Lo sbarco in Normandia

Una volta sbarcati, la prima necessità degli Alleati era quella di consolidare immediatamente le teste di ponte e di allargarle fino a costituire un fronte continuo.Le forze germaniche si batterono con ostinazione e furono piegate solo con molta fatica. Nel settore americano le paludi esistenti presso Carentan e presso l’estuario del fiume Vire ostacolavano i movimenti degli Alleati;del resto,in qualsiasi punto il terreno era adatto alla difesa delle fanterie. Il bocage, che copre gran parte della Normandia, consiste in una quantità di piccoli appezzamenti di terreno divisi tra loro da argini, fossati e siepi molto alte.L'appoggio dell’artiglieria per un attacco degli Alleati era cosi' ostacolato dall’impossibilità di una buona osservazione e l’impiego dei carri armati diventa estremamente difficile. Per tutta la battaglia continuarono cosi' i combattimenti di fanteria: ogni campicello costituiva un caposaldo potenziale. Ciò nonostante furono compiuti dagli Alleati buoni progressi, salvo la mancata conquista di Caen. Questa piccola ma famosa città doveva essere teatro di aspri combattimenti per alcune settimane. Era importante non solo per il fatto che a oriente della città c’erano ottimi terreni adatti all’apprestamento di piste aeree, ma soprattutto perché essa costituiva il perno intorno al quale ruotava tutto il piano anglo-americano.
L’intenzione di Montgomery era di far eseguire alle forze americane una grande conversione a sinistra, facendo perno su Caen. Essa era ugualmente importante per i tedeschi: se le loro linee fossero state sfondate in quel punto l’intera 7à armata germanica sarebbe stata costretta a ripiegare verso sud-est in direzione della Loira, lasciando un varco tra essa e la i 5à armata dislocata più a nord. In tal caso la strada di Parigi sarebbe stata aperta. Per questo Caen divenne nelle settimane successive teatro di attacchi incessanti da parte degli Alleati e della più ostinata difesa da parte dei tedeschi, che vi fecero affluire gran parte delle loro divisioni, soprattutto corazzate. Tale concentramento era in parte un vantaggio, ma anche un ostacolo ai loro movimenti. I tedeschi, se avevano serbate ancora intatte a nord della Senna le divisioni di riserva della j 5à armata, avevano però inviato rinforzi da altre direzioni, tanto che il 12 giugno avevano in linea 12 divisioni, 4 delle quali corazzate. La gigantesca offensiva aerea aveva ostacolato seriamente le comunicazioni tedesche: tutti i ponti sulla Senna a valle di Parigi e i principali ponti sulla Loira erano ormai distrutti. Il grosso delle truppe di rincalzo aveva dovuto servirsi delle strade e delle ferrovie che passavano attraverso il varco tra Parigi e Orléans ed era sottoposto giorno e notte a continui e micidiali attacchi da parte della aviazione. Un rapporto tedesco dell’8 luglio dice: «Tutte le comunicazioni ferroviarie tra Parigi e l’Ovest e il Sud-Ovest sono interrotte». Non soltanto i tedeshi non furono in grado d’inviare rinforzi con prontezza, ma le loro divisioni arrivarono a pezzi e bocconi, a corto di equipaggiamento e affaticate dalle lunghe marce notturne; quasi non bastasse, esse vennero impegnate nella battaglia via via che arrivavano. Il Comando tedesco non ebbe alcuna possibilità di costituire imponenti riserve nelle retrovie per una potente, ben concertata controffensiva. Entro l’11 giugno gli Alleati avevano già costituito un fronte continuo nell’interno e i loro caccia già operavano da una mezza dozzina di piste aeree avanzate. Ora il loro obiettivo immediato era quello di assicurarsi il possesso di una zona abbastanza grande per contenere le forze necessarie allo sfondamento decisivo. Gli americani puntarono verso ovest attraverso la penisola di Cherbourg in direzione di Barneville, sulla costa occidentale, che raggiunsero il 17 giugno.
