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LA VENDEMMIA

 

 

 

Grazie al racconto del proprietario di una cantina di Suno, il signor Brigatti, abbiamo provato a ricostruire la cronaca di un giorno speciale all’epoca dei nostri nonni… la vendemmia.

 

“Era il 29 settembre 1951. Il sole si intravedeva dietro ai monti mentre io mi stavo preparando per andare con mio padre a vendemmiare. Mi sentivo felice per quella giornata che si preannunciava come una allegra festa. Montammo sul carro trainato dal cavallo e ci incamminammo verso la vigna situata sul fianco di una collina alle spalle del paese. Arrivati scendemmo dal carro e legammo l’animale ad un albero. Iniziammo a vendemmiare con tutti i nostri parenti e amici che si erano offerti di aiutarci: il sole era tiepido e gli acini scuri e pieni lasciavano sulle nostre dita un succo dolce, profumato e appiccicoso. Era così bello raccogliere quei grappoli maturi seguendo il ritmo dei canti delle donne…
Verso mezzogiorno tornammo a casa stanchi e affamati ma soddisfatti del lavoro. Dopo esserci rifocillati, le ragazze pestarono l’uva nella bigoncia cantando melodie imparate dai nostri nonni. Il risultato di questa fatica fu il mosto che venne messo a fermentare nel tino. Le vinacce vennero poi schiacciate nel torchio a mano ma questo lavoro lo svolgevano solo gli uomini: noi ragazzi potevamo stare a guardare quello spettacolo. Era sopraggiunta la sera ed ero molto felice della giornata che stava per finire ma la schiena mi faceva un gran male.
Aspettai con ansia che finisse la fermentazione del mosto. Poi, dopo aver messo il prezioso liquido a maturare nella botte di rovere, attesi con curiosità di assistere al sacro momento in cui papà l’avrebbe con grande cura trasferito per l’ultimo invecchiamento del vino nelle bottiglie. Il tutto, ovviamente intervallato con gustosi assaggi.” 


 

 



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