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Politiche sull'orlo di una crisi di nervi

" La Sinistra e le sue nevrosi da smarrimento di ideali. "

 

Le più autorevoli personalità dell’emergente disciplina della “psicologia della politica” concordano nel diagnosticare il grave stato di malattia della sinistra europea. L’imponenza delle sconfitte subite e l’esasperazione della frammentarietà interna ne stanno duramente compromettendo il benessere psichico ed è elevato il rischio di una degenerazione in condizioni di irreversibilità. Non sembra tuttavia ancora definita la natura della patologia. Le prime evidenti manifestazioni sintomatiche sono documentabili dall’autunno del 1989, quando il crollo di un muro nella città di Berlino pose definitivamente termine a ciò che dell’intero sistema ideologico marxista avrebbe dovuto rappresentare la più evidente attualizzazione. L’appariscenza di come anche un totalitarismo di sinistra potesse costituire una denigrazione dello spirito critico umano, sconvolse inevitabilmente quanti nell’ideologia comunista identificavano il più razionale dei progetti per un mondo più giusto. D’improvviso l’eccezionalità dell’impegno profuso nella lotta per il fondamento della propria società su principi di giustizia, libertà e democrazia sembrava non potesse essere più oggetto d’apprezzamenti, a causa degli ”aberranti” pensieri che ne ispiravano l’azione. La necessaria rivisitazione in senso realista della propria politica fu concepita come imprescindibile da un graduale abbandono delle sue prospettive ideali e si giunse in questo modo, alla convinzione che per conferire propositività alla propria azione fosse più utile adeguarsi al volere e ai gusti (in materia di politica) generali, piuttosto che tentare la realizzazione del proprio complesso d’ideali. E così quell’idealità che per secoli, con il vigore della sua utopia, aveva sostenuto e permeato l’agire del più complesso (ma anche indiscutibilmente affascinante) modo di fare della politica, è apparsa come l’esemplificazione dell’inevitabilità delle sconfitte subite e del fraintendimento in senso totalitaristico delle proprie posizioni. E ora la natura perniciosa degli effetti di un’azione sul reale senza alcun fondamento ideale appare evidente. Ovunque la sinistra si mostra sconfitta, divisa e smarrita. In un’ancora non matura consapevolezza del proprio stato di crisi, l’ansia di una riconquista dell’azione di governo sta inficiando il coraggio necessario per l’elaborazione nelle diverse questioni di soluzioni lungimiranti, funzionali a una qualche prospettiva di benessere sociale. Al contrario è evidente l’adagio a pratiche difficilmente distinguibili da una politica più propriamente di destra, con una conseguente omogeneità di programmi e di prospettive della quale giova soprattutto chi (vedi Forza Italia) non è nelle condizioni, per capacità morali e culturali, di riferire il proprio operato a una definita idealità. In conformità a questo quadro patologico si potrebbe, a questo punto, tentare l’elaborazione di una qualche terapia. In primo luogo, appare evidente la necessità di una ridefinizione del complesso d'ideali su cui fondare la propria azione. La tutela della solidità di una democrazia si opera attraverso l’esaltazione e la difesa, da parte di tutte le parti politiche, di valori e principi imprescindibili quali: libertà d’espressione, libertà di informazione, legalità ecc.. Ma l’esistenza d’ideali comuni con una destra democratica non può comunque precludere ad un tentativo di demarcazione delle differenze presenti anche, se non soprattutto, sul piano ideologico. Storicamente il socialismo, nella sua accezione più generale, sorge come esemplificazione della risonanza, esercitata in ambito politico e sociale, da un ampio richiamo all’essenziale socialità dell’uomo di fronte alle degenerazioni dell’individualismo liberalista. Propulsore fondamentale della sua proposte di cambiamento è il principio della giustizia sociale, la cui modernità emerge palese di fronte alla constatazione delle condizioni di iniquità su cui in parte si fonda l’economia mondiale. Piuttosto appare antistorico la pretesa di esaltare il valore della giustizia sociale nella costruzione di rigidi schemi, spesso denigratori della naturale eccezionalità di ogni essere umano. Non a sistemi, ma a complessi d’ideali si ispira un’azione politica puramente solidale. L’utopia di un mondo più giusto appare concretamente perseguibile attraverso una convinta e civile lotta per un equa distribuzione tra tutti gli uomini delle opportunità concesse dalla natura e di quelle conseguite dal progresso scientifico e culturale. E’ questa la più audace delle sfide che la sinistra può lanciare alla storia: il socialismo delle opportunità. Un mondo in cui ciascun individuo si ritiene nelle condizioni di condurre l’esistenza più amata, voluta e agognata, rappresenta per un uomo di sinistra il mondo migliore per cui lottare e per il quale agire. Ad ogni modo alcun tentativo di rinnovamento del socialismo democratico è inevitabilmente sterile, se prescinde dall’impegno per l’esaltazione del ruolo del sogno nella politica. Le più imponenti conquiste sociali e civili che la sinistra è stata in grado di operare, sono state perseguite nel tenace perseguimento delle sue utopie. Dal sogno di un mondo più giusto, più libero e più solidale è nato il socialismo, lo stesso sogno. lo guarirà.

 

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