Analisi dei dati quantitativi
Il primo questionario
Oltre
all'intervento svolto è stato anche somministrato un questionario in due
versioni diverse. Alle tre prime classi sono stati somministrati 61 questionari
analoghi a quelli già utilizzati l'anno precedente in tutta la scuola. Alle tre
seconde, 60 questionari finalizzati essenzialmente all'analisi delle relazioni
degli studenti e della loro situazione emotiva.
Il
primo questionario, come si è visto nella relazione precedente, rileva
soprattutto le condizioni di multiculturalità degli studenti e le loro
relazioni verticali (rispetto agli insegnati) e orizzontali (nei riguardi dei
coetanei).
I
dati dimostrano - confermando i risultati dell'anno precedente - come i livelli
di multiculturalità sono elevati anche tra gli studenti non dichiaratamente
stranieri. Si notano, infatti, delle provenienze plurime sia rispetto al vicino
confine orientale, sia riguardo ai processi migratori dall'Italia meridionale.
Relativamente
alle relazioni, solo l' 1,6% degli studenti dichiara un forte disagio
orizzontale (nei confronti dei coetanei. Il 32,8% denuncia un disagio medio, la
stessa percentuale dichiara l'assenza completa di disagio, anche se una
percentuale identica non risponde. I motivi per questa elevata percentuale di
mancate risposte vanno ricercati in fattori interni alla scuola.
Nei
confronti degli insegnanti le relazioni appaiono positive. Solo il 4,9% degli
intervistati esprime un disagio di medio livello. Per il 24,6% degli studenti le
relazioni con i docenti sono abbastanza buone, per il 37,7% risultano buone, per
il 3,3% ottime. In questo caso, come in quello precedente, la percentuale di
mancate risposte è elevata (29,5%).
Le
statistiche descrittive confermano questi dati. Misurando il disagio orizzontale
su una scala numerica che va dall'assenza di disagio (= 1) al suo massimo (= 3),
si può vedere come il livello di difficoltà relazionale nelle classi
analizzate si collochi su condizioni piuttosto basse (1,54), pur tenendo conto
delle mancate risposte. La stessa cosa accade per il disagio verticale.
Valutandolo su una scala numerica - in questo caso inversa - dove il massimo di
difficoltà relazionali è uguale a 2 e il massimo di buone relazioni
corrisponde a 5, abbiamo che il livello delle relazioni, pur calcolando le
mancate risposte, appare spostato verso il polo positivo (3,56).
Per
approfondire l'analisi, sono state anche incrociate due variabili. Lo stato
delle relazioni con i docenti con la presenza o assenza di disagio orizzontale.
Tali variabili non appaiono collegate in maniera significativa. Solo in un
singolo caso, ad un certo disagio verticale con gli insegnanti corrisponde anche
una media difficoltà relazionale a livello orizzontale.
In
sintesi i dati dimostrano.
·
Un'elevata
percentuale di mancate risposte, molto indicativa rispetto l'anno precedente e
attribuibile a fattori contingenti.
·
Nonostante
ciò, un buon livello relazionale dichiarato nei confronti dei docenti e dei
coetanei.
·
L'assenza
di una relazione significativa tra disagio verticale e orizzontale. Le due
tipologie non s'influenzano a vicenda.
·
Un
livello informale di multiculturalità molto elevato.
Il secondo questionario
Il
secondo questionario è stato somministrato in 60 esemplari alle tre seconde
classi interessate dall'intervento. Ci sono state pochissime mancate risposte.
L'analisi, in questo caso, non è finalizzata solo alla valutazione delle
relazioni orizzontali e verticali, ma anche a quella delle condizioni emotive
degli intervistati.
Le
relazioni verticali (con i docenti) appaiono positive, sia pure con percentuali
diverse rispetto alle prime. Il 3,3% degli intervistati dichiara un forte
disagio verticale, il 20,0% una media difficoltà relazionale con gli
insegnanti.
Al
contrario, il 28,3% afferma di avere relazioni abbastanza positive con i
docenti, il 36,7% dichiara un buon rapporto, l'11,7% uno ottimo. Aggregando i
dati in tre posizioni, si può vedere come solo il 23,3% degli intervistati
dichiara un disagio verticale di una certa importanza. Il 28,3% manifesta una
situazione intermedia (assenza di disagio, relazioni corrette ma non
eccessivamente "calde"). Il 48,3% delle buone relazioni con i docenti.
