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Inizio Presidenza Europea... Primo problema...

3-7-03

Riportiamo dalla rete, dopo l'avvio del semestre europeo....

 

Disastro annunciato
 
di Massimo Del Papa
La festa, appena cominciata, è già finita…”. Questo accade quando si manda un Cavalier Tempesta a fare danni in Italia e, di rimbalzo, in Europa: accade che l’Europa fa il suo mestiere, cioè si preoccupa, s’indigna, contesta, domanda.
 
E Cavalier Tempesta fa il suo, cioè dà fuori di matto, dà del kapò nazista a un collega, provoca la stampa, scambia l’Europarlamento per “Drive in”, inscena una pantomima angosciosa, da Masaniello insanito, s’appella sinistramente alla follia di Erasmo, passa dalla (smodata) convivialità alla trivialità, irride alle domande scomode, invita a andare al mare, ha visioni comuniste, attacca i magistrati italiani che con l’Europa c’entrano niente, lascia allibiti tutti, i delegati, i giornalisti, Prodi e persino Fini che all’inizio ridacchiano ma via via cadono nel panico, nello sconcerto, nella rabbia: il capo di An che, terreo, si tortura le mani per non metterle addosso al suo presidente è una immagine di sconcertante drammaticità, che resterà nella storia disgraziata dell’Italia e dell’Europa intossicata da Berlusconi.
 
Non ha senso stupirsi, siamo prevedibilmente nella norma quando un Pierrot lunare e grottesco viene scaraventato in ruoli, in funzioni troppo grandi per la sua statura, di uomo e di statista. Ma quale statista? Questo è un parvenu delle istituzioni, ne mantiene una concezione aziendale, considera tutto e tutti come suoi dipendenti, dentro e fuori i confini; se qualcuno gli mostra di non riconoscere la sua allucinata supremazia da sciur padrun, semplicemente perde la testa, cede a reazioni scomposte, come quegli automi che se non sanno risolvere un problema rispondono: non esiste.
 
Se un qualche stupore ha da essere, è per chi se ne stupisce. Vergogna, se mai: ma a quella ci siamo abituati. Dopo la giornata inaugurale la presidenza italiana all’Unione Europa è già segnata, sputtanata, finita. Ma in realtà, lo era già prima di cominciare. Di questo dovrebbero convincersi tutti, dalla stampa bipartisan come quella del “Corriere”, al Capo dello Stato di manica larga, all’opposizione che lancia continue ciambelle di salvataggio a uno che sta portando la barca al naufragio: quale senso, quale possibilità ha l’ennesima offerta di collaborazione con un uomo dilaniato tra delirio di onnipotenza e manie di persecuzione, divorato da ossessioni personali, feroce nel difendersi da una giustizia che, come è convinto, non può riguardarlo perché lui conta di più, ha preso più voti di tutti?
 
Berlusconi al suo primo giorno al timone d’Europa si è comportato da folle davanti a una stampa internazionale che l’ha trattato da folle. Ecco perché non è possibile andarci d’accordo, fargliele passare o “non demonizzarlo”, come amano predicare quelli che hanno occhi per non vedere, orecchie per non sentire. Oramai le uscite del cavaliere suscitano più apprensione che indignazione, più sconcerto che rigetto, più interrogativi che certezze; le vecchie domande della stampa estera, “è quest’uomo adatto a governare?”, si colorano di nuove perplessità non già politiche ma sanitarie: quando mai s’era visto un rappresentante, anzi il primo rappresentante protempore europeo, impennarsi come un misirizzi sbraitando contro i colleghi definiti “turisti della democrazia”? E parla lui! Addirittura puerile quando lo invitano a fare ammenda dei propri insulti contro Schulz: “Non ritiro se lui non ritira”.
 
Una giornata tragica, immagini che hanno istantaneamente cominciato a girare il pianeta, nei notiziari, sul web, compresa la stizzita dissociazione di Fini, comprese le inevitabili reazioni allibite sui siti internet dei giornali di tutto il mondo. E con il presidente della Commissione Prodi costretto, per tranquillizzare l’Assise e l’opinione pubblica continentale, a rendersi mallevadore del controllo comune sul cavaliere. Un presidente di semestre sorvegliato speciale, manco fosse un malvivente. Meno male che questo doveva essere il rilancio dell’Italia, la sua grande occasione, la sua immensa vetrina. E siamo solo all’inizio, solo al primo giorno, anche se la festa europea, proprio come volevano Bush e Bossi, appena cominciata, è già finita.
 
(3 Luglio 2003)

 

 

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