La potenza designa qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un’opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di questa possibilità. Per
potere si deve intendere la possibilità di
trovare obbedienza, presso certe persone, ad un comando
che abbia un determinato contenuto; e per disciplina
si deve intendere la possibilità di trovare,
in virtù di una disposizione acquisita, un’obbedienza
pronta, automatica e schematica ad un certo comando
da parte di una pluralità di uomini.
(M.
Weber, Economia e Società, op. cit., Vol. I,
pp. 51-52)
Per
“potere” deve quindi intendersi il fenomeno per cui
una volontà manifestata (“comando”) del detentore
o dei detentori del potere vuole influire sull’agire
di altre persone (del “dominato” o dei “dominati”),
ed influisce effettivamente in modo tale che il loro
agire procede, in un grado socialmente rilevante,
come se i dominanti avessero, per loro stesso valore,
assunto il contenuto del comando per massima del loro
agire (“obbedienza”) […].
Ogni
potere si manifesta e funziona come amministrazione;
e ogni amministrazione, in quanto per la sua direzione
devono pur sempre essere posti nelle mani di qualcuno
dei poteri di comando, richiede in qualche modo il
potere.
(M.
Weber, Economia e Società, op. cit., Vol. II,
pp. 248-250)
Vi
sono tre tipi puri di potere legittimo. La
validità della sua legittimità può
essere infatti, in primo luogo:
1)
di carattere razionale - quando poggia sulla credenza
nella legalità di ordinamenti statuiti, e del
diritto di comando di coloro che sono chiamati ad
esercitare il potere (potere legale) in base ad essi;
2)
di carattere tradizionale - quando poggia sulla credenza
quotidiana nel carattere sacro delle tradizioni valide
da sempre, e nella legittimità di coloro che
sono chiamati a rivestire una autorità (potere
tradizionale);
3)
di carattere carismatico - quando poggia sulla dedizione
straordinaria al carattere sacro o alla forza eroica
o al valore esemplare di una persona, e degli ordinamenti
rivelati o creati da essa (potere carismatico).
Nel
caso del potere fondato sulla statuizione, si obbedisce
all’ordinamento impersonale statuito legalmente e
agli individui preposti in base ad esso, in virtù
della legalità formale delle sue prescrizioni
e nell'ambito di queste. Nel caso del potere tradizionale
si obbedisce alla persona del signore designata dalla
tradizione e vincolata (in tale ambito) alla tradizione,
in virtù della reverenza da parte di coloro
che la riconoscono. Nel caso del potere carismatico
si obbedisce al duce in quanto tale, qualificato carismaticamente,
in virtù della fiducia personale nella rivelazione,
nell’eroismo o nell’esemplarità, che sussiste
nell’ambito di validità della credenza in questo
suo carisma.
(M.
Weber, Economia e Società, op. cit., Vol. I,
pp. 210-211)
La
sussistenza di ogni “potere”, nel nostro senso tecnico
della parola, fa affidamento nel modo più forte
sull’auto-giustificazione mediante l’appello ai principi
della sua legittimazione. Questi principi sono di
tre specie. La “validità” di un potere di comando
può essere espressa in un sistema di regole
razionali stabilite (pattuite o imposte), che
trovano, in quanto norme generalmente vincolanti,
una disposizione ad obbedire, se colui che è
a ciò “chiamato” in base alla regola le richiama.
Il singolotitolare del potere è quindi legittimato
da quel sistema di regole razionali, e il suo potere
è legittimo in quanto viene esercitato in modo
corrispondente a quelle regole. L'obbedienza è
prestata alle regole e non alla persona. Oppure la
validità di un potere di comando può
anche fondarsi sull'autorità personale. Questa
può trovare i suoi fondamenti nella santità
della tradizione, vale adire di ciò che è
abituale ed è sempre stato, la quale prescrive
l'obbedienza nei confronti di una determinata persona.
