Pomodoro San
Marzano
Anche gli ortaggi più celebri possono rischiare di scomparire. Tant’è
vero che è nato addirittura un Presidio del San Marzano.
Tutto è iniziato con la semina a Sant’Antonio Abate di 100 grammi di semi
dell’ecotipo “padre” (proprietà della Regione Campania e conservato nelle
celle climatizzate dal centro Cirio Ricerche, ma non più coltivato da
molti anni). Il primo raccolto non è stato molto ricco (100 quintali sui
250 previsti), ma i pomodori erano straordinari e sono stati subito
apprezzati e acquistati a prezzi estremamente remunerativi da ristoratori
e da semplici consumatori. Così i primi tre produttori si sono trasformati
da contadini velleitari in pionieri di una riscoperta e molti altri li
hanno seguiti.
Il loro lavoro contribuirà a recuperare il vecchio San Marzano, ma anche i
terreni ancora salvi, quei pochi risparmiati dal cemento (e pensare che
l’agro nocerino-sarnese era definito dai Romani Campania felix).
Un lavoro difficile: il San Marzano autentico si coltiva come la vite e si
raccoglie in modo scalare: sette, otto volte ma anche di più, da luglio a
settembre. Soltanto se è ben maturo e soltanto quando cala il sole. È un
pomodoro delicatissimo, che va maneggiato con cura: appena raccolto si
sciacqua e si sistema nei barattoli. Poi si fa cuocere 60 minuti,
nient’altro. Nessun additivo, nessun conservante. Si manterrà benissimo
per almeno un anno.
Il Presidio, dunque, sta lavorando per ottenere un prodotto finale sano e
di qualità eccellente e, nel prossimo futuro è prevista una collaborazione
con il Consorzio del San Marzano, per coinvolgere un maggior numero di
produttori.
A tavola
Entrare in un campo di San Marzano maturo è un’esperienza unica, si resta
come tramortiti dagli aromi che salgono dalla terra: profumi di erba
appena falciata e di spezie che questo pomodoro sprigiona già quando è
verde. E parte di questi aromi si avvertono ancora nel prodotto
inscatolato. Ma è nel piatto che il San Marzano rivela tutta la sua
personalità: il sugo ottenuto con questi pomodori resta letteralmente
attaccato alla pasta. E non trasmette acidità al cibo.
Il San Marzano è indissolubilmente legato alla autentica pizza napoletana
(la Margherita) ed è ingrediente di una preparazione che a Napoli è un
rito: il ragù. La ricetta arriva dal popolo e cambia, di famiglia in
famiglia. Ma ci sono due aspetti che accomunano tutte quante: il ragù si
prepara solo per le occasioni speciali e cuoce lentamente. La salsa deve
pippiare, ovvero sobbollire a fuoco dolcissimo in un tiano di terracotta
almeno cinque o sei ore. Altrimenti è semplice carne con il pomodoro.
Area di produzione
Comuni di Sant’Antonio Abate e Santa Maria La Carità (provincia di
Napoli).
Presidio sostenuto da
Provincia di Napoli, Guido Berlucchi
Responsabile del presidio
Sabato Abagnale, tel. 081 3903300 - 8735300 - 347 1135440