Scrivere per me è sentire il profumo
della mente attraverso l'immaginazione


Fumarsi amore

E' restare qua' e là.
Amare chi ti pare
godere.
Tacere e lasciar passare.
Vedere e poi uscire.
Non credere.
FUMARSI AMORE
E' odiare
scappare e naufragare
passeggiare
su
quest'ultimo relitto giocoso del mio cuore.


Tout doux, tout doux, tout doucement

Sembri quel colore
che hai,
quelle morbide
rotondità di
frutto aperto
da cogliere a morsi.
A morsi
amorosi e
sillabici.
Ecco ti disegno
nei miei flutti immaginari
di carezze .
Sembri un bambino
con le spalle tornite
di bellezza.
Sembri
quel dolce rotolare
di roride lingue ubriacanti
nel mio fastoso
insinuante tocco
che vorrei
dell'acerbo;
in una notte simbolicamente afosa
senza gente intorno solo musica che esita,
piegata al piacere
mentre dall'altra parte
si sente il drappeggio
dei tuoi capelli
incorniciarti il viso.
In un cieco eros che appare
in una notte come questa a Roma
cercando il carillon morboso
di un sonno
verso il tuo corpo pieno
di orgasmi a venire
mugolando di gioia con
te
verso il paradiso che ci attende
fra,
poco


Il grigio della giornata

Oltrepassare
muri è
impresa rischiosa,
il mondo viene giù a fiotti,
e poi non durano certi legami,
è una cosa sfuggente,
poco profonda.
Un paio di scarpe
che non entrano nei piedi nudi,
l'arte di vivere
mi salva a volte, e,
uno strano bellissimo sorriso,
per raggiungerti, nella memoria e
e l'imprevisto dei sogni.

Artisticamente Andrea

Il tuo sorriso
innestato come un fiore
su un tronco magro,
è la carezza del vento
il dondolio vicino dell'acqua mossa
da un infinito ritorno,
sciabordio sommesso che si leva nel sole.
Il ronzare delle api
e delle piccole mosche rendono
il tempo di questa mattina immoto, fisso
nel suo tracciato silenzioso
che ricomincia.
Penso al tuo viso e lo rivedo
amabile, fantasioso e fragile,
dentro quel ricordo
che si affaccia
ti sorridono anche gli occhiali.

Cavallo a dondolo

Oh si, visione improvvisa
sul cavallo a dondolo
lenta e infantile eccitazione.
I piedi sollevati e anche sotto il cuore che batte all'impazzata.
Senza equilibrio ridi,
baciando questa labbra, che sono solo le nostre:
due fanciulli in un unico ardore,
e la faccia rivolta
al silenzio dei primi ricordi.
Solo sopraffatti dal gioco
per sentimenti fluidi
senza più dire.

Felicità infelice

Un paio di occhi nei miei
diventano come certi ricordi
sono un benessere e
continui rimandi ad un sole d'agosto assoluto.
Complici un orchestra estiva in un viaggio
finito, a pensarci ruotano e prendono
tanti punti si dilatano e si incrociano;
il piacere è un falò che illumina i giochi e ora diventano geometrie incancellabili.
Quelle mani che non conoscono paura, vanno
verso nascondigli e corde che scavano morbide
pieghe, svegliate ai sensi, piano, con la dolcezza dell'onda marina.
La musica un antico legame,
spinge forte nella cavità,
strette le mani in un nido caldo spasmodico,
in modo di dirci che ci saremmo amati in quello spiraglio di tempo.
Appesi fuori c'erano fili di luci come nei giorni festosi
il senso di lontananza le stringeva come piccole stelle.
Per te andare verso immagini, a sciogliere promesse,
ancora una volta con l'incoscienza, l'illogica scelta
di cui ti penti già
perché senti al di là' di tutto che ci apparteniamo,
ma non ci apparterremo mai.

