni attraverso
varie attività, in modo da scoprirne vocaboli ma anche
espressioni facciali e corporee; in questa area si inquadrano i seguenti
lavori di gruppo:
Esprimere
le emozioni:
Obiettivi: Esercitarsi a dare un nome all’emozione in base
alla postura del corpo ed all’espressione del viso.
Materiale: lucido che allego qui di seguito
Tempo: 15-20 minuti
Attività: Si proietta un lucido con raffigurati quattro bambini
ognuno con un’espressione ed una postura diversa. Per ogni figura si chiede ai
ragazzi di identificare l’emozione o le emozioni che questo esprimeva. Si
domanda poi di indicare le parti del corpo che ci hanno fatto capire di quale
emozione si tratta.
es. il
primo bambino ci pare triste, infelice, dispiaciuto, depresso; lo si vede dalla
bocca che è all’ingiù, le braccia chiuse, lo sguardo verso il basso, la
posizione del capo verso il basso.
Ogni
cosa che i ragazzi esprimono (sia essa giusta o sbagliata, attinente o non molto
attinente), viene scritta sulla lavagna a fogli grandi in modo che, anche
successivamente si abbia la possibilità di rivedere le risposte date.
Le
emozioni del giorno prima:
Obiettivi:
·
Riuscire
a dare un nome alle emozioni
·
Concentrarsi
sul giorno prima
·
Affinare
capacità di esprimere le proprie emozioni
·
Affinare
capacità di ascolto dell’Altro
·
Contribuire
a migliorare i rapporti nel gruppo classe
Materiale: Foglio il linguaggio delle emozioni che allego di
seguito.
Tempo: 1 ora
Attività: Tale attività si compone di diverse fasi che possono
così essere sintetizzate:
·
Distribuzione
del foglio “Il linguaggio delle emozioni”; si leggono assieme i vocaboli
emotivi che nell’elenco sono ordinati per tipologia emotiva e grado di
intensità. Si spiega come le emozioni possono essere misurate anche per il
livello più o meno alto un po’ come avviene quando misuriamo la temperatura
con il termometro. Ad ogni livello di intensità posso usare vocaboli diversi
per descrivere ciò che provo es: Posso essere un po’ arrabbiato ovvero
irritato, ma posso anche essere più arrabbiato ovvero adirato, in collera,
fuori di sé, addirittura furioso.
·
Si chiede
ai ragazzi di concentrarsi sul giorno prima. Tra le diverse emozioni che capita di provare durante
l’arco della giornata, i ragazzi possono sceglierne al massimo tre. Queste
saranno segnate sul foglio, scrivendo o tenendo a mente la situazione specifica.
·
I ragazzi
si dividono in gruppi da due, ognuno ha il compito di scambiare, quanto gli è
accaduto e l’emozione che ha provato, con il suo compagno. A turno quindi
mentre uno parla, l’altro ha il compito di prestargli la massima attenzione.
Quando il primo termina il racconto, l’altro dovrà riassumere quanto gli è
stato detto dal compagno nella maniera più sintetica possibile. Chi scolta, può
conquistare il diritto di parlare solo dal momento in cui, chi ha appena
parlato, dà il suo assenso dicendo di essere stato pienamente compreso.
·
Le coppie
si scambiano in modo da far dialogare il più possibile i ragazzi tra loro.
Feedback: A fine esercizio si richiede un feedback in cui p.e.
si può domandare: “Che effetto vi ha fatto raccontare qualcosa sulle vostre
emozioni o sentimenti?; Che sensazione avete provato?; Ciascuno di voi ha
imparato qualcosa sull’altro?; Avete scoperto qualcosa di nuovo su voi
stessi?”
Variante dell’esercizio:
Anziché richiedere la scelta tra le emozioni del giorno prima si può
eventualmente anche far riferimento all’ultima volta che hai provato un
disagio.
