PISTOIA 1849 - 1931
Nel 1847 fu aperta la via Leopolda (oggi Porrettana) che fu l' incentivo per la formazione, nel 1849, del primo "quadro di terra vivaistico" ad opera ingegnosa ed audace di Antonio Bartolini che "nell' anno 1849 creò con intelligenza e con amore il primo vivaio di piante da giardinaggio"
Nell' agosto del 1847 alcuni giovani liberali, contrari ai retrogradi, ai Gesuiti, ai Tedeschi, si riunirono in società (la prima in Italia) chiamandola de "Gli Amici del popolo" e decisero di pubblicare in fogli volanti "Schiarimenti e Consigli al Popolo", atti a rendere popolari in forma facile e accessibile agli umili, ma con stile pacato bonario persuasivo e lingua impeccabile, cognizioni storiche economiche politiche, tentando di propagare larghe idee, generosi princìpi, rigorose massime di morale, rafforzando l' amore santissimo della patria. E a dir la verità ce n' era bisogno! Anche perchè quà e là per la Toscana, e pur in Pistoia, avevan cominciato a penetrare fra il popolo dottrine sociali e comuniste, che poi provocarono non poche agitazioni fra il 1846 e il 1848.
Dal 1848 al 1851 le Comunità fecero parte della Prefettura Granducale di Pistoia, dal 1852 al 1859 la Prefettura fu degradata a sottoprefettura
Dopo l'armistizio di Carlo Alberto con l' Austria il Granduca affidò il governo al Capponi, si impose quindi quel filone di liberalismo moderato che fu chiamato "neoguelfismo". La concessione della Costituzione e le notizie delle cinque giornate di Milano (1848) facevano "vibrare italianamente" il cuore dei pistoiesi. Di fronte alle crescenti agitazioni Leopoldo II si rifugiò a Gaeta e a Firenze fu costituito un governo provvisorio ed una commissione governativa fu insediata a Pistoia. Dopo la dittatura del Guerrazzi e la sconfitta di Novara il Municipio di Firenze votò a sorpresa per il rientro del Granduca. La città fu occupata dagli Austriaci come del resto tutta la Toscana, che rimasero fino al 1855. Furono anni duri anche perchè nel '53 ci fu la carestia, nel '54 il colera e nel '55 le inondazioni. Leopoldo visitò Pistoia nel 1857 ma fu accolto freddamente e fu la sua ultima visita alla città, nel 1859 piuttosto che mettersi contro l' Austria preferì abbandonare il Granducato e nel marzo del 1860 ci fu il plebiscito e il popolo toscano si pronunciò per l' unione al Regno d' Italia.
Dal 23 ottobre 1859 Pistoia fece parte della Sottoprefettura di Pistoia del Regno d'Italia. Fin dal 1861 c' erano stati profondi attriti fra l' autorità eclesiastica e il potere civile con il vescovo che sosteneva ancora i Lorena e il sottoprefetto che segnalava all' autorità di Firenze le intemperanze del clero che non si rassegnava all' avvento dei "eretici" piemontesi ed il primo decennio dell' unità fu caratterizzato da queste controversie. Nel 1867 Garibaldi fu a Pistoia mentre preparava la liberazione di Roma. Nel 1878 un regio decreto riunì tutti tutti i comunelli o cortine nel comune di Pistoia.
Nel 1873 fu fatto l' acquedotto e nel 1897 arrivò la luce elettrica. Nel 1879 il sottoprefetto stilò una relazione su "La classe agricola sul circondario di Pistoia" dove si annotava che la polenta di farina di castagne era l' alimento principale, specialmente nella montagna, seguito dalla polenta di mais, per il pane si usavano anche cereali inferiori, l' olio era di uso generalizzato mentre in pianura per le zuppe vegetali come condimento veniva usato il lardo.
Chi prendeva braccianti a giornata oltre alla paga forniva due refezioni d' inverno, perchè si lavorava dalle undici alle diciasette, e tre o quattro d' estate quando si lavorava già prima del sorgere del sole e fino a buio. Le vivande consistevano in fagioli, minestra di pane, pane di mais, fiori di zucca fritti, zucchine all' olio, un pò di carne di maiale, qualche fetta di prosciutto e baccalà. Nel periodo compreso fra gli ultimi decenni del '800 ed i primi del '900, Pistoia ebbe una peculiare fase di crescita in diversi campi e settori sociali, in particolare l' economia e l' urbanistica innescarono gli inizi del cambiamento. Il processo di industralizzazione pistoiese prese le mosse dalla maggiore disponibilità di energia, infatti lo sfruttamento dell' energia idroelettrica dell' appennino pistoiese fu determinante. Un' altro fattore di cambiamento nella società pistoiese, fu la generalizzazione del lavoro femminile in diversi settori manifatturieri. Una sorta di censimento occupazionale del 1904 ci informa che il circondario di Pistoia aveva il 51,5% della popolazione occupato in agricoltura, il 33,8% in attività industriali, il 7,6% nel commercio e il 7,1% in altre professioni.
Nel 1914 in occasione delle amministrative i socialisti rimasero isolati e Pistoia rimase nel quadro politico moderato e conservatore anche se nell' occasione ci fu la "settimana rossa" che non fece vittime.
Furono 50.000 i pistoiesi chiamati alle armi nella guerra del '15-'18 di questi ne morirono 5009. Durante la prima guerra mondiale la Camera del Lavoro di Pistoia era una succursale di quella di Firenze ma la presenza di alcuni grossi complessi industriali attivi nel campo della produzione bellica creò le condizioni per la diffusione del movimento sindacale.
Dopo la prima guerra mondiale anche in Pistoia ci furono quei disordini e quel profondo stato di crisi che prepararono l' avvento del fascismo.
Nel '19 e nel '20 un' ondata generale di scioperi ed agitazioni investì il circondario. Nel luglio del '19 ci fu una sommossa con "requisizioni popolari" nei negozi ed imposizione del calmiere per i generi di prima necessità. Le squadracce fasciste di Lamporecchio cominciarono ad operare nel pistoiese.
I fascisti pistoiesi Enrico Spinelli e Ilio Lenzi parteciparono nell' ottobre del 1922 alla marcia su Roma a capo di 400 pistoiesi.
In un primo momento il fascismo, già al governo dal '22, stentò a penetrare a Pistoia, ma quando emerse la figura di Leopoldo Bozzi che si adoperò con successo per la costituzione della provincia, nel 1928, le cose cambiarono ed il fascismo ebbe via libera anche a Pistoia.