Simultaneamente avanzarono verso nord e, dopo aspri combattimenti, il giorno 22 arrivarono dinanzi alle difese esterne di Cherbourg. I tedeschi resistettero con decisione sino al 26 cosi da poter procedere alle demolizioni; l’opera di distruzione fu cosi' completa che sino alla fine di agosto il porto non poté smistare carichi pesanti. Il 17 giugno, a Margival, presso Soissons, Hitler s’incontrò con von Rundstedt e Rommel. I due generali sostennero energicamente con lui la tesi che era una pazzia impegnare l’esercito tedesco in Normandia sino al dissanguamento. Chiedevano che la 7à armata, prima di farsi distruggere, si ritirasse in buon ordine verso la Senna, dove, insieme con la i 5à armata, avrebbe potuto sostenere una battaglia mobile di copertura con almeno qualche speranza di successo. Ma Hitler non acconsenti: anche stavolta, come in Russia e in Italia, ordinò di non cedere neppure un palmo di terreno e che tutti combattessero sul posto sino all’ultimo. I generali avevano certamente ragione: il metodo di Hitler di combattere sino all’ultimo sangue contemporaneamente su tutti i fronti violava il principio fondamentale della scelta degli obiettivi. Nella zona della battaglia lungo la costa il consolidamento delle posizioni delle truppe Alleate era a buon punto. Navi di tutti i tipi, comprese quelle da battaglia, continuavano ad appoggiare col loro fuoco le truppe sbarcate, soprattutto nel settore orientale, dove il nemico aveva concentrato il grosso delle sue forze corazzate e dove le sue batterie davano maggiore fastidio.Sommergibili e unità di superficie leggere nemiche cercarono di attaccare, sebbene con poco successo; le mine subacquee, che il più delle volte erano deposte dagli aerei, inflissero invece gravissime perdite al naviglio alleato e ritardarono l’ammassamento delle riserve.
Gli attacchi lanciati verso est, dalle basi tedesche, specie da quella di Le Havre, furono tutti sventati; a occidente una squadra navale da bombardamento alleata collaborò più tardi con l’armata americana alla conquista di Cherbourg. I progressi compiuti oltre Manica erano buoni. Nei primi sei giorni vennero sbarcati 326.000 uomini, 54.000 automezzi e 104.000 tonnellate di rifornimenti. Nonostante le gravi perdite subite dai mezzi da sbarco, una gigantesca organizzazione logistica fu messa in piedi con rapidità. In media, più di 120 navi di tutti i tipi arrivavano giornalmente a destinazione cariche di rifornimenti. Il problema enormemente complesso di far muovere un tonnellaggio di navi tanto elevato fu aggravato dalle avverse condizioni meteorologiche; notevoli progressi furono ciò nonostante attuati. La marina mercantile ebbe una parte di primissimo piano:i suoi marinai accettarono di buon animo tutti i rischi della guerra e del maltempo, la loro costanza e la loro lealtà contribuirono in notevolissima misura al successo della grande impresa. Il 19 giugno erano già a buon punto i due porti “Muiberry”, uno ad Arromanches e l’altro una quindicina di chilometri più a ovest, nel settore americano. L’oleodotto sottomarino (“Pluto") sarebbe entrato in attività più tardi, ma nel frattempo si stava apprestando Port-enBessin per farne la principale base per il rifornimento della benzina. Senonché proprio allora cominciò una burrasca durata ben quattro giorni, che impedi' quasi interamente lo sbarco degli uomini e dei materiali e arrecò gravi danni ai frangiflutti appena affondati. Parecchi galleggianti che non erano concepiti per simili condizioni si staccarono dagli ormeggi e andarono a infrangersi contro altri frangiflutti e contro le navi all’ancora. Il porto costruito nel settore americano fu distrutto e le parti di esso ancora utilizzabili vennero impiegate per riparare quello di Arromanches. La burrasca, di cui non si ricordava da ben quarant’anni nel mese di giugno, fu una vera calamità. Gli Alleati erano già in ritardo sul loro programma di scarico.Lo sfondamento ne fu ritardato nella stessa misura;il 23 giugno si trovavarono ad aver raggiunto soltanto la linea prevista per il giorno 11. Nell’ultima settimana di giugno le truppe britanniche stabilirono una testa di ponte al di là del fiume Odon, a sud di Caen. I loro tentativi di estenderla verso sud e verso est, oltre I’Orne, fallirono.