I
movimenti delle emozioni
L’ultima parte dell’incontro è riservata
all’affinare la capacità di decodificare gli aspetti non verbali delle
emozioni oltre che migliorare la capacità di contatto fisico con gli altri. In
particolare:
Il
mimo
Obiettivi:
·
Migliorare
la capacità di usare la corporeità per comunicare emozioni;
·
Essere in
grado di riconoscere dal comportamento l’emozione che l’altro ci trasmette
·
Dare un
nome alle emozioni
·
Affinare
la capacità di ricalcare l’emozione dell’altro in modo da meglio
comprendere quello che sta provando
Materiale: Il foglio con il linguaggio
delle emozioni e/o dei cartoncini con sopra (una su ogni cartoncino)
scritti i vocaboli delle emozioni
Tempo: Può avere una durata variabile a seconda del tempo
a disposizione.
Attività:I ragazzi, stando in piedi dietro le loro sedie (che
fungono da confine), si dispongono in circolo; uno di loro si pone al centro ed
estrae un cartoncino (o sceglie un vocabolo dal foglio). Utilizzando la propria
espressività corporea dovrà cercare di mimare l’emozione scelta. Il resto
del gruppo avrà il compito di rispecchiare per almeno un minuto i suoi
movimenti e solo dopo aver ricalcato ciò che il compagno sta facendo, potrà
iniziare a cercare di indovinare l’emozione. Chi la scopre per primo conquista
il centro del cerchio e diventa mimo.
Chi
è lo specchio?
Obiettivi:
·
Migliorare
la propria capacità di ricalco
·
Acquisire
una migliore capacità di sentirsi in sintonia con gli altri
·
Capire le
intenzioni anche senza parole
Tempo: 15-20 minuti
Materiale: Non è richiesto alcun materiale in particolare
tuttavia solitamente noi mettevamo una musica molto tranquilla e rilassante come
sottofondo.
Attività:L’esercizio si svolge a coppie creando nell’aula
il maggior spazio possibile. In piedi uno di
fronte all’altro, i due uniscono le mani, palmo contro palmo. Uno di loro
inizia, molto lentamente, una serie di movimenti che coinvolgono tutto il corpo.
Senza staccare le mani, l’altro segue come un’immagine riflessa.
Alternativamente, senza alcun avvertimento, ci si scambia il ruolo di specchio e
di specchiato, cercando la più perfetta sintonia. Si cerca di “sentire”
quando il compagno decide di condurre o di essere condotto. Ad un segnale del
coordinatore del gruppo, le coppie si scambiano e questo si ripete più volte.
Feedback: l’attività si conclude in cerchio tutti insieme a
riflettere sulle sensazioni vissute, sulla capacità di “sentire” gli altri.
Come vi siete sentiti in questo esercizio? Siete riusciti a concentrarvi sui
vostri compagni? Con chi sei riuscito meglio? Sei entrato in conflitto con
qualcuno? In che misura secondo voi c’è sintonia in questa classe?
Se la sintonia fosse un numero da uno a dieci dove uno indica il massimo
distacco e dieci la massima sintonia che voto vi dareste?
Descrizione del primo
incontro
Questo spazio ripropone il tema del
bisogno di contattare l’Altro, il diverso, con un programma ritenuto però più
avanzato rispetto le classi prime. La parte iniziale dell’incontro segue gli
schemi già descritti per quanto riguarda la preparazione del contesto, le
presentazioni iniziali e l’impostazione delle regole di gruppo. La
compilazione del questionario è invece proposta all’inizio anziché alla fine
delle quattro ore, a motivo di controllare
meglio il tempo a disposizione. Dopo aver chiesto cosa i ragazzi si ricordano
degli incontri dell’anno scorso ed aver contestualizzato il lavoro di
quest’anno, la nostra attività si è centrata sul lavoro di gruppo denominato
“La cicala e la formica”.
La
cicala e la formica[3]
Obiettivi:
·
Strutturare delle conoscenze sul Sé, l’Altro, punto di vista.
Valore.
·
Migliorare la capacità di negoziare
di fronte ad una situazione di conflitto.
