E' ARRIVATO CARNEVALE Il febbraio pazzerello ci ha portato carnevale a caval d'un asinello e con seguito regale: Pantalone e Pulcinella e Rosaura e Colombina, Balanzone con Brighella e Pieretta piccolina. A braccetto con Gioppino, che dimena un gran bastone, van Gianduia e Meneghino sempre pronti a far questione. Arlecchin chiude la schiera che fra canti e balli e lazzi, lieta va, da mane a sera, con gran coda di ragazzi. Va, fra salti e piroette, seminando per la via tra un frastuono di trombette di coriandoli una scia. | LA STORIA DI UNA GOCCIA D'ACQUA Di certo non conosci la storia della goccia d'acqua, che trema sulla corolla del fiore. La gocciolina, che brilla al sole come se fosse d'argento, viveva un giorno in un torrentello limpido e chiacchierino. Dopo aver corso a lungo fra due rive fiorite di margherite, un bel giorno la gocciolina precipito' in un grande fiume e comincio' a correre forte e a vedere tante cose belle. Un giorno arrivo' al mare e lo vide bello, pareva un altro cielo, quando era sereno, e invece quando si infuriava diventava una distesa di schiuma bianca. Poi venne un gran caldo e pareva che il sole volesse bersi il mare. La nostra gocciolina si senti' sollevare su verso il cielo: era diventata una specie di fumo leggero e invisibile. E in cielo si trasformo' in una nuvoletta bianca. Aveva molte amiche e con loro giocava volentieri a rincorrersi, fino a quando venne un ventaccio violento e freddo. E tutte le nuvolette si unirono formando un unico pesante nuvolone nero, che fini' per disciogliersi e cadere sulla terra sotto forma di pioggia. La nostra gocciolina ora si dondola di nuovo sulla corolla del fiore. | LA LEPRE E LA TARTARUGA Da Esopo Un giorno la lepre si vantava con gli altri animali: "Nessuno puo' battermi in velocita'. Sfido chiunque a correre come me". La tartaruga, con la sua solita calma, disse: "Io accetto la sfida". La lepre scoppio' in una risata e la tartaruga replico': "Non vantarti prima di aver vinto. Accetti la gara?". E cosi' fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre parti' come un fulmine: quasi non si vedeva, tanto era gia' lontana. Poi si fermo' e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraio' a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si sveglio' la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire per tempo". |
LA MAGIA DEL BOSCO Oggi andiamo nel bosco, un posto meraviglioso che nasconde tante belle sorprese. Vi sono tanti alberi che vivono come in famiglia e si vogliono bene. Vi sono quelli vecchi come i nonni, quelli giovani come i bambini. Il fresco che sentiamo è il loro respiro, custodito dall'ombra di sole. Tu raccoglierai le profumate fragoline e le more, tu i funghi, tu le ghiande per il porcellino che ne va matto. Tu invece un mucchietto di legni caduti dagli alberi, per il fuoco nel caminetto. Nel bosco vivono mille creature e ognuna puo' trovare quello che cerca: la farfalla e l'ape i fiori, lo scoiattolo le nocciole da sgranocchiare, la formica le briciole, gli uccelli le bacche. Il ruscello vi trova refrigerio, i bambini l'albero di natale. Per tutti, il bosco riserba dei doni. Per ringraziarlo, basta dargli il nostro rispetto. | IL MONDO AZZURRO Da Leone Tolstoi Cominciava a far buio, quando ritornarono a casa dalla caccia. La mamma sedette al pianoforte e i ragazzi andarono a cercare carta, matite e colori, e si misero a disegnare. Uno di loro aveva soltanto una matita di colore azzurro, ma non si sgomento' e comincio' a ritrarre la caccia di quel pomeriggio. Aveva gia' fatto un bambino azzurro su un cavallo azzurro, quando gli vennero degli scrupoli per la lepre. Si poteva fare una lepre turchina? Ando' a domandarlo al babbo che stava leggendo in poltrona e che distratto gli rispose: "Certo che si'!". Il bambino torno' allora al tavolo e fece la lepre azzurra, poi cambio' idea e la fece diventare un cespuglio. Ma neppure il cespuglio gli piaceva e cosi' lo trasformo' in albero, che divenne un mucchio di fieno. Poi, ecco apparire una nube, ma cosi' grande che tutto il foglio divenne azzurro. Non c'era rimasto altro da colorare e il bambino strappo' il foglio e ando' a fare un pisolino sulla poltrona. | LA CORNACCHIA E LA BROCCA Da Esopo Una cornacchia, mezza morta di sete, trovo' una brocca che una volta era stata piena d'acqua. Ma quando infilo' il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un po' d'acqua sul fondo. Provo' e riprovo', ma inutilmente, e alla fine fu presa dalla disperazione. Poi, le venne un'idea e volle provare subito. Prese un sasso e lo getto' nella brocca. E uno per volta ne getto' dentro diversi, fino a che pian piano l'acqua comincio' a salire. Allora ne getto' altri e cosi' riusci a bere e a salvarsi la vita. Morale della favola: a poco a poco si arriva a tutto. |