Oppure, proprio al contrario, essa può fondarsi
sulla dedizione a qualcosa di straordinario - sulla
fede nel carisma, cioè nella rivelazione attuale
o nel dono di grazia di una persona, vale a dire in
redentori, profeti ed eroi di qualsiasi tipo. A ciò
corrispondono i tre tipi “puri” fondamentali della
struttura di potere - dalla cui combinazione, mescolanza,
parificazione e trasformazione risultano le forme
che si trovano nella realtà storica. L'agire
in comunità razionalmente associato di una
formazione di potere trova il suo tipo specifico nella
“burocrazia”. L'agire in comunità vincolato
mediante i rapporti tradizionali di autorità
è rappresentato tipicamente dal “patriarcalismo”.
La formazione “carismatica” di potere poggia sull'autorità
di personalità concrete, non fondata né
in modo razionale né ad opera della tradizione.
(M.
Weber, Economia e Società, op. cit., Vol. II,
pp. 256-257)
Il
potere - cioè la possibilità di trovare
obbedienza per un determinato comando - può
fondarsi su diversi motivi di disposizione ad obbedire.
Esso può essere condizionato soltanto dalla
situazione di interessi, cioè da considerazioni
razionali rispetto allo scopo, concernenti i vantaggi
e gli svantaggi di colui che obbedisce; oppure può
essere, d'altra parte, fondato sul semplice “costume”,
cioè sulla sorda abitudine ad un agire acquisito;
oppure può essere fondato in modo puramente
affettivo, cioè mediante la mera inclinazione
personale dei dominati. Un potere poggiante solamente
su fondamenti siffatti sarebbe però relativamente
effimero. Il potere è di solito piuttosto sorretto
internamente, sia presso i dominanti che presso i
dominati, da fondamenti di diritto, cioè dai
fondamenti della sua “legittimità”; ed il venir
meno di questa credenza nella legittimità ha
conseguenze molto importanti. In forma assolutamente
pura esistono soltanto tre “fondamenti di legittimità”
del potere, e ognuno di essi - nel suo tipo puro -
è connesso con una struttura sociologica dell'apparato
e dei mezzi amministrativi fondamentalmente differente
[…].
Il
potere legale in virtù di statuizione ha come
tipo puro il potere burocratico: il suo convincimento
fondamentale è che qualsiasi diritto possa
essere creato e mutato mediante una statuizione voluta
in modo formalmente corretto […].
Non
si obbedisce alla persona, in virtù di un suo
diritto personale, bensì alla regola statuita,
la quale decide a chi e in che cosa si deve obbedire.
Anche colui che comanda, in quanto stabilisce un comando,
obbedisce ad una regola, cioè alla “legge”
o al “regolamento”, vale a dire ad una norma formalmente
astratta. Il tipo di colui che comanda è quello
del “superiore” ; ed il suo diritto al potere è
legittimato mediante regole statuite, entro una “competenza
oggettiva” la cui delimitazione poggia sulla specializzazione
in base ad una oggettiva conformità allo scopo
e ad una specifica pretesa alla prestazione del funzionario.
Il tipo del funzionario è quello del funzionario
dotato di preparazione specializzata, il cui rapporto
di servizio si fonda sul contratto; con uno stipendio
fisso, graduato non in base alla misura di lavoro
ma secondo il rango dell'ufficio, con diritto alla
pensione e con rigide regole di carriera. La sua amministrazione
è lavoro professionale in forma di un dovere
oggettivo di ufficio; il suo ideale è di disporre
sine ira et studio, senza influenze di motivi
personali e senza influenze emotive, senza arbitrio
e senza imprevedibilità, in particolare “senza
considerazione della persona”, in modo rigorosamente
formalistico, in base a regole razionali e - dove
queste manchino - in base a criteri “oggettivi” di
opportunità. Il dovere di obbedienza è
graduato in una gerarchia di uffici, con subordinazione
degli inferiori ai superiori e con procedimenti regolati
di ricorso. La disciplina di esercizio è il
fondamento del funzionamento tecnico […].
