PISTOIA 1821 - 1887

Nel 1820 la polizia granducale accertò a Pistoia la presenza della Carboneria.
Nel 1838 il compartimento pistoiese era abitato da 140.000 persone costituenti 22.155 famiglie.
Il 25 luglio 1839 viene riaperto il Duomo dopo i restauri durati 3 anni 3 mesi e 13 giorni.
Nel 1847 fu aperta la via Leopolda (oggi Porrettana) che fu l' incentivo per la formazione, nel 1849, del primo "quadro di terra vivaistico" ad opera ingegnosa ed audace di Antonio Bartolini che "nell' anno 1849 creò con intelligenza e con amore il primo vivaio di piante da giardinaggio"
Nell' agosto del 1847 alcuni giovani liberali, contrari ai retrogradi, ai Gesuiti, ai Tedeschi, si riunirono in società (la prima in Italia) chiamandola de "Gli Amici del popolo" e decisero di pubblicare in fogli volanti "Schiarimenti e Consigli al Popolo", atti a rendere popolari in forma facile e accessibile agli umili, ma con stile pacato bonario persuasivo e lingua impeccabile, cognizioni storiche economiche politiche, tentando di propagare larghe idee, generosi princìpi, rigorose massime di morale, rafforzando l' amore santissimo della patria. E a dir la verità ce n' era bisogno! Anche perchè quà e là per la Toscana, e pur in Pistoia, avevan cominciato a penetrare fra il popolo dottrine sociali e comuniste, che poi provocarono non poche agitazioni fra il 1846 e il 1848.
Dal 1848 al 1851 le Comunità fecero parte della Prefettura Granducale di Pistoia, dal 1852 al 1859 la Prefettura fu degradata a sottoprefettura.
Dopo l'armistizio di Carlo Alberto con l' Austria il Granduca affidò il governo al Capponi, si impose quindi quel filone di liberalismo moderato che fu chiamato "neoguelfismo". La concessione della Costituzione e le notizie delle cinque giornate di Milano (1848) facevano "vibrare italianamente" il cuore dei pistoiesi. Di fronte alle crescenti agitazioni Leopoldo II si rifugiò a Gaeta e a Firenze fu costituito un governo provvisorio ed una commissione governativa fu insediata a Pistoia. Dopo la dittatura del Guerrazzi e la sconfitta di Novara il Municipio di Firenze votò a sorpresa per il rientro del Granduca. La città fu occupata dagli Austriaci come del resto tutta la Toscana, che rimasero fino al 1855. Furono anni duri anche perchè nel '53 ci fu la carestia, nel '54 il colera e nel '55 le inondazioni. Leopoldo visitò Pistoia nel 1857 ma fu accolto freddamente e fu la sua ultima visita alla città, nel 1859 piuttosto che mettersi contro l' Austria preferì abbandonare il Granducato e nel marzo del 1860 ci fu il plebiscito e il popolo toscano si pronunciò per l' unione al Regno d' Italia.
Dal 23 ottobre 1859 Pistoia fece parte della Sottoprefettura di Pistoia del Regno d'Italia. Fin dal 1861 c' erano stati profondi attriti fra l' autorità eclesiastica e il potere civile con il vescovo che sosteneva ancora i Lorena e il sottoprefetto che segnalava all' autorità di Firenze le intemperanze del clero che non si rassegnava all' avvento dei "eretici" piemontesi ed il primo decennio dell' unità fu caratterizzato da queste controversie. Nel 1867 Garibaldi fu a Pistoia mentre preparava la liberazione di Roma. Nel 1878 un regio decreto riunì tutti tutti i comunelli o cortine nel comune di Pistoia.
Nel 1873 fu fatto l' acquedotto e nel 1897 arrivò la luce elettrica. Nel 1879 il sottoprefetto stilò una relazione su "La classe agricola sul circondario di Pistoia" dove si annotava che la polenta di farina di castagne era l' alimento principale, specialmente nella montagna, seguito dalla polenta di mais, per il pane si usavano anche cereali inferiori, l' olio era di uso generalizzato mentre in pianura per le zuppe vegetali come condimento veniva usato il lardo.
Chi prendeva braccianti a giornata oltre alla paga forniva due refezioni d' inverno, perchè si lavorava dalle undici alle diciasette, e tre o quattro d' estate quando si lavorava già prima del sorgere del sole e fino a buio. Le vivande consistevano in fagioli, minestra di pane, pane di mais, fiori di zucca fritti, zucchine all' olio, un pò di carne di maiale, qualche fetta di prosciutto e baccalà.