I
dati confermano una tendenza già registrata l'anno precedente e confermata
dalla letteratura. All'aumentare dell'età degli studenti medi aumenta anche in
maniera correlata il disagio verticale.
Le
relazioni orizzontali appaiono anche migliori. Solo il 6,7% degli intervistati
manifestano disagio orizzontale (tra l'altro di media entità). Il 50% dichiara
di avere un ottimo rapporto con i compagni, il 38,3% di averne uno buono, il
3,3% abbastanza buono.
La
situazione extrascolastica appare solo leggermente peggiore. L'8,4% degli
intervistati dichiarano disagio. Gli altri manifestano delle buone relazioni,
anche se la percentuale che afferma di avere un ottimo rapporto con i coetanei
extrascolastici cala al 41,7%.
In
sintesi, i dati manifestano l'esistenza di migliori relazioni orizzontali
nell'ambiente scolastico.
La
valutazione dell'emotività degli studenti è molto importante perché, in
questo caso, si tratta di considerare la sua evoluzione un anno dopo nelle
classi già precedentemente interessate dall'intervento multicultura. Sia pure
in maniera indiretta, e con tutte le precauzioni del caso, l'indagine in
questione può assumere l'aspetto di una valutazione indiretta del progetto,
rispetto a margini di miglioramento delle condizioni emotive degli studenti
oggettivamente riscontrabili in maniera scientifica. In questo caso la
comparazione avviene con le interviste non strutturate svolte nelle stesse
classi l'anno precedente.
Alla
domanda relativa l'eventuale reazione se qualcuno offende il loro miglior amico,
gli studenti hanno risposto a maggioranza relativa (il 36,7%) che ci
penserebbero su. Anche se la maggioranza del campione indica sempre una reazione
"violenta" fisica (lo prendi a botte, 35%) o verbale (gli dici le
parolacce, 25%) nel caso ipotizzato, la reazione riflessiva appare molto
significativa soprattutto se comparata alle condizioni emotive degli studenti
registrate l'anno precedente. In quel caso, la quasi totalità delle interviste
in profondità indicava invece sempre la tendenza a reagire in maniera violenta
alle offese ricevute. Il cambiamento di prospettiva nei confronti del rispetto
dell'altro può anche essere imputato al lavoro svolto a livello di
comunicazione emotiva.
Il
miglioramento emotivo degli studenti già interessati dagli interventi appare
ancora più netto se valutato rispetto alla variabile "insuccesso
scolastico". Alla domanda "Cosa pensi se non sai rispondere alla
domanda di un insegnante", la maggioranza assoluta del campione (il 73,3%),
dichiara che risponderà bene la prossima volta, mentre solo il 25% attribuisce
al fatto ipotizzato conseguenze negative a livello di valutazione (prenderò un
giudizio negativo in pagella) o peggio una disconferma a livello di identità
(non sono capace di imparare). L'anno precedente, nelle stesse classi, il tema
dell'insuccesso scolastico veniva molto più drammatizzato. Chiaramente non si
può imputare tale trasformazione solamente agli interventi svolti nell'ambito
del progetto - altri fattori influenzano un atteggiamento positivo di questo
tipo, come una maggiore esperienza scolastica, ecc. - in tutti i casi però la
reazione dichiarata appare molto soddisfacente.
Alla
domanda che cosa succede quando ti arrabbi con qualcuno, la maggioranza assoluta
del campione (il 71,7%) collega la rabbia ad un torto effettivamente subito.
Questa reazione difensiva si distingue nettamente dalla presenza di una rabbia
interna, difficilmente definibile (mi arrabbio perché penso a cose che mi hanno
fatto arrabbiare, 21,7%) e soprattutto da una rabbia che assume l'altro come un
simbolo di malvagità, annullandone l'identità (mi arrabbio perché quella
persona è cattiva 6,6%). Si nota un miglioramento delle reazioni emotive
dichiarate anche in questo caso, soprattutto rispetto l'anno precedente.
Questo viene confermato anche dalla risposta alla domanda "Cosa succede se qualcuno
ti prende in giro". Se il 53,3% risponde attribuendo stupidità a chi lo fa, un significativo 30% risponde che cercherebbe di capire perché lo fa. Mentre solo l'11,7% attribuirebbe a se stesso uno scarso riconoscimento presso gli altri.
