PISTOIA 1769-1839

Nel 1769, alla nascita di Francesco, nel Granducato di Toscana regnava da quattro anni Pietro Leopoldo e fino al 1790 Pistoia ebbe un clima caratterizzato dal riformismo illuminato di questo principe. Tra il 1767 ed il 1775 fu introdotta da Pietro Leopoldo la liberalizzazione del commercio dei grani, che con una serie di provvedimenti legislativi, aveva smantellato tutta la struttura vincolistica che impediva il commercio dei prodotti del suolo. Nel 1775 il territorio del contado pistoiese venne diviso in quattro Comunità che furono distinte tra loro col nome delle porte cittadine, Porta S. Marco, Porta Carratica, Porta al Borgo e Porta Lucchese. Tale ordinamento durò fino al 1808. Nel 1780 fu nominato vescovo di Pistoia e Prato Scipione dè Ricci che si rivelò un pericoloso riformatore come vedremo più avanti. Il 1 maggio 1781 fu aperta la nuova strada che, attraverso l' appennino, collegava Pistoia a Modena. Il 29 luglio 1782 il vescovo fece sopprimere il monastero di S. Sebastiano. Il 7 gennaio 1783 anche i conventi dei Domenicani e dei Cappuccini furono soppressi. Inoltre il 6 agosto 1783 ci fu la soppressione di 18 parrocchie su 24. Il 16 agosto 1783 ci fu la sospensione del "supplizio della corda", che consisteva nell' appendere alla corda, nella pubblica piazza, coloro che si erano resi colpevoli verso la giustizia. Il 25 settembre 1783 il vescovo ordinò la soppressione di alcune chiese e di altri monasteri. Il 18 settembre 1786 egli aprì il sinodo di Pistoia per imporre le sue idee. Ad esso furono invitati i Parroci della campagna ed i sacerdoti della città. In sostanza essi ebbero molti privilegi per se stessi ma il sinodo si risolvette in una farsa e il 28 settembre dello stesso anno si chiuse. Dal diario del medico pistoiese Bernardino Vitoni si riporta un brano che spiega la causa della sollevazione popolare contro il vescovo avvenuta a Pistoia nel 1790. "Ma il dì 12 aprile giunse un ordine che fosse abolito l' altare dell' oratorio della Misericordia, il che fu eseguito in questa stessa notte tacitamente. Il popolo con un tacito silenzio manifestava il dispiacere della notturna sorpresa e di tutto ne dava colpa al Vescovo il quale per giustificarsi dette fuori una lettera circolare manoscritta, in cui asseriva non aver colpa della demolizione. Ma chi ne ha colpa, diceva il popolo? E qualcheduno segretamente pensava che se nessuno vi aveva colpa, e se il demolirlo era stata colpa, poteva questo inalzarsi nuovamente senza colpa. Onde sìa in città che in campagna si cominciò a pensare di venire al fatto" La mattina del 24 aprile, giorno di sabato e di mercato, il popolo e i contadini, venuti dalla campagna, si radunarono e costrinsero i muratori a riedificare l' altare. Il Ricci fuggì a Firenze e il popolo continuò il tumulto fino a tarda notte. Il 7 marzo 1791 Ferdinando III assume il trono granducale. Il libero commercio dei prodotti del suolo liberalizzato negli anni 1767/1775 fu abolito il 9 ottobre 1792 perchè, a causa della debolezza delle strutture contadine, portò disagio al popolo per i continui aumenti, anche se i prodotti, contrariamente al passato, si trovavano in abbondanza. Il 18 agosto 1794 passa da Pistoia un contingente di cavalleria napoletana diretto contro i francesi che avevano invaso il Piemonte. 