Venerdi 12 Maggio 2000

Aeroporto, gli esperti dicono sì
Due ipotesi: futuro da scalo locale o di supporto a Ciampino

O uno scalo locale (pista di 1.600 metri, 15.000 passeggeri l’anno, un investimento di circa 14 miliardi di lire) o uno scalo per il traffico di aerotaxi e trasporto merci, di supporto a Ciampino (pista di 2.000 metri, 73.000 passeggeri, costi di realizzazione pari a 23 miliardi). Due ipotesi - la prima definita "bassa", la seconda "alta" - e un’unica conclusione: l’aeroporto civile del capoluogo si può fare.
Le maggiori istituzioni della Tuscia cominciano a sognare, complice lo studio di fattibilità sull’aeroporto commissionato dalla Camera di commercio allo studio Damiani-Ecoter di Roma e presentato ieri mattina in pompa magna con un incontro, coordinato dal presidente dell’ente camerale Ferindo Palombella, al quale hanno partecipato il sindaco Giancarlo Gabbianelli, il capo di Palazzo Gentili Giulio Marini, consiglieri comunali, rappresentanti dello Stato maggiore dell’Aeronautica, dell’ente nazionale aviazione civile, esperti.
L’affollato summit ha consentito di squadernare tutti gli aspetti tecnici e finanziari di una intrapresa che potrebbe consentire «un’azione forte di rilancio - ha sottolineato Polombella - dell’economia locale. Ora lo studio è a disposizione degli enti locali, degli imprenditori, dei sindacati, degli istituti bancari». Palombella auspica «l’impegno di tutti i soggetti coinvolti a lavorare per dare concretezza al progetto, sapendo che per questa opera potremo contare anche sugli interventi dell’agenda 2000». «Dobbiamo leggere i dati dello studio - gli ha fatto eco Marini - con ottimismo e cooperare affinché il progetto diventi presto realtà». Tutti d’accordo anche sulla necessità di costituire a breve una società di gestione.
Il potenziale bacino della struttura dovrebbe includere, oltre l’intera provincia, anche Grosseto, Siena, Terni e Perugia, con eccellenti potenzialità per lo sviluppo dei servizi interregionali, senza escludere una funzione di supporto all’area romana. «Lo scalo viterbese - è stato rilevato - potrebbe assumere un profilo operativo riscontrabile in altre realtà europee, come Londra, dove i grandi scali metropolitani sono affiancati da impianti di livello regionale».

C.M.P.