Il settore meridionale del fronte britannico fu attaccato per due volte da parecchie divisioni corazzate germaniche; dopo violenti combattimenti i tedeschi subirono una grave disfatta, con perdite assai forti a opera dell’aviazione e della potente artiglieria alleata.L’8 luglio un poderoso attacco contro Caen venne lanciato da nord e da nord-ovest.Preparò la strada il primo di quei bombardamenti tattici eseguiti dai bombardieri pesanti, che divennero da allora in poi un elemento caratteristica di ogni offensiva Alleata.Dopo che i bombardieri pesanti della RAF ebbero lanciato più di 2000 tonnellate di bombe sulle difese tedesche, all’alba la fanteria britannica, inevitabilmente ostacolata dai crateri dei proiettili e dalle macerie degli edifici distrutti, poté compiere una notevole avanzata Il 10 luglio tutti i quartieri di Caen situati sulla loro riva del fiume erano stati espugnati e Churchill potevo telegrafare a Montgomery:«Molte congratulazioni per la conquista di Caenx». Giunse l’ora del grande sfondamento americano operato agli ordini del generale Omar Bradley. Il 25luglio il VII corpo d’armata americano attaccò da Saint-Lò verso sud e il giorno successivo anche l’VIlI corpo d’armata schierato alla sua destra, intervenne nella battaglia. Il bombardamento effettuato dall’aviazione americana era stato micidiale, sgombrando cosi il cammino alla fanteria per buon tratto. Entrarono quindi in azione le forze corazzate, che spazzarono la strada sino al nodo strategico di Coutances. La ritirata, lungo quella costa della Normandia, era con ciò tagliata ai tedeschi, cosi' come l’intero sistema difensivo tedesco a ovest della Vire era in pericolo e in via di disfacimento. Le strade erano ingombre di truppe in ritirata cosi' che i bombardieri e i cacciabombardieri alleati poterono infierire su uomini e automezzi.L’avanzata alleata continuò. Avranches fu conquistata il 31 luglio e poco dopo venne aggirata l’insenatura che apriva la strada della penisola di Bretagna.
I canadesi, agli ordini del generale Crerar, attaccarono contemporaneamente da Caen lungo la strada che portava a Falaise, ma l’attacco fu efficacemente contenuto da 4 divisioni corazzate tedesche. Montgomery, che ancora comandava l’intero fronte d’invasione, trasferi' perciò il peso dell’attacco britannico sull’altro fianco e ordinò alla 2à armata britannica, agli ordini del generale Dempsey, di attaccare nuovamente da Caumont verso Vire. Preceduto ancora una volta da un pesante bombardamento aereo, l’attacco cominciò il 30 luglio: Vire fu raggiunta alcuni giorni più tardi. La 3à armata americana, agli ordini del generale Patton, era stata intanto costituita ed era entrata in azione. Patton distaccò due divisioni corazzate e tre divisioni di fanteria per una doppia puntata verso ovest e verso sud, destinata a ripulire la penisola di Bretagna. Le truppe nemiche isolate si ritirarono immediatamente verso i porti fortificati in loro possesso. Il Movimento di resistenza francese, che nella zona contava 30.000 uomini, contribui' attivamente alle operazioni; la penisola fu rapidamente conquistata. Entro la fine della prima settimana d’agosto tutti i tedeschi sfuggiti alla cattura in tale settore, ossia i 45.000 uomini delle guarnigioni e i resti di quattro divisioni, erano stati costretti a ripiegare entro il perimetro delle difese dei