Colomba bianca

"Devo continuare a modo mio, che è un modo disciplinato, arduo, organico, di integrare il sogno con la creatività nella vita. Che è una ricerca di sviluppo dei sensi, della visione, dell'immaginazione come elementi dinamici con i quali creare un mondo nuovo, un nuovo tipo di essere umano… Cercare la pienezza non solo sognando un sogno passivo…."(Anais Nin)

E' l'alba sento gli occhi riempirsi di luce, mi tiro più su, seduta sul letto a guardare. Il giorno si apre come rosa confetto.Il silenzio virginale è il suo lento respiro. Nulla di più intatto. Questo mondo addormentato sembra rallentare l'ascesa dell'emozione, che resta sospesa. Penso: "da qualche parte il mio fantasioso erotismo s'insinua sottile, denso, viscerale, fino al culmine." Imprigionata dentro una bottiglia cedo sopra un tappeto di chiaroscuri. Le mie resistenze, la mia incertezza, sfuggono dalle mani. Nelle stanze silenziose non riesco a delineare i contorni del mondo, sono una principiante. Mi giro sul fianco.Il letto è un arcipelago di sogni da realizzare. - Fra poli di tristezza e rabbia c'è una stazione dove sono scesa: il treno è vicinissimo passa urlando;i capelli volano in alto. Simili a lunghi tentacoli di medusa che agitano falangi con leggerezza posata;ondeggianti i pensieri cambiano di consistenza, dentro i meandri della mente, facendosi sempre più sottili incuneandosi, intrecciandosi, con minuscoli nodi sino a dileguarsi.-
Sono sveglia, vorrei catturare con la lingua quella lacrima di felicità che mi scende sulla guancia.Quel gusto salato ha il sapore di un cielo latteo. Come un Dio.

-Sussurrami una frase all'orecchio. Ancora.Ti prego.
- Parliamoci sottovoce come fossimo già nudi -

Mi giro e lascio che il dolce suono mi entri dentro. Per un istante sono nel baricentro di un bacio. Le tue labbra mi strapperebbero un grido se solo potessi. Quello che appena vedo mi basta per desiderarlo.La tua pelle quieta nei suoi contrasti, resta distante. Non c'è aria, ma una luce addolcita da particelle di sogno.Vorrei che la mia mano potesse raggiungere la tua, lì, morbida incolore, a nessuna distanza ma lontana, ignara. Ogni parola cambia il tono della mia gioia.Dovrei liberare le mie energie, ma balbetto la mia meraviglia.Sorrido ai pensieri.
In segreto esulto le attese come assoli di speranze.


Io

Sporgermi, in punta di piedi
superando la linea del muro
l'aria è stretta , il rumore taglia il cielo;
la musica: un piccolo gioiello nelle orecchie
gli alberi si muovono piegati dalla luce.
Lieta è la sera
suoni di campane e,
la gioia traspare lentamente.
Io e il mondo,
segni, impronte, persone,
sguardi che inseguono
un resistenza primaria
adolescente.
In ogni mio nuovo giorno
dentro l'ingannevole giaciglio,
vivo.
Io.





Bianco

Quanto bianco su cui scrivere
il nero che cola,
piccolo linguaggio inedito,
stella accorata,
amore leggero.
Sono io che chiedo un richiamo
voglio sentirmi presente
qui ad attendere che ci unisca un pensiero.
E' probabile che nessuno ci pensi.
Essere dimenticati.
Non esistere. Ma pensarti
è volere. Bianco che spande
Nero, nero, nero.Non dire che la tua porta è chiusa.
Tutto è spalancato nel vivere.






Senza titolo

Inossidabile amore inondato di acque che sgorgano incessanti,
impronunciabile amore,
che plasma anche l'aria e la spinge nelle strade fra gli alberi
che a maggio nevicano fiori.
Tappeto profumato di primavere.
Prima-vera di questi giorni.
Posso pensare che un colore sia tutto,
un insieme che pulsa e grida gioia.
Traccia nella memoria.
Il suo seme accoglie.
Nulla e nulla, tutto e sempre questa vita.
Quell'attimo in cui pensavo lui si ritrarra'
quell'attimo in cui pensavo è ora dell'abbraccio,
e quell'attimo in cui tutto stava per decidersi:
è l'immagine sfuggente di uno sguardo mai catturato,
dettato da un moto dell'anima,
in quell'attimo la mia vita come un sole sorgeva.






Mi piaccion quelle persone

Mi piaccion quelle persone
che rimangono a lungo nei letti altrui
e passeggiano per quelle stanze trasandate e
spettinate in cerca di qualcosa da mangiare
sembrano senza meta e aleggiano nell'aria
come fantasmi teneri e colorati
e' difficile seguirli sono di veli
e dietro nascondono sorrisi assonnati.




