BATTAGLIA DI MIDWAY

VISTA DAGLI OCCIDENTALI

(U.S. NAVY 4 - MARINA IMPERIALE 1)

Portaerei Shokaku
Portaerei Zuikaku Portaerei Lexington

LA BATTAGLIA DEL MAR DEI CORALLI

(Tratto da "I gladiatori del mare" di Angelo Solmi, Rizzoli 1980)

Ma improvvisamente, il 18 aprile, avvenne a Tòkyò un fatto nuovo, tale da gettare non solo una doccia fredda sui bollori nipponici, ma anche da modificare i piani di conquista e di espansione giapponese: il colonnello americano Doolittle bombardò Tòkyò.

 Fu un coup de theatre alla maniera classica, da far rimanere di stucco i Giapponesi, i quali non avrebbero certo creduto alla notizia se non avessero visto con i propri occhi gli aerei americani sganciare le bombe sulla loro capitale. 

L'operazione, brillantissima perche per la prima volta 16 bombardieri bimotori dell'esercito vennero fatti partire dal ponte di una portaerei (la Hornet), era guidata, nel suo insieme, dal viceammiraglio " a tre stelle " William F. Halsey, detto " Bull " (il Toro). Halsey era uno dei più abili condottieri il cui astro stava alzandosi sul Pacifico, ma era anche specialista nel farsi pubblicità attraverso la stampa e la radio, con le più disinvolte dichiarazioni. Ai primi di aprile la Hornet, comanda ta dal capitano di vascello Marc A. Mitscher un altro personaggio destinato a entrare nel ristretto olimpo dei " distruttori " della marina giapponese era partita da Sa Francisco scortata dagli incrociatori Nashville e Vincenes.

 L '8 aprile si era riunita con la portaerei Enterprise che batteva l'insegna ammiraglia di Halsey, ed aveva costituito la "Task Force 16", che comprendeva (fra 1'2 tro) una divisione di quattro incrociatori, agli ordini d contrammiraglio Raymond A. Spruance, anch'egli futuro grande protagonista del duello nippo-americano nel pacifico.

L'incursione, almeno dal punto di vista psicologico danni effettivi non furono gran che), riuscì pienamente anche se i Giapponesi sfogarono la loro rabbia impotente fucilando tre aviatori americani fatti prigionieri: uno de atti più atroci e incivili della seconda guerra mondiale Dopo questo smacco vennero rinviati gli attacchi f Figi e alle Samoa e furono invece confermate le due al operazioni: Nuova Guinea e Midway (con annesse Aleutine).

 Al primo obiettivo, meno importante del secondo doveva provvedere la quarta flotta del viceammiraglio Nouye, al secondo Yamamoto in persona. L 'attacco alla Nuova Guinea già di per se appaI complicato: la quarta flotta avrebbe dovuto conquistare prima Tulagi, nelle Salomone, e poi Port Moresby n Nuova Guinea meridionale (Papuasia). La quarta fila ( venne rinforzata da una portaerei leggera, la Shoho, due portaerei pesanti, la Zuikaku e la Shokaku, e da incrociatori, il tutto prelevato dalla squadra portaerei l'ammiraglio Nagumo. Fatto il colpo, Inouye doveva restituire al più presto le navi a Yamamoto e a Nagumo l'operazione di Midway. Le due forze d'invasione vem poste agli ordini del contrammiraglio Shima (Tulagi) e i contrammiraglio Kajioka (Port Moresby): esse dove, i essere protette da un " gruppo di copertura ", al com2 del vice ammiraglio Goto (con la Shoho e con i quattrl crociatori pesanti Aoba, Furutaka, Kako e Kinugasc da una "forza d'attacco", al comando del viceammiraglio Takeo Takagi. Quest'ultimo aveva ai suoi ordini le portaerei Zuikaku e Shokaku, gli incrociatori pesanti Hagura e Myoko e sei cacciatorpediniere. 

Quello che i Giapponesi non sospettavano minimamente era che il loro " codice viola" era stato decrittato dagli Americani, i quali, quindi, erano in grado di conoscere i loro movimenti ora per ora. E dire che gli studiosi, i quali avevano elaborato il codice a Tokyo, avevano giurato all'imperatore che nessuno, mai, avrebbe potuto capirci nulla,.. Eppure William Friedman, a Washington, ci aveva :l messo solo poche settimane a decifrarlo e, per colmo di " spudoratezza, dopo la guerra aveva dichiarato che la chiave del codice era semplice: anche se gli era stata di aiuto  prezioso la criptoanalisi meccanica di Thomas Dyer .

