BATTAGLIA NAVALE DI MIDWAY

VISTA DAI GIAPPONESI

(U.S. NAVY 4 - MARINA IMPERIALE 1)


L'ATTACCO GIAPPONESE A MIDWAY

 Tratto dal libro
MIDWAY: The Battle That Doomed Japan di Mitsuo Fuchida Masatake Okumiya.
pubblicato da U.S. Naval Institute. Annapolis. Maryland. U.S.A.


 Il 3 giugno, alle 3 di mattina, fui svegliato dal rombo dei motori che venivano riscaldati. Mi alzai, ma mi accorsi che riuscivo a malapena a reggermi in piedi. 

L'Akagi si preparava a lanciare i suoi aerei contro Midway.

Incapace di controllare il desiderio di assistere alla partenza, scivolai fuori dell'infermeria. I corridoi erano deserti: tutto l'equipaggio era ai posti di combattimento. 

Una volta scaldati i motori, gli apparecchi della prima ondata vennero allineati sul ponte. Il capitano di fregata Masuda, comandante l'aviazione dell' Akagi, dirigeva gli ultimi preparativi.


 I miei camerati mi espressero la loro preoccupazione, nel vedermi fuori dell'infermeria nello stato in cui ero mai riuscito a restarci, coi motori che rombavano sul ponte. 

Guardai il cielo. Il tempo era brutto, ma non tanto da impedire il volo. In compenso, il mare era calmo.
  -A che ora si alza il sole ? -domandai al tenente di vascello Furukawa.
  -Alle cinque, comandante.
  -Sono usciti, gli aerei da ricognizione ?
  -Non ancora. Partiranno insieme con la prima ondata.
  -La ricognizione si svolgerà dunque con- temporaneamente all'attacco ?
  -Si, comandante. Come al solito.
  -Quanti voli di ricognizione sono previsti ? Furukawa mi condusse davanti alla carta murale.
  -Verranno effettuati sette voli, tra sud ed est, centrati su Midway. Impiegheremo un apparecchio dell' Akagi, uno della Kaga, due idrovolanti del Tone, due dello Chikuma e un ultimo della Haruna. Il volo sarà di trecento miglia, per tutti, salvo che per l'apparecchio della Haruna, che è un modello novantacinque e può compiere solo metà di quel percorso.

Avrei preferito ricognizioni in due fasi. 

Una sola ricognizione sarebbe stata sufficiente solo se avessimo voluto semplicemente assicurarci che nella zona non esistevano forze nemiche, mentre ci sarebbe interessato anche scoprire la posizione effettiva del nemico, in modo da poter avere l'iniziativa dell'attacco.

Ma Nagumo voleva concentrare il massimo dei mezzi nell'operazione contro Midway e impiegare per la ricognizione solo gli aerei indispensabili. Non essendoci ragione di sospettare la presenza di forze nemiche nel settore, aveva deciso che era sufficiente una ricognizione.

Gli apparecchi incaricati dei voli di ricognizione partirono dall' Akagi e dalla Kaga alle 4,30, contemporaneamente alla prima ondata diretta a Midway.

Per il lancio, le condizioni atmosferiche erano ideali: brezza di sud-est e mare calmo. 

Quaranta minuti prima del levar del sole, gli altoparlanti ordinarono: « Piloti a rapporto! Gli uomini si precipitarono verso la sala di riunione sotto la plancia. Troppo stanco per seguirli, restai al posto di controllo. Ben presto, li vidi tornare e correre verso gli apparecchi. Il comandante dell'aviazione tornò accanto a me e cominciò a impartire ordini.

    -Pronti per il decollo ! -Gas ai motori!
    -Comandante, si prega di affrontare il vento, velocità relativa quattordici metri al secondo
    Fiammate esplosero dagli scappamenti. I ponte divenne un inferno di rumori.
      -Pronti per il decollo! - ordinò il comandante dell'aviazione.

L' Akagi procedeva col vento contrario e aveva aumentato la velocità. Quando l'anemometro raggiunse il grado giusto, fu impartito l'ordine di decollo. Il comandante dell'aviazione tracciò nell'aria un cerchio con la sua lampada verde.

Un caccia « Zero » saettò a pieno gas sul ponte si sollevò, salutato dalla vibrante ovazione del l'equipaggio dell' Akagi. I marinai agitarono freneticamente braccia e berretti.
Seguirono altri otto « Zero ». Poi, toccò a bombardieri da picchiata, ognuno dei quali era carico di una bomba da 250 kg.

Nello spazio di un quarto d'ora, da quattro portaerei decollarono 108 apparecchi. 

Le portaerei erano: l' Akagi, la Kaga, la Soryu e la Hiryu. 

Gli aerei descrissero un ampio cerchio sopra la squadra, si misero in formazione, salirono a 4.000 m, poi fecero rotta verso sud-est. Erano le 4,45.

Il silenzio regnava sul ponte di lancio dell' Akagi, quello stesso ponte che poco prima sembrava esplodere per il fragore. 

Alcuni uomini riordinavano il materiale. 

Ma gli altoparlanti non tardarono a rompere la quiete :
   « Preparare il decollo della seconda ondata! » Poco dopo, gli apparecchi, caricati sugli elevatori, apparvero sul ponte e furono sospinti nei loro posti di partenza. Gli addetti alla stiva portarono i siluri e li fissarono sotto le fusoliere. Tutti lavoravano febbrilmente. 

Non c'era tempo da perdere: all'orizzonte, apparivano già le prime luci dell'alba.

 A circa 150 mg dall'obiettivo, gli apparecchi della prima ondata furono avvistati da un idrovolante nemico che, a loro insaputa, li segui fino a Midway e riuscì ad avvertire la caccia, che era già in allarme.

Dalle 6,45 alle 7,10, si svolsero accaniti combattimenti aerei, ma la superiorità tattica degli  « Zero » fini con l'avere la meglio. 

La caccia americana non riuscì a impedire il primo attacco su Midway.

-Nonostante questo, l'operazione non dette i risultati sperati, ora che l'elemento sorpresa era stato annullato. 

Il nemico, ormai sull'avviso, mandò in volo tutti i suoi aerei, in parte perchè attaccassero, in parte perché non fossero distrutti al suolo.

Tomonaga, comandante della prima ondata, distrusse le aviorimesse. 

Era un danno di ben poca importanza, per gli Americani, ma, d'altra parte, Tomonaga non aveva apparecchi sufficienti per annientare l'intero campo d'aviazione. 

L'obiettivo base dell'incursione, e Tomonaga lo sapeva bene, era di neutralizzare l'aviazione di stanza a Midway. 

Non i avendo raggiunto lo scopo, Tomonaga concluse che sarebbe stato indispensabile un nuovo attacco per distruggere le portaerei nemiche al loro ritorno. 

Si portò quindi nuovamente verso le nostre portaerei e segnalò: « Necessario secondo attacco. Orario: 07,00. »

Le nostre perdite furono trascurabili. La contraerea americana aveva abbattuto tre bombardieri da alta quota e uno da picchiata. Dei caccia, solo due.

A bordo dell' Akagi, dopo la partenza della prima ondata, aspettavamo ansiosamente notizie sulla reazione del nemico. Non dovemmo aspettare molto.

Il messaggio del tenente di vascello Tomonaga, che reclamava un secondo attacco su Midway, ci fece concludere che l'aviazione americana non era stata distrutta.


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