porti di Saint-Malo, Lorient e Saint-Nazaire.Qui gli Alleati poterono bloccarli e lasciarli intristire, evitando cosi' le perdite non strettamente necessarie che operazioni immediate di attacco avrebbero richiesto. I danni provocati a Cherbourg erano enormi; dopo tale esperienza era certo che i porti della Bretagna, quando pure fossero stati rapidamente espugnati, avrebbero richiesto molto tempo prima di venir rimessi in efficienza. L’elevato rendimento del porto "Mulberry” di Arromanches, gli ancoraggi naturalmente protetti, insieme con l’imprevisto sviluppo dei porti minori della costa normanna, avevano diminuito l’urgenza della conquista dei porti bretoni, che tanto rilievo aveva avuto nei piani iniziali Alleati. Inoltre, procedendo le cose tanto favorevolmente,essi potevano contare d’impadronirsi entro breve tempo dei porti francesi, assai migliori, tra Le Havre e il confine belga. Brest, che era presidiata da una forte guarnigione agli ordini di un comandante intraprendente, costituiva però un pericolo da eliminare: si arrese il 19 settembre sotto l’incalzare di violenti attacchi lanciati da tre divisioni americane.
Mentre le forze tedesche di Bretagna venivano in tal modo respinte o isolate, il resto della 3à armata di Patton puntava verso est, iniziando quella manovra a “lungo ferro di cavallo” che doveva portarla al varco tra la Loira e Parigi, e poi, lungo la Senna, in direzione di Rouen. La città di Lavai fu conquistata il 6 agosto, Le Mans il giorno 9. Ben pochi tedeschi furono incontrati in questa vasta zona e la maggiore difficoltà fu quella di rifornire le truppe americane avanzanti, superando distanze sempre maggiori. Salvo che per limitate quantità di rifornimenti trasportate per via aerea, tutto doveva ancora arrivare dalle spiagge dove aveva avuto luogo il primo sbarco e raggiungere il fronte, passando per la Normandia occidentale attraverso Avranches. Avranches diventò pertanto una specie di “collo di bottiglia”, offrendo ai tedeschi l’occasione tentatrice di un attacco che dai dintorni di Falaise muovesse verso ovest. L’idea colpi la fantasia di Hitler, che subito ordinò che una colonna, forte del maggior numero di effettivi possibile, attaccasse Mortain, si aprisse il cammino sino ad Avranches e tagliasse in tal modo le comunicazioni di Patton. I comandanti tedeschi furono unanimi nel condannare il progetto: comprendendo che la battaglia per la Normandia era già perduta, desideravano impiegare le quattro divisioni della 15à armata, appena arrivate in linea, a nord, per effettuare un ordinato ripiegamento verso la Senna. Essi ritenevano che lanciare truppe fresche verso ovest equivalesse allo “sporgere la testa” da un finestrino con la certezza di farsela tagliare. Hitler insistette sul suo punto di vista e il 7 agosto cinque divisioni corazzate e due divisioni di fanteria lanciarono un violento attacco da oriente contro Mortain. Il colpo si abbatté contro un’unica divisione americana, ma essa tenne validamente il suo posto e tre altre divisioni corsero in suo aiuto. Dopo cinque giorni di aspri combattimenti e di bombardamenti intensissimi da parte dell’aviazione l’audace attacco fu nettamente respinto; come i generali tedeschi avevano predetto, l’intera sacca da Falaise a Mortain, piena zeppa di truppe tedesche, fu alla mercé di attacchi convergenti da tre direzioni.