 In vista dell'offensiva verso la Nuova Guinea I'ammiraglio Chester Nimitz che, dopo il disastro di Pearl Harbour, aveva preso il comando (al posto dell'ammiraglio Kimmell) delle operazioni navali nel Pacifico, riunì ai primi di Maggio nel mar dei Coralli, al largo delle coste nord-orientali dell' Australia, una forza navale (la " Task Force 17") consistente in due portaerei, sei incrociatori pesanti (Minneapolis, Chester, Portland, Chicago, Australiia, Hobart), due leggeri e undici cacciatorpediniere, posti ta sotto il comando del contrammiraglio Frank l, Fletcher, a che alzava la sua insegna sulla grande portaerei Yorktown (l'altra ai suoi ordini era la gemella Lexington). Fletcher u~ era un condottiero avveduto e audace al tempo stesso, che non aveva davvero paura dei Giapponesi e, nonostante re- tutte le loro vittorie, li riteneva sconfiggibili.Mentre la forza d'invasione di Inouye aveva già lascìato Rabaul con 14 trasporti scortati da un incrociatore leggero e sei caccia, e, più da lontano, dalla portaerei leggera ,  Shoho, da quattro incrociatori pesanti e un caccia, Fletcher lanciò dalla Yorktown 99 aerei su questo complesso e di navi. Contemporaneamente il viceammiraglio Takal , con le due portaerei pesanti (Zuikaku e Shokaku), due incrociatori pesanti e sei caccia, si diresse a sud per scopri e impegnare l'ignota flotta americana da cui partivano quelle offese impreviste. Nella notte, ciascuna ignorava la presenza dell'altra, le due flotte passarono vicine, a poco più di 60 miglia. 

Il mattino del 7 maggio i ricognitori gia pone si individuarono una petroliera americana isolata ~ Neosho) e un cacciatorpediniere (il Sims), e i bombardieri delle portaerei di Takagi li affondarono: ma Fletcher venne scoperto. Alle II precise, mentre gli aerei di Tak! si affaccendavano intorno a questi modesti obiettivi, gli aerei della Yorktown e della Lexington scovarono la Soho del vice ammiraglio Goto, e in pochi minuti la colarono a picco con 500 uomini del suo equipaggio. Era la prima volta che, nel Pacifico, succedeva una cosa simile e i Giapponesi rimasero sconcertati. 

Inouye ordinò ai trasporti di tornare indietro. La notte passò senza sto ria, ma il mattino dopo, 8 maggio, alle 8.15 i ricognitori della Lexington scoprirono la "forza d'attacco" di Takagi alle 10.57, 39 aerei della Yorktown si gettarono su Zui kaku e Shokaku, colpendo gravemente quest'ultima: mezz'ora dopo l'attacco fu ripetuto da 24 apparecchi della Lexington e la Shokaku fu ancora colpita e lasciata fiamme. 

Portaerei Shokaku

I Giapponesi non sapevano proprio che cosa pensare. Però reagirono: 70 aerei, alzatisi soprattutto d! Zuikaku, scoprirono Lexington e Yorktown: questa venne colpita, ma leggermente, mentre la Lexington venne mortalmente ferita da due siluri. 

Portaerei Lexington

Nel pomeriggio un violento incendio rese insostenibile la situazione della Lexington, si cominciarono a mettere in mare zattere e scialuppe. ) alle 20 un cacciatorpediniere americano affondò il relitto ancora in fiamme: la grande nave affondò perfettamente orizzontale, senza rovesciarsi. (Se ne è andata a testa alta commentarono i suoi ufficiali). In totale i Giapponesi avevano perso una portaerei leggera, un caccia e tre piccole navi e avevano subito gravi danni a una grossa portaerei; gli Americani avevano perso un caccia, una petroliera e una portaerei pesante, oltre i colpi non gravi giunti a segno sulla Yorktown. 

Questa fu la " battaglia del mar dei Coralli ", che fece da prologo a quella delle Midway. Chi aveva vinto? I giornali e i bollettini giapponesi propalarono, come al solito, cose da fantascienza: secondo loro erano state affondate due navi da battaglia (che non c'erano) e due portaerei, oltre al danneggiamento di decine di corazzate, portaerei e incrociatori. 

A caratteri cubitali l'Asahi Shimbun scrisse: " Segni di crollo imminente degli Stati Uniti ". Potenza delle profezie! Del resto anche Hitler si era dato a smodate manifestazioni di gioia e aveva detto testualmente: " Dopo questo nuovo disastro, le navi da guerra degli Stati Uniti difficilmente oseranno fronteggiare la flotta giapponese, perchè la nave da guerra degli Stati Uniti che accetta il combattimento con i Giapponesi è praticamente perduta" invece era stato in sostanza un successo strategico americano, che aveva dimostrato, fra l'altro, la bravura dei piloti degli Stati Uniti, il loro freddo coraggio, e una lucida -condotta tattica degli ammiragli, in particolare di Fletcher: senza contare che l'obiettivo a cui miravano i Giapponesi, le basi della Nuova Guinea non era stato raggiunto.


MIDWAY VISTA DAGLI OCCIDENTALI


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