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  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Riflessioni su martinazzoli

14-1-04

Impegnati come siamo nelle contingenze politiche di una difficile campagna elettorale, forse non abbiamo avuto tempo e modo di riflettere adeguatamente su quella che è stata definita la “nuova avventura politica” di Mino Martinazzoli.

Tuttavia, la stima per la persona e per quanto ha rappresentato e rappresenta ci porta a fare alcuni ragionamenti su quanto stiamo vivendo.

Abbiamo capito quando, circa due anni fa, rifiutò di aderire alla Margherita, con le ragioni e i dubbi dell’uomo di pensiero che ha comunque tracciato un cammino e indicato una direzione. Ma ci dobbiamo dire oggi un po’ dispiaciuti e non poco sorpresi di vederlo in compagnia di Mastella, per dar vita, con la parte dell’UDEUR che non è entrata nella Margherita, ad Alleanza Popolare.

Questa sorpresa non è dovuta tanto alle diversità umane, di carattere, di obiettivi e di prospettiva fra i due (ricordo di aver colto le frasi di Martinazzoli: “cerco gente da mettere intorno a un disinteresse”, e di Mastella: “io l’altro giorno ho sfilato un senatore a Forza Italia”), quanto per le loro differenti storie personali e biografie politiche. Quando nel 94, Martinazzoli diede coraggiosamente vita al Partito Popolare, Mastella fu il primo, con Casini, a non credere a quell’esperienza per rifugiarsi fra le forti fila Berlusconiane.

Come vedere oggi in lui un alfiere del popolarismo? Del tutto diversa la personalità di Mino Martinazzoli.

 Quanti sforzi, quanta passione, quanta sofferenza nel vivere le difficoltà che si avvertivano quando si capiva che non si riusciva più a cogliere e a raggiungere quei cittadini e quei cattolici in particolare, i cui valori dovevano essere il vessillo del popolarismo! E poi i tentativi per elaborare una linea politica per il Nord del Paese, ancora capace di raccogliere gli ideali della cattolicità, che tuttavia sembrava diventata quasi “impermeabile” ad un disegno politico per una società che sapesse raccogliere le sfide della modernità senza rinunciare alla sua umanità, ma riscoprendo le intuizioni sturziane.

Per questo, insieme a molti amici ci siamo convinti di quanto non fosse più possibile, oggi, la costruzione di un partito forte, fondato esclusivamente sull’identità popolare. Abbiamo accettato la sfida di cercare di investire le nostre idee e i nostri valori, sempre validi, per una nuova esperienza politica, basata sull’incontro di culture e di percorsi diversi, ma vicini ed assimilabili, peraltro già influenti nella storia della Democrazia Cristiana di De Gasperi. Invece la conclusione che ci pare abbastanza solitaria di Martinazzoli è stata diversa, ma è proprio qui che nascono i nostri dubbi.

Come possiamo immaginare che si realizzi, con Mastella, quell’impresa che non è riuscita con il meglio della classe dirigente che lui aveva raccolta e guidata nel Partito Popolare Italiano? Come possiamo supporre che questo tentativo, in un momento ancora di transizione, possa diventare, in qualche modo, davvero influente, tanto da poter condizionare le grandi trasformazioni politiche in corso?

Restiamo comunque fermamente sicuri che Martinazzoli non si presterà mai al berlusconismo e rimarrà una delle personalità di pensiero saldamente nel campo del centrosinistra, che noi sentiamo particolarmente vicina. Per noi della Margherita la sua “provocazione” è e sarà comunque uno stimolo per una discussione culturale alta. Come cattolici democratici, ci sentiamo in dovere di cercare nuove vie per dare risposte alle ansie e alle sfide dei nostri tempi. Anche noi sentiamo forte la responsabilità di non disperdere un seme prezioso per la democrazia, ma di renderlo fecondo. Martinazzoli resta dunque per noi un'amico che ci pone un richiamo.

Siamo consapevoli che il progetto di Romano Prodi per l’Europa rappresenta una sfida politica di grande qualità, un sogno che porta con sé i dubbi e i rischi propri di tutti momenti difficili, forse cruciali; se la Margherita saprà dare risposte moderate e coraggiose, moderne e nuove, se sapremo coinvolgere coloro che sentono forti le motivazioni e i valori dell’ispirazione cristiana, e che non temono di confrontarli con coloro che laicamente riconoscono i valori della democrazia e della solidarietà, se sapremo ben trafficare i nostri talenti e le nostre idee, allora potremo avere una realtà politica forte e determinante per le difficili prove del futuro.

Stefano Mutti