Qui a lato potete ammirare un esempio di una canoa realizata interamente con del cartone da imballaggio e nastro da pacchi. Le canoe di cartone ammesse alla Soap Kayak Race devono essere obbligatoriamente biposto, quindi dovrebbero essere costruite per reggere il peso dei circa 180 kg che poi diventa di circa 300 kg a causa del'inzuppamento del cartone.
Foto A.
Avrete a disposizione per costruire una canoa in cartone 7 Mq di cartone standard e 1 solo rotolo di scotch da pacchi. Ricordatevi che fino al mattino prima della gara non saprete quanto cartone avrete a disposizione e che forma avrà. Potranno essere tanti fogli stretti e lunghi oppure grossi e quadrati ma potrebbero anche essere misti con forme differenti ma saranno sempre circa 7 mq di cartone. Altro aspetto da ricordare e da non sottovalutare è che a ogni gara il cartone sarà differente da quella precedente questo perchè tutti devono avere le stesse possibilità di vinciere la soap kayak race e non arrivare alla gara con un progetto di canoa realizzato a tavolino a casa .
Foto 1.
Quindi facciamo delle ipotesi partendo da due fogli di cartone identici che serviranno da chiglia. In base al peso dell'equipaggio che salirà sopra scegliete come utilizzarre i fogli di cartone. La scelta della sofrapposizione dei fogli è importante nel momento in cui si andrà ad utilizzare lo scotch da pacchi per tenerli uniti. Vi ricordiamo che si ha a disposizione un quantitativo limitato di nastro.
Foto 2.
I fogli vanno uniti tra loro vi ricordiamo che saranno il fondo della vostra imbarcazione quindi piu' saranno sormontati piu' rigidità avra' la vostra imbarcazione. L'importante però e' non sormontare troppo le parti perche le estremità di questi fogli saranno le fiancate del vostro kayak.
Foto 3.
Ora con il cartone rimandente bisogna fare la prua e la poppa. Noi abbiamo deciso di fare una canoa lunga e stretta ma non e' detto che sia meglio di una larga e corta. Abbiamo notato negli anni, che la forma della canoa di cartone è importante solo per il 30 % mentre il 50 % della vostra possibilità di galleggiare dipende da come costruirete il vostro natante ecologico, dalla cura nelle finiture e il restante 20 % dall'ingresso in acqua ma di questo ne parleremo più avanti
Foto 4.
Dopo aver piegato sui tre lati il cartone, due lati opposti saranno alti uguali ma la loro altezza non e' importante ai fini della galleggiabilità. Mentre il terzo lato dovrà essere alto come i lati della canoa in quanto sarà la vostra poppa e prua. Utilizzate un po' di nastro per definire bene le altezze e dare un minimo di rigidità agli angoli. Questo procedimento va fatto sia per il cartone messo in poppa che quello utilizzato per la prua.
Foto 5.
Ora inserite la prua e la poppa sopra lo scafo. Vi ricordiamo di non camminare sopra il cartone con le scarpe ma di farlo a piedi nudi in modo da evitare di strappare il cartone e di danneggiarlo irrimediabilmente. Il buco poi dovreste aggiustarlo con lo scotch sprecando cosi' centimetri o addirittura metri preziosi e che è per voi potrebbero essere importanti nella fase finale.
Foto 6.
