LE OLIMPIADI DEL ‘68

 

 

Il 1968 è l’anno della contestazione giovanile, che avrà anche risvolti nel mondo dello sport ma con un ritardo di qualche anno. Le olimpiadi si disputano il 12 ottobre dello stesso anno a Città del Messico, metropoli tra le più inquinate del mondo.

Per un banale calcolo fisico risultano favorite le discipline rapide (velocità, salti e lanci), mentre sono compromesse quelle di resistenza.

In effetti, fioccano i record del mondo. L’americano Beamon vola nel lungo a 8.90; i suoi connazionali Hines (100 m in 9.9 sec.) ed Evans (400m in 43.8”) non gli sono da meno. Un discorso a parte meritano, non solo per i fatti sportivi, Tommy Smith e John Carlos. Entrambi americani, ma in realtà entrambi afro-americani, fieri di appartenere a quella parte d’America che proviene dal continente africano, entrambi salutano alzando il pugno guantato di nero secondo il codice rivoluzione dei Black Power, il movimento politico che si batte per riaffermare i diritti della gente di colore.

 

L’America s’indigna o almeno così dichiarano i dirigenti federali americani che chiedono al CIO di rispedire a casa i due ingombranti e politicizzati atleti. Ma il risultato che si ottiene non è ovviamente quello di cancellare il gesto, bensì quello di amplificarne il ruolo, che a più di 30 anni di distanza continua a essere ricordato.

 

 

     CERCHI OLIMPICI    

BLU

= Europa

GIALLO

= Asia

NERO

= Africa

VERDE

= Oceania

ROSSO

= America

I cinque cerchi rappresentano i cinque continenti. Sono intrecciati tra loro per simboleggiare l'unione dei popoli attraverso lo spirito olimpico e l'incontro tra atleti provenienti da tutto il mondo durante i Giochi Olimpici. Inizialmente i cerchi erano disposti in modo diverso da quello attuale, in una sequenza orizzontale, come anelli di una catena.

Ogni cerchio ha un diverso colore: blu, giallo, nero, verde, rosso. Pierre de Coubertin scelse questi cinque colori, più il bianco dello sfondo, perché all'epoca erano i colori utilizzati in tutte le bandiere del mondo. In questo modo la bandiera olimpica, raffigurante i cinque cerchi in campo bianco, avrebbe rappresentato tutte le nazioni del mondo.

 

 

  

 

Storia delle Olimpiadi - Berlino 1936:

 Owens contro Hitler

 

Le Olimpiadi del 1936 vissero in pieno il clima fortemente propagandistico voluto dal regime hitleriano, il dittatore germanico usò la manifestazione per diffondere l'immagine della cultura nazista nel mondo. Dovette però fare i conti con Jesse Owens, il primo atleta di colore a ergersi protagonista assoluto nella storia dei Giochi.

 

 

Hitler si trovò a gestire una manifestazione accettata dal precedente governo, ma fece buon viso a cattiva sorte, anzi usò la rassegna olimpica come strumento di propaganda del proprio regime.

Hitler auspicava anche un grande trionfo per la nazionale germanica, che ebbe la possibilità di godere di un periodo di preparazione accurato e senza precedenti.

Gli atleti tedeschi risposero nel migliore dei modi, conquistando 32 medaglie d'oro, 26 d'argento e 30 di bronzo, ma dovettero fare i conti anche con gli altri, in particolare con Jesse Owens, l'uomo che diede più di un dispiacere al dittatore nazista.

La teoria predicata dal terzo Reich, circa la superiorità della razza ariana, subì un duro colpo di fronte alle imprese dell'atleta del Michigan, Owens conquistò ben quattro medaglie d'oro, 100, 200, Lungo e 4x100, tutte a suon di primati del mondo.

Per quattro volte Hitler dovette abbanndonare lo stadio in fretta e furia, pur di non stringere la mano al rappresentante di una razza ritenuta inferiore, un rituale che si ripetè anche in occasione della maratona vinta dal "giallo" Kitei Son.