IL FIGLIO MIGLIORE C'erano una volta due donne che attingevano l'acqua dal pozzo, quando se ne avvicino' una terza ed un uomo anziano venne a sedersi al fresco li' vicino. Le prime due cominciarono ad elencare le doti dei loro figli. Uno era coraggioso e abile, l'altro sapeva cantare come un usignolo. La terza donna rimaneva in silenzio ed esortata dalle altre rispose: "Non so cosa dire, e' mio figlio e gli voglio bene cosi' com'e'". Quando i secchi furono pieni d'acqua le tre donne si avviarono verso casa e il vecchio le segui'. La strada da fare era lunga e i secchi erano davvero pesanti. All'improvviso apparvero tre bambini. Il primo fece delle capriole, il secondo canto' una canzone, il terzo corse incontro alla madre: le prese di mano i secchi e volle portarli per lei. E allora il vecchio disse: "Il figlio piu' bravo e' quello che aiuta la sua mamma". | IL MIO GATTO Da Vincenzo Cardarelli Tornando a casa mi imbatto spesso in un bel gatto selvatico e vagabondo, con una grossa faccia baffuta da Gatto Mammone, arrivato dalla Toscana insieme al nuovo portiere e subito ambientato attorno all'aiuola in mezzo al cortile. E' lui che funesta le mie lunghe veglie d'inverno con i suoi miagolii, che mi fa trovare il secchio dell'immondizia scoperchiato e rovesciato sulla soglia, che gioca fra i vasi allineati sul muro, facendone cadere sempre qualcuno e fuggendo poi spaventato. Una sera di pioggia, rincasai piu' tardi dall'ufficio e trovai il gatto accovacciato al riparo sulla soglia di un negozio vicino a casa. Li' per li' non lo riconobbi e feci per accarezzarlo: lui spalanco' la bocca e mi mostro' due bellissime fauci color rosa. Ritrassi subito la mano, temendo un morso e lui miagolo' come per rimproverarmi. Pensai allora che fosse contrariato del mio ritardo e dell'esser rimasto sotto la pioggia, aspettando di poter tornare al riparo nel suo nascondiglio, in un angolo del cortile del palazzo. Appena mi mossi, salto' giu' dalla soglia e mi segui' come un cagnolino. Ogni volta che incontrandolo sul portone gli cedo il passo, da allora mi ripaga con una graziosa alzatina di coda. | C'E' UNA TANA PER TUTTI di Fanny Faifofer Era inverno, faceva un gran freddo, la neve aveva vestito di bianco tutti gli alberi del bosco e uno scoiattolo con i suoi piccoli e la moglie se ne stava al calduccio nel nido. Appena cessato il vento forte che faceva dondolare la casetta, il babbo scoiattolo usci' dal nido per andare a prendere le noci e le nocciole che aveva ben nascosto in una cavita' dell'albero. Era quasi l'ora di pranzo. Era appena sceso che subito senti' una vocina lamentarsi; si volto' e vide uno scoiattolino che aveva freddo e fame. Se ne impietosi' e lo porto' con se' fino al nido. "Vi ho portato un compagno che ho trovato sperduto in mezzo alla neve - disse ai suoi piccoli - volete che lo facciamo entrare nella nostra casetta?". Fu un coro di si'. I piccoli si strinsero di piu' l'uno all'altro per fargli posto. Lo scoiattolino entro', si accoccolo' in mezzo e non gli pareva vero d'essere in quel calduccio. Poi ebbe la sua noce e tutti quanti mangiarono di gusto, e trovarono il gheriglio piu' dolce del solito, perche' erano contenti di aver aiutato quel loro compagno. |