Piegate il cartone dello scafo in modo che le sponde laterali siano alte uguali a quelle che avete dato al cartone che metterete a prua e poppa. Dopodiche' incominciate a utilizzare il nastro da pacchi. Questa è la fase piu' delicata in quanto sarà proprio come utilizzarete il nastro a permettere alla vostra canoa di non affondare. Non e' detto che piu' nastro adesivo userete e piu' la canoa rimane a galla. Cercate di capire come posizionare lo scotch in modo da non sprecarlo. Vi sembrera' strano ma vi assicuriamo che mettere lo scotch sotto la chiglia non e' molto importante
Capita spesso pero' che la canoa affondi in quanto non si e' tenuto conto che il peso maggiore viene esercitato a poppa oppure perche' si danno delle pagaiate troppo forti e si perde stabilita' oppure perche' il nastro da pacchi e' stato usato in modo approsimato facendo in modo che durante il tragitto si sono aperte alcune falle nello scafo. Comunque ricordativi che l'80 % delle canoe non arriva al traguardo
Se invece volete essere piu' rigorosi nella costruzione della vostra imbarcazione di cartone e volete un parere di un esperto vi proponiamo
alcune nozioni e caratteristiche di come dovrebbe essere un kayak tratte dal sito di Renzo
Beltrame, ovviamente questa e' la teoria ma vi assicuriamo che quando parteciperete alla SOAP KAYAK RACE probabilmente non
ricorderete nulla di tutto cio' che andrete a leggere perche' probabilmete sarete agitati a causa del tempo limitato che avrete a disposizione per
realizzare la vostra imbarcazione.
Premessa
Archimede, (Siracusa, 287 - 212 a.C.) autore della teoria
sulla leva, diede anche origine al suo principio: un corpo, immerso in un
fluido, riceve una spinta verticale verso l'alto eguale al peso del volume di
fluido spostato.
Esempio; 100 Kg. costituiti da un kayak + Kayaker attuano
differenti spostamenti nei fluidi nei quali sono immersi (tabella N° 1).
Tabella N° 1
N°
Tipo di fluido
Peso in Kg.
Peso specifico
(Kg. / dm3.)
Decimetri cubi
dislocati
1
acqua distillata
100
1,000
100,00
2
acqua dolce
100
1,002
99,80
3
acqua di mare
100
1,026
97,47
Quel kayak dislocherà quindi 3 volumi d'acqua differenti ma
sempre pari a 100Kg.
Per far sì che il concetto di dislocamento rimanga meglio
impresso, immaginiamo ora il kayak senza riserva di galleggiamento (tab. N° 2),
trascuriamo di considerare il peso specifico del Kayaker, il salvagente e
quant'altro galleggia. Se il kayak ed il Kayaker fossero immersi nell'acqua
distillata, il Kayaker avrebbe il capello più irto che sfiora il pelo
dell'acqua, nell'acqua dolce mostrerebbe un po' di capelli ed un po' di più
nell'acqua di mare. Se il Kayaker fosse calvo dovrebbe indossare una parrucca
altrimenti l'esperimento non riuscirebbe!
Fortunatamente il kayak dell'esempio non esiste, tutti i
kayak hanno la loro riserva di galleggiabilità ed il kayaker rimane alteramente
assiso.
Nella tabella N° 2 sono descritte alcune terminologie
ricorrenti nello scritto che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe farsi più
serio.
Tabella N° 2
DISLOCAMENTO
Volume del fluido spostato
RISERVA DI GALLEGGIABILITA'
Spazio interno al kayak non occupato dal Kayaker.
LINEA DI GALLEGGIAMENTO
Quella linea che perimetra le fiancate sul filo
dell'acqua.
BORDO LIBERO
Fascia di fiancata che emerge dall'acqua.
LUNGHEZZA FUORI TUTTO (L.F.T.)
Massima distanza tra la prua e la poppa.
LUNGHEZZA TRA LE PERPENDICOLARI (L.P.P.)
Massima distanza tra due fili a piombo messi
rispettivamente
a contatto con la prua e la poppa.
LUNGHEZZA AL GALLEGGIAMENTO (L.G.)
Distanza orizzontale, a pelo d'acqua, che intercorre
tra la parte emergente di prua e quella di poppa. Vedi Fig. 1
LARGHEZZA MASSIMA FUORI TUTTO
Massima distanza tra i due fianchi del kayak, in corrispondenza della sezione maestra.
SEZIONE MAESTRA
La sezione più larga. Vedi Fig. 2.
PESCAGGIO
Punto della chiglia maggiormente immerso.
