Martedi 16 Dicembre 2003
CATTIVE ABITUDINI
Il taxi? A Termini lo assegnano le nomadi
Una coppia di rom indirizza alle auto bianche in arrivo i clienti in attesa

di SANDRO VACCHI


«Tu valigia grande, tu Mercedes», comanda decisa la signorina bruna, gonnellona a fiori fino alle caviglie e bustino strizzatette. «Tu lì, solo borsa. No là, ma lì, su Fiat. Niente mancia?», tende la mano. Come si fa a dire di no? Sfoggia una professionalità da usciere d’albergo londinese, le manca soltanto la divisa coi galloni. Mancia? Qualcuno ci casca, nella fila di viaggiatori in attesa di un taxi fuori dalla stazione Termini, un altro si indispettisce, i più abbozzano e tirano dritto. La ragazza non demorde: mille anni di nomadismo hanno insegnato alla sua gente che il viaggiatore stremato non vede l’ora di deporre il bagaglio e il posteriore su un’auto che lo porti all’agognata meta. Così s’è inventata un mestiere. Quale elemosina strappalacrime col cartoncino con su scritto ”Ciò tre babini picoli. Oh famme!”? Quale lettura della mano per un futuro roseo proporzionalmente alla cifra versata? Roba sorpassata, le gitane della stazione si mettono al passo coi tempi. La più anziana, robusta, opera in pantaloni grigi con piega a piombo e giaccone blu, una sorta di divisa, e smista severa il traffico di auto bianche e relativi passeggeri. E’ tutta un «Grazie signore! Tu, signora aspetta! Ecco taxi, vedi?» Lo vede sì, non porta nemmeno gli occhiali. Sbuffa, ma una moneta in mano gliela mette, e neanche l’ha aiutata a caricare la valigia. «Sia chiaro che noi non c’entriamo con ’ste zingare» sbotta l’autista di BO 39. «Questa è l’anticamera di Roma, e nessuno fa niente, i vigili non intervengono». La gitana fa segno al taxi di avanzare, l’auto si avvicina: l’avrebbe fatto comunque, ma quanta autorità in quelle quattro dita rivolte in alto che si chiudono a pugno a ripetizione!
Un istante prima la matrona inveiva però come un’aquila impazzita contro il mendicante che si trascinava lungo la fila impaziente dei passeggeri. Ah no! Quello le rubava clienti. E giù urla, e richiami ad altri nomadi fermi al baretto di fronte perché le togliessero di mezzo quel mangiapane a tradimento. La necessità aguzza l’ingegno, però, ed ecco la genialata: capisce che tanto trambusto non può che indispettire i viaggiatori, si ricompone e... zac! «Prego signore! Tuo taxi lì. Taxi, vieni!»
I 5800 taxisti romani, 2700 del radiotaxi 3570, la più grande coop di categoria in tutt’Europa, sono scocciatissimi: «Già ci sono gli abusivi che ci rubano clienti. Ci mancavano queste, che non ce ne portano di sicuro», Contro gli abusivi c’è stato uno sciopero. Pronti a spegnere i motori anche contro le ”collaboratrici a terra”? «Termini è l’inferno. Le signore che scendono a mezzanotte dall’ultimo pendolino vengono ai taxi di corsa, letteralmente di corsa, perché chissà mai cosa può succedere finché non si è al sicuro», dice un autista. «Su, avanti! Bravo!» lo incita la gitana, e accompagna la frase con un’altra in serbo che non dev’essere esattamente la stessa cosa, vista l’occhiataccia con cui lo fulmina.