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Il corredo.

Dalle interviste fatte agli anziani è emerso che prima dei matrimoni le future spose si ritrovavano nelle stalle al caldo per preparare, cucendo e ricamando, la dote che consisteva nei seguenti capi:

    Biancheria intima;

    Camice da notte, sia da uomo che da donna;

    Coperte bianche;

    Copriletto;

    Trapunta;

    Coperte di lana;

    Tovaglia;

    Vestaglia;

    Foulard.

Il tutto veniva piegato e legato con nastri di raso e alla fine ritirato in un baule.
Nel corredo si mettevano degli abiti fatti interamente dalla sposa a mano e molto ricamati.
Per quanto riguarda la biancheria personale, il corredo comprendeva maglie, mutande e camicie da notte da donna: 40 per le ricche e 25 per le povere.
Si andava ad imparare a ricamare dall’età di 14 anni. A Fontaneto, la sera, le ragazze andavano dalle suore per imparare l’arte del cucito e del ricamo della biancheria, mentre le madri insegnavano a confezionare le camicie da lavoro.
Durante il giorno, invece, si andava a lavorare nei campi.

 

Il fidanzamento e il ballo.

I ragazzi si conoscevano spesso attraverso i divertimenti che si svolgevano nei paesi.
All’epoca gli intrattenimenti erano pochi e molto semplici. C’era il cinema di Cavaglio, dove ogni tanto si andava a piedi per vedere dei film - in quell’epoca non c’era ancora la televisione! - In ogni paese c’era la sala da ballo, che era abbastanza frequentata, i ballo praticato era il liscio con polke , valzer e mazurche ; per entrare nelle sale da ballo gli uomini dovevano pagare una specie di biglietto, mentre le donne entravano gratis e c’era un’altra occasione di incontro: era la festa di Ghemme, allora con un avvenimento unico, nel dopoguerra, l’autopista.
Tutte le domeniche, poi, la mattina si andava alla Messa e al pomeriggio all’oratorio. Ragazzi e ragazze avevano oratori separati dove spesso rappresentavano alcune recite aperte a tutti. In questo modo ci si poteva conoscere fra ragazzi e ragazze e a volte capitava che in queste feste nascevano anche delle coppie. Attraverso queste occasioni di incontro i giovani potevano sperare di incontrare l’anima gemella che, nella maggioranza dei casi, non poteva che provenire, dallo stesso paese o dai paesi limitrofi. Non mancavano anche i matrimoni combinati dai genitori a volte per interessi patrimoniali oppure i matrimoni tra parenti. Dopo che i due ragazzi si erano fidanzati, c’era un personaggio particolare che andava a dare una “buona parola” alle famiglie dei due sposi: il zuclon. Egli era una sorta di intermediario poiché il matrimonio era comunque percepito come un atto sociale e un contratto, di cui tutta la comunità era partecipe. 
Quando la sposa andava per la prima volta a casa dello sposo era una festa, durante la quale lo sposo regalava alla futura moglie un anello o un orologio e dei gioielli, si diceva infatti che si doveva oziare la sposa. Se il fidanzamento non andava a buon fine la sposa doveva restituire tutto l’oro allo sposo.

 

Gli abiti.


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abiti da sposa di inizio '900 abiti da sposa degli anni '30

 

Il vestito della sposa era quasi sempre bianco, salvo per le donne in stato di gravidanza, che durante la cerimonia vestivano normalmente. Verso gli anni venti si usavano anche altre fogge di abbigliamento della sposa e capitò anche che qualche ragazza dovette sposarsi in nero per rispettare il lutto dovuto alla morte di un famigliare.
Esso era voluminoso e svasato sul fondo, mentre invita aderiva il corpo; aveva maniche lunghe ed era rigorosamente accollato. I tessuti usati erano in raso, la seta, il tulle o broccato.
In testa, il velo lungo veniva fermato con una coroncina o una papalina.
Gli sposi invece portavano un completo classico, gessato o di colore scuro. Di solito ci si sposava fra i 20 e i 25 anni e chi superava questa età veniva considerata " zitella".
Spesso i matrimoni erano combinati dalle famiglie. Il giorno per la cerimonia era generalmente il Sabato, salvo rare eccezioni.

 

La cerimonia e il banchetto.

I matrimoni si celebravano in Chiesa alla mattina, fra le 10 e le 11.
Dopo il rito gli sposi con parenti e amici e amici si recavano nelle case per consumare il banchetto, che di norma veniva preparato dai famigliari o da un cuoco nel caso dei più abbienti.
Esso consisteva principalmente in un antipasto a base di salume, un primo piatto semplice, come il risotto e poi la rustida ( frittura con fegato e polmoni) per secondo.
Alla fine si gustava la torta e successivamente, si danzava sino a sera sulle note della fisarmonica. Per molto tempo fu in uso la tradizione della “bicerada” cioè gli sposi dopo il banchetto, venivano invitati a girare di casa in casa per un brindisi. 
I matrimoni si svolgevano sempre di mattina. Il pranzo veniva cucinato da dei cuochi. Quasi sempre ad ogni matrimonio si invitavano circa 100 o 150 invitati. Alla sera si ballava accompagnati dalla fisarmonica. Il tutto veniva pagato metà dallo sposo e metà dalla sposa. Durante la notte gli amici degli sposi facevano molti scherzi, ad esempio dopo un’ora portava nella stanza il caffè.
Dopo il matrimonio si andava a vivere nella casa dello sposo. Si faceva costruire una nuova stanza per gli sposi novelli. Capitava a volte, che più coppie erano costrette a stare nella stessa stanza. Essa conteneva solo l’essenziale, il comò, il letto e il guardaroba.

