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Giornata della Pace 04

  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Giornata della Pace 04

 

Educare alla Pace. Il messaggio del Pontefice.

02-01-04 

Insegnare il rispetto del diritto internazionale ed educare alla pace questo ribadisce il messaggio del papa per la giornata mondiale della Pace. “Di fronte alle situazioni di ingiustizia e di violenza che opprimono varie zone del globo, davanti al permanere di conflitti armati spesso dimenticati dall’opinione pubblica, diventa sempre più necessario costruire insieme vie per la pace; diventa perciò indispensabile educare alla pace”. Il messaggio lanciato dal Santo Padre, Giovanni Paolo II, durante l’omelia del 1° Gennaio, nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 37ma ‘Giornata Mondiale della Pace’, è quest’anno particolarmente forte, perché ricco di indicazioni pratiche. Ricordando ai fedeli, convenuti nella basilica vaticana, che è urgente e necessario “formare le coscienze alla cultura della pace”, Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere di persona i contenuti del suo messaggio, già reso noto il 16 dicembre, ''Un impegno sempre attuale: educare alla pace''. Il messaggio di pace che e' echeggiato anche nelle preghiere dei fedeli anche in arabo: ''Pace in terra agli uomini che Dio ama'', ha declamato un giovane in arabo. Una preghiera in cui e' stato chiesto che i capi delle nazioni ''si adoperino per non fare mai appello al diritto della forza quanto piuttosto alla forza del diritto''. Tema forte, questo, presente nel messaggio del Papa. Ricordando che ''la pace è possibile'', che è ''doverosa'', il Papa ha lanciato al mondo un preciso messaggio: davanti agli ambasciatori del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, presenti in Basilica, Wojtyla ha detto che serve un ''nuovo ordinamento internazionale'', che partendo dall' esperienza maturata in questi anni dall'Onu ''sia capace di dare ai problemi di oggi soluzioni adeguate, fondate sulla dignità della persona umana, su uno sviluppo integrale della società, sulla solidarietà fra Paesi ricchi e Paesi poveri, sulla condivisione delle risorse e degli straordinari risultati del progresso scientifico e tecnico'. E il pensiero del Papa è andato al Medio Oriente, alla ''Terra dove nacque Gesù'', che ''continua, purtroppo, a vivere in condizioni drammatiche''. Pensando anche agli altri focolai di violenza nel mondo, Giovanni Paolo II ha detto che ''occorre perseverare senza cedere alla tentazione della sfiducia''. ''E' necessario uno sforzo da parte di tutti, perché siano rispettati i diritti fondamentali delle persone attraverso una costante educazione alla legalità'. A tal fine, ha aggiunto Wojtyla, bisogna adoperarsi per superare 'la logica della semplice giustizia' e 'aprirsi anche a quella del perdono'. Infatti 'non c'è pace senza perdono!' ''. ''L'amore è la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani. Questa consapevolezza - ha detto il Papa - mi ha guidato nello stendere il Messaggio per l'odierna Giornata Mondiale della Pace. Iddio ci aiuti a costruire tutti insieme la 'civiltà' dell'amore'. Soltanto un'umanità' in cui vinca l' amore sara' in grado di godere di una pace autentica e duratura. Questo dono ci ottenga Maria. Sia Lei a sostenerci e ad accompagnarci nel cammino arduo ed esaltante dell'edificazione della pace''. Il discorso papale ci riporta subito dunque alla concretezza di una pace da costruire attraverso gli strumenti che la comunità internazionale si è data nel corso della storia, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, Affinché si possa giungere a un mondo in cui la violenza organizzata sia solo un doloroso ricordo del passato, è necessario che non venga abbandonata la via della legalità internazionale e lo strumento del diritto. E se quest’ultimo con le istituzioni che ne sono espressione, non riesce ad inquadrare perfettamente il divenire storico, si tratterà di procedere alle modifiche opportune, determinate su base multilaterale, e non di aggirare le leggi e ignorare le istituzioni.  Il rispetto della legalità, però, non deve alimentare la pericolosa illusione che la politica possa abdicare alla sua responsabilità di fronte alle drammatiche sfide che dobbiamo fronteggiare, tra cui quella gravissima e nuova, per magnitudo e caratteristiche, costituita dal terrorismo globale. Di fronte a queste situazioni di crisi il pur eventuale ricorso alla forza deve sempre essere accompagnato da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti agli attacchi terroristici, pena altrimenti la sconfitta e l’avvitarsi in una spirale di odio e violenza senza fine. Ed ecco allora il ruolo della politica: perché è proprio solo dalla politica che può essere mobilitato l’impegno e il consenso a rimuovere quelle cause di ingiustizia che alimentano il terrorismo. Come cristiani siamo dunque chiamati in prima persona e a vari livelli, ad educare alla pace e ad analizzare e sostenere attivamente le proposte che consentono una più adeguata promozione di questa “costruzione della pace”.