Più a sud, un corpo d’armata della 3 armata americana era stato dirottato verso nord attraverso Alencon in direzione di Argentan, dove giunse il 13 agosto. La 1à armata americana, agli ordini del generale Hodges, attaccò allora da Vire verso sud, mentre la 2a armata britannica puntava su Condé. L’armata canadese, di nuovo sostenuta da bombardieri pesanti, continuava intanto a premere lungo la strada da Caen a Falaise, e questa volta con miglior fortuna delle precedenti in quanto il 17 agosto raggiungeva il suo obiettivo.Lìaviazione alleata infieriva sulle forze tedesche che si affollavano entro la lunga e stretta sacca, infliggendo perdite sanguinosissime con le sue armi di bordo. I tedeschi resistettero accanitamente alle due imboccature della sacca, rispettivamente a Falaise e Argentan, e, dando la precedenza alle unità corazzate, cercarono di disimpegnare il maggior numero di uomini possibile.Il 17 agosto, però, persero il controllo della situazione e la battaglia si trasformò in una carneficina. La sacca si chiuse il 20 agosto; sebbene ormai una parte notevole delle truppe tedesche fosse riuscita a ripiegare verso est, non meno di otto divisioni tedesche furono annientate. Quella che era stata la sacca di Falaise si trasformò nella loro tomba. Von Kluge riferi a Hitler:«La superiorità aerea nemica è schiacciante e ostacola quasi tutti i nostri movimenti. Viceversa, ogni manovra del nemico è preparata e protetta dalla sua aviazione. Le perdite in uomini e materiali sono elevatissime. Il morale delle truppe, esposte incessantemente al micidiale fuoco nemico, ne ha molto sofferto». La 3à armata americana, oltre a ripulire la penisola bretone e a contribuire con la sua manovra a “breve ferro di cavallo” alla decisiva vittoria di Falaise, lanciò da Le Mans verso est e verso nord-est tre corpi d’armata. Il 17 agosto essi raggiungevano Orléans, Chartres e Dreux; di qui si spinsero verso nord, lungo la riva sinistra della Senna, incontro alle truppe britanniche avanzanti su Rouen. La 2à armata britannica aveva invece avuto qualche battuta d’arresto: aveva dovuto riorganizzarsi dopo la battaglia di Falaise e il nemico aveva avuto cosi modo d’imbastire la difesa di alcune posizioni di retroguardia. L’inseguimento venne tuttavia condotto con energia e tutti i tedeschi a sud della Senna furono presto costretti disperatamente a cercare di mettersi in salvo al di là del fiume, sotto l’incalzare di micidiali attacchi aerei. Nessuno dei ponti distrutti durante i bombardamenti aerei precedenti era stato riparato, ma funzionava nuovamente un sistema di traghetti abbastanza efficiente. Pochissimi automezzi poterono essere salvati: un numero ingentissimo di mezzi di trasporto venne abbandonato a sud di Rouen. Truppe come quelle che si mettevano in salvo con i traghetti non erano certo in condizione di resistere sull’altra riva del fiume. Eisenhower era deciso a evitare una battaglia per Parigi. Stalingrado e Varsavia avevano dimostrato gli orrori degli attacchi frontali e delle insurrezioni patriottiche; egli pertanto decise di accerchiare la capitale francese e di costringere la guarnigione tedesca ad arrendersi o sgombrare. Il 20 agosto il momento di agire arrivò. Patton aveva attraversato la Senna presso Mantes, mentre la sua ala destra aveva raggiunto Fontainebleau. Il Movimento di Resistenza francese era insorto; la polizia era in sciopero; la prefettura era nelle mani dei patrioti. Un ufficiale della Resistenza arrivò al Comando di Patton con notizie di eccezionale gravità, che il mattino del mercoledì 23 agosto vennero trasmesse a Eisenhower, a Le Mans. Da Patton dipendeva anche la 2a divisione corazzata francese, comandata dal generale Leclerc, che era sbarcata in Normandia il 1° agosto e aveva avuto una parte notevole nell’avanzata.