Analisi dei dati qualitativi
Il primo questionario
L'analisi
delle domande aperte ha permesso di valutare la situazione emotiva degli
studenti, soprattutto dal punto di vista della loro accettazione. La letteratura
rilevante sui processi di socializzazione enfatizza il bisogno di riconoscimento
e accettazione degli adolescenti e dei pre-adolescenti, soprattutto in quella
sfera sociale, definita mondo vicino, collocata tra il mondo
interno della famiglia ristretta e quello impersonale delle istituzioni. Da questo punto di vista, la scuola
svolge un ruolo essenziale e delicato perché opera sia come istituzione
dedicata all'educazione degli studenti, sia come mondo vicino luogo di
riconoscimento, affettività, accettazione.
Nelle
risposte degli studenti emerge con chiarezza come il tema del riconoscimento
sociale e dell'accettazione diventi costitutivo della loro identità personale.
L'ambito del disagio si concentra su
tutti gli atteggiamenti che
implicano disattenzione, distacco, incomprensione verso le loro esigenze.
Alla
domanda aperta "Non mi sento capito quando l'altro", le risposte più
frequenti sono, quando "Non mi guarda", "Non mi ascolta",
"E' disattento", "Si distrae quando parlo", "Mi
ignora", "Non mi risponde".
L'esigenza di apprendere la tecnica dell'ascolto attivo da parte degli
educatori risulta quindi piuttosto urgente.
Anche l'ambito dell'accettazione/rifiuto è molto sensibile. Alla domanda aperta: "Pensa all'ultima volta in cui hai avuto la sensazione di non essere accettato o compreso all'interno di un gruppo dei tuoi coetanei e descrivi la situazione", (sia in ambito scolastico che extrascolastico). La maggioranza degli studenti ha enfatizzato i rifiuti eventualmente subiti in classe o nel gruppo dei pari in ambito extrascolastico. La frequenza di tali riferimenti non deve essere sottovalutata, specialmente perché i dati più recenti indicano nel "bullismo" un fenomeno crescente nelle scuole italiane, che distingue tra l'altro in negativo l'Italia rispetto ad altri paesi europei. La corrispondenza tra intense situazioni di rifiuto e il bullismo come fenomeno, sia pure regressivo, di richiesta di riconoscimento e affetto è provata da vari esperimenti e analisi psico-sociali.
In
sintesi, i dati rivelano come sembra crescere notevolmente il bisogno di
accettazione e riconoscimento sociale e psicologico da parte degli studenti. Da
questo punto di vista, l'importanza di un progetto dedicato "alla scoperta
dell'altro" risulta ulteriormente rafforzata.
Il secondo questionario
Nel
secondo questionario le domande aperte erano ridotte al minimo, data la
costruzione di scale di atteggiamento finalizzate a valutare il livello delle
relazioni degli studenti, in ambito verticale (con gli insegnanti), orizzontale
(con i compagni di classe) ed extrascolastico (con i coetanei). Tali dati sono
stati commentati nel punto precedente.
C'erano
comunque delle domande aperte che cercavano di approfondire le emozioni
personali degli studenti e la loro percezione delle aspettative dei docenti e
del riconoscimento dei compagni nei loro confronti.
Le
risposte offrono un quadro interessante, soprattutto delle seconde classi come
caratterizzate da un'età di transizione, da un'evoluzione comunque complessa
tra un'infanzia da poco conclusa, una pre-adolescenza in atto e un'identità in
corso di formazione/trasformazione.
L'analisi
dei dati dimostra come siano essenzialmente le relazioni verticali (con gli
insegnanti) ad entrare in una fase di complessità. Il passaggio tra il docente-genitore
e il docente-istituzione si manifesta
con evidenza proprio in questa fase.
Anche
le relazioni orizzontali conoscono una trasformazione. Tale cambiamento può
essere indicato come passaggio dalla qualità
alla prestazione. Dove per qualità si
intende un rapporto con l'altro improntato ai caratteri specifici dell'alter
(simpatia, conoscenza da lunga data, ecc.), mentre per prestazione si intende un
rapporto basato sul conseguimento di determinati risultati (successi sportivi,
possibilità di condividere giochi sofisticati, successo con l'altro sesso,
ecc.). Proprio in tale passaggio di relazione emergono, inoltre, dei
comportamenti che possono sfociare nel rifiuto della multiculturalità (come
viceversa, invece, nella sua accettazione). L'altro "straniero"
risulta eventualmente escluso non per la sua qualità di straniero, ma per le
sue insufficienze di prestazione (è povero, non parla in maniera adeguata, non
è cool, alla moda).