Lunedi 4 Novembre 2002

La possibilità di detrarre l’imposta non è concessa a qualunque operatore, né per qualsiasi onere sostenuto: ecco i meccanismi previsti
Scaricare l’Iva, tutte le regole del gioco
In quali casi scattano le limitazioni poste dalle Finanze: dalle auto alle spese di rappresentanza

di OLIVIERO FRANCESCHI
«LA POSSO scaricare o no?» L’angoscia ricorrente di lavoratori autonomi, commercianti, imprenditori, ecc., è: quanta Iva posso detrarre quando compro beni e servizi?
Il meccanismo, a parole, è molto semplice: chi vende beni o presta servizi nell’esercizio d’imprese, arti o professioni, addebita l’Iva al cliente per poi “restituirla" all’Erario al netto di quella pagata sugli acquisti.
Si tratta di una sottrazione facilissima: dall’imposta lorda (Iva a debito), i venditori devono detrarre l’Iva pagata sugli acquisti dei beni e servizi necessari per effettuare il servizio e/o la vendita (Iva a credito) e versare la differenza.
Nei fatti, però, le cose si complicano: non tutti gli “operatori" possono detrarre l’Iva e non tutta l’Iva sugli acquisti è detraibile. Ecco perché.
Chi può. Prima regola: può detrarre l’Iva solo chi effettua operazioni imponibili e non imponibili (ad esempio, vendite oltre i confini Ue). Si tratta della maggior parte dei contribuenti con partita Iva: lavoratori autonomi (notai, geometri, consulenti, attori, avvocati, ecc.), commercianti, artigiani e imprenditori in genere. Tutti questi, applicando l’Iva “in fattura", possono detrarre l’Iva sugli acquisti.
Chi, invece, effettua operazioni esenti (l’esempio classico è quello del medico) non applica l’Iva in fattura, e quindi non ha diritto a detrarre quella pagata sugli acquisti (che diventa così un vero costo).
Quali acquisti? Seconda regola: non tutti gli acquisti “portano" un’Iva detraibile, ma solo quelli relativi a beni e servizi legati all’attività esercitata, ovvero necessari per la produzione o per la vendita. Ad esempio, un geometra può detrarre l’Iva pagata per l’acquisto di computer, lampade alogene da tavolo, cancelleria, beni, servizi, utenze e in generale per la gestione dello studio. Ma non può pensare, neanche lontanamente, di “scaricare" l’Iva pagata per acquistare la cuccia del cane, orologi da polso o collane per la moglie.
Attenti ai limiti. Terza regola: attenti ai numerosissimi paletti posti dal Fisco. Per alcuni beni e servizi, anche se indispensabili per l’attività, sono infatti previsti limiti alla detrazione. Si va dall’auto ai telefonini, dalle spese per alberghi e ristoranti a quelle per alimenti e bevande, dagli omaggi alle spese di rappresentanza. Veri casi a sé, poi, sono le spese per l’immobile usato in modo promiscuo: la casa-ufficio (vedi box). Insomma, un labirinto.
Autovetture. La “disciplina" dell’Iva sulle autovetture fa impazzire professionisti e imprenditori. Per l’acquisto e l’importazione di auto (anche in leasing, noleggio e simili) si può detrarre l’Iva indicata sulla fattura nella misura del 10% (50% per i veicoli con propulsori non a combustione interna, come le auto elettriche): una “concessione" davvero minima. Prendiamo un’auto del costo di 18.000 euro “chiavi in mano" (15.000 più il 20% di Iva), dove l’Iva è pari a 3.000 euro: bene, la cifra che si può detrarre dall’Iva incassata è di soli 300 euro (cioè il 10% di 3.000 euro).
Tale detrazione vale solo per l’acquisto, il leasing o il noleggio del veicolo: per l’utilizzo, la custodia, la manutenzione e riparazione (carburante, pezzi di ricambio, garage, pedaggi autostradali, ecc.) non spetta alcuna detrazione di Iva.
L’unica eccezione riguarda gli agenti e i rappresentanti di commercio, che possono detrarre al 100% l’Iva su auto e motorini (compresa quella per le spese di utilizzo) e naturalmente chi “lavora" con questi veicoli (taxi, commercio o noleggio di auto, autoscuole, ecc.). Va ricordato che, per quanto riguarda i motocicli, la detrazione del 10% dell’Iva spetta solo per i modelli con motore fino a 350 cm. cubici.
Furgoncini speciali. Il vecchio trucco di immatricolare un autoveicolo come “veicolo speciale per il trasporto di persone e cose" (carrozzati a pianale o “a furgone anche fenestrato") per detrarre l’Iva al 100%, è stato da tempo “stanato" dal Fisco.
Questi veicoli, infatti, dice l’Agenzia delle entrate, beneficiano della totale detraibilità dell’Iva solo se “adeguati" all’attività svolta. Per capirci: un tappezziere può ragionevolmente adibire un furgoncino alla propria attività, perché indispensabile a trasportare poltrone e divani. Tutta da dimostrare, invece, l’utilità di un furgonato per un notaio o un ragioniere.
Telefonini. L’Iva relativa all’acquisto, al noleggio e alle spese di gestione dei telefoni cellulari è detraibile al 50%. Anche l’Iva indicata sulla bolletta è detraibile al 50%, ma attenzione: solo se è relativa ad un “contratto affari", ovvero se si sconta la relativa tassa di concessione governativa di 12,91 euro.
Nulla da fare per i contratti family (tassa di concessione: 5,16 euro). Fuori, quindi, i ricaricabili: l’Iva sul costo delle ricariche di qualsiasi tipo non è detraibile.
Per i telefoni installati su veicoli utilizzati per il trasporto merce dalle imprese di autotrasporto (i telefoni veicolari), la detrazione dell’Iva è al 100%, ma con il limite di un impianto per ogni veicolo.
Spese di rappresentanza. L’unica chance di “scaricare" l’Iva riguarda l’acquisto di beni di costo unitario non superiore a 25,82 euro da dare in omaggio ai clienti.
Nulla da fare per le altre spese di rappresentanza, comprese quelle sostenute per acquistare oggetti d’arte, d’antiquariato o da collezione: l’Iva non è detraibile.
Alberghi, ristoranti e bar: l’Iva se la mangia tutta il Fisco. L’indetraibilità per le prestazioni alberghiere e la somministrazione, o l’acquisto, di alimenti e bevande è assoluta, anche per chi vive “stabilmente" fuori casa (come agenti e rappresentanti).
(Hanno collaborato

Daniele Cuppone

e Francesca Franceschi)