PISTOIA 1799-1860 Nel marzo del 1799 i francesi occuparono la Toscana e il 27 dello stesso mese il granduca Ferdinando III abbandonò Firenze. Il 7 aprile, 100 soldati francesi, occuparono Pistoia ed il 10 aprile fu piantato l' "Albero della Libertà" che era il segno della rivoluzione francese. Il 13 aprile, era giorno di mercato, ed essendo la città piena di contadini, scoppò la rivolta contro i francesi e fu abbattuto l' "Albero della Libertà". Ciò fu possibile perchè il mattino presto 50 dei 100 francesi erano tornati a Milano e quelli rimasti, presi alla sprovvista, si rifugiarono nel palazzo Civico. La rivolta durò fino a sera e il vescovo riuscì a domarla regalando ai rivoltosi denaro, pane e vino senza dimenticare la sua particolare benedizione. Alle ore 23, alla comparsa di un Delegato francese, riprese il tumulto, che fu sedato dagli stessi paesani, i quali legarono i ribelli e li misero in prigione. Il mattino dopo, 14 aprile, arrivarono in città 200 francesi inviati urgentemente da Firenze. L' "Albero della Libertà" fu nuovamente eretto, in piazza del Duomo, il 24 aprile. Il 6 luglio del 1799 dopo aver perso la battaglia del Trebbia, i francesi si ritirarono dalla Toscana e Pistoia fu subito teatro di manifestazioni popolari disordinate e dannose per tutti. Ogni insegna francese fu bruciata insieme all' "Albero della Libertà" con grandi schiamazzi. Il 14 luglio giunsero, provenienti da Modena, 300 dragoni tedeschi che riportarono la calma in città. Napoleone tornò precipitosamente dall' Egitto e, dopo la vittoria di Marengo, i francesi dilagarono nuovamente in Italia. Il 15 ottobre 1800, entrarono a Pistoia 150 soldati Cisalpini, che portarono un nuovo convulso succedersi di avvenimenti con la costituzione della "Guardia Nazionale", composta da monelli e da "bardasse" della Sala (il mercato), che però fu presto sciolta. Le insolenti truppe Cisalpine furono sostituite da truppe francesi che riportarono l' ordine in città. Il 12 agosto 1801 Lodovico di Parma entra in Firenze e viene incoronato re d' Etruria. Il 27 maggio 1803 egli muore e gli succede il figlio minore Carlo, con la reggenza della madre Maria Luisa. Il 3 maggio 1804 Maria Luisa visita Pistoia. Il 7 novembre dello stesso anno Papa Pio VII, che si recava a Parigi a incoronare Napoleone Imperatore dei Francesi, passò da Pistoia in un lungo corteo di carrozze tirate da sei o otto cavalli. Egli sostò nel Duomo ed impartì la sua solenne benedizione ai pistoiesi. Il 10 novembre 1807 Maria Luisa lascia la Toscana che, nel mese di dicembre, è annessa all' Impero Francese. Il 20 marzo 1808 entra in vigore, a Pistoia, il nuovo codice napoleonico. Contemporaneamente, le quattro comunità divennnero municipalità, furono governate dal "Maire" e conglobate nella Sottoprefettura di Pistoia che dipendeva dal Dipartimento dell' Arno del Governo Francese. Il 6 marzo 1809 Elisa Baciocchi, principessa di Lucca, assume il titolo di granduchessa di Toscana nell' ambito dell' Impero francese e il 15 giugno visita Pistoia. Il 18 luglio 1809 viene istituita a Pistoia la "Guardia Nazionale". Secondo un rapporto stilato il 28 agosto 1809, il municipio di Porta Lucchese ha una superficie di 3.223.594 ettari. Da una tabella dell' 8 marzo 1811, in Porta Lucchese vi sono due officine per la fucinatura del ferro in ghisa e in barre, tre tintorie, una gualchiera per i panni (macchina per l' apprettatura dei vestiti di lana), una fabbrica di stoviglie e parecchie fornaci per la calce. In queste fabbriche lavorano 110 operai. Da un altro rapporto del 9 maggio 1811 risulta che la municipalità di Porta Lucchese riunisce dodici comunelli: Vicofaro, Sala, Ciliegiole, Vincio, Solajo, Celle, S. Pantaleo, Pillone, Fontana e Collina, Gabbiano, Ramini, Castelnuovo e Groppoli con una popolazione di 4.234 abitanti di cui 3.109 sparsi e 1125 agglomerati. E' di quell' anno l' introduzione in città dell' illuminazione pubblica. Inoltre il 9 giugno anche Pistoia festeggiò la nascita del "re di Roma", figlio di Napoleone imperatore