La presa di Sebastopoli

Il 7 giugno 1942 dopo 5 giorni di bombardamenti aerei e di artiglieria, 7 divisioni tedesche e 2 divisioni romene dell’Heeresgruppe Sud, al comando di von Manstein, investono la piazzaforte di Sebastopoli, da molti mesi isolata e che i sovietici hanno invano cercato di liberare con le loro controffensive in Crimea su Kerc e Feodosia. Oltre 100.000 sovietici presidiano la piazzaforte, che è il maggior porto militare del Mar Nero e che è cinta da una triplice linea difensiva, la prima formata da trinceramenti e campi minati, la seconda da opere di fortificazione tra la valle di Belbek e il Golfo di Severnaja, opere che gli osservatori tedeschi battezzano “Stalin”, “Molotov”, “Volga”, “Ghepeù”, “Siberia” e, le più importanti, “Maksim Gorkij” I e Il, munite di batterie da 305 e protette da immense pareti di cemento armato. La terza linea difensiva è immediatamente a ridosso della città e consiste in trincee, postazioni di artiglieria, nidi di mitragliatrici.
Ben 600 cannoni e 2000 mortai difendono la piazza, e ad essi i tedeschi contrappongono, oltre alle normali artiglierie e ai bombardieri in picchiata, alcune bocche da fuoco eccezionali. Tra esse ricordiamo: il mortaio “Gamma”, nuova edizione della “Grande Berta” della I guerra mondiale da 420 mm. Il “Gamma” è da 427 mm; la sua gittata è di 14 km, il proietto pesa 923 kg, la canna è lunga m 6,75, i serventi del pezzo sono 235. Oltre al “Gamma” vi è il “Karl”, già impiegato contro Brest-Litovsk e specialmente destinato alla distruzione delle fortificazioni in cemento armato: calibro 615 mm, lunghezza della canna 5 metri, peso del proietto 2200 kg. Vi è infine “Dora” (detto anche “Gustavone”), un cannone in grado di sparare 3 proiettili all’ora, un vero mostro artiglieresco cui non può resistere alcuno spessore di cemento armato. Il “Dora” ha un calibro di 800 mm, la canna è lunga m 32,50, il proietto (che col bossolo è lungo m 7,80) pesa 4500 kg e può essere scagliato a 45 km di distanza. A una gittata di 38 km “Dora” è in grado di lanciare proiettili perforanti a carica cava del peso di 7000 kg. Gli addetti a “Dora” sono ben 4120; i serventi necessari per le operazioni di puntamento, caricamento e tiro, dirette da un generale di brigata e da un colonnello, sono 1500. Ma un solo proiettile di “Dora” distrugge a Sebastopoli, nel Golfo di Severnaja, un deposito di munizioni collocato 30 m sotto terra. La fanteria tedesco-romena va all’attacco alle ore 3,50 del 7 giugno, contrastata da un violentissimo fuoco di sbarramento da parte dei sovietici.
Il 13 giugno cade il forte “Stalin” dopo una vera carneficina di attaccanti e di difensori. Dal 14 al 17 giugno proseguono i furibondi attacchi dei tedesco-romeni contro la seconda linea di fortificazioni. I difensori sono snidati coi lanciafiamme, o arsi. Il 18 giugno i tedeschi conquistano i forti “Ghepeù”, “Molotov”, “Ceka”, “Volga”, “Urali” e, dopo una lotta che da ambo le parti ha del sovrumano per accanimento ed eroismo, il temutissimo forte “Maksim Gorkij I”, una delle maggiori opere difensive. Il 19 giugno viene completata la conquista del “Monte dell’Aquila”. Il 20 giugno i tedeschi conquistano il forte “Lenin”. Si combatte ferocemen- te per ogni metro di terreno.I romeni non sono inferiori ai tedeschi per valore. I russi, strenui nella difesa, mettono in campo tutto il materiale umano disponibile, compresi riservisti e giovanissimi. Il 27giugno,dopo tre settimane di massacri, Sebastopoli è praticamente presa, ma la data “media” della conquista è fissata alla fine del mese, poiché alcuni focolai di resistenza resteranno attivi fino al 3 luglio prima di essere estinti.


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