Gli U-Boote

Gli inglesi avevano salutato l’entrata in guerra degli Stati Uniti con sollievo ed entusiasmo. Da allora in poi il loro peso sarebbe stato in parte sopportato da un alleato dalle risorse quasi illimitate ed era per loro lecito sperare che nella guerra sui mari i sommergibili tedeschi sarebbero stati presto messi in condizione di non nuocere. Con l’aiuto americano la loro rotta vitale di rifornimenti attraverso l’Atlantico sarebbe diventata sicura, anche se dovevano attendersi perdite fino a che tutte le forze dell'esercito americano non fossero state impegnate. Messici in tal modo al sicuro, avrebbero potuto proseguire la guerra contro Hitler in Europa e nel Medio Oriente. Per il momento l’Estremo Oriente sarebbe stato per gli inglesi il teatro più preoccupante. L'anno 1942 doveva invece infliggergli molti colpi durissimi e rivelarsi nell’Atlantico il più sfavorevole di tutta la guerra. Alla fine del 1941 la flotta degli U-Boote era salita a quasi duecentocinquanta unità (un centinaio delle quali l’ammiraglio Doenitz poteva considerare continuamente in attività), con un incremento di quindici al mese. Sulle prime, le difese britanniche congiunte, sebbene molto più forti di quando eravano soli, si rivelarono incapaci di tener testa al nuovo assalto contro obiettivi diventati molto numerosi. Per sei o sette mesi i sommergibili tedeschi fecero strage nelle acque americane quasi indifese, a dir il vero, essi furono sul punto d’infliggergli la calamità di un prolungamento indefinito della guerra. Qualora infatti gli inglesi fossero stati costretti a sospendere, o anche solo a limitare seriamente per qualche tempo, il movimento dei loro trasporti nell’Atlantico, tutti i piani comuni delle forze alleate sarebbero stati paralizzati. Il 12 dicembre, in una conferenza alla presenza del Fùhrer, fu deciso da parte tedesca di portare la guerra sottomarina nelle acque costiere americane. Parecchi sommergibili e molti dei migliori comandanti tedeschi erano stati però trasferiti nel Mediterraneo, mentre, per ordine di Hitler, Doenitz era stato costretto a tenere un' altro forte contingente nelle acque norvegesi e artiche; cosi', solo sei sommergibili del tipo più grosso, da 740 tonnellate, furono in un primo momento distaccati e lasciarono i porti del golfo di Biscaglia tra il 18 e il 30 dicembre, con l’ordine di appostarsi nell’ultimo tratto della rotta costiera fra Terranova e New York, in vicinanza dei porti in cui si formavano i convogli diretti in Inghilterra. Il loro successo fu immediato. Prima della fine di gennaio 31 navi da carico, per circa 200.000 tonnellate, erano state già affondate al largo delle coste nordamericane e canadesi. Presto l’attacco si estese verso sud al largo di Hampton Roads e del Capo Hatteras, e di qui poi sino alle coste della Florida. Quell’importantissima rotta marittima era gremita di navi mercantili americane e alleate assolutamente indifese. Lungo di essa si muoveva in processione ininterrotta la preziosa flotta delle petroliere da e verso i porti petroliferi del Venezuela e del Messico. Linterruzione di tale traffico avrebbe influito su tutta la economia bellica e su tutti i piani militari degli alleati. Nel mare dei Caraibi, tra tanti diversi obiettivi, i sommergibili tedeschi preferivano generalmente le petroliere. Navi neutrali di ogni tipo furono attaccate al pari di quelle alleate. Di settimana in settimana la gravità della strage aumentava. In febbraio le perdite inflitte al nemico, da parte dei tedeschi,nell’Atlantico salirono a 71 navi, per 384.000 tonnellate, tutte, tranne due, affondate nella zona americana. Era questo il quantitativo più alto di naviglio perduto sino ad allora, durante tutta la guerra; presto però quel triste primato doveva essere superato. Tale immane strage, che superava di gran lunga ogni altra di questa guerra (non raggiunse però il livello catastrofico del periodo più critico del 1917), fu opera di non più di 15-20 sommergibili operanti contemporaneamente in quel settore. La protezione fornita agli inglesi dalla marina degli Stati Uniti era disperatamente insufficiente. Davvero sorprende che durante i due anni precedenti, nei quali la guerra totale si avvicinava sempre più al continente americano, non si fossero compiuti preparativi maggiori contro questo pericolo. Nel quadro della politica presidenziale in base al principio «ogni aiuto alla Gran Bretagna salvo la guerra», molto era stato fatto per gli inglesi. Avevano acquistato i cinquanta vecchi cacciatorpediniere e i dieci guardacoste; in cambio avevano dato le preziosissime basi delle Indie Occidentali. Ora però il loro alleato perdeva miseramente tante navi mercantili. E vero che, dopo Pearl Harbor, il Pacifico costituiva la preoccupazione maggiore della marina americana; ma con tutte le informazioni ricevute sulle misure protettive dagli inglesi adottate, sia prima sia durante il conflitto, sorprende il fatto che nessun piano fosse stato approntato per la formazione di convogli costieri e il rapido incremento delle unità minori. Neppure la difesa aerea costiera era stata potenziata. Iaviazione dell’esercito americano, che possedeva quasi tutti gli apparecchi militari con basi costiere, non era minimamente addestrata alla lotta contro i sommergibili, mentre la marina, dotata di idrovolanti e di apparecchi anfibi, non aveva i mezzi per trasportarli. Cosi accadde che, in quei mesi cruciali, un sistema difensivo efficace da parte dell’America fu organizzato soltanto dopo penose incertezze. Gli Stati Uniti e tutte le nazioni alleate subivano intanto gravi perdite di vite umane e di navi, da passeggeri e da carico. Tali perdite avrebbero potuto essere assai più ingenti, se i tedeschi avessero inviato nell’Atlantico a condurvi la guerra di corsa le loro unità pesanti di superficie. Ma Hitler era ossessionato dall’idea che noi intendessimo invadere la Norvegia settentrionale a breve scadenza; cosi' perse le magnifiche occasioni che gli si offrivano nell’Atlantico e concentrò nelle acque norvegesi tutte le navi di superficie disponibili e parecchi preziosi sommergibili. «La Norvegia» dichiarò «rappresenta in questa guerra il settore decisivo». Esso era infatti, molto importante, ma in quel periodo le migliori prospettive per la Germania si presentavano nell’Atlantico. Invano gli ammiragli si batterono per un’offensiva navale; il loro Fùhrer rimase irremovibile e la sua decisione strategica fu confortata dalla scarsità di combustibili liquidi. Già in gennaio egli aveva inviato a Trondheim la Tirpitz, la sola nave da battaglia tedesca, ma la più forte del mondo.

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