LE CAMPANE Din do lon, din do lon, le campane di Sant'Alo'. Tutto il giorno le suonai, pane e vino guadagnai. Guadagnai un bel cappone, lo portai al mio padrone, il mio padron non c'era, c'era la cameriera, che faceva le frittelle. Me ne dette una, la misi sul banco. Il banco era rotto, sotto c'era il pozzo. Il pozzo era scoperto, sotto c'era il letto, il letto rifatto, sotto c'era il gatto. Il gatto in camicia, che moriva dalle risa. Piovi piovicello, L'acqua nel corbello, Mi ci lavai le mani, Mi ci casco' l'anello. Pesca e ripesca, pescai un pesciolino, vestito di turchino. Lo portai a monsignore, monsignor non c'era. C'era la cameriera, che faceva le frittelle. Gliene chiesi una, mi dette la piu' dura. Gliene chiesi un'altra, mi dette la piu' marcia. La mise sul banco, il banco era rotto. Sotto c'era il pozzo. Pozzo scoperto, sotto c'era il letto. Letto rifatto, sopra c'era il gatto. Gatto in camicia, che moriva dalle risa. | LA PAPPA DOLCE C'era una volta una bambina che viveva sola con la sua mamma. Non aveva un babbo che andava a lavorare per portare a casa qualche soldo per mangiare. Lei e sua madre erano molto povere ed avevano tanta fame. Un giorno, mentre era nel bosco, la bimba manifesto' il desiderio di mangiare. Apparve subito una vecchina che le dette un pentolino e le spiego': "Se dici 'Fa' la pappa, pentolino' avrai da mangiare. Quando non ne vuoi piu' basta tu dica 'Fermati pentolino'". E cosi' fu. Per giorni e giorni la mamma e la bambina mangiavano tutte le volte che avevano fame, ma un giorno la mamma rimase sola proprio mentre aveva fame. Chiese al pentolino di fare la pappa ma poi non si ricordava la frase giusta per farlo fermare. Tutte le strade del paese furono sommerse dalla pappa buona finche' a casa non torno' la bambina e disse al pentolino di fermarsi. E come lei, chi voleva tornare a casa doveva percorrere la strada mangiando. | LA GALLINELLA Appena aprono la porta, la gallinella salta a zampe unite nel pollaio. E' una gallina comune, non di quelle dalle uova d'oro. Appena entrata nel pollaio, vede un mucchietto di cenere e come ogni mattina vi si rotola, poi scuotendo forte le ali, gonfiando le piume, scuote le pulci della notte. Appena terminata la toilette, va a bere un po' d'acqua dalla ciotola nell'angolo. Beve a piccoli sorsi e drizza il collo, guardando qua e la' in cerca di cibo. E vede le erbette, qualche insetto, briciole di pane sparse per terra. Ha proprio una gran fame e cosi' comincia a beccare fitto fitto, interrompendosi ogni tanto per salutare le sue amiche che stanno arrivando nel pollaio. Alcune hanno al seguito i loro piccoli pulcini, che pigolano chiedendo con insistenza la colazione. La gallinella saluta, contenta della nuova compagnia, con la cresta dritta sulla testa, e continua a cercare altre briciole per finire la sua colazione. Cammina tenendo le zampe rigide, allarga le dita e le posa piano piano senza far rumore. Quando ormai e' bella sazia, va incontro ad una chioccia coi pulcini e comincia a chiacchierare del piu' e del meno. Deve passare la giornata e prima di tornare a dormire deve trovare il modo di non annoiarsi. |
IL MAGO BRUSCOLINO C'era una volta un mugnaio molto povero che aveva cinque figli: quattro maschi e una bambina che non si lamentava mai. Un giorno qualcuno busso' alla porta: era un uomo molto vecchio. "Sono stanco e ho fame... disse... Potete aiutarmi?". Allora la mamma mugnaia gli dette un po' di pane e la sedia meno zoppa della casa. Dopo che ebbe mangiato e dormito, la mattina dopo il vecchietto doveva partire e disse: "Io sono il mago Bruscolino che aiuta l'uomo poverino e vorrei ricompensarvi dell'accoglienza". E cominciando dal figlio piu' grande del mugnaio, chiese ad ognuno cosa desiderassero. Il primo voleva diventare grande come il babbo per andare nel mondo a cercar fortuna, il secondo una bacchetta magica per fare i compiti, il terzo un gran palazzo con tanti sacchi pieni d'oro per comprare tutti i dolci del mondo, il quarto tanti gatti con la coda lunga per divertirsi a tirargliela. Il mago scuoteva la testa, senza dire ne' si ne' no. Poi fu la volta della piccolina. "Davvero ho gli occhi dolci?... disse... Allora vorrei fossero ancora piu' dolci e che guardando ogni mattina le tazze dei miei fratelli il latte diventasse dolce come se la mamma vi avesse messo dentro dello zucchero". Sentendo queste parole, il mago sorrise: "Esaudiro' il tuo desiderio e mandero' la fortuna su questa casa". E cosi' il mugnaio e la sua famiglia non furono piu' poveri. | I Mesi Dell'Anno I bimbi lo sanno che i mesi dell'anno, fra grandi e piccini, son | Tremotino
|
La Saggia Ghita C'era una volta una cuoca che si chiamava Ghita e che viveva da un buon padrone. Aveva pero' un difetto: era golosa. Ed ogni volta che | Autunno Marrone e giallo,
| |