Il
biomonitoraggio degli inquinanti atmosferici viene realizzato utilizzando
specie vegetali quali: licheni, tabacco, tarassaco,
pino silvestre, ecc... tali specie evidenziano, in seguito ad una
esposizione prolungata ad agenti nocivi, danno fogliari più o meno
evidenti. Inoltre sono più sensibile agli attacchi di insetti e possibile
malattie. Queste piante risultano particolarmente utili sia in
associazione che in alternativa alla rilevazione
mediante centraline meccaniche.
Si
possono distinguere:
-
piante 'sentinella', geneticamente
uniformi, di rapida crescita, generalmente erbacee e annuali;
-
piante 'rilevatore', a crescita lenta
e spontanea nella zone di studio, costituite generalmente da alberi e
arbusti che rispondono più lentamente alla presenza di inquinanti con
sintomi rilevabili solo nella tarda stagione di crescita.
Nelle
metodologie del biomonitoraggio
si possono distinguere due diverse tipologie di organismo test:
1)
'Bioindicatori' : organismi che
subiscono variazioni evidenti nella fisiologia, nella morfologia o
nella distribuzione sotto l’influsso delle sostanze presenti nell’ambiente;
2)
'Bioaccumulatori':
organismi in grado di sopravvivere in presenza di inquinanti che
accumulano nei loro tessuti; con il loro uso è possibile ottenere dati
sia di tipo qualitativo che quantitativo.
Nel
nostro paese, il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico viene
effettuato essenzialmente tramite centraline automatiche di rilevamento.
Tali apparecchiature misurano direttamente le concentrazioni di
determinati inquinanti in campioni d’aria prelevati dall’atmosfera:
quando una o più di tali sostanze superano i livelli di soglia stabiliti
per legge, scattano i provvedimenti per limitare le emissioni, come ad
esempio l’interruzione del traffico veicolare. Questo tipo di
monitoraggio, oltre a presentare il limite di elevati costi di acquisto e
di manutenzione, generalmente esegue il rilevamento solo di pochi
parametri (CO, NOX, SO2, ecc.). Di conseguenza
risulta impossibile effettuare il controllo su vaste aree basato su un’alta
densità di punti di campionamento, mentre scarseggiano o mancano del
tutto dati su molti contaminanti, come ad esempio i metalli pesanti,
idrocarburi policiclici aromatici, che possono essere nocivi anche a basse
concentrazioni.
Il
biomonitoraggio, rispetto alle tecniche tradizionali realizzate con
centraline mobili o fisse, presenta diversi vantaggi:
Vi
è poi un intervento di polishing vegetale, per cui le piante fanno da
filtro all’aria respirata dall’uomo, assorbendo una parte di
inquinanti.
Con
questo sistema si unisce la funzione di ecosensore alla presenza verde che
contribuisce alla valorizzazione del territorio.
Molto diffusa, ad
esempio, è la tecnica di biomonitoraggio dell'ozono mediante la specie Nicotina
Tabacum.