CHIGLIA
Asse longitudinale della carena.
ASSETTO
Dipende da come il Kayaker ed il carico si dispongono.Se l'assetto coincide con la linea di galleggiamento
è nullo, diversamente può pendere verso prua, poppa oppure su di un lato, in tal caso è detto assetto
trasversale.
Vedi Fig. N° 3
TONNELLAGGIO O STAZZA
Si definisce stazza la misura interna del volume,
totale o utile (stazza lorda o netta) di un'imbarcazione. Normalmente è espressa in tonnellate, 1 ton.
(ing.) = 2.83 metri cubi (100 piedi cubi inglesi).
Dato che il kayak non è una nave, la sua stazza è in decimetri cubi o in Chilogrammi.
CARENA
Parte inferiore dell'imbarcazione che rimane immersa
nell'acqua, detta anche opera viva. Quella che rimane sopra la linea di
galleggiamento è detta opera morta o bordo libero.
STABILITA' LONGITUDINALE
Quella che si oppone al beccheggio.
BECCHEGGIO
Oscillazioni longitudinali.
ROLLIO
Oscillazioni intorno all'asse longitudinale.
COEFFICIENTE PRISMATICO
C.P.
In ingl. Prismatic Coefficient, P.C. E' il rapporto tra
il volume immerso della carena ed il prisma avente la stessa lunghezza al
galleggiamento, la larghezza della sezione immersa più larga e
profondità tra la parte di chiglia più immersa e la superficie
dell'acqua. Il C.P. nei kayak varia tra 0.45 e 0.60.
STABILITA' TRASVERSALE
Quella che si oppone al rollio.
CENTRO DI CARENA
Punto d'applicazione della spinta verso l'alto che si
oppone al peso dell'imbarcazione più il suo carico.
Lunghezza al galleggiamento
Sezione maestra
Assetto longitudinale, trasversale e pescaggio
La stabilita'
Nella progettazione se ne considerano due, quella
longitudinale, qui non descritta, e quella trasversale.
L'approfondimento del significato di stabilità
trasversale permette di giudicare a priori il comportamento di
un'imbarcazione. La stabilità trasversale è tenuta in gran rispetto quando
si tratta di progettare navi, barche a motore, a vela ed a remi ma, quando si
tratta di kayak, è spesso volutamente snobbata.
Il dislocamento è uguale a tutte le barche
rappresentate nella fig. 4, ma la barca N° 1 è quella che possiede una
maggior stabilità di forma perché più larga. Sotto l'effetto di una forza
sbandante questa barca, data la sua maggior larghezza, permette al centro di
carena uno spostamento laterale maggiore. Lo spostamento crea un braccio di
leva che favorisce l'opposizione all'effetto sbandante (barca N° 1 in
posizione a). Il tutto funziona fino ad un certo angolo di sbandamento poi
avviene il capovolgimento. A grande stabilità di forma corrisponde un
maggiore angolo di sbandamento.
Nella barca N° 2, sottoposta ad eguale effetto
sbandante, lo spostamento del centro di carena è minore (barca in posizione
a) cioè la barca reagisce con un minor braccio di leva quindi è meno
stabile.
La barca N° 3, con carena tonda, sottoposta ad
effetto sbandante non oppone braccio di leva perché il suo centro di carena
non si sposta (la resistenza d'attrito non è considerata).
Cessata l'azione sbandante le prime due barche, dopo
un certo numero d'oscillazioni, ritorneranno nel loro stato d'equilibrio, la
terza potrà farlo solo se il punto d'applicazione del suo peso più il carico
si trova sotto il centro di carena. Le tre barche possono essere sbandate fino
a quando l'angolo di sbandamento impedisce all'acqua di entrare dal lato
sbandato. Il tutto vale in condizioni di acque calme.