Salire sotto un cielo muto

Un albero cresce
in mezzo alla terra: il tempo.
La mia stanza è
piena di fiamme e di ripensamenti;
incautamente soffro
dolori non ancora dissolti
chi sente
l'ombra dolorosa
del mio sentirmi vinta?
La verticalità
è il simbolo della mia crescita
particolare
attendo un segno che mi sia
d'aiuto a non guardare
più questo mio cielo muto.



Il sole splende ad est
…ascoltando Stan Getz


si muove ancheggiando
di una calma essenziale,
body nero e ragazza rossa,
con le mani fra i capelli

fa capolino
dietro l'angolo
perché è
il suo
momento di felicità,

c'è chi
l'aspetta sul
letto come in una
piscina luccicante
pizza in mano, e birra
azzurra come i nastri delle
cerimonie,

maliziosamente,

il sole splende ad est
nulla li può confondere
solo il sax
tale e quale a
una sigaretta che si consuma
solleva nell'aria
una musica più chiara del giorno.



Inchiostri di china

Il dolore è un tempo
un vento incantato,
come inchiostro nero versato
che sparge echi passati.
Legni di barche, consunti, affondano in acque dai
colori anneriti, e riposano incuranti, tra le foglie.
Proteggersi dal dolore,
fra morbide sabbie risvegliate dal mare
svestirsi, stendersi, insieme alle voci perdute,
piano è quel pianto smesso, le mani disgiunte e
solo un opaco sentire, senza volontà intorno a labbra che mordono lacrime.



Madre

madre avevi
una vocazione all'adolescenza
poi l'incantesimo si e' rotto, in modo silenzioso.
lo vedo dentro una giostra colorata,
il tuo volto amato dentro il tuo luna-park!
E' un veleno sottile che non trova sbocco
nei nostri volti tristi.
Eri giovane, non ancora
vecchia, e marinaia nella pelle,
credevi nelle "fasi"
sembravi un
tronco avviticchiato alla terra,
alla tua arte.
Non si può raccontarli tutti i tuoi colori
sono selvaggi nel guardarli.
Valeria mia madre,
Valeria la bambina
fragile, e chiusa in se come
un bozzolo di farfalla.
Disobbedivi spesso,
in cerca di infinite libertà
presa in trappola da cupe paure
chiedevi al bicchiere le sue poche gioie
figlia mai stata adulta.
un infanzia senza fine,
Adesso corro su questa strada
senza più te,
ne' le tue visioni ,
strane atmosfere
forti d'incantesimi e un'invisibile magia
nate sempre
dai colori della tua natura,
la tua voce calma che consolava tutti.
E così finisce,
senza nemmeno il tempo di cercare tuoi segreti,
i tuoi inchiostri perduti.
Nelle tue iridi, fisso uno sguardo ormai sporco.
E continuo a vivere arbitrariamente,
senza sapere dove tutto vada.



Essere sotto il mare

Un pensiero scorre sulla pelle livida
un giardino di lillà
dove si nutrono fiori di cotone.

L'erba copre l'anima di olii profumati.
Rosa, bianco e nero l' umore
che sale nella bocca.

Intimo è il calore che scende
nelle narici, come fumo acre e caldo,
il nostro abbraccio.

Hai sentito la mia solitudine
battere forte al tuo orecchio?
Restano conchiglie sporche

di sabbia miste
a notti di pianti,
la tua mano mi carezza

magra, bianca, la mia
giace
come un frutto caduto

nel fondo di un
mare
dimenticato.



Remoto e dolce

Non ricordo,
non posso,
la memoria
è diventata sasso
e sopporta piogge
immaginarie senza risvegliarsi.
Non ricordo,
non sento,
il sapore che raccoglie
la morbidezza
di un bacio (e lo batte)
Non so
non oso pensare
se l'abbandono della mente era
vivere,
o è diventato
un'onda schiumosa
che distrae e assorda.
Ma tu che sei per me
diamante
promettimi di sognare
unicamente lungo la strada che porta
alla mia stanza,
e incidi
il tuo desiderio
sulla mia pelle
sarà il mio nuovo nome, remoto e dolce.



Nell'istante che muori...