·
Riconoscere la molteplicità dei comportamenti interpersonali
Tempo: 3
ore
Materiale:
I testi di Esopo, G.Rodari, di Jean de La Fontaine, eventualmente mascherine
verdi e nere
Attività:Tale
attività utilizza l’analisi dei
testi al fine di fornire agli alunni l’occasione di entrare in relazione, di
confrontarsi e di incominciare a conoscersi, attraverso una breve
drammatizzazione e discussione. In particolare così possono essere riassunte le
varie fasi di tale lavoro:
·
L’analisi dei testi: Si propone ai ragazzi la lettura ad alta
voce della celebre favola di Esopo nella versione di Jean de La Fontaine e della
poesia “Alla formica” di G. Rodari;
La
cicala e la formica Di Esopo La
cicala sedeva felice e contenta sopra una foglia e cantava. Non capiva
perché le formiche lavorassero tanto anche in estate. –Trasportare
tutto quel grano con questo caldo! Che follia! – Passò il tempo e venne
l’inverno. Un giorno la cicala affamatissima andò dalle formiche che
facevano asciugare il grano al sole. – Mi date un poco del vostro grano?
Ne avete tanto! – Ma perché non ne hai fatto provvista l’estate
scorsa? – replicarono. – Non avevo tempo, - rispose la cicala –
dovevo cantare. – Se hai cantato in estate, allora perché in inverno
non balli? – dissero le formiche ridendo. Alla
formica Di G.
Rodari Chiedo
scusa alla favola antica, se non
mi piace l’avara formica. Io sto
dalla parte della cicala che il
più bel canto non vende, regala. |
La
cicala e la formica Di
Jean de La Fontaine La cicala che imprudente Tutta estate al sol cantò, provveduta di niente nell’inverno si
trovò, senza più un granello e senza una mosca in la
credenza. Affamata e piagnosa Va a cercare della formica Le chiede qualche cosa, qualche cosa in cortesia, per poter fino alla prossima primavera tirar via: promettendo per l’agosto,
in coscienza l’animale, interessi e capitale. La formica che ha il difetto Di prestar malvolentieri, le dimanda chiaro e netto: -Che hai tu fatto fino a ieri? -Cara amica, a dire il giusto non ho fatto che cantare tutto il tempo, - Brava, ho gusto; balla adesso, se ti pare- |
·
Attraverso
la tecnica del Brainstorming, si chiede ai ragazzi di elencare le
caratteristiche della cicala e quelle della formica.
·
La classe
viene divisa in due gruppi, quello dei sostenitori della cicala e quello dei
sostenitori della formica (per meglio distinguerli si sono utilizzate delle
mascherine verdi per le cicale e nere per le formiche che i ragazzi potevano
indossare oppure tenere semplicemente in mano). Ogni gruppo ha a disposizione
circa 15-20 minuti per preparare una traccia scritta di argomentazioni in difesa
del proprio protetto.
·
Si chiede
ai ragazzi di scegliere 4 avvocati difensori che dovranno perorare la causa del
gruppo.
·
Gli
avvocati dei due schieramenti si affrontano a turno, al fine di far valere le
proprie argomentazioni. Quando le arringhe diventano troppo incandescenti ed i
temi proposti troppo ripetitivi, il moderatore interviene a fermare la
discussione per far notare la situazione che si è creata.
·
Si attira
così l’attenzione dei ragazzi su quanto essi hanno vissuto e su come la
discussione si prolunghi in un irrigidimento dei punti di vista senza che si
trovi una soluzione. Si fa notare come ogni argomento sostenuto da un gruppo
possa essere rovesciato a vantaggio del gruppo opposto. E come nel piccolo si
sia creata una contesa se non proprio una guerra.
·
Si
propone allora di variare il punto di partenza: non più discutere per vincere,
ma per trovare una soluzione che soddisfi entrambi i gruppi.
·
Si chiede
ai ragazzi di scambiare le maschere in modo che chi prima era stato formica ora
diventi cicala e viceversa.
·
Rivolgendosi
alle attuali cicale (ex formiche), si chiede cosa c‘è di bello nell’essere
formiche e lo si elenca, lo stesso
si fa con le attuali formiche (ex cicale).
·
Si
propone infine di formare nuovi gruppi da quattro o cinque formati sia da cicale
che da formiche. Ogni gruppo dovrà cercare di creare una situazione in cui
cicale e formiche possano mettere a frutto le loro qualità in modo da poter
convivere assieme.
·
Alla fine
ogni gruppo presenta agli altri le sue proposte e si discute assieme sulla
proposta che sembra maggiormente creativa o più facilmente realizzabile.