13 settembre 1794 viene letta a Pistoia la bolla del Papa che condanna il sinodo di Pistoia detto ricciano. Il 23 giugno 1796 giunse notizia che i Francesi venivano a marce forzate in Toscana, la sera stessa giunsero a Pistoia i Commissari seguiti dalla prima divisione sotto il comando di Vaubois. Il 24 giugno alle ore 20 giunse il grosso dell' esercito francese che andava a occupare Livorno per bloccare lo sbarco degli Austro-Sardi e far mancare l' appoggio alla flotta inglese. La mattina del 25 giunsero la cavalleria, la fanteria, cannoni e carri e si accamparono lungo le mura fuori della città, mentre gli ufficiali furono ospitati nelle case dei cittadini. La mattina del 26 giugno giunse il generale Napoleone Bonaparte e il Commissario Saliceti ed alloggiarono dal Vescovo con moltissimi ufficiali. Dal vescovado, il generale scrisse al Granduca, poi fece una passeggiata per Pistoia ed andò a vedere l' accampamento francese fuori di Porta al Borgo.\ Il giorno 27 giugno "fecero la loro mostra sul prato a S. Francesco (oggi piazza Mazzini)". Erano solo in duemila tra fanteria e cavalleria ma il numero totale dei francesi giunti a Pistoia in quei giorni fu valutato tra 16 e 20mila. La mattina del 30 giugno giunse l' ordine di retrocedere in Lombardia ma fino al maggio del 1797 Pistoia fu città di transito delle truppe francesi del generale Bonaparte. La città infatti si trovava a mezza strada tra la Lombardia, dove ancora si combattevano gli Austriaci, e il porto di Livorno occupato dai francesi. Queste scorribande francesi erano autorizzate dal granduca che tirava un colpo al cerchio ed uno alla botte, ma nel marzo del 1799 i francesi occuparono la Toscana e il 27 marzo il granduca Ferdinando III abbandonò Firenze. Il 7 aprile, 100 soldati francesi, occuparono Pistoia ed il 10 aprile fu piantato l' "Albero della Libertà" che era il segno della rivoluzione francese. Il 13 aprile, era giorno di mercato, ed essendo la città piena di contadini, scoppiò la rivolta contro i francesi e fu abbattuto l' "Albero della Libertà". Ciò fu possibile perchè il mattino presto 50 dei 100 francesi erano tornati a Milano e quelli rimasti, presi alla sprovvista, si rifugiarono nel palazzo Civico. La rivolta durò fino a sera e il vescovo riuscì a domarla regalando ai rivoltosi denaro, pane e vino senza dimenticare la sua particolare benedizione. Alle ore 23, alla comparsa di un Delegato francese, riprese il tumulto, che fu sedato dagli stessi paesani, i quali legarono i ribelli e li misero in prigione. Il mattino dopo, 14 aprile, arrivarono in città 200 francesi inviati urgentemente da Firenze. L' "Albero della Libertà" fu nuovamente eretto, in piazza del Duomo, il 24 aprile. Il 6 luglio del 1799 dopo aver perso la battaglia del Trebbia, i francesi si ritirarono dalla Toscana e Pistoia fu subito teatro di manifestazioni popolari disordinate e dannose per tutti. Ogni insegna francese fu bruciata insieme all' "Albero della Libertà" con grandi schiamazzi. Il 14 luglio giunsero 300 dragoni tedeschi provenienti da Modena che riportarono la calma in città. Napoleone tornò precipitosamente dall' Egitto e, dopo la vittoria di Marengo, i francesi dilagarono nuovamente in Italia. Il 15 ottobre 1800, entrarono a Pistoia 150 soldati Cisalpini, che portarono un nuovo convulso succedersi di avvenimenti con la costituzione della "Guardia Nazionale", composta da monelli e da "bardasse" della Sala (il mercato), che però, fu presto sciolta. Le insolenti truppe Cisalpine furono sostituite da truppe francesi che riportarono l' ordine in città. Il 12 agosto 1801 Lodovico di Parma entra in Firenze e viene incoronato re d' Etruria. Il 