Come un pesce fuor d'acqua

Nel loro libro "Come un pesce fuor d'acqua" Graziella Favaro e Monica Napoli collocano in secondo piano i bisogni di apprendimento degli alunni stranieri per evidenziare le difficoltà, la "fatica d'identità", la sofferenza che questi bambini e ragazzi, costretti a "vivere altrove", incontrano.
Le curatrici esplorano la vulnerabilità, la rappresentazione di sé che i ragazzi hanno, i conflitti di appartenenza di adolescenti che crescono tra due culture.
Affermano che per far sì che la vulnerabilità dei bambini e ragazzi migranti non si trasformi in disagio occorrono tempi, luoghi e persone che facilitino il loro inserimento, opportunità e condizioni positive di accoglienza, attenzione ai segni e alle emozioni dello spaesamento.

Quando come insegnanti ci facciamo prendere dall'ansia del "Che cosa gli faccio fare?" dovremmo fermarci a riflettere su racconti come quelli riportati sotto che ci parlano di emozioni e chiedono di essere accolti.

Mi sento come un drago, che vuol dire tante cose. Il drago è ricchezza, potenza…però è un animale inventato, che non c'è. H.T.

Se devo paragonarmi a un animale, scelgo il ragno. La sua tela viene distrutta, ma lui riesce sempre a costruirne un'altra; poi viene distrutta ancora e il ragno ricomincia da capo.. M.

Mi sento come un pesce fuor d'acqua che deve imparare a respirare e gli manca tutto. X.P.

Sono come un fiore che è stato sciupato e strappato dal temporale. Adesso c'è il sole e si riprende un po', ma non tornerà più come prima. D.

Tratte da CENTRO COME, Sulle tracce di…Interviste a ragazzi immigrati, cicl. 1999



Martinetti-Genovese "Vengo da lontano abito qui"

La "difficoltà di identità" non appartiene solo ai bambini e ai ragazzi che personalmente hanno vissuto il percorso migratorio e il distacco dal paese d'origine, ma anche a quelli della seconda generazione.

IO NON ESISTO di Charles Yang, 15 anni, di origine cinese


La maggior parte degli amici che ho sono italiani, perché io sono vissuto in una società italiana. Se dovessi farmi un autoritratto, senza pensare ai miei genitori, mi disegnerei come biondo con gli occhi azzurri. Poi mi pongo il problema. Ma io sono davvero così? No. Allora mi rifaccio con gli occhi a mandorla, bassetto e con i capelli neri. Per un periodo, non ho avuto una mia identità nazionale, ero ancora ambiguo tra l'essere cinese o europeo -italiano. In quel periodo mi offendevo sia se un cinese mi diceva italiano, sia se un italiano mi diceva cinese. Ero come la carne di soya, né tra il banco della carne, né tra il banco del pesce, perché è un vegetale. Non riuscivo ad adeguarmi, né all'una né all'altra società. Poi ho scoperto che nella vera amicizia non conta l'aspetto esteriore e sono riuscito a farmi degli amici fidati che ancora mantengo.


Tratto da Martinetti-Genovese,Vengo da lontano abito qui, adn kronos, Roma, 1998

I ragazzi stranieri hanno gli stessi compiti di crescita, di integrazione, di socializzazione di tutti i ragazzi e hanno bisogno, come tutti, di essere accolti, di essere ascoltati da insegnanti attenti alla relazione, capaci di cogliere segnali di disagio e in grado di parlare di emozioni.