·
Si
propone una discussione sulla guerra, come situazione in cui l’unico obiettivo
è vincere sull’altro e l’altro non è più visto some un nostro simile ma
esclusivamente come un nemico, il diverso per eccellenza. E su come si possa
concretamente costruire la pace attraverso p.e. lo stile delle relazioni, la
capacità d’ascolto e di immedesimarsi nell’altro cercando di mettere a
frutto le nostre e le altrui qualità.
Dare
e ricevere complimenti e critiche
Obiettivi:
·
Migliorare
la capacità di dare e ricevere compimenti e critiche
·
Affinare
capacità comunicative e relazionali
Tempo: 20 minuti
Materiale: carta e penna
Attività:Ogni ragazzo, dovrà elencare su un foglio i nomi dei
suoi compagni di classe. Per ognuno di essi, dovrà poi cercare di esprimere
attraverso una frase scritta, ciò che di lui più apprezza. Se il clima ed il
livello di maturazione della classe lo consente si potranno elencare anche delle
critiche. Ogni frase sia essa di apprezzamento che di critica dovrà però
seguire delle regole che possono così essere riassunte:
·
Espressa in prima persona- si evita di porsi al di sopra dell’altro e di
dare un giudizio su di lui sia positivo che negativo come p.e. potrebbe
risultare dicendo: “Sei simpatico, hai dei bei occhi, sei bravo in matematica;
Non sai disegnare, sei un prepotente non fai che prendere in giro tutti”; le
medesime frasi espresse in prima persona risultano: “Mi piace il tuo modo di
parlare, Mi piacciono i tuoi occhi, ammiro la tua capacità in matematica, A me
non piacciono molto i tuoi disegni, Non mi piace quando prendi in giro gli altri
compagni di classe”.
·
Attenersi il più possibile ai fatti o suoi comportamenti,
evitando generalizzazioni ed evitando di attribuirgli degli aggettivi come se
questi rappresentassero l’intera sua identità (es. il fatto che a volte
qualcuno non riesca in determinate attività – il salto in lungo, appendere un
quadro, fare dei calcoli ecc. - questo non significa che egli è in tutta la sua
persona un imbranato, un incapace, ecc.). L’attribuire un aggettivo sia
positivo che negativo, equivale ad un giudizio molto forte sulla persona, la
inquadra, la riduce a icona, delimitandola con un’etichetta difficile da
levare.
·
Descrivere
ove questo è possibile le conseguenze che questo fatto o comportamento
ha su di noi es: “Quando interrompi in continuazione la professoressa con le
tue domande succede che io perdo il filo del discorso”
·
Al fine
di potenziare l’efficacia della nostra comunicazione appare importante
rimandare all’altro quello che è l’effetto del suo comportamento su di noi
p.e.: “Quando durante la lezione parli ad alta voce, io non riesco a sentire
nulla e mi viene un gran mal di testa”, oppure “Quando ti rivolgi a me
prendendomi in giro ci resto molto male quindi ti chiedo di smetterla”. In
sostanza nel fare una buona critica, dovremo essere capaci di descrivere il
fatto che ci dà disturbo, le conseguenze del fatto e l’effetto emotivo che
tale fatto ha su di noi. Le frasi finali sono quindi del tipo “mi piace il tuo
modo di ridere, ma quello che a volte mi disturba è quando prendi in giro Maria
perché è una mia amica e io ci resto male”.
Dopo aver scritto sul foglio un complimento ed una
critica per ogni compagno (cercando di seguire i suggerimenti suddetti), i
ragazzi dovranno alzarsi e muoversi nella classe. Dovranno quindi
incontrarsi, guardarsi negli occhi, darsi la mano ed esprimere, prima in
positivo e poi in negativo, quello
che ognuno pensa dell’altro. Chi riceve le critiche ed i complimenti dovrà
semplicemente ascoltare e ringraziare.
Infine ci si dispone nuovamente in circolo e si
discute su quanto accaduto. Si cerca di capire quanto ognuno si sia rispecchiato
in ciò che gli altri hanno detto di lui. Qualcuno potrà ribadire i propri
punti di vista su eventuali critiche in cui non si riconosce o ringraziare
ulteriormente per complimenti particolarmente apprezzati.
