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I SINISTROIDI

     

“Ma cu vu fa fa’ tinis diciott’ann!”-“Venti”-“Appunto!”. La solita banale, ma terribilmente inquietante battuta scambiata nell’innumerevole tentativo di spiegare quale senso avesse trascorrere gli anni ruggenti della propria esistenza a dibattere su una proposta di legge avanzata da Fassino o sul nuovo decreto governativo emanato da Berlusconi. Poi, la tormentante ripetitività di domande e chiarimenti finì con il confondere anche noi stessi e così a non sapere bene cosa fosse stato in fin dei conti a motivare il nostro impegno politico. Per giustificarlo tentavamo di assegnarne valenze di esclusivo valore ideale, ma la loro eccessiva astrattezza inquietava noi e soprattutto gli altri. Passavamo allora a usare l’arma della morale, sebbene tuttavia siamo facili in questo campo ad estremismi di retorica che sanno troppo di antico. Ripudiavamo ogni motivo di interesse per quell’intransigenza tipicamente giovanile che intravede nell’ “interesse” il male di ogni male. Ma allora perché alla tenera età di diciotto anni avevamo deciso di investirci dell’ormai misconosciuta veste dell’impegno politico. Forse per presunzione. Si, la folle presunzione di chi pretende di eccezionalizzare la propria esistenza e la propria responsabilità nei confronti della società presuntuosamente concepita come una comunità di uomini ugualmente liberi.

E’ questa la cifra caratteristica di noi sinistroidi: la presunzione. Riteniamo di dover cambiare il mondo e avvertiamo il cambiamento come un dovere e una necessità. E’questa è un evidente ostentazione di presunzione, non c’è dubbio. Anche perché poi tentiamo di assegnare al nostro agire un significato, un significato ideale. Già,l’idealità. Chi se non un presuntuoso può credere ancora in un complesso di ideali e nella sua effettiva incidenza sulla vita di tutti i giorni. Ma pur ammettendo che sia possibile cambiare il mondo,si può presumere di farlo perseguendo degli ideali? Ebbene noi sinistroidi riteniamo non esista praticità senza idealità. Non sia consono alla natura umana agire senza un sostrato ideale di fondo. Quanta retorica,lo so! Ma caro compagno ,dopo anni trascorsi a rincorrere una moderazione che sola sembrava disvelarci le vie nascoste della modernità, questo solo ci è rimasto e questo solo può salvarci: l’esaltazione di una sinistroide presunzione.

 

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