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  La dipendenza


"Amarsi, non è guardarsi l'un l'altro, ma è guardare insieme nella stessa direzione" (A.de Saint Exupèry)
"Non siamo mai così privi di difese, come nel momento in cui amiamo " S.Freud.

Freud ha ragione, sopratutto se consideriamo il "mal d'amore" nella manifestazione di "dipendenza affettiva" e vedremo come essa presenta parecchie caratteristiche delle dipendenze in generale. La differenza sostanziNella dipendenza affettiva, inteso, appunto, come forma patologica dell’amore, l’individuo non cura o pensa più a se stesso, ma tutto il suo corpo e tutta la sua mente sono per l’altro, per il suo benessere. I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, la possibilità di colmare un vuoto che ha origini profonde: è il partner che le salva, che dà significato alla loro esistenza e quando non c’è, il soggetto sente di non esistere (DuPont, 1998). All’interno della dipendenza affettiva, l’individuo rimane bloccato in se stesso, diviene incapace di godere delle dinamiche profonde dell’amore e di vivere pienamente l’intimità con l’altro, come persona diversa dall’altro e spesso è incapace di sottrarsi da una relazione umiliante, autodistruttiva (Amaro et al., 1995). La paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, dei sensi di colpa, potrebbero portare il dipendente affettivo a negare i propri bisogni, a temere di mostrarsi per quello che realmente è, a rimanere intrappolato in una condizione simbolicamente identica a quella che, nel passato, ha ostacolato lo sviluppo e la crescita del vero sé.
Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza si stabilisce se c'è il rifiuto, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sè, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità. In questi casi la persona non è assolutamente in grado di uscire da una relazione che egli stesso è in grado di riconoscere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva oltre a presentare una serie di sintomi che fanno da sfondo: ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, maliconia, idee ossessive. Quasi sempre c'e incompatibilità d'anima, mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri che non possono essere condivisi, oltre ad essere poco presenti momenti di comunione profonda e di soddisfazione reciproca.
ale è che questa forma di dipendenza invece di essere imputabile ad una sostanza o ad un comportamento, lo è ad una persona.
Riepilogando i sintomi della dipendenza affettiva sono:
Svalutazione dei sentimenti
Profondo senso di colpa e/o rancore e rabbia
Paura di perdere l’amore
Paura dell’abbandono, della separazione
Paura della solitudine e della distanza
Paura di mostrarsi per quello che si è
Timore di essere segregati
Timore di essere annullati
Si potrebbero riassumere le caratteristiche della dipendenza affettiva nella massima del poeta latino Ovidio: "Non posso stare nè con tè, nè senza di tè". Non posso stare con tè per il dolore che provo in seguito alle umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti e quant'altro si subisce. Non posso stare senza di tè perchè è indicibile la paura e l'angoscia che si prova al solo pensiero di perdere la persona amata.
ORIGINI
La dipendenza affettiva nasce, molto probabilmente, da qualcosa che è stato vissuto nel passato, ed è collegata alla relazione genitori-figli intercorsa durante l’infanzia. Essa trova la sua origine in bisogni infantili non soddisfatti: i bambini i cui bisogni d’amore rimangono inappagati possono adattarsi imparando a limitare le loro aspettative.Questo processo di limitazione può portare al formarsi di pensieri del tipo: “I miei bisogni non hanno importanza”o “non sono degno di essere voluto bene”.Da adulti, questi "bambini non amati” dipendono dagli altri per quanto concerne il proprio benessere psico-fisico e la soluzione dei loro problemi. Vivono nella paura di essere rifiutati, scappano dal dolore, non hanno fiducia nelle loro capacità e si giudicano persone non degne d’amore.I primi anni della vita, tra l’altro, sono fondamentali nel formare la propria autostima e i genitori giocano un ruolo essenziale nella sua creazione. L’autostima si sviluppa in maniera negativa o positiva a seconda l’esperienza vissuta, durante l'infanzia, con gli adulti significativi e continua a svilupparsi durante tutta la vita.
Di fronte ad un genitore freddo e non affettivamente disponibile, il bambino potrebbe mantenere il suo equilibrio affettivo cercando di minimizzare un comportamento dipendente verso un genitore che ha queste caratteristiche, con tutti gli effetti negativi che può comportare questo tipo di attaccamento verso la figura adulta (Bridges, Denham e Ganiban, 2004). Nel contesto dell'equilibrio, questa condizione potrebbe essere adattiva in quel momento, ma quel comportamento d'equilibrio (lo stile di attaccamento equilibrato verso il genitore), tolto dal repertorio infantile perché risultato non adattivo con quella figura parentale, potrebbe portare il bambino ad uno sviluppo emozionale deviante e condurlo a problemi emotivi e comportamentali, compresa la scelta di partners non disponibili affettivamente (Bridges et al., 2004).
Varie ricerche sono state condotte in tal senso. Werner e Silbereisen (2003), hanno riscontrato in una loro ricerca, che le ragazze che hanno un rapporto conflittuale con il proprio padre e non compiono esperienza di sostegno da parte sua, hanno maggiori probabilità di coinvolgersi in relazioni affettive patologiche. La qualità negativa della relazione uomo-donna vissuta all’interno della famiglia sembrerebbe influenzare lo sviluppo della strategia riproduttiva femminile inducendo le donne, che hanno vissuto quest’esperienza negativa con il proprio padre, alla scelta di partners devianti. Donne che hanno vissuto una relazione affettiva deviante con il proprio padre, fatta di abusi sessuali e psicologici, risultano più fragili rispetto a quelle che invece hanno avuto una relazione serena ed appagante con il proprio genitore (Miller, 1994; Werner et al., 2003). La fragilità di queste donne sembrerebbe condurle verso relazioni affettive in cui elemosinano attenzioni e continue conferme da parte del proprio partner perché quando l’altro non c’è, il suo pensiero, non basta a rassicurarle (Amaro e Hardy-Fanta, 1995). Senza di lui la donna che “dipende” affettivamente, sente di non esistere e questa modalità di esperirsi potrebbe rivelare una bassa autostima.
“Amare troppo significa, in sostanza, essere ossessionate da un uomo e chiamare questa ossessione amore, permettendole di condizionare le vostre emozioni e gran parte del vostro comportamento…. Significa anche misurare il grado del vostro amore dalla profondità del vostro tormento”
"Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire."