La
burocrazia è il tipo tecnicamente più
puro del potere legale. Però nessun potere
è guidato soltanto in modo burocratico, cioè
soltanto da funzionari nominati e ingaggiati in base
ad un contratto. Ciò infatti non è possibile:
al vertice del gruppo politico stanno o “monarchi”
(detentori del potere carismatico-ereditari) oppure
“presidenti” eletti dal popolo (detentori del potere
carismatico-plebiscitari) o da un corpo parlamentare;
e in questo caso i veri detentori del potere sono
i membri di esso o piuttosto i capi - che possono
essere prevalentemente notabili oppure capi carismatici
- dei partiti che li dominano. Così pure, in
realtà, l'apparato amministrativo non è
quasi mai puramente burocratico; di solito, sia i
notabili che i rappresentanti di interessi partecipano
all'amministrazione nelle forme più svariate
(soprattutto nella cosiddetta amministrazione autonoma).
È però di decisiva importanza che il
lavoro continuativo riposi in modo preponderante,
e sempre crescente, sulle forze burocratiche. L'intero
processo di sviluppo dello stato moderno, in particolare,
si identifica con la storia dei funzionari moderni
e dell'impresa burocratica, come l'intero sviluppo
del capitalismo moderno si identifica con la crescente
burocratizzazione dell'impresa economica. La partecipazione
delle forme burocratiche di potere cresce ovunque
[…].
Il
potere tradizionale sussiste in virtù della
credenza nel carattere sacro degli ordinamenti e dei
poteri di signoria esistenti da sempre. Il gruppo
di potere è una comunità; il tipo di
colui che comanda è quello del “signore”, mentre
coloro che prestano obbedienza sono “sudditi” e l'apparato
amministrativo è costituito da “servitori”.
Si presta obbedienza alla persona in virtù
della sua dignità personale santificata dalle
origini, cioè per reverenza. Il contenuto dei
comandi è vincolato alla tradizione, e la sua
violazione senza riguardo da parte del detentore del
potere potrebbe mettere in pericolo la legittimità
del suo stesso potere, riposante semplicemente sulla
sua santità. In linea di principio è
impossibile creare un diritto nuovo rispetto alle
norme della tradizione; ciò accade però
di fatto, mediante la “conoscenza” di un principio
considerato “valido da sempre” (mediante la “saggezza”).
Per contro, al di là delle norme della tradizione,
il volere del signore è vincolato soltanto
dai limiti che, nel caso singolo, derivano dal sentimento
di equità, e quindi in modo straordinariamente
elastico: il suo potere si distingue perciò
in un campo di grazia ed arbitrio libero, nel quale
egli decide a piacere, per simpatia o avversione,
e secondo punti di vista puramente personali che sono
anche influenzabili dalla compiacenza personale. Quando
però a base dell'amministrazione o della composizione
dei conflitti vengono posti dei principi, essi sono
quelli dell'equità etica materiale, della giustizia
o dell'opportunità utilitaria, e non quelli
di tipo formale che si hanno nel potere legale. In
maniera completamente eguale procede il suo apparato
amministrativo, costituito da persone che sono vincolate
personalmente (servi e funzionari domestici) o da
parenti o da amici personali (favoriti) oda individui
vincolati da un legame di fedeltà personale
(vassalli e principi tributari). Manca il concetto
burocratico della “competenza” come sfera di funzioni
oggettivamente delimitata […].
La
struttura puramente patriarcale dell'amministrazione
è quella in cui i servitori si trovano in una
completa dipendenza personale rispetto al detentore
del potere, e vengono reclutati in modo puramente
patrimoniale (come nel caso di schiavi, domestici,
eunuchi) oppure in modo extra-patrimoniale da strati
non completamente privi di diritti (come nel caso
di favoriti e di plebei). La loro amministrazione
è assolutamente eteronoma ed eterocefala; non
esiste affatto un diritto personale all’ufficio per
gli amministratori, e non esiste neppure una scelta
in base alla specializzazione e un onore di ceto dei
funzionari; i mezzi amministrativi oggettivi vengono
impiegati del tutto in favore del detentore del potere,
e nella sua regìa personale […].
