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Chiesa di San Fabiano e San Sebastiano

chiesa: esterno

chiesa: interno

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L’ oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano, prospiciente a Piazza Castello, occupa una piccola porzione dell’originaria abbazia, di cui rimangono tracce esterne nei residui murari in ciottoli di fiume, disposti a lisca di pesce, oltre che in alcuni fregi scolpiti a girali e vitigni.

Il monastero originario era stato fondato dal vicecomes Gariardo, come risulta da un diploma del 908, emanato a Pavia da re Berengario I, in data 14 agosto.  Nel documento si parla di un cenobio benedettino, dedicato a San Sebastiano, “in loco functaneto”.

Il diploma di Berengario assegna al monastero tutti i beni delle terre di Fontaneto ed anche il ricavato delle tasse provenienti dal mercato che qui si teneva una volta al mese.

Accanto al monastero si trovava un “castrum”, un luogo fortificato da una palizzata, con un avvallamento che vi girava intorno e che all’occorrenza o in tempo di piena, poteva essere inondato con l’acqua del torrente Agogna. La presenza di questa fortificazione viene attestata solo nel 945 da un altro documento in cui Gariardo, qui chiamato Groppardo, viene definito conte del castro di Fontaneto.

In quel periodo, “castrum” e monastero coesistevano e quest’ultimo doveva essere un edificio di una certa importanza per essere scelto, nel 1057, come sede di un Concilio Episcopale. Risulta chiaro allora come, agli inizi del secolo XI, il cenobio avesse una consistenza tale da potersi permettere di ospitare, per diversi giorni i numerosi vescovi e il loro seguito. Grazie agli scavi per la rete idrica, a quanto rimane delle strutture murarie dell’antica chiesa romanica ed alle visite del vescovo Bescapè e del vescovo Tornielli, sappiamo che l’Abbazia sorgeva ad un livello inferiore all’attuale, di 3m circa. A quella quota vennero, infatti, ritrovate le tre absidi della chiesa romanica, proprio di fronte all’ingresso dell’attuale chiesa. La chiesa abbaziale era dunque a tre navate, separate da due file di sei colonne per un totale di dodici colonne corinzie, di cui la metà romane, secondo quanto attestato dai vescovi, ed era orientata in direzione opposta a quella che vediamo oggi.  Per quanto riguarda la copertura, il tetto doveva essere sostenuto con semplici capriate di legno, la volta che copre l’attuale oratorio è sicuramente posteriore, lo conferma anche la presenza di un affresco raffigurante un’Annunciazione nella sopravolta dell’edificio. Un’altra testimonianza dell’abbazia è la colonna affrescata presente all’interno dell’oratorio, raffigurante su un lato San Bartolomeo e i santi Biagio e Lorenzo sugli altri due, essa è sormontata da un fregio romanico.

Possiamo immaginare che il monastero sorgesse nell’area a sud della Chiesa, dove ora si trova il Palazzo Vecchio, fatto edificare nel Quattrocento dai Visconti. Vi possiamo collocare presumibilmente un chiostro, l’aula capitolare, il refettorio dei monaci, il loro dormitorio e la camera dell’abate; mentre verso l’ingresso del castello, durante gli scavi, si trovò una grossa area cimiteriale, con un’unica tomba altomedioevale. In altre zone del complesso probabilmente c’erano le capanne dei famuli, i servi che lavoravano le terre. In questi luoghi dunque fervette la vita simboleggiata dal motto “Ora et labora”; qui, un tempo, i frati salmodiarono e passeggiarono nell’orto, meditando; qui alcuni di loro ricopiavano antichi codici mentre altri dissodavano le campagne.

Dopo essere passato sotto la giurisdizione del monastero di Arona, il cenobio perse, a poco a poco, la sua importanza e andò incontro alla sua decadenza. Dai documenti sappiamo che nel 1353 l’abate conservava ancora la caneba, vale a dire la cantina, il solario, il granaio e la cubicolaria, la camera, che a quel tempo era abitata dal prete officiante nell’oratorio di San Sebastiano, che allora fungeva ancora da chiesa parrocchiale per il borgo.

Intorno al 1474, quando si costruì la nuova ala del palazzo visconteo, probabilmente furono abbattute le tre absidi della chiesa.

L’oratorio venne portato alle dimensioni attuali alla fine del ‘600: il castello era ormai frazionato tra diverse famiglie e la chiesa era diventata una sorta di magazzino. Il vescovo Maraviglia ordinò allora che la si riducesse ad oratorio privato. Alla  fine del Settecento, venne adornata con sovrastrutture barocche ancora visibili in facciata, mentre all’interno, sopra l’altare, troviamo un affresco ottocentesco raffigurante il martirio di san Sebastiano.

San Fabiano e San Sebastiano: scheda

 

Ingresso | Chiesa di S. Fabiano e S. Sebastiano | Palazzo Vecchio | Palazzo Nuovo

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