A seconda di tale o talaltra circostanza, il soggetto amoroso si sente trascinato dalla paura di un pericolo, di una ferita, di un abbandono, di un improvviso cambiamento - sentimento che egli esprime con la parola angoscia
Annullamento Accesso di linguaggio durante il quale il soggetto giunge ad annullare l'oggetto amato sotto il volume dell'amore stesso: con una perversione propriamente amorosa, il soggetto ama l'amore, non l'oggetto.
Assenza ogni episodio.....che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato - quali che siano la causa e la durata - e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono.
Attesa tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni).
Catastrofe crisi violenta durante la quale il soggetto, sentendo la situazione amorosa come un vicolo cieco, una trappola da cui non potrà mai uscire, si vede destinato a una totale distruzione di sé.
Colpe in un qualsiasi episodio trascurabile della vita d'ogni giorno, il soggetto crede di aver mancato nei onfronti dell'essere amato e prova per questo un sentimento di colpevolezza.
Compassione il soggetto prova un sentimento di compassione nei riguardi dell'oggetto amato ogni volta che lo vede, lo sente o lo sa infelice o minacciato da qualcosa che è estraneo alla relazione amorosa in sé.
Risveglio Modi diversi in cui il soggetto amoroso si ritrova, al suo risveglio, nuovamente assalito dall'assillo della sua passione.

Suicidio Nella sfera amorosa, il desiderio di suicidio è frequente: basta un niente per destarlo.
Il soggetto amoroso si domanda non già se egli deve dichiarare all'essere amato il suo amore (non è una figura della confessione), ma in che misura deve nascondergli i "turbamenti" (le turbolenze) della sua passione: i suoi desideri, le sue angustie, in poche parole, i suoi eccessi (nel linguaggio raciniano: il suo furore).
Sono coinvolto in un doppio discorso da cui non posso uscire. Da una parte, mi dico: e se l'altro, per qualche particolare disposizione della sua struttura, avesse bisogno della mia domanda? Non potrebbe allora giustificarsi il mio abbandono all'espressione letterale, al dire lirico della mia "passione"? L'eccesso, la follia, non sono forse la mia verità, la mia forza? E se questa verità, se questa forza, riuscisse alla lunga ad impressionare? Ma, d'altra parte, mi dico: i segni di questa passione rischiano di soffocare l'altro. Non sarebbe perciò meglio, proprio perchè lo amo, nascondergli quanto lo amo? Vedo l'altro con occhio sdoppiato: ora lo vedo come un oggetto, ora come un soggetto; esito fra la tirannia e l'oblazione. In tal modo finisco col fare a me stesso un ricatto: se amo l'altro, sono tenuto a volere il suo bene; ma in questo caso non posso che farmi del male: tranello: io sono condannato a essere o un santo o un mostro: essere un santo, non posso, ed essere un mostro, non voglio: dunque, tergiverso: do a vedere solo un pò della mia passione.
Per il soggetto, il gesto dell'abbraccio amoroso, sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale, con l'essere amato.
1. Oltre all'accoppiamento (e al diavolo l'Immaginario), vi è quest'altro abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire; siamo nella voluttà infantile dell'addormentamento: è il momento delle storie raccontate, della voce che giunge a ipnotizzarmi, a straniarmi, è il ritorno alla madre (nell'amorosa quiete delle tue braccia, dice una poesia musicata da Duparc). In questo incesto rinnovato, tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione: niente si esaurisce, niente si desidera: tutti i desideri sono aboliti perché sembrano essere definitivamente appagati.
2. Tuttavia, nel mezzo di questo abbraccio infantile, immancabilmente, il genitale si fa sentire; esso viene a spezzare l'indistinta sensualità dell'abbraccio incestuoso; la logica del desiderio si mette in marcia, riemerge il voler prendere, l'adulto si sovrappone al bambino e, a questo punto, io sono contemporaneamente due soggetti in uno: io voglio la maternità e la genitalità. (L'innamorato potrebbe definirsi un bambino con il membro eretto: tale era il giovane Eros).
(I brani riportati sono tratti dal libro di Roland Barthes "Frammenti di un discorso amoroso" edito da Einaudi, testo che consiglio vivamente di leggere perchè "illuminante" sul fenomeno amoroso
Dott. Roberto Cavaliere)

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