Contatto
attraverso gli occhi[4]
Obiettivi:
·
Migliorare
la fiducia e la sintonia del gruppo classe
·
Migliorare
la capacità di avere contatto con se stessi
·
Migliorare
la capacità ci contattare il mondo esterno e gli altri
Tempo: 20 – 30 minuti circa
Materiale: nessun particolare materiale è richiesto a parte
eventualmente la musica di sottofondo.
Attività: Questo
gioco si chiama Contatto attraverso gli occhi; ai ragazzi viene chisto di
seguire gradualmente le seguenti indicazioni:
“Questo è un esercizio non verbale, quindi cercate
di non parlare per tutta la sua durata. Avrete tempo per commentare la vostra
esperienza.
Cominciate a camminare lentamente nella stanza, con
gli occhi aperti, ma senza entrare in contatto con gli occhi di qualcuno, e
soffermatevi sulla sensazione che vi dà”.
Dopo una pausa di 1-2 minuti si continuano le
istruzioni:
“Continuate a camminare per la stanza, cominciate
ad attivare brevi contatti, attraverso gli occhi, con gli altri e fate
attenzione alle differenze che ci sono ora nelle vostre sensazioni”.
Pausa di 1-2 minuti poi si continua dicendo:
“Ora camminate per la stanza, fissate più a lungo
gli occhi degli altri e cominciate a comunicare reciprocamente stando in
silenzio. Concentratevi su questa particolare esperienza”.
Dopo un’ultima pausa di 1-2 minuti, si conclude
invitando a commentare questo esercizio.
Descrizione
del secondo incontro
Tale incontro si propone di affrontare il tema del
bisogno che abbiamo di contattare gli altri (inteso nel senso di p.7).
L’obiettivo ultimo di tale incontro è quello di sviluppare la capacità di
conoscere il proprio mondo emotivo e quello degli altri per comunicare la
propria specialità ed apprezzare quella altrui.
L’incontro inizia con una reciproca presentazione
delle sensazioni del momento. In particolare, i ragazzi si presentano dicendo
oltre al proprio nome anche l’emozione o la sensazione del momento. Si procede
inizialmente come nel secondo incontro delle prime (vedi p.14) ma in tal caso,
alla quantificazione numerica dell’agio o del disagio, segue l’espressione
simbolica dell’emozione e/o sensazione attraverso un colore, un movimento del
corpo, una espressione sonora. Se infatti al ragazzo risulta difficile dare un
nome a ciò che prova interiormente sarà agevolato dal dire il colore che tale
sensazione può avere oppure come si esprimerebbe se fosse un movimento o se
fosse un suono.
La
tombola delle emozioni[5]
Obiettivi: aiutare il ragazzo a riconoscere le emozioni
collegate a certi comportamenti.
Materiali: carte delle situazioni emotive[6]
Tabelle delle emozioni
Attività: d ognuno dei ragazzi viene distribuita una o più
tabelle delle emozioni. Dopo aver mescolato le carte delle situazioni emotive,
se ne estrae una alla volta e la si legge ad alta voce. I ragazzi avranno il
compito di riconoscere qual è l’emozione provata dal protagonista della
vicenda e, senza dire niente ad alta voce, ciascuno cercherà di individuare
l’emozione tra quelle indicate nella propria tabella.
Identificata l’emozione, se essa è tra quelle
incluse nella propria tabella verrà segnata sul cartellino. Se un’emozione
compare più volte nella/e tabella/e, può essere segnata una sola casella ad
estrazione. Si vincerà con terna, quaterna, cinquina e tombola.
Dopo aver centrato l’attenzione sull’abbinare
l’emozione al comportamento, l’obiettivo si pone poi sul comprendere come
non esista un reale rapporto cause-effetto tra fatto e comportamento. Ovvero
come uno stesso fatto successo a diverse persone provoca diverse emozioni e
dunque diversi comportamenti. A motivo di rendere esperienziale tale teoria si
propone il seguente esercizio:
Cosa
proveresti se…
Obiettivo: Far notare al ragazzo che se una stessa cosa succede
a più persone, non tutte provano lo stesso sentimento.
Materiali: Quattro palette di cartone con su disegnate
espressioni del volto e nomi di 4 emozioni di base: gioia, tristezza,
preoccupazione, rabbia.