Tra fiori gialli
e il loro arrampicare,
scrosci d'istanti

il seme di qualcosa nasce
nel forse
di una carezza.

Soli su steli sono,
lo spudorato colore
che arrendevole esulta

vive,
liquido e
sospeso.

Lenta è la
cerimonia
dei pensieri

in sequenza
gemono
accarezzati

dallo scomparso
passaggio
del vento.



Lo spettro della rosa (A Nijinskij ballerino di altri tempi
e a tutti i ballerini di altri tempi)

Sfuggenti danzano le gambe
ombre lunghe e lineari
Vuoi e ti ergi in una lotta stupenda,
le tue punte solenni sono fiamme. v Con un gesto comandato
formi compasso di sogni.
Fantasie carnali -sanguini- v quel triste scavarti il volto nelle mani.
Anche per il tempo
che ti vuole incompreso, sfinito,
troppo vago e innamorato
ti dissolvi in vento gentile.
E da elemento ridiventi uomo
spina conficcata nella terra.

racconti brevi..........

L'onda del ricordo e del perdono

Non c'è immagine più bella del guardare l'onda che si sfrange sulla sabbia, questo movimento incessante della risacca, che è accarezzata ipnoticamente e sembra nel suo ritmo disegnare due enormi braccia cullarti nel suo abbraccio primordiale. I disegni che si formano sono sempre diversi dipende dalla forza dell'onda, quanto scava, quanto entra dentro e come si ritira. Verso l'alba, dopo la notte anche il mare ha riposato e allora i suoi movimenti paiono più calmi, più pigri. Come una spiaggia svegliata dal mare la vita la cogliamo nel momento stesso in cui ci colpisce in cui si trasfigura in un simbolo rappresentativo di ciò che sentiamo essere in noi. E l'onda che passa sulla sabbia la sua lunga mano è come un perdono, metafora del "perdono", e con lievità passa sopra l'elemento e lambendolo lo chiama al risveglio; passandogli sopra lo copre, lo comprende, lo nutre.Nulla resta uguale dopo il suo passaggio, però è indispensabile perché la vita continui e perché gli elementi possano coesistere sempre fra loro. L'onda è pure quel ricordo lontano che è sempre dentro di noi, il mare è il nostro mondo sommerso, con i fantasmi colorati che lo abitano, coralli preziosi e ombre guizzanti, silouettes che fluttuano, conchiglie dalle minicorazze affascinanti e sonnolente. L'onda è appunto portatrice di vita vissuta ,di echi del passato e nella forma del pensiero sale e s'impenna, poi scende e nutre come uno spruzzo sul viso rompe improvvisa la staticità di stati d'animo cristallizzati, vivificandoli. L'onda del ricordo può anche renderti fisso, annichilirti, ma poi si muove e se ne va, e poi torna e si fa lieve come schiuma, e ci fa sorridere al niente, e poi ci fa piangere; rende liquido ogni pensiero. Gli elementi della natura sono i protettori della nostra esistenza, nel senso della loro bellezza, misteriosa e varia, incessante e potente di una forza quasi sempre nascosta, sono un incoraggiamento a scoprirci dentro, come mondi inesplorati.

Il mio tramonto texano

Eppure sono là vicino al mare, fra una strada sgangherata e le sagome dei pini marittimi svettanti e neri contro il cielo , le sere di ottobre alla periferia di Roma. Un odore salmastro e di campagna selvatica. Esco dal bar, pensando al mio percorso all'incontrario, alla scelta di finire in un bar di periferia a fare da cassiera, banconista, fra caffè aperitivi, birre, caramelle, sigarette; umile gradino di uno status borghese, io figlia d'intellettuali, di sinistra con speranze rivoluzionarie, fede nelle idee, nell'educazione, nella cultura. La mia rinuncia all'impiego sicuro alla busta paga, alla pensione, alla carriera brillante, qualcosa di cui essere fieri e protetti. Cammino e penso alla bellezza alla poesia qui attorno, e guardo perché vorrei sorridere, perché la vita passa attraverso visioni improvvise, caldi cambiamenti del pensiero, desiderio di una pace rara. A lavoro finito, quando l'anima e' libera di non pensare a niente solo vagare leggera nell'aria, continuo a cercare immagini a cui aggrapparmi per dare un senso a questo eterno ciclico passare, muoversi dei giorni, voglia di quiete nel mio religioso corpo; assolti i compiti, tocco in tasca i soldi accartocciati, accomunata nel destino a muratori, camionisti slavi albanesi e immigrati ad ogni angolo, facce rugose attraversate da occhi dolci come mandorle, fieri nei lavori più umili, nell'invisibile sforzo quotidiano di restare nel giro, fumano, bevono amari, birre, con le mani grosse e i pantaloni sporchi, la nostalgia del paese, delle donne lasciate e di un rispetto che non e' sperabile in questa terra straniera, terra sfruttatrice e spietata nella sua indifferenza. Anche qui all'Infernetto si mischiano destini e vite tanto diverse, tanto improbabili in mezzo a questi volti anch'io straniera perché ormai lontana dal ritmo comune, trovo nel cielo di queste parti il mio tramonto texano!

