FATTORE I
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Il fibrinogeno (fattore I), è una glicoproteina dal peso molecolare di circa 340 kD, costituita da tre coppie di catene peptidiche unite da ponti disolfuro per formare una molecola composta da due metà simmetriche, nelle quali si distinguono una catena A-alfa, una B-beta e una gamma unite alle estremità. Pertanto, il centro della molecola, che forma un dominio ricco di legami disolfuro chiamato "nodo disolfuro N-terminale", contiene i fibrinopeptidi nascenti. La trombina scinde con rapidità soltanto 4 dei circa 300 legami arginina-glicina trasformando il fibrinogeno in fibrina. Il fibrinogeno piastrinico rappresenta fino il 15% delle proteine totali dei trombociti; in parte deriva dal plasma e viene quindi adsorbito ed in parte è intrapiastrinico.
Viene sintetizzato dal fegato e dal reticolo endoteliale. Per mezzo della trombina si trasforma in fibrina per un processo di polimerizzazione, intervendo nella formazione del coagulo.
Il fibrinogeno e il fattore VII rappresentano anche un meccanismo comune attraverso cui molti dei fattori di rischio ambientali (elevato consumo di grassi, obesità, fumo, infezioni, e altri) agiscono per favorire l'insorgenza di malattie ischemiche cardiovascolari, prima fra tutte l'infarto miocardico, infatti, tutti questi fattori ne possono modulare i livelli ematici. I livelli plasmatici del fibrinogeno e del fattore VII e, così come molte altre sostanze dell'organismo (come ad esempio il colesterolo o l'enzima di conversione dell'angiotensina) possono anche essere determinati da varianti dei geni codificanti per essi. Queste varianti genetiche sono dette polimorfismi e sono presenti nella popolazione con una frequenza relativamente elevata, ma non determinano difetti evidenti dei fattori della coagulazione, come invece nel caso delle mutazioni (es. emofilia). In altre parole, appartenere ai livelli alti, intermedi o bassi della distribuzione normale del fibrinogeno o del fattore VII dipende, almeno in parte, dall'essere portatore di una particolare combinazione dei due alleli che costituiscono il gene corrispondente.
Il livello di fibrinogeno nel sangue può variare in situazioni patologiche: ad esempio si innalza in tutte le infiammazioni (reumatismi, connettivite, ecc.), nei linfomi (oltre 5 g/l), in gravidanza, in taluni casi di nefrosi e in caso di ustioni. Si abbassa, invece, per proprio eccessivo consumo (iperfibrinogenolisi), in caso di insufficienza epatica e di coagulazione intravascolare disseminata dovuta a cause diverse (shock settico, cancro della prostata ecc.).