La Società di San Marchese |
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Le note storiche
sull'origine della Società di San Marchese dicono che essa sia sorta nel lontano 1846 per
opera del Prevosto Don Giuseppe Coha allo scopo, di riunire attorno all'esempio di San
Marchese " gli uomini principali della sua parrocchia, per lo più capi di famiglia
". E' una caratteristica questa che evidenzia, ancora ora, lo spirito che riunisce sotto la bandiera di S. Marchese gli appartenenti di questa società. I soci che la compongono sono attualmente un centinaio e rivivono l'esempio dei loro padri, dei loro nonni, dei loro bisnonni e le famiglie da cui provengono affondano le radici profonde di laboriosità, di rettitudine ' di religiosità in un terreno simile alle terre feconde e lavorate con sudore da cui hanno tratto il sostentamento per generazioni. Contadini si chiamavano un tempo, agricoltori si chiamano oggi, o figli di chi ha lavorato un tempo la terra e ha ricevuto l'esempio del dovere quotidiano del lavoro. Ecco in breve spiegato perché la Società di S. Marchese sopravvive e continua la sua tradizione di vita sociale e religiosa anche in mezzo al benessere materiale, ai consumi agli sprechi della nostra epoca. Cento e più anni di attività, di impegno nel vivere la fede cristiana sono un'eredità che gli Altessanesi sentono come una testimonianza da parte dei loro antenati alla quale non è possibile venir meno senza tradire i loro ideali e i loro sacrifici. Questo deve essere stato e penso sia tuttora la forza di coesione per cui la società di San Marchese non è stata ancora travolta dall'evolversi dei tempi. Secondo le indicazioni del Prevosto Don Coha, fondatore della Società, gli iscritti " dovevano tenere una condotta praticamente cristiana ". Un'esemplare affermazione che ci fa intravedere l'anima religiosa di questa Società. Non c'è dubbio che, al di là delle manifestazioni esteriori, dell'organizzazione della Società. Lo scopo dei singoli e delle loro famiglie è stato ed è quello di vivere la fede cristiana nella propria famiglia, nella parrocchia, nella società. L'esempio tramandato da chi, pur vivendo in condizioni economiche e sociali ben più difficili delle attuali, ci Indica chiaramente quale sia la strada da seguire. Non possiamo limitarci a raccogliere quello che è stato seminato da altri. Perché un albero continui a dare frutti abbondanti, a crescere sano e vigoroso occorre procedere al rinnovo dalla terra in cui affonda le sue radici. La Società di San Marchese ha come compito anche quello di promuovere e mantenere viva la devozione al Santo Patrono di Altessano. Dal lontano 1604, anno del ritrovamento delle Reliquie de Santo, si è tenuta viva fra gli Altessanesi la devozione fiduciosa al Santo che il tempo aveva fatto dimenticare. Guerre, malattie, pestilenze, cattivo tempo, disgrazie sono state occasioni provvidenziali per risvegliare nei cuori una preghiera al Santo Martire. Ma soprattutto nel 1677, l° Centenario della parrocchia fu desiderio di tutti riavere nella chiesa le Reliquie di San Marchese che per sicurezza erano state affidate alla custodia dei Padre Francescani del Convento della Madonna, di Campagna. Le cronache dell'avvenimento sono ricche di nomi illustri che hanno avuto a cuore la causa degli Altessanesi, desiderosi di riavere le Reliquie del loro Santo. Spiccano il Conte di Altessano Ottavio Provana di Druent, Don Giuseppe Battagliero Prevosto, il Padre Guardiano dei Capuccini, il Notaio e il Delegato dell'Arcivescovo d Torino. |
Il 5 settembre del 1677 le Reliquie sono trasportate con la carrozza del
Conte di Altessano nella cassetta regalata dal Duca Carlo Emanuele I. |