 

Testimonianze 

 

Un matrimonio negli anni venti 

A 12 anni sono andata in fabbrica a Borgosesia, lavorando 12 ore al giorno e non arrivavo neppure al telaio. Ogni sabato mia mamma mi mandava a Borgosesia un po’ di roba della campagna da un certo Mazzola da Marzalesco. Dopo gli anni passati in fabbrica sono anche andata a munderis e ricolt. 
Durante gli anni della fabbrica ho fatto il moroso, ma ci vedevamo raramente e soltanto sull’uscio, in casa non entrava. Lui però è dovuto andare in guerra e facevamo l’amore in guerra cioè ci scrivevamo cartoline e lettere. Quando è tornato dalla guerra è andato a lavorare in Francia. A quel tempo non avevamo soldi e fin da morosi non mi faceva regali, mi ha però regalato la catenina quando mi ha chiesto di sposarlo e poco prima del matrimonio mi ha "zoiata",
(espressione dialettale per indicare il momento in cui il futuro sposo regalava alla ragazza i gioielli che sancivano il fidanzamento ufficiale) comprandomi l’anello bello. 
Mi sono sposata nel mese di gennaio, era un sabato ed ho invitato i parenti e alcuni sciuri di Fontaneto. Mia mamma e la Neta del Marciunin (Anna Sacchi) hanno preparato il pranzo. Ho invitato un mio vicino di casa il mattino del matrimonio e mi ha dato, come regalo, 50 lire; ho ricevuto anche altri regali che ho ancora oggi.
La mia dote consisteva nella mia biancheria con nove lenzuola più uno bello: non ho comprato il mobilio perché andavo via, ma in casa avevo una camera solo per me e mio marito, mentre alcune famiglie più povere avevano la camera in comune con gli altri familiari. 
Il giorno del matrimonio indossavo un vestito beige con il collo e le maniche adornate di pelliccia . Avevo un velo bianco, infatti sono stata la prima di Fontaneto ad indossarlo e me ne vantavo. Ho distribuito anche i confetti nella scatola hai parenti prossimi. La sera siamo andati tutti da Sillanti a ballare fino a notte tarda. Ricordo che la domenica prima di portare a casa del marito la mia dote lo esposta in casa mia e tutte le ragazze con le loro mamme venivano a vederla.
"

MARIA BAGNATI, nata a Fontaneto il 27 settembre 1899

Negli anni quaranta…

"Ho partecipato a numerosi matrimoni nel periodo considerato, compreso il mio. All’epoca i vestiti da sposa erano eleganti, ma non sempre bianchi da matrimonio come li intendiamo si solito. Negli anni quaranta ci si sposava anche con abiti di altri colori, oltre al tradizionale vestito bianco. Anche i vestiti da sposo erano eleganti, ma non molto costosi visto il periodo economico.
Di solito ci si sposava da giovani, ma io mi sono sposata più tardi a causa della guerra.
La quasi totalità dei matrimoni avveniva in chiesa. Alla cerimonia si invitavano solo i parenti. Per la cerimonia non c’era la musica ma normalmente si suonava e si ballava durante i banchetti. Nel mio caso questo non è capitato perché alle 11 si doveva partire per il viaggio di nozze in treno. I banchetti si svolgevano nella propria casa, nel cortile. Di solito si mangiavano cibi casalinghi, ad esempio della pasta fatta in casa o la carne degli animali allevati dalle proprie famiglie.
A quell’epoca i matrimoni erano considerati definitivi, le separazioni non erano per nulla diffuse e il divorzio non era consentito dalla legge civile."

GIROMINI GIUSEPPINA di anni 92

Negli anni cinquanta…

“Mi ricordo di aver partecipato al matrimonio di molti amici e di vari parenti. I vestiti da sposa generalmente erano bianchi e lunghi anche se non tutti potevamo permettercelo. Il vestito dello sposo era composto da giacca, cravatta, gilè e pantaloni. Erano generalmente grigi o neri.
Si usava che la sposa, aiutata dalla mamma, preparasse un corredo.
Esso era costituito dalla biancheria (lenzuola e coperte ricamati a mano) piegata e legata con dei nastri di raso. Alla fine veniva ritirato in un baule.
Di solito ci si sposava abbastanza giovani, ma dipendeva: potevano esserci anche coppie sui trent’anni. Ci si sposava sempre di sabato. Generalmente alla mattina. Erano diffusi sia le cerimonie religiose che quelle civili, in particolare, però, ci si sposava in chiesa.
Vi partecipavano i parenti e gli amici.
Durante il banchetto si ballava e si cantavano canzoni accompagnate dalla fisarmonica.
Di solito nel pranzo si mangiava un antipasto misto, la “Rustia” (fatta da fegato, polmoni ecc.), il risotto, arrosti e la torta. Al mio matrimonio c’erano tre cuochi che hanno preparato tutto. Per il banchetto non si andava nei ristoranti, se non si era ricchi! Il banchetto si faceva nella casa dello sposo; di solito fuori nel cortile."

GIACOMETTI MARIA di anni 71

 

 

 



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