Attività: Si leggono delle situazioni. Per ognuna, il ragazzo
dovrà immaginare come si sarebbe sentito se avesse vissuto quel particolare
fatto. Dopo essersi immedesimato nell’accaduto, lo esprimerà alzando la
paletta corrispondente. Si chiede poi ai ragazzi di guardarsi attorno per vedere
come hanno risposto i compagni.
Da questa semplice attività nascono diversi spunti
di discussione in cui si cerca di dare una risposta alle domande: “come mai
davanti alla stessa situazione provereste sentimenti differenti?”.
Ricapitolando…Nella tombola delle emozioni si è quindi
visto come si possa dedurre un’emozione dal comportamento di una persona; in
“cosa proveresti se…” invece si sottolinea come non vi sia un legame
causa-effetto tra un fatto ed un’emozione in quanto la stessa situazione può
provocare sensazioni ed emozioni diverse in persone diverse. Si tratta in
sostanza di capire cosa fa sì che p.e. un certo evento faccia sentire me
triste, Paolo adirato e Francesca addirittura allegra.
Fatto
Emozione Comportamento
« « « (1)
Si procede chiedendo ai ragazzi cosa secondo loro
succede tra il fatto e l’emozione. Attraverso le risposte dei ragazzi si
giunge a dire che ciò che io provo per un certo evento oltre che dalla
sensazione fisica, dipende da quello che io penso di tale situazione
(elaborazione dello stimolo). Quindi a seconda di ciò che penso, proverò
un’emozione più o meno piacevole o più o meno dolorosa. Lo schema (1) sarà
dunque così completato:
Fatto
Pensiero Emozione
Comportamento
« « « (2)
Pensa
all’ultima volta che…
Obiettivi:
·
esercitarsi
a distinguere tra fatti, pensieri emozioni e comportamenti al fine di
comprendere meglio le proprie reazioni, quelle altrui;
·
sviluppare
la capacità di autocontrollo.
Materiale:
Fogli
prestampati che includo alla fine
Attività:
Si chiede poi ai ragazzi di pensare all’ultima
volta che hanno provato una sensazione di disagio, di scriverla su un foglio
distinguendo l’accaduto (fatti), i pensieri, le emozioni ed il comportamento.
Successivamente si condividono le esperienze e si discute assieme su quanto è emerso.
Cosa
avresti potuto pensare per…
Obiettivi:
·
Migliorare
la capacità di intervenire nel proprio dialogo interno al fine di diminuire il
rischio di reazioni emotive esageratamente negative in rapporto ad una data
situazione.
·
Allenare
la capacità d’ascolto attivo.
Materiale:
Non è
richiesto alcun materiale particolare.
Attività:
sempre
restando sull’episodio descritto in precedenza, si chiede ai ragazzi di
pensare e successivamente di scrivere cosa avrebbero potuto dire a se stessi in
quel momento che li avrebbe fatti sentire meglio.
·
I
ragazzi dovranno poi dividersi a coppie ed ognuno racconterà l’intera
esperienza all’altro. Quest’ultimo, prima di dire la sua,
dovrà riformulare (raccontare in breve) quanto gli è stato appena
detto. Solo quando il primo si sarà sentito compreso, il secondo potrà
iniziare.
·
Condivisione
di gruppo in cui si chiede com’è andata? Che sensazione hanno provato? Se si
sono sentiti compresi? E’ stato facile o difficile riformulare? Ecc…
I
virus mentali:
Dopo aver trattato il meccanismo mentale che si
esprime a livello di dialogo interiore e che porta e diverse reazioni emotive,
la nostra attenzione si sposta verso l’analisi di quei pensieri negativi, che
generano sensazioni ed emozioni particolarmente spiacevoli. “Tutti ogni
tanto abbiamo pensieri negativi, così come tutti ogni tanto prendiamo un
raffreddore o l’influenza. I pensieri che ci fanno star male emotivamente sono
come dei germi o virus che invadono la nostra mente facendo scatenare emozioni e
comportamenti inadeguati. E’ normale p.e. una certa irritazione se
qualcuno ci fa un dispetto, ma non è utile diventare furiosi e aggredire
l’altra persona; è normale sentirsi un po’ tristi se qualcosa va male a
scuola, ma non è di aiuto sentirsi profondamente abbattuti o disperati”.[7]
Individuare tali virus ci aiuta a far durare meno le
emozioni particolarmente spiacevoli come rabbia, tristezza, ansia, ecc., ad
avere una migliore rappresentazione della realtà, migliorare l’autocontrollo.