BIVIO UMILTA'

Si chiama così l' incrocio che devia da una superstrada e sale su per una stradina asfaltata con ciuffi d'erba e un contorno di casette nuove piene di fiori.Appena sopra silenzioso appare un edificio. Circondato da alberi. Cammino, sono appena scesa da un autobus di linea, di quelli blu coi sedili alti e il motore gracchiante. Lascio la città, le mie certezze alle spalle, levo l'ancora e mi dirigo verso il "nulla". Nei corridoi puliti i miei passi gravi si fanno più veloci, accompagnano le speranze di guardarla ancora, guardarmi. La visita fatta degli stessi gesti, gli infermieri, le solite domande, una parte di me sta ad ascoltare, aggrappata a un fede di illusioni. Tutto è grave e senza senso. Devo scendere al bar, al piano inferiore, parlo di astrologia col barista, vorrebbe un oroscopo tutto suo, per scrutare nella sua vita. Penso alla futilità di quelle chiacchiere. Sorrido triste, mangio un panino fatto lì per lì e sento la freschezza nella bocca, fuori c'è il sole e tutto splende inutilmente, per me. Risalgo in ascensore e mi affaccio alla finestra in fondo al corridoio, a parte qualche rondine solitaria, un vento insignificante, un aria che non circola, quasi in attesa, un gatto che si nasconde, la natura esprime una timidezza diventata il ritratto di un luogo in cui il silenzio è già una premonizione di perdita, ormai alle porte. Mi ritiro seccamente, in quella natura brulla c'è l'unica verità, tutto mi riporta a quel pensiero. Mi accomiato da lei con la finta aria efficiente e leggera di chi promette che tornerà presto. Esco, mentre scendo nel viale alberato un cane randagio mi viene incontro quasi come se mi "riconoscesse", mi segue dopo le mie carezze, e qualche parola:- ma chi sei tu? - Creatura dolce dagli occhi imperterriti che giochi e mi vuoi... mi si accolla ai calcagni e io cammino, verso la superstrada, tutto è ancora senza senso; lui dietro non si stacca, a un certo punto devo attraversare: c'è un ponte di cemento allora cerco di seminarlo lui guaisce, corre disperato avanti e indietro, ci ripenso lo rintraccio mi segue ancora fino alla fermata, non ho più riserve per soffrire anche per lui... Dopo un attesa che si fa sempre più lunga ecco arriva il pullman, salgo in fretta e lui resta lì escluso, a terra. Al guidatore che mi guarda interrogativo dico: "non è mio..."l'autobus sgomma, romba e riparte dal Bivio Umiltà. Siamo in tre ad attendere a quel bivio delle risposte. Sospesi appesi fra la vita e la morte. Lei nel suo letto, ad annegare inesorabile e sola nelle piaghe della sua malattia, anche le pillole giacciono sul tavolo, nessuno gliele porterà, non ne ha più bisogno, e il cane in cerca di uscire ad ogni costo dalla condizione di abbandono, e me, in questo registrare impotente emozioni assurde. In questo siamo uguali, mi dico.Nel pensare di tentare "una mossa" che possa vincere quella condizione di pre-morte che sembra una lunga ombra venuta a spegnerci. Ci dibattiamo uniti da un comune senso di assurda speranza... Vorrei lasciare queste sensazioni scivolare via e chiudere con questa metafora di speranza, un po' poetica un po' visionaria, un po' inventata: "c'è una vecchia storia che racconta di un uomo che aveva appesa una camicia ad asciugare al sole. La sua ombra si trasformò in una nuvola che salì nel cielo."