La situazione cambia quando la barca è un kayak con a
bordo il suo "equipaggio"perché fino a quando gli ipotetici 100 Kg.
gravano sulla stessa linea verticale, della spinta verso l'alto, tutto va
bene. Quando invece la verticale, condotta dal baricentro dei pesi, si
discosta da quella condotta dal centro di carena, la situazione di equilibrio
si ristabilisce (in acque calme) solo se lo spostamento della linea verticale
di applicazione del peso rimane entro i limiti di spostamento del punto di
applicazione della spinta verso l'alto, cioè non oltrepassa lo spostamento
del centro di carena.
Il punto di applicazione del peso del Kayaker e del
kayak, nella sezione trasversale, coincide grosso modo con l'ombelico della
persona. Il punto di applicazione è di conseguenza sopra il centro di carena
e sopra la linea di galleggiamento. Ciò crea una persistente condizione di
instabilità al minimo spostamento (o angolazione) del Kayaker o della
superficie di galleggiamento.
Quando le barche 1 e 2 sono sostituite dai rispettivi
kayak con Kayaker a bordo, sotto l'effetto sbandante tutto funziona come
descritto sopra.
Se alla barca 3 si sostituisce il corrispondente
kayak, si capisce subito che il Kayaker deve essere un equilibrista. Basta il
peso della piuma di un gabbiano che si posa di lato sul kayak o lo spostamento
d'aria creato dal volo ravvicinato del pennuto a far spostare la verticale,
condotta dall'ombelico, da quella condotta dal centro di carena che rimane
immobile. Quanto finora detto è a tutto vantaggio della stabilità di forma
ma allora perché è spesso snobbata? La risposta è semplice: c'è sempre un
rovescio della medaglia, ma per ora consideriamo il lato visibile.
La stabilità di forma ha la sua efficacia in
condizioni di acque calme, ma in quelle con moto ondoso ha valore solo per
brevi momenti (vedi fig. 5).
Alla presenza di moto ondoso, il kayak che si trova
sulla cresta dell'onda può trovarsi con la sua superficie di galleggiamento
ridotta e la sua capacità di raddrizzamento sarà proporzionalmente
diminuita. In tale situazione una raffica di vento o un frangente fanno
rovesciare l'imbarcazione. Tecnicamente si genera una coppia, il momento
sbandante supera quello raddrizzante. La coppia, nel significato fisico (non
in quello umano), non ammette risultante, ma tende ad imprimere al corpo una
rotazione. Così si scopre che il kayak è un potenziale generatore di coppie
o di ribaltamenti.
La sua larghezza è sempre limitata, circa 50 cm. i più
stretti, 60/70 cm. i più larghi.
In quei 10/20 cm. di differenza si nasconde una gran
diversità di comportamento ed ecco perché esistono tanti modelli e tanta
confusione nello scegliere.
Spero
che le figure delle sezioni e qualche spiegazione abbiano fatto un po' di luce
sull'argomento, ora cerchiamo di chiarire meglio con dei numeri. Vediamo cosa
succede aggiungendo o togliendo un centimetro di larghezza ad un kayak lungo 5
m. Immaginiamo uno spazio o riserva di galleggiabilità materializzato da una
tavola spessa 1 cm. larga 20 e lunga 2.5m. Ricaviamone 2 tavole da mezzo
centimetro e tagliamole lungo la diagonale, in tale modo, con i quattro pezzi,
possiamo formare 2 triangoli da 5 m. alti 20cm. spessi mezzo cm. che
appiccicheremo alle fiancate.
Un centimetro di spessore
vale dunque 5 decimetri cubi di spazio o 5 Kg. di riserva di galleggiamento. Tra
la larghezza di 50 e quella di 60 cm. ci sono 50 dec. cubi o 50 Kg. ovvero 25
Kg. per ogni bordo laterale, a tutto vantaggio del momento stabilizzante. In
acque calme o leggermente mosse il kayak largo offre un grande senso di stabilità
(vedi Fig. 6).
Certe sezioni trasversali, in funzione della loro
forma, possono dare un senso di forte stabilità iniziale e poca stabilità
secondaria, cioè offrono forte resistenza iniziale allo sbandamento poi
diventano più cedevoli (vedi Fig. 7).
