FRANKLIN DELANO ROOSEVELT

Franklin Delano Roosevelt nacque ad Hyde Park, New York, il 30 gennaio 1882 da un'antica famiglia con lontane origini olandesi. Si laureò in legge alla Groton School e ad Harvard. A soli ventotto anni il giovane avvocato riuscì ad entrare nella vita politica, facendosi eleggere, per il partito democratico, Senatore dello Stato di New York. Nel 1920 fu sottosegretario di Stato alla marina con il Presidente Wilson, poi si candidò, sempre con i democratici, alla vicepresidenza. Purtroppo l'anno seguente fu colpito da un grave attacco di poliomielite, che lo privò per sempre dell'uso delle gambe e che gli stroncò l'ascesa politica. Dopo nove anni, con un enorme sforzo di coraggio e con l'aiuto ed il sostegno della moglie, l'ambiziosa Eleanor, riuscì a riprendersi e fu eletto governatore dello Stato di New York. Nel 1932 si candidò, per il partito democratico, alla presidenza e, l'8 novembre, vinse le elezioni. Roosevelt ottenne 22.821.857 voti ed i suffragi di 472 grandi elettori, il presidente uscente Hoover ebbe solo 15.016.43 voti e 59 grandi elettori. Il neo - Presidente ottenne la maggioranza in 42 Stati su 48. Il candidato socialista N. Thomas raccolse 824.781 voti ed il candidato comunista W. Zebulon Foster solo 102.000 voti. In quel momento L'America versava in una grave crisi economica e sociale che aveva provocato un collasso dell'apparato produttivo. Ma il presidente neo - eletto, che collaborava già da tempo con uno staff di esperti, che i giornalisti avevano definito "Brain - Trust", non scoprì le sue carte prima di essersi insediato stabilmente alla Casa Bianca. Prima rifiutò di concertarsi con Hoover, poi rischiò di non ricoprire mai il mandato. Infatti, il 15 febbraio 1933 a Miami, nello Stato della Florida, un comunista italiano, Giuseppe Zangara, già residente da tempo negli Stati Uniti, sparò sette colpi di pistola su Roosevelt. Il presidente, che stava rientrando da una crociera alle isole Bahamas sullo yacht del suo amico V. Astor, uscì incolume dall'attentato, ma il sindaco di Chicago, Anton Cermak, che era seduto al suo fianco, fu ferito molto gravemente e morì il 6 marzo seguente. L'assassino fu subito arrestato, fu condannato alla sedia elettrica e venne giustiziato il 20 marzo dello stesso anno in una prigione dello Stato della Florida. Questo episodio fu considerato dagli americani di buon auspicio: diversamente da Lincoln, da Garfield e da McKiley, il presidente, come il suo lontano parente Theodore Roosevelt, era sfuggito alla morte in un attentato. Sabato 4 marzo 1933 Roosevelt, indicato dai giornalisti con le sole iniziali F D R, prestò solenne giuramento sulla Bibbia di famiglia; alla cerimonia dell'insediamento presidenziale a Washington erano presenti più di centomila persone nonostante il vento glaciale e la minaccia di un'imminente nevicata. La produzione agricola ed industriale era paralizzata da una crisi di sovrapproduzione e la disoccupazione cresceva in misura allarmante: più di 13 milioni di disoccupati, di cui 1 milione solo a New York, 350.000 ragazzi americani avevano abbandonato la scuola e 20.000 laureati erano alla vana ricerca di un lavoro. Enormi profitti industriali erano concentrati nelle mani di una ristretta cerchia di persone, la gran massa dei consumatori aveva, invece, redditi modesti e quindi un potere d'acquisto che non poteva reggere il ritmo produttivo; la sfrenata speculazione finanziaria aveva distolto la Borsa dalla sua normale funzione equilibratrice, l'amministrazione repubblicana, seguendo fedelmente il principio del non intervento dello Stato nelle questioni economico - sociali, non aveva cercato alcun rimedio per la crisi. Il 6 marzo 1933 Roosevelt convocò il Congresso in una sessione straordinaria e, facendo riferimento ad una legge del 1917, decise la chiusura di tutte le banche per quattro giorni, pose l'embargo sull'oro e sull'argento e sospese la convertibilità del dollaro. Queste decisioni non mancarono di stupire il mondo intero, ma tutti gli americani approvarono la decisione del Congresso che aveva accordato al presidente pieni poteri. "F.D.R." ordinò l'emissione di 2 miliardi di dollari, sospese le transazioni sull'oro e proibì ai privati di possederne, con minacce di sanzioni molto gravi. L'effetto psicologico fu notevole, convalidato ancor più dalla cosiddetta conversazione "accanto al caminetto" alla quale, tramite la radio, convocò