BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN

(28 marzo 1941)

LA TRAGEDIA DELLA FLOTTA ITALIANA

Il Vittorio Veneto mentre rientra a Taranto appoppato


  LA BATTAGLIA VISTA DAGLI ITALIANI  


 IL MESTO RITORNO

(Tratto da "Gaudo e la sorpresa di Matapan" dell'Amiraglio Iachino, 1963)

L'indomani mattina, Cunningham, con tutte le sue navi riunite, ritornò sul posto e incaricò i C. T. di salvare i naufraghi, che in gran numero erano rimasti aggrappati alle zattere e ai rottami delle navi. 

Essendo però apparsi in quel momento alcuni ricognitori tedeschi, l'opera di salvataggio appena iniziata venne abbandonata, per timore di attacchi aerei. 

Nei giorni successivi furono mandati sul posto, da Taranto e da Messina, aerei e navi ospedale per raccogliere i poveretti rimasti in mare; ma in quell'epoca la nostra organizzazione dei mezzi di salvataggio era ancora alquanto primitiva, cosicché quei naufraghi rimasero finanche cinque giorni sulle zattere, esposti a sofferenze inenarrabili; molti perirono.
 
Alle 22,30 del 28 marzo, avevamo assistito, dalla plancia del Vittorio Veneto, a circa 40 mg di distanza, allo scontro di Matapan, e ne eravamo rimasti sorpresi, oltre che fortemente impressionati, perché non riuscivamo a renderci conto di quanto stava accadendo. 

Fu infatti soltanto oltre un mese più tardi che, da un bollettino inglese di informazioni di Istanbul, venimmo finalmente a sapere che Cattaneo si era scontrato con l'intera forza navale di Alessandria.

Nemmeno il Gioberti e l'Oriani, alloro rientro, erano stati in grado di riferire qualcosa di preciso su quel violento, confuso e brevissimo scontro notturno.

La navigazione di rientro del Vittorio Veneto e delle altre unità italiane a Taranto si svolse senza altri incidenti. 

Rientrammo profondamente addolorati per la perdita di tante belle unità e di tanti compagni d'armi; ma il nostro animo non era scosso, e potei, nella mia relazione a Supermarina, scrivere :
   « Nonostante le dolorose perdite subite, nessuno di coloro che hanno preso parte all'operazione di Gaudo si sente abbattuto e depresso. Nessuno si sente vinto.
   « Tutti hanno l'intima certezza di aver compiuto il loro dovere fino ai limiti del possibile, e di aver fatto del loro meglio nelle difficili con. dizioni in cui si sono venuti a trovare. »

 Cosi era effettivaIl1ente, e lo ammise lo stesso Mussolini quando mi ricevette a Palazzo Venezia, al mio rientro dall'operazione. 

Riconoscendo anzi che, in gran parte, lo scontro di Matapan era la conseguenza dell'insufficienza della protezione aerea alla Squadra, e degli errori della ricognizione a distanza, egli ordinò di trasformare subito due grossi piroscafi in navi portaerei (l'Aquila e lo Sparviero), colmando cosi una grave lacuna che la Marina lamentava invano da anni. 

Purtroppo, però, i lavori di trasformazione andarono a rilento, e la guerra terminò prima che quelle portaerei improvvisate potessero entrare in servizio.


BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN


BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN VISTA DAGLI ITALIANI


LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI 


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