Lettera di Gandhi a Hitler
Caro amico,
se vi chiamo amico,
non è per formalismo.
Io non ho nemici. Il lavoro della mia vita da più di
trentacinque anni è stato quello di assicurarmi l’amicizia di tutta
l’umanità, senza distinzione di
razza, di colore o di credo.
Spero che avrete il tempo e la
voglia di sapere come una
parte importante dell’umanità
che vive sotto l’influenza di
questa dottrina di amicizia
universale considera le vostre
azioni. Non dubitiamo della
vostra bravura e dell’amore
che nutrite per la vostra patria
e non crediamo che siate il
mostro descritto dai vostri avversari. Ma i vostri scritti e le
vostre dichiarazioni, come
quelli dei vostri amici e ammiratori, non permettono
di dubitare che molti dei vostri atti
siano mostruosi e che attentino alla dignità umana,
soprattutto nel giudizio di chi, come
me, crede all’amicizia universale.È stato così con
la vostra umiliazione della Cecoslovacchia, col rapimento della
Polonia e l’assorbimento della
Danimarca. Sono consapevole del fatto che, secondo la
vostra concezione della vita,
quelle spoliazioni sono atti lodevoli.Ma noi abbiamo
imparato sin dall’infanzia a considerarli come atti che degradno l’umanità. In tal modo non
possiamo augurarci il successo delle vostre armi.
Ma la nostra posizione è unica.Noi resistiamo
all’imperialismo britannico quanto al nazismo.Se vi è una differenza,
è una differenza di grado. Un
quinto della razza umana è
stato posto sotto lo stivale
britannico con mezzi inaccettabili. La nostra resistenza a
questa oppressione non significa che noi vogliamo del male
al popolo britannico. Noi cerchiamo di convertirlo, non di
batterlo sul campo di battaglia. La nostra rivolta contro il
dominio britannico è fatta
senza armi. Ma che noi si riesca a convertire o meno
i britannici, siamo comunque decisi a rendere il loro dominio
impossibile con la non cooperazione non violenta. Si tratta
di un metodo invincibile per
sua natura. Si basa sul fatto
che nessun sfruttatore potrà
mai raggiungere il suo scopo
senza un minimo di collaborazione,volontaria o forzata, da
parte della vittima, I nostri padroni possono possedere le
nostre terre e i nostri corpi,
ma non le nostre anime. Essi
non possono possedere queste ultime che sterminando
tutti gli indiani, uomini, donne
e bambini.E' vero che tutti
non possono elevarsi a tale
grado di eroismo e che la foza può disperdere la rivolta,
ma non è questa la questione.Perché se sarà posibile
trovare in India un numero
conveniente di uomini e di
donne pronti, senza alcuna
animosità verso gli sfruttatori
a sacrificare la loro vita piuttosto che piegare il ginocchio
di fronte a loro, queste persone
avranno mostrato il cammino
che porta alla liberazione dalla tirannia violenta. Vi prego di
credermi quando affermo che
in India trovereste un numero
inaspettato di uomini e donne
simili. Essi hanno ricevuto
questa formazione da più di
vent’ anni.
Con la tecnica della non violenza, comé ho detto,
la sconfitta non esiste. Si tratta di un
«agire o morire senza uccidere nè ferire. Essa può essere
utilizzata praticamente senza
denaro e senza l’aiuto di quella scienza della distruzione
che voi avete portato a un tale grado di perfezione.Io sono
stupito dal fatto che voi non
vediate come questa non sia
monopolio di nessuno. Se
non saranno i britannici, sarà
qualche altra potenza a migliorare il vostro metodo e a
battervi con le vostre stesse
armi. Non lascerete al vostro
popolo un’eredità di cui potrà
andare fiero. Non potrà andare orgoglioso raccontando atti
crudeli, anche se abilmente
preparati. Vi chiedo dunque in
nome dell’umanità di cessare
la guerra.
In questa stagione in cui i
cuori dei popoli d’Europa implorano la pace,noi abbiamo
sospeso anche la nostra stessa lotta pacifica. Non è troppo
chiedervi di fare uno sforzo
per la pace in un momento
che forse non
significherà
nulla per voi,
ma che deve
significare
molto per i milioni di europei
di cui io sento
il muto clamore per la pace,
perché le mie
orecchie sono
abituate a
sentire le masse silenziose.
Avevo intenzione d’indirizzare un appello
congiunto a
voi e al signor
Mussolini, che ho avuto l’onore di incontrare all’epoca del
mio viaggio in Inghilterra
come delegato alla Conferenza
della tavola rotonda. Spero
che egli vorrà considerare
questo come se gli fosse stato indirizzato, con i necessari
mutamenti.
Robert Payne. Gandhi,
Seuil. Parigi 1972,
pp. 312-313.
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