Giovedi 30 Gennaio 2003

Taxi e smog, le giornate nere di Milano
Il capoluogo lombardo paralizzato da traffico e protesta: è un mito che tramonta

di ANNA LISA MARTELLA

ROMA - Cambiano i tempi e le stagioni. I gusti e gli stili. E cambiano anche le città. Talvolta in peggio. E succede che Milano, proverbialmente nota per le abitudini puntuali e rigorose dei suoi abitanti, l’efficienza e la precisione dei servizi, all’improvviso somigli a un altro posto, a un altro luogo: tra traffico e smog, targhe alterne e agitazioni. Da lunedì e per una settimana in 40 comuni della provincia e nel capoluogo lombardo la circolazione delle auto avverrà a targhe alterne: per ridurre le percentuali di polveri sottili. L’invito del presidente della Regione ai cittadini è di usare mezzi alternativi: treni o bus. E di cambiare abitudini.
La protesta dei taxi ha messo in ginocchio la città di Sant’Ambrogio. Martedì venti chilometri di coda da Malpensa a Milano e 1.274 auto bianche in colonna. Almeno altre 400 nei pressi dell’ingresso nord-ovest della città e rumoroso presidio al Pirellone, dove ha sede la Regione "accusata" di aver dato il via libera a 303 nuove licenze, nell’arco di un triennio, richieste dal Comune. Parcheggi naturalmente deserti, automobilisti inferociti nel traffico, poliziotti e vigili impegnati nella viabilità.
I 4.584 tassisti milanesi, che svolgono turni di dodici ore al giorno (a Roma invece le ore quotidiane di lavoro sono sette e i tassisti circa 6000) non ne vogliono sapere di aumentare del sei per cento il contingente, così come il sindaco Albertini vorrebbe per limitare l’intasamento di auto private e venire incontro, probabilmente, a un’aumentata richiesta. I sindacati dei tassisti hanno chiesto e ottenuto, che della questione fosse investita anche la Provincia «a cui spetta - ha spiegato ieri Raffaele Grassi della Cna di Milano - stabilire se effettivamente ci sia l’esigenza di un numero maggiore di taxi e in che quantità». «Il provvedimento adottato dalla Regione - chiarisce il sindacalista - è penalizzante, ci mette in uno stato di precarietà, stiamo difendendo le nostre singole imprese, il nostro patrimonio».
Ma anche la protesta è stata forte. Il prefetto di Milano ha inviato una segnalazione alla Procura della repubblica che ora valuterà se aprire un’inchiesta per interruzione di pubblico servizio. Cauto il procuratore reggente, Ferdinando Vitiello: «Non vogliamo sparare in faccia a nessuno. Del resto i tassisti non possono essere considerati un’organizzazione criminale. Comunque noi faremo il nostro dovere».
E finalmente il problema è approdato negli uffici della Provincia. Ad occuparsene è il presidente Ombretta Colli la cui mediazione, lo hanno riconosciuto gli stessi contestatori, ha scongiurato un altro giorno di caos preannunciato per oggi. Anzi poiché si è aperto un tavolo di trattative, i tassisti hanno promesso una tregua nella guerra per le licenze di dieci giorni. «Ho trovato una grande disponibilità e senso di civiltà - ha affermato la Colli - ma la questione è complicata e ha bisogno di approfondimenti». Il presidente della Provincia ha annunciato che scriverà una lettera al sindaco Albertini «perché c’è una delibera che va rivisitata».