Sabato 1 Dicembre 2001

I ragazzi di vita che vivevano nella casa famiglia vicino a Piazza del Popolo

 viaggiavano in auto per andare a prostituirsi

Un «taxy-gay» per traghettare i bambini

Per le vittime l’alloggio era gratis, ma dovevano subire le sevizie del titolare e di facoltosi clienti

 LUCA LANCISE


PROSTITUZIONE e pedofilia viaggiavano in macchina, il «taxi-gay» lo chiamavano i «ragazzi di vita», per andare dal centro d'accoglienza a due passi da piazza del Popolo fino al locale del Mandrione dove avvenivano gli incontri sessuali a pagamento con avvocati, medici e altri facoltosi clienti di mezza età.
Alla guida, dicono i carabinieri, c'era lui, Aldo Sebastiani, cinquantanove anni e due soprannomi, «la sdentata», per via della bocca senza più un dente, e «la chierichetta», per via del cranio senza più un capello. Da almeno sette anni e fino a alle sette di giovedì mattina, quando i carabinieri sono andati a prenderlo, era lui il titolare di una sorta di casa-famiglia autogestita e sconosciuta ai servizi sociali del Comune, allestita in un appartamento al secondo piano di un vecchio palazzo di via del Vantaggio: «Comunità S. Sebastiano», recita la targhetta d'ottone affissa sulla porta di legno dietro la quale ragazzi e ragazzini «reclutati» a Termini, Monte Caprino, Valle Giulia, trovavano ospitalità, secondo le indagini, a patto di accettare di prostituirsi sia con lui stesso che, soprattutto, nell'alcova sotterranea dell'«Incognito 2000». Punto di ritrovo, prima che l'arresto del titolare lo costringesse a chiudere, per «ragazzi di vita» e per l'associazione di pedofili smantellata nel maggio scorso dai carabinieri del Nucleo Operativo di via In Selci, comandati dal tenente colonnello Sergio Pascali, nell'ambito dell'operazione antipedofilia e prostituzione minorile battezzata «Gerione». L'arresto di Sebastiani è scattato insieme ad altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip della Procura della Repubblica Fabrizio Gentili su richiesta dei pm Giuseppe De Falco e Maria Monteleone, per Giulio Pichini, 56 anni, titolare dell'«Incognito 2000» e Roberto Patassini, 38, detto «la nana», suo collaboratore, entrambi già dietro le sbarre in seguito all'operazione di maggio. Ma l'accusa è nuova: associazione a delinquere.
«Sì, perchè è stato possibile dimostrare che tra i tre - ha spiegato il colonnello Gianfranco Cavallo, comandante del Reparto operativo della Capitale - c'era un rapporto stabile con mansioni specifiche pianificate a tavolino per lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione dei ragazzi, e che non si trattava di episodi occasionali».
Eccole, le mansioni: Sebastiani e Patassini si aggiravano nei luoghi tradizionali della prostituzione maschile romana e lì prendevano contatti coi ragazzi, minorenni e non. Ma anche, almeno nel caso di Sebastiani, nelle mense della Caritas o di altri enti di assistenza dove si poteva fare la conoscenza di giovani italiani o immigrati senza fissa dimora. Poi Sebastiani proponeva «ai più promettenti, a quelli cioè disposti ad accettare di prostituirsi coi clienti dell' "Incognito" e che potessero incontrare i gusti dei frequentatori del locale - ha aggiunto il capitano Giorgio Manzi, autore dell'operazione - l'ospitalità nella sua casa-famiglia: il suo ruolo era quello di presentare i giovani e di effettuare il servizio d'accompagno chiamato "taxy-gay"». «Che funzionava - ha aggiunto Manzi - andata e ritorno sia da via del Vantaggio all' "Incognito" che dalla casa-famiglia a quella di un cliente che desiderasse una prestazione a casa propria piuttosto che nelle due stanze con letti allestite nel seminterrato del locale del Mandrione». Un'attività che andava avanti da cinque o sei anni e che i militari hanno ricostruito attraverso decine di testimonianze, appunti, bigliettini e annotazioni di ragazzi oggi maggiorenni ma che hanno trovato ospitalità in via del Vantaggio quando erano minorenni: il più piccolo passato di lì aveva tredici anni. Ed ecco le tariffe: dalle 100 alle 300.000 lire, a seconda della prestazione richiesta e se di notte o di giorno. Di queste, 25.000 servivano a pagare il «taxi-gay» e altrettante ad affittare l'alcova dell'«Incognito». Non costava nulla, invece, l'ospitalità nella comunità S. Sebastiano: si arrivava lì anche per passaparola, poi bastava contribuire alle spese della casa, dagli spaghetti alla bolletta della luce, condiscendere alle richieste di Sebastiani ed entrare nel «giro» dell' «Incognito 2000».