Il
gioco degli acchiappavirus
Obiettivi:
·
Esercitarsi
ad individuare i principali modi di pensare che tendono a sviluppare emozioni
esageratamente spiacevoli in rapporto al fatto reale
·
Riuscire
ad identificare i propri modi più usuali di pensare ed aumentare la capacità
di autocontrollo
·
Aumentare
la conoscenza dell’emotività propria ed altrui.
Materiale: Lucido
che descrive situazioni e corrispondenti virus mentali (riportato a fine
relazione)
Attività: Anzitutto si chiariscono quali sono e come funzionano
i principali tipi di ‘virus mentali’ (es. pretendere, esigere; dare
interpretazioni sbagliate; svalutare; ingigantire; generalizzare). Viene poi
distribuito ai ragazzi un foglio in cui sono elencate delle situazioni ed i
possibili “virus mentali” in esse contenuti. Gli alunni dovranno unire con
una linea le frasi con il corrispondente virus es:
Paolo dice: “Nessuno mi ascolta mai”; questa
frase dovrà essere unita con il virus “generalizzazioni” in quanto
attraverso le parole nessuno e mai si generalizza una singola situazione.
Successivamente si discute assieme e si rivedono le
situazioni elencate. Inoltre per ogni caso si cerca assieme di capire cosa, il
soggetto avrebbe potuto dire a se stesso per sentirsi meglio; es nel caso
precedente di Paolo sarebbe stato meglio un pensiero che relativizza quanto
pensato dicendo p.e. “oggi non mi
sono sentito ascoltato” oppure oggi “Maria non mi è stata a sentire” in
modo da specificare e quindi limitare chi non mi ascolta, quando non mi sono
sentito ascoltato ed eventualmente in che modo non mi sono sentito ascoltato. Es
“oggi mentre parlavo a Maria, questa si è messa a fare altro, ciò mi fa
pensare che non mi stesse a sentire”. In tal caso lo specificare l’origine
del mio malessere equivale a confinarlo nei limiti del fatto successo e a non
assolutizzarlo. Riesco così a diminuire la rabbia o la tristezza a vedere le
cose in modo più rispondente alla realtà.
Per
concludere…
Le conclusioni sono dipese sempre dal tempo a disposizione; in generale si è mirato a riservare un quarto d’ora di tempo per delle considerazioni generali sull’incontro. Per capire le preferenze dei ragazzi, cosa era stato compreso e cosa no, le difficoltà che hanno incontrato ecc. In una classe, il clima sufficientemente disteso che si era creato, ha permesso di concludere con un abbraccio di gruppo. In questo esercizio, un volontario resta immobile al centro della classe; gli altri (noi compresi), tenendosi per mano creano una spirale che si avvolge attorno a chi è al centro fino a determinare un abbraccio.
[3] Pur con alcune modifiche, è tratto da :”L’educazione all’interculturalità” , La cicala e la formica di G. Faggiani e P. Russomondo; ed. Abele Torino 1998, pp. 88-91.
[4] Tratto da “I giochi di Findhorn”, Macro edizioni, Cesena (FO) 1998, p.77.
[5] Tratto da M. Di Pietro “L’educazione razionale-emotiva”, ed. Erickson, 2001, pp.51-57
[6] In ogni carta emotiva si descrive brevemente una situazione es: “Laura che ha litigato con la sua migliore amica, sta ferma a fissare il telefono e non sa se chiamarla lei per prima oppure no”(indecisione e sinonimi) ; Le tabelle delle emozioni sono delle schede simili a quelle della tombola classica solo che anziché i numeri contengono dei nomi di emozioni come rabbia, paura, indecisione, sgomento, tristezza, colpa, gioia ecc.
[7] M.Di Pietro “L’ABC
delle mie emozioni” ed. Erickson p.41.