I giapponesi regalarono altri dispiaceri ai teorici della superiorità ariana, in piscina furono i dominatori incontrastati, costringendo anche i quotati statunitensi a ingoiare amari bocconi.

Tutta la rassegna olimpica fu seguita con grande impegno dai media dell'epoca, in particolare Hitler commissionò alla regista Leni Riefenstahl la ripresa cinematografica dei Giochi, che rimane uno dei documenti più preziosi nella storia della cinematografia sportiva.

Ma all'orizzonte si profilava già il nuovo conflitto mondiale, bisognerà aspettare oltre un decennio per poter rivedere sventolare la bandiera dei cinque cerchi.

 

Jesse Owens

 

James Cleveland "Jesse" Owens (12 settembre 1913 - 31 marzo 1980) velocista statunitense. Noto per la sua partecipazione alle Olimpiadi estive del 1936, svoltesi a Berlino, dove

vinse quattro medaglie d'oro e fu la stella dei giochi. Owens nasce a Oakville (Alabama) e cresce a Cleveland (Ohio). Gli venne dato il nome Jesse da un insegnante di Cleveland che non comprese il suo accento quando disse di chiamarsi J.C.

 

Owens stabilisce il record del mondo del salto in lungo all'Università del Michigan nel 1935. Il 25 maggio 1935, nel giro di 45 minuti, al Big Ten meet di Ann Arbor (Michigan), stabilì i record del mondo di salto in lungo, 220 iarde, 220 iarde a ostacoli bassi, ed uguagliò quello delle 100 iarde. Owens vinse quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi estive del 1936; il 3 agosto 1936 vinse i 100 metri, il 4 agosto il salto in lungo, il 5 agosto i 200 metri, e dopo che venne aggiunto alla squadra della 4x100, il 9 agosto, concluse con la vittoria nella staffetta 4x100. La sua performance venne bissata solo nelle Olimpiadi di Los Angeles 1984, quando Carl Lewis vinse quattro ori nelle stesse gare.

Un mito persistente è cresciuto sul fatto che Hitler intendeva usare i Giochi per promuovere la "superiorità ariana", e fosse presente allo stadio durante alcune delle gare di Owens, ma si fosse rifiutato di riconoscerlo dopo le sue notevoli prestazioni. In realtà, nella sua autobiografia, "The Jesse Owens Story", Owens stesso raccontò come Hitler si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano:

 

Cerimonia di premiazione del salto in lungo alle Olimpiadi del 1936 con Tajima, Owens e Lutz.

"Quando passai il Cancelliere si alzò, fece un cenno con la mano e io gli risposi. Penso che gli scrittori mostrarono del cattivo gusto nel criticare l'uomo del momento in Germania." - Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970.

In quello che divenne un episodio estremamente ironico, il presidete statunitense dell'epoca, Franklin D. Roosevelt, in quel periodo impegnato in un elezione, e preoccupato della reazione degli stati del sud, si rifiutò di incontrare Owens alla Casa Bianca: Owens fece notare in seguito che fu Roosevelt, e non Hitler, a snobbarlo.

Dopo i Giochi, Owens ebbe difficoltà a sbarcare il lunario, e divenne un promotore sportivo, promuovendo essenzialmente se stesso. Egli concedeva ai velocisti locali dieci o venti iarde di vantaggio, battendoli ugualmente sulla distanza delle 100 iarde. Inoltre sfidò e sconfisse dei cavalli da corsa, anche se rivelò che il trucco consisteva nel correre contro dei veri e propri purosangue che si sarebbero spaventati con il colpo di pistola dello starter, concedendogli un buon vantaggio.

Il suo lavoro promozionale si trasformò in una carriera nelle pubbliche relazioni, compreso un lungo periodo come disc jockey jazz a Chicago.

Owens, fumatore da un pacchetto al giorno per 35 anni, morì di cancro ai polmoni all'età di 66 anni a Tucson (Arizona). È sepolto nell'Oak Woods Cemetery, di Chicago.

 

Città del Messico 1968