27 maggio 1803 egli muore e gli succede il figlio minore Carlo, con la reggenza della madre Maria Luisa. Il 3 maggio 1804 Maria Luisa visita Pistoia. Il 7 novembre dello stesso anno Papa Pio VII, che si recava a Parigi a incoronare Napoleone Imperatore dei Francesi, passò da Pistoia in un lungo corteo di carrozze tirate da sei o otto cavalli. Egli sostò nel Duomo ed impartì la sua solenne benedizione ai pistoiesi. Il 10 novembre 1807 Maria Luisa lascia la Toscana che nel mese di dicembre è annessa all' Impero Francese. Il 20 marzo 1808 entra in vigore, a Pistoia, il nuovo codice napoleonico. Contemporaneamente, le quattro comunità divennnero municipalità, furono governate dal "Maire" e conglobate nella Sottoprefettura di Pistoia che dipendeva dal Dipartimento dell' Arno del Governo Francese. Il 6 marzo 1809 Elisa Baciocchi, principessa di Lucca, assume il titolo di granduchessa di Toscana nell' ambito dell' Impero francese e il 15 giugno visita Pistoia. Il 18 luglio 1809 viene istituita a Pistoia la "Guardia Nazionale". Secondo un rapporto stilato il 28 agosto 1809, il municipio di Porta Lucchese ha una superficie di 3.223.594 ettari. Da una tabella dell' 8 marzo 1811, in Porta Lucchese vi sono due officine per la fucinatura del ferro in ghisa e in barre, tre tintorie, una gualchiera per i panni (macchina per l' apprettatura dei vestiti di lana), una fabbrica di stoviglie e parecchie fornaci per la calce. In queste fabbriche lavorano 110 operai. Da un altro rapporto del 9 maggio 1811 risulta che la municipalità di Porta Lucchese riunisce dodici comunelli: Vicofaro, Sala, Ciliegiole, Vincio, Solajo, Celle, S. Pantaleo, Pillone, Fontana e Collina, Gabbiano, Ramini, Castelnuovo e Groppoli con una popolazione di 4.234 abitanti di cui 3.109 sparsi e 1125 agglomerati. E' di quell' anno l' introduzione in città dell' illuminazione pubblica. Inoltre il 9 giugno anche Pistoia festeggiò la nascita del "re di Roma", figlio di Napoleone imperatore e M.Luisa d' Austria. Alla fine di gennaio del 1814, allo spirare della dominazione francese in Toscana, si ebbero le prime sommosse in Pistoia. Il 2 febbraio una turba di popolo assalì il Palazzo Pretorio, abbattè le insegne imperiali e si diresse ad assalire il municipio e la gendarmeria, fu dispersa dal fuoco dei gendarmi, ma servì a liberare la città dall' esercito napoleonico. Quando in maggio, il principe Don Giuseppe Rospigliosi, in nome di Ferdinando III, riprese possesso dello stato Toscano, le suore del monastero da Sala fecero porre all' ingresso del parlatorio una lapide con queste parole: "Transivimus per ignem et aquam et eduxisti nos in refrigerium" (Siamo passati attraverso il fuoco e l' acqua e ci hai portati nella pace). Dal 1814 al 1848 le Comunità ripresero la struttura precedente alla dominazione francese. Dopo i disastri della guerra, una terribile carestia colpì Pistoia e le sue adiacenze, costringendo gli abitanti a fare di nuovo i conti con i problemi primordiali della sopravvivenza. Dal 1815 al 1816 il grano arrivò a costare da 35 a 50 lire al sacco e il granoturco 30 lire. In città si soffriva la fame e peggio stava la campagna. Alla carestia seguì, mietendo vittime, una terribile epidemia di tifo. Soltanto nel 1818 le condizioni di vita del circondario tornarono alla normalità. Nel 1820 la polizia granducale accertò a Pistoia la presenza della Carboneria. Nel 1838 il compartimento pistoiese era abitato da 140.000 persone costituenti 22.155 famiglie.