De Gaulle arrivò il giorno stesso e gli venne assicurato dal comandante supremo alleato che, quando fosse venuto il momento — cosi' come era stato concordato da tempo — le truppe di Leclerc sarebbero state le prime a entrare a Parigi. Quella sera stessa, la notizia di combattimenti per le vie della capitale decise Eisenhower ad agire: Leclerc ricevette l’ordine di marciare. Alle ore 19,15 il generale Bradley impartiva queste istruzioni al comandante francese, la cui divisione era allora dislocata nella zona di Argentan.L'ordine di operazioni, in data 23 agosto, comincia con le parole: «Mission: s’emparer de Paris...». Leclerc scrisse a De Gaulle: «Ho avuto l’impressione... di rivivere la situazione del 1940 rovesciata: completo disordine nelle file nemiche, le cui unità sono state colte completamente di sorpresa». Egli decise di agire con audacia, proponendosi di evitare — piuttosto che sforzarsi di ridurre — i concentramenti di forze tedesche. Il 24 agosto i primi reparti mossero verso il cuore della capitale da Rambouillet, dove erano arrivati dalla Normandia il giorno precedente. La colonna principale, comandata dal colonnello Billotte, figlio del comandante del I gruppo d’armate francese ucciso nel maggio 1940, parti da Orléans. Quella notte, un’avanguardia di carri armati raggiungeva la Porte d’Orléans e alle 9,22 precise faceva il suo ingresso nella piazza antistante l’Hòtel de Ville. Il grosso della divisione era pronto a entrare nella capitale il giorno successivo; nelle primissime ore del mattino seguente le colonne corazzate di Billotte occupavano le due rive della Senna di fronte alla Cité. Nel pomeriggio il quartier generale del comandante tedesco, generale von Choltitz, all’Hotel Meurice, venne circondato e Choltitz si arrese a un tenente francese che lo condusse da Billotte. Leclerc era nel frattempo arrivato e si era insediato alla stazione Montparnasse, da dove nel pomeriggio si trasferiva alla prefettura di polizia. Verso le ore 16 von Choltitz fu condotto alla sua presenza. Era questa la conclusione del lungo viaggio da Dunkerque al lago Ciad e di là di nuovo a Parigi. A voce bassa Leclerc manifestò il suo segreto pensiero: «Maintenant,ca y est», quindi si presentò in tedesco al generale vinto. Dopo una breve e secca discussione venne firmata la capitolazione della guarnigione tedesca; i capisaldi superstiti furono occupati, uno per uno, dalle forze della Resistenza e dalle truppe regolari. La città si abbandonò a una dimostrazione entusiastica. I prigionieri tedeschi furono sputacchiati, i collaborazionisti trascinati per le strade, mentre si acclamavano le truppe liberatrici. Nel bel mezzo di questa scena trionfale tanto attesa arrivò il generale De Gaulle, che alle ore 17 giunse in rue Sainte-Dominique e stabili il proprio Comando al Ministero della Guerra. Due ore più tardi faceva la sua prima apparizione all’Hòtel de Ville come capo della Francia Libera dinanzi al popolo in tripudio, in compagnia dei maggiori rappresentanti della Resistenza e dei generali Leclerc e Juin. Ci fu uno scoppio spontaneo di entusiasmo incontenibile. Nel pomeriggio del giorno successivo, 26 agosto, De Gaulle fece il suo ingresso solenne, percorrendo a piedi il tratto dai Champs Elysées alla Place de la Concorde e recandosi poi, con una colonna di automobili, sino a Notre-Dame. Dall’interno e dall’esterno della Cattedrale furono sparati alcuni colpi di fucile da parte di collaborazionisti nascosti. La folla si disperse, ma dopo un momento di panico la solenne celebrazione della liberazione di Parigi riprese regolarmente. Il 30 agosto le truppe Alleate attraversarono la Senna in parecchi punti. Le perdite tedesche erano state terribili: 400.000 uomini, metà dei quali prigionieri;1.300 carri armati; 20.000 automezzi, 25.000 cannoni da campagna. La 7à armata tedesca, e tutte le divisioni inviate in suo soccorso, erano state fatte a pezzi. Lo sfondamento alleato dalla testa di sbarco era stato ritardato dal maltempo e dalla erronea decisione di Hitler.

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