Altre sezioni, di forma diversa, si comportano nel
senso opposto.
Le persone di alta statura, specialmente quelle di
robusta costituzione, hanno l'ombelico più in alto quindi sono favorite da un
Kayak con poco bordo libero, largo quanto basta e con buona stabilità primaria
che consente di evitare i continui appoggi, durante le normali condizioni d'uso.
Quelli di corporatura minuta e bassi di statura
possono scegliere un kayak decisamente meno largo e con meno volume, optando
anche per una stabilità secondaria superiore a quella primaria poiché loro
controllano meglio gli sbandamenti.
La storiella dello stangone e del piccoletto
Due amici, aventi lo stesso peso, il dominante
altissimo e l'altro basso, un giorno provarono lo stesso kayak, senza utilizzare
la pagaia perché volevano verificare la stabilità laterale.
Il lungo inclinò il kayak e lo trovò instabile. Il
basso lo inclinò con un angolo di sbandamento identico e lo trovò stabile. Ci
fu un litigio ed i due inseparabili smisero di frequentarsi. Quando però c'è
l'amicizia, prima o poi le cose tornano come prima. Il lungo, da dominante,
cercando una giustificazione che non avesse l'aria di una sua sconfitta pensò e
ripensò ed arrivò all'essenza! Abbassò in segreto il sedile del kayak e
s'incontrò con l'amico. Lo stangone raccontò che durante il tempo trascorso
fece di tutto per diminuire di statura per cercare di avvicinarsi il più
possibile al suo livello e lo dimostrò rifacendo la prova di sbandamento che
dette un risultato uguale a quello dell'amico, tirò in secco il kayak, fece
pace e se ne andò. Dopo qualche giorno il piccoletto abbassò il sedile di quel
kayak, si vestì da eschimese, chiamò l'amico e sbandò il kayak ancora di più
...perché, essenzialmente...., i piccoletti sono più eschimesi dei lunghi! La
morale della storia è visualizzata dalla figura N° 8 nella quale si nota che,
a parità di angolo di sbandamento, l'ombelico dello stangone (punto di
applicazione delle masse) è più in fuori rispetto a quello del piccoletto.
Questo significa che quando la forza stabilizzante, condotta dal centro di
carena, si trova sulla stessa verticale di quella della massa, che ha il suo
punto di applicazione coincidente con l'ombelico del piccoletto, si ha il
massimo angolo di sbandamento e la sua estrema condizione di equilibrio. In
questo caso però il lungo, pur avendo lo stesso peso, è già in fase di
capovolgimento.
L'instabilita' di forma
Il
rovescio della medaglia, nel caso del kayak ha i suoi innegabili vantaggi. Un
kayak piatto e largo, una chiatta, se la cava ancora bene con le onde lunghe
laterali perché va su e giù. Il tutto cambia con le onde laterali frangenti;
il vento spinge lateralmente, l'inclinazione dell'onda tende a ribaltare, il
frangente non sopporta ma spinge contro. L'acqua, all'interno dell'onda che
sopraggiunge, è in rotazione, la vedi arrampicarsi verso la cresta ed il suo
movimento destabilizza il kayak più dell'inclinazione dell'onda stessa. Reagire al moto ondoso laterale e frangente,
piegandosi verso l'onda, richiede più sforzo e più tempo in un kayak stabile,
meglio essere in un kayak instabile perché offre meno leva laterale ed il kayaker può reagire più velocemente. Il kayak largo
rende faticoso l'eschimo, soprattutto quando il fisico è provato.Viva il kayak stretto! La sua carena senza stabilità primaria e
secondaria ti fa percepire il peso della piuma di un gabbiano o lo spostamento
d'aria del suo volo, ti costringe ad una costante ricerca dell'equilibrio quando
la superficie dell'acqua è come uno specchio, ma poco cambia quando l'acqua si
muove perché sei abituato a mantenerti in equilibrio (come fa l'allegro furbone
del disegno N° 3 di fig. 5). Quel kayak "da incubo", sul quale hai
dovuto fare tanta esperienza per starci sopra, si gira con estrema facilità e
ti fa dimenticare quanto ti sono girate prima di governarlo. La figura N° 9
mostra i vantaggi della carena A) rispetto alla B). Non a caso, quando erano
costretti a cacciare, in condizioni estreme, gli Inuit usavano il misterioso e
instabile kayak da tempesta con la relativa corta pagaia, assimilabile a due
bastoni per polenta uniti per i manici.