e M.Luisa d' Austria. Alla fine di gennaio del 1814, allo spirare della dominazione francese in Toscana, si ebbero le prime sommosse e a Pistoia e il 2 febbraio una turba di popolo assalì il Palazzo Pretorio, abbattè le insegne imperiali e si diresse ad assalire il municipio e la gendarmeria, fu dispersa dal fuoco dei gendarmi, ma servì a liberare la città dall' esercito napoleonico. Quando in maggio il principe Don Giuseppe Rospigliosi, in nome di Ferdinando III, riprese possesso dello stato Toscano le suore del monastero da Sala fecero porre all' ingresso del parlatorio una lapide con queste parole: "Transivimus per ignem et aquam et eduxisti nos in refrigerium" (Siamo passati attraverso il fuoco e l' acqua e ci hai portati nella pace). Dal 1814 al 1848 le Comunità ripresero la struttura precedente alla dominazione francese. Dopo i disastri della guerra, una terribile carestia colpì Pistoia e le sue adiacenze, costringendo gli abitanti a fare di nuovo i conti con i problemi primordiali della sopravvivenza. Dal 1815 al 1816 il grano arrivò a costare da 35 a 50 lire al sacco e il granoturco 30 lire. In città si soffriva la fame e peggio stava la campagna. Alla carestia seguì una terribile epidemia di tifo. Soltanto nel 1818 le condizioni di vita del circondario tornarono alla normalità. Nel 1820 la polizia granducale accertò a Pistoia la presenza della Carboneria. Nel 1838 il compartimento pistoiese era abitato da 140.000 persone costituenti 22.155 famiglie. Il 25 luglio 1839 viene riaperto il Duomo dopo i restauri durati 3 anni 3 mesi e 13 giorni. Nel 1847 fu aperta la via Leopolda (oggi Porrettana) che fu l' incentivo per la formazione, nel 1849, del primo "quadro di terra vivaistico" ad opera ingegnosa ed audace di Antonio Bartolini che "nell' anno 1849 creò con intelligenza e con amore il primo vivaio di piante da giardinaggio" Nell' agosto del 1847 alcuni giovani liberali, contrari ai retrogradi, ai Gesuiti e ai Tedeschi, si riunirono in una società (la prima in Italia) che chiamarono "Gli Amici del popolo" e decisero di pubblicare in fogli volanti "Schiarimenti e Consigli al Popolo", atti a rendere popolari, in forma facile e accessibile agli umili, ma con stile pacato, bonario, persuasivo e lingua impeccabile, cognizioni storiche, economiche, politiche, tentando di propagare larghe idee, generosi princìpi, rigorose massime di morale, rafforzando l' amore santissimo per la patria. E a dir la verità ce n' era bisogno! Anche perchè quà e là per la Toscana, e pur in Pistoia, avevan cominciato a penetrare fra il popolo dottrine sociali e comuniste, che poi provocarono non poche agitazioni fra il 1846 e il 1848. Dal 1848 al 1851 le Comunità fecero parte della Prefettura Granducale di Pistoia, dal 1852 al 1859 la Prefettura fu degradata a sottoprefettura. Dopo l'armistizio di Carlo Alberto con l' Austria, il Granduca affidò il governo al Capponi. Si impose quindi quel filone di liberalismo moderato che fu chiamato "neoguelfismo". La concessione della Costituzione e le notizie delle cinque giornate di Milano (1848) facevano "vibrare italianamente" il cuore dei pistoiesi. Di fronte alle crescenti agitazioni Leopoldo II si rifugiò a Gaeta e a Firenze fu costituito un governo provvisorio ed una commissione governativa fu insediata a Pistoia. Dopo la dittatura del Guerrazzi in Toscana e la sconfitta di Novara il Municipio di Firenze votò a sorpresa per il rientro del Granduca. La città, come del resto tutta la Toscana, fu occupata dagli austriaci, che rimasero fino al 1855. Furono anni duri anche perchè nel '53 ci fu la carestia, nel '54 il colera e nel '55 le inondazioni. Leopoldo visitò Pistoia nel 1857 ma fu accolto freddamente e quella fu la sua ultima visita alla città. Nel 1859 piuttosto che mettersi contro l' Austria preferì abbandonare il Granducato. Nel marzo del 1860 ci fu il plebiscito e il popolo toscano si pronunciò per l' unione al Regno d' Italia. Dal 23 ottobre 1860 Pistoia fece parte della Sottoprefettura di Pistoia del Regno d'Italia. |