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La montagna di Dio

 

Ti voglio raccontare un'esperienza bellissima vissuta a Sharm El Sheikh, nella penisola del Sinai.

Venerdì 17 luglio 1995, alle dieci e mezza della sera, ero felicissima.

Quella notte, infatti, con i miei genitori ero pronta per salire sul monte di Mosè: il Sinai.

Dopo tre ore di pullman arrivammo ai piedi della montagna sacra, a 1.600 metri di altitudine; lì vicino splendevano le luci del monastero di Santa Caterina. La guida del nostro gruppo ci consegnò delle torce e iniziammo l'escursione. Il sentiero era lungo, ad ampi tornanti; le montagne, completamente spoglie, parevano giganti neri.

Tutti chini salivamo, salivamo, salivamo, sotto una coltre di stelle luminosissime.

Vedevo la fila davanti a me. Qua e là, accucciati, stavano fermi come rocce i dromedari. I loro padroni domandavano a tutti: "Cammello? Cammello?".

Infatti, si poteva arrivare, fin quasi sulla cima, in groppa a queste strane bestie. Man mano che si saliva, l'aria si faceva fredda.

Ogni tanto la guida, di nome Ramy, gridava: "Alt!", e si sostava vicino ad un caratteristico chiosco. Che sogno bere un tè bollente fatto sul momento e pensare: "Forse tra poco ci siamo!".

Ramy poi ci disse: "Ecco, da qui iniziano i 700 gradini, fra un'ora sarete in cima"!

Più che gradini, però, parevano gradoni, scavati nella roccia. La salita non finiva mai... mi stavo scoraggiando, ma... eccoci!

Di fronte a noi una cappelletta in muratura a quota 2.285 metri.

Entrai: fra gli affreschi scrostati dal tempo risuonavano le lodi dei monaci. Ammassati vicino alle pareti stavano, in preghiera, pellegrini ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani, perché il Sinai è un luogo sacro per tutte queste religioni.

Rimasi colpita nel vedere che fin lassù era arrivata anche gente con le stampelle, oppure scalza.

Verso le sei apparve l'alba. Fra fasce di luce prima rosse, poi gialle e poi d'oro, sorse il sole infuocato che rischiarò valloni, canyon, cime e wady.

Poi iniziò la discesa.

Le montagne lì vicino, alla luce, si rivelarono di un colore rosato.

Verso le otto e mezza visitammo il monastero di Santa Caterina.

All'interno: icone dorate e anche... una moschea! In un angolo ecco il pozzo dove, secondo la tradizione, Mosè incontrò i beduini del deserto; e il famoso Roveto ardente: un cespuglio millenario a foglie sempreverdi.

La natura meravigliosa e il fascino di questi luoghi mi hanno regalato un'emozione intensissima!

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