La verità dell'ombra

Mia madre e mio padre mi hanno lasciato presto, questa mancanza è stata come un permesso a tempo indeterminato per me, un non sentire più legami e vivere nient'altro che vivere, lasciandomi andare, metaforicamente leggero, senza lasciare impronte. Un tempo mi vedevo avanzare con fatica nella vita, la sofferenza volevo appendere ad una stella, credendo che il cielo a perdita d'occhio avrebbe inghiottito le crepe che mi si aprivano dentro.Avevo la mente piena di rigide convinzioni e un talento per la fragilità, cominciavo a tremare, qualcosa doveva pur cambiare.La colazione è sacra, i riti dei pasti poi sono fondamentali; il seguire delle regole per sentirsi soddisfatti a questo mondo ci vogliono, mi dicevo.Ricordo un giorno che non volli andare in ufficio, non per un malessere, era la voglia di tacere, il poter abbandonarmi alla nudità del tempo, senza pressioni o altro, solo il silenzio.Stavo camminando rapido nel verde, i rami secchi scricchiolavano sotto i miei piedi, mi vedevo parte degli altri, e tutto mi sembrava alla mia portata, da tanto non mi sentivo più così.Mi chiedevo cosa escogitare per apprezzare meglio la vita, essere al suo livello e nel cuore della realtà.Era il momento di scoprire un piacere inaspettato: trarre vantaggio dalle mie profonde emozioni, senza esprimere giudizi prendendo esempio da tutti eventi compresi che mi si presentavano davanti.Non potevo questa volta staccarmi da questa verità, sentivo che dovevo andare avanti; i volti famigliari, i luoghi amati gli incontri causali, i miracoli talvolta mi attendevano, come disegnati nel buio, bastava solo andargli incontro, senza la pretesa di edificare, come in un'osmosi l'uno si sarebbe travasato nell'altro.Seduto su una panchina sono fermo alla mia infanzia: a scuola le corse nei cortili e i grandi, che osservavo come giganti seducenti, messaggeri e giudici di gioia e tristezza, di cui non potevo fare a meno.Mi insinuavo fra loro come un bel gatto che si struscia o che si scalda al sole dei loro occhi suggendo dalle mani tutto il calore possibile.Adesso accarezzo le mie ombre da cui traggo ispirazione e senso, mi sono aggrappato alla loro libertà con un lieve sorriso.

Cerco l'eleganza delle.. foglie.

Una carezza sulla testa, si sa come questo gesto possa trasmettere una sensazione di tenerezza, la mano si posa e accarezza la pelle sopra i centri nervosi. Il brivido- tradotto in onde sulla pelle- scorre come un filo che tirato emette un onda tradotta sul corpo. Se questa attenzione è rivolta ad altre parti ci si può rilassare, tentare, il più possibile di sentire abbandonati su di noi l'echeggiare e il formarsi di cerchi sonori ancora puri dal di dentro; provare pietà per il nostro dolore, dolore morale e gioia impetuosa nel petto, quando le pareti del nostro essere sono smosse da quel contatto. Potrei svegliarmi da un sonno ingombrante e pesante come un macigno e a quel risveglio aprire gli occhi alla vita. Potrei commuovermi e rimanere là sotto la pioggia ad amare ad odiare. Potrei salire su, guardare verso di te albero, cielo, onda e resistere all'abbagliante richiamo della luce. Potrei salutare chi mi è vicino e non conosco ma guarda diritto nei miei occhi frugando nelle mie viscere e sbaragliando la mia solitudine. Cerco la paffutezza che è nascosta nell'animale, cerco l'eleganza delle foglie, il suono primordiale del ruscello la goccia che scende lentamente dal tuo occhio. La ricerca incessante sopra ogni cosa: del divino che sia compiutezza. Come l'attimo di felicità sia un sacro evento, una fusione di magiche speranze, sono le comete galleggianti all'orizzonte.

