Venerdi 9 Giugno 2000

L’Authority prescrive: l’Atac deve essere
privatizzata e non può darsi i voti da sè

Né promosso né bocciato, ma senza dubbio da rivedere. E’ il parere sul Contratto di servizio tra il Campidoglio e l’Atac espresso dall’Authority, tenuto anche conto della normativa europea sulla liberalizzazione del trasporto pubblico locale. Secondo il presidente dell’organismo che vigila sui servizi pubblici locali del Comune, Cesare San Mauro, «l’Atac deve cambiare pelle per trasformarsi in un’Azienda che produce servizi e in un regime di libera concorrenza, confrontarsi con una pluralità di soggetti che producono gli stessi servizi».
Tra i compiti dell’Azienda: dotarsi di un maggior numero di mezzi all’altezza (puliti, sicuri e con tanto di aria condizionata), velocizzare il trasporto e ridurre i tempi di attesa alle fermate garantendo, in caso in caso di inadempienza, un immediato indennizzo agli utenti.
Precisa San Mauro: «Il fatto che sia l’Atac a far eseguire l’indagine sulla soddisfazione degli utenti non appare appropriato. E’ un compito questo che spetta ovviamente al Comune, in qualità di committente. Quanto la qualità del servizio appare necessario introdurre il concetto di simmetria. In altre parole: se l’indice di soddisfazione del cittadino aumenta, l’Azienda riceve un incentivo, in caso contrario viene sottoposta a sanzione».
E visto che il fine ultimo è quello di togliere il maggior numero possibile di auto private dalla strada, secondo il presidente dell’Authority «è necessario incentivare il ricorso a una pluralità di offerta di trasporto pubblico, come esempio le linee J o i taxi-bus e aumentare le licenze di taxi. Allo stesso tempo è indispensabile una regolamentazione centrale, altrimenti anche il sistema più all’avanguardia rischia di fallire».
Aggiunge San Mauro: «Certo, non è pensabile snellire il traffico senza una politica di realizzazione di parcheggi e senza interventi urgenti sul piano della sicurezza della linea A della metropolitana. Lavori che l’Authority aveva giudicato improcrastinabili già nell’ottobre dell’88».