tutti i cittadini americani la domenica del 12 marzo: per la prima volta un presidente degli Stati Uniti entrava personalmente nelle case di tutti, chiamandoli "Miei cari amici…" e continuò dicendo "…La civiltà è un albero vecchio: man mano che cresce aumentano i rami marci. I Radicali dicono abbattiamolo, i Conservatori dicono non tocchiamolo, noi Liberali cerchiamo il mezzo per salvare il tronco vecchio ed i rami giovani". Poco tempo dopo il Congresso seguì le direttive del Presidente: ridusse del 15% gli stipendi e le pensioni, inviò 250.000 giovani disoccupati a lavorare al rimboschimento delle foreste per 30 dollari al mese. Anche Wall Street reagì positivamente alle direttive presidenziali: quando le banche riaprirono, i corsi risalirono del 15 % in una sola volta, chi possedeva oro lo cambiava con azioni e obbligazioni. L'Agriculture Adjustement Act (AAA) risolse la crisi di sovrapproduzione agricola, stabilendo premi ed indennità per gli agricoltori che avessero ridotto l'area coltivata. Un’altra ratifica del Congresso definì la fine del "Proibizionismo": ormai si poteva fabbricare (e consumare) birra con il 3,2 % di alcol. Il 7 aprile alcune casse piene di birra vennero trasportate da Milwaukee a Washington, poi un camion, decorato con i colori dell’Unione, le aveva trasportate fino alla Casa Bianca con un cartello "Signor Presidente, la prima birra è per Lei!". Eleanor Roosvelt, fermamente proibizionista, fece trasferire le casse al "Press Club", ben conoscendo i gusti dei giornalisti. Nel 1935 Roosevelt riprese la politica di difesa delle classi lavoratrici, con il Nacional Labor Relation Act, più conosciuto come "Legge Wagner" che stabiliva le libertà sindacali, e con il Fair Labor Standard Act (1938), diretto a proporre un termine alle ore di lavoro (40 settimanali) ed un limite per i salari. Istituì anche la Tennessee Valley Authority, volta allo sfruttamento idroelettrico di uno dei più grandi bacini degli Stati Uniti, che rendeva il Paese un formidabile concorrente dell’industria privata. Il 4 novembre 1936 F.D. Roosevelt fu rieletto presidente degli USA con una maggioranza del 60,8 % dei voti: raccolse 27.752.869 suffragi popolari ed i voti di 523 grandi elettori di Stato, mentre il repubblicano A. M. Landon otteneva solo 16.674.665 milioni di voti e 8 grandi elettori. L’alta finanza fu continuamente ostile al Presidente, incapace di comprendere che cercava di razionalizzare il sistema capitalistico. Con il suo piano di riforme Roosevelt riuscì a realizzare un assestamento economico sociale, ma fu, invece, meno efficace l’opera risollevamento della produzione, come provano i dati, sempre molto elevati, della disoccupazione. Per quanto riguarda la politica estera Roosevelt mantenne fino al 1937 un atteggiamento di stretta neutralità; ma quando si rese conto che l’assenza degli Stati Uniti dalla politica mondiale favoriva, in Europa, l’ascesa del nazifascismo ed in Oriente dell’imperialismo giapponese, decise di intervenire. A Chicago pronunciò il "Discorso della quarantena", nell’ottobre del 1937, denunziando al popolo americano la minaccia del fascismo e, da quel momento, adottò un atteggiamento di fermezza verso le potenze totalitarie. Nel 1940 Roosevelt fu eletto per la terza volta, fatto unico nella storia dell'Unione, ottenne dal Congresso l'abolizione della legislazione neutralista; mentre preparava la sua politica per l'entrata in guerra, concedeva all'Inghilterra e ad i suoi alleati ogni sorta di aiuti. L'attacco nipponico alla base americana di Pearl Harbour, nell'Oceano Pacifico, segnò ufficialmente l'entrata in guerra degli Stati Uniti; anche in questo caso Roosevelt prese in mano la situazione con la solita grinta: operò in stretto contatto con il Primo Ministro inglese W. Churchill, con il quale, nell'agosto del 1941, aveva fissato i principi del nuovo ordine nella "Carta Atlantica". Cercò anche una collaborazione con l'altro grande alleato l'URSS, intervenendo negli storici convegni dei "Tre Grandi", che si svolsero a Casablanca, a Quebec, ad Il Cairo, a Teheran e a Jalta, durante i quali si distinse come il grande nemico della minaccia nazista. Questa però fu l'ultima delle sue titaniche battaglie, non poté mai vederne l'esito ed il successo: morì a 63 anni, il 12 aprile 1945 poco dopo aver assunto la carica presidenziale per la quarta volta.

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