Quale forma
scegliere?
Un tempo la forma dei kayak derivava dalle misure del
suo possessore, dalle condizioni ambientali, dall'uso specifico, dalla
tradizione e da moltissimi accorgimenti che non ci sono stati tramandati. Di conseguenza il kayak si presta a infinite variazioni
progettuali ed è una delle massime espressioni del compromesso.
Ai tempi nostri il kayak si compera, talvolta si
agisce sotto spinta emozionale o perché piace il modello usato dall'amico.
Purtroppo non sempre quello che fa per me va bene per te. Quel kayak di Tizio
poi non va bene per noi e le discussioni non finiscono mai!
-Il
coefficiente prismatico cambia in maniera vistosa con il variare del peso di chi
entra nel pozzetto e di quello del materiale imbarcato.
-Più
la linea di galleggiamento è lunga, più è indice di velocità.
-Se il
kayak manca di sbalzi a prua ed a poppa non reagisce bene al moto ondoso.
-Un
kayak, a parità di lunghezza e larghezza, è più veloce se il suo C.P. è più
alto perché può potenzialmente produrre una maggior lunghezza (e altezza)
d'onda, a fronte di un maggior sforzo.
-Per
ogni dislocamento, forza propulsiva e velocità esiste un ideale C.P. Il tutto
funziona quando si tratta di un progetto di nave, per il quale si conoscono o
definiscono le caratteristiche. Nel caso del Kayak, il ciccione o lo smilzo
sistemati nel pozzetto creano diversità nella linea di galleggiamento, nel
dislocamento, nella massima sezione immersa, nel contorno bagnato, ecc.
-Se uno vuole farsi bello (fisico permettendo) può scegliere un lungo
kayak con alto C.P. in modo tale da superare gli amici, nelle sfide a brevi
percorsi.
-Nella pratica il nostro "naviglio", con lunghezza intorno ai5 metri, affronta quasi sempre il moto ondoso di conseguenza la velocità
di punta non è da considerare. Gli sbalzi di prua (e di poppa) non troppo
affusolati cavalcano meglio le onde e fanno rimanere più asciutti, a dispetto
della minor lunghezza al galleggiamento (vedi fig. 10).
-Siccome il vento complica notevolmente la navigazione, un kayak
con poco
bordo libero è da preferirsi.
-Se si fanno solo escursioni giornaliere è un errore usare un kayak
destinato a lunghe spedizioni e con notevole capacità di stivaggio perché
bisogna spingere di più e tener presente ilvento.
-Preferire
una chiglia un po' arcata a quella diritta perché si governa meglio e rende
superfluo quell'aggeggio utile alle navi e tanto decantato da certi kayaker, il
timone!
-Tenere in grande considerazione che, nel caso unico del kayak, molto
dipende dall'abilità del kayaker, dalla sua forza, dalla sua resistenza dalla
sua statura e dal suo peso.
Se non avete capito nulla di quello che avete letto ed ora avete piu' confusione di prima non preoccupatevi la SOAP KAYAK RACE e' puro spirito di divertimento e goliardia. Quindi state pur certi che le cose che vi serviranno sicuramente per costruire la vostra imbarcazione, non saranno calcoli o schemi tecnici, ma solamente una grossa dose di allegria e improvvisazione e probabilmante una buona quantità di... shapoo