Una
struttura di ceto si ha invece quando i servitori
non sono servitori personali del signore ma persone
indipendenti che, per la loro posizione personale,
sono considerate socialmente preminenti; esse sono
investite del loro ufficio mediante privilegio o concessione
del signore (di fatto o in base ad una finzione di
legittimità) oppure hanno un diritto personale,
acquistato mediante un negozio giuridico (acquisto
o pegno o appalto), e non revocabile a piacimento,
all'ufficio da loro appropriato; la loro amministrazione,
anche se limitata, è di conseguenza autocefala
ed autonoma; i mezzi amministrativi oggettivi si trovano
nella loro regìa, e non in quella del signore.
(Ibidem,
pp. 258-262)
Il
potere carismatico sussiste in virtù di una
dedizione affettiva alla persona del signore e ai
suoi doni di grazia (carisma) - che sono in particolare
le qualità magiche, le rivelazioni o l'eroismo,
la potenza dello spirito e del discorso. Le fonti
della dedizione personale sono in questo caso ciò
che è sempre nuovo, che è inconsueto,
che non è mai esistito - nonché l'adesione
emozionale a tutto questo. I tipi più puri
sono il potere dei profeti, degli eroi guerrieri,
dei grandi demagoghi. Il gruppo di potere è
l'associazione nella comunità o nel seguito.
Il tipo di colui che comanda è il duce, e il
tipo di colui che obbedisce è il “discepolo”.
Al duce si obbedisce esclusivamente in modo personale
e in virtù delle sue eccezionali qualità
personali, e non a ragione di una posizione statuita
o di una dignità tradizionale. Di conseguenza,
però, egli viene obbedito soltanto finche dura
l'attribuzione di tali qualità, cioè
fino al momento in cui il suo carisma viene confermato
da una prova. Quando egli è “abbandonato” dal
suo dio o è privato della sua potenza eroica
o della fede delle masse nelle sue qualità
di duce, cade pure il suo potere. L'apparato amministrativo
è scelto sulla base del carisma e della dedizione
personale - e perciò non in base alla qualificazione
tecnica (come l'apparato amministrativo di ceto) né
in base alla dipendenza domestica o ad una dipendenza
personale di altro tipo (come al contrario accade
per l'apparato amministrativo di tipo patriarcale).
Mancano sia il concetto razionale di “competenza”
che il concetto del “privilegio” di ceto. L'ambito
di legittimazione dell'uomo del seguito o del discepolo,
che è titolare di un incarico, è determinato
soltanto dal messaggio del signore e dalla sua qualificazione
carismatica personale. L'amministrazione - nei limiti
in cui questo termine risulta adeguato - manca di
ogni orientamento in base a regole sia statuite che
tradizionali. Essa è caratterizzata dalla rivelazione
o dalla creazione attuale, dall'azione e dall'esempio,
dalla decisione caso per caso, e quindi - riferita
alla misura di un ordinamento statuito - in modo irrazionale.
Essa non è vincolata alla tradizione : per
i profeti vale il principio “è scritto, ma
io vi dico”; gli ordinamenti legittimi cedono alle
nuove creazioni che i condottieri compiono con il
potere della spada e i demagoghi per mezzo di un “diritto
naturale” rivoluzionario da essi proclamato e suggerito.
(Ibidem,
pp. 264-265)
Il
potere carismatico è una relazione sociale
di carattere specificamente straordinario e puramente
personale. Con la continua esistenza, e più
tardi con la scomparsa del titolare personale del
carisma - se però in questo caso esso non si
esaurisce ma persiste in qualche modo, e se quindi
l’autorità del signore passa ai successori
– il rapporto di potere tende a trasformarsi in pratica
quotidiana.
(Ibidem,
p. 267)
|