INTERMITTENZA(racconto erotico)

Avanti, cammina, avanti c'è un sentiero, il lago è là in fondo e che bella giornata di sole, non c'è ancora nessuno. Vedi un cigno sta giocando con un pezzo di pane bagnato, è tutto arruffato. Come lo sono io quando mi hai strapazzato tutta. In piedi sopra una macchina, sotto la gonna, guardando l'aria del pomeriggio, nel paesaggio deserto. Il tuo sesso, piacere di fuoco. Penso. E' un adolescente, un etereo adolescente e per di più napoletano con l'esperienza dello scugnizzo, che ha sofferto fame e abbandono precoce. Precoci le sue esperienze sessuali, promiscue e alternate a lunghe astinenze. Incontrarti è stata una divertente coincidenza ti avevano descritto come un tipo calmo che suonava la chitarra e invece..Quando mi scopi lo fai alla Jimi Hendrix, mi fai tremare come se infondessi elettricità in fondo alle viscere e io carne molle, vergine da iniziare subisco i tuoi colpi; hai un culto per le iniziazioni. La prima volta che ho scopato con te mi hai messo in una posizione aerea che non capivo più niente, ma ho goduto da morire, e ad un certo punto mi hai anche detto..".. non sarai mica una di quelle donne che amano essere insultate mentre.." E io con la gola stretta dal piacere dicevo un debole no..no. no.. mentre creavi sesso come una danza un po' feroce, mista a timidezza e a rabbia. Due cose che messe assieme sono esplosive...l'esitazione e la forza improvvisa. In un certo senso.Tutta la notte fino a un'alba grigio-rosa. Cieca ero, nell'oblio del piacere che quando si colmava era estasi fisica fino all'estremo. Orgasmi che perduravano disfando le ore perturbandole con i suoi occhi lucidi. Dicevo non voglio più sesso dopo di questo.E' il massimo che una donna può chiedere. Passeggiando per la città avvinghiati, tu con il tuo braccio incollato alla mia schiena, come un boa carnoso e cosmico. Io senza memoria, solo corpo che si muoveva. Paradisi atemporali. Nella tua stanza a S. Lorenzo un caos di vestiti, libri, valigie, per terra ovunque sigarette, tabacco cartacce, polvere e un magnifico letto con le lenzuola vecchie semi pulite, lavate e rilavate da macchie di amplessi e masturbazioni; nella penombra dell'attesa di una donna o un uomo da sdraiare. Letto-altare posto sotto la finestra, con sullo sfondo il grande cimitero e i suoi cipressi per ricordare quel legame esplosivo fra Amore e Morte. Cui credo malamente. Poi una sera, arriva l'amico educato, il sassofonista e nasce un duetto: col sax e la tua chitarra elettrica suonata in piedi sul letto.Il leggìo vicino alle gambe. La custodia era piena di spartiti e musiche scritte da te fra una frittata e una birra nella cucina oblunga e sporca. Un concerto notturno, a luci spente io sdraiata ad ascoltare, dentro qualcosa stava morendo, ma nella notte, un sax e una chitarra si parlavano selvaggiamente da mondi lontani. Litigavi con tutti, anche con me, per qualsiasi pretesto, paranoia, non perdonavi e la rabbia usciva come schiuma dal barattolo agitato. Quando eri sereno il tuo desiderio era in uno strato a parte, sbocciava con un sorriso, e uno sguardo obliquo, appena velato dalla ragione, frutto intatto di un'intimità col proprio corpo e di lunghe solitudini, che colmavi di note musicali nella testa e nei tuoi testicoli. Ora sali furtivo sul pentagramma, aspetti che una preda si avvicini, poi gentilmente gli dai il tempo con voce rauca, le scoperchi i nervi e poi ti chiedi alla fine di tutto che senso hanno, queste bestie sfinite vicino a te. Mi pare perché Il tuo "cannone urlante" o fungo spermoide conosce solo la ragione delle sue eiaculazioni o le corde di chitarra nervosamente pizzicate, a intermittenza, con dita belle, polsi e caviglie da "Caravaggio"in un disprezzo aristocratico di ciò che è attorno, pessimismo e piacere: senza coscienza. Non scorderò i tuoi capelli neri, i jeans attillati e strappati nelle gambe magre, mattine d'estate, un angolo di casa, davanti ad un fornaio chiuso e nessun passante. Intermittenti balzano via i ricordi, resta la memoria del corpo. Pensavo fosse amore.